Un diverso ammontare e struttura per il premio di partecipazione che, passata la crisi, deve tornare a riflettere il buon andamento dell’azienda. E’ la richiesta dei lavoratori dell’Industriale chimica di via Grieg che nell’ultima settimana hanno organizzato due scioperi e un presidio.
Mercoledì 14 novembre e martedì 20 novembre, i dipendenti dell’industriale chimica di via Grieg hanno incrociato le braccia per 4 ore (all’inizio dell’orario per i turnisti alla fine per chi fa giornata). Martedì 20 dalle 11 alle 14, hanno anche organizzato un presidio in via Grieg con un gazebo e lo striscione “Utili crescenti, premi incoerenti”. Al centro del contenzioso il premio di partecipazione.
“Lo sciopero ha interessato – spiega Davide Maragna funzionario della Filctem Cgil – l’80% dei 200 dipendenti dell’azienda mentre al presidio erano presenti una cinquantina di persone”.
Non è la prima volta che si registrano mobilitazioni nell’azienda di via Grieg, negli anni scorsi ci furono anche presidi e cortei.
MARTEDÌ 27 NOVEMBRE A CESATE
Un incontro pubblico con la proiezione di “Sulla mia pelle” e a seguire dibattito con l’avvocato Gabriele Fuga e Gilda Caronti di Filarmonici. E’ questo il menù di stasera (martedì 27 novembre) a Cesate, alle 20.30 nella Sala della Vetrata della Biblioteca di Cesate (MI)
I SINTI DI GALLARATE CONTRO LO SGOMBERO
Per i Sinti del campo di via Lazzaretto tira una brutta aria di sgombero in questi giorni. Il sindaco-sceriffo Cassani, infischiandosene allegramente che ottanta persone finiranno per strada al freddo, vuole procedere come un rullo compressore. Nessuna soluzione alternativa è stata offerta alle circa venti famiglie che abitano lì.
Così, gli abitanti del campo hanno deciso di non rimanere con le mani in mano ad aspettare lo sgombero, e hanno lanciato un appello alla mobilitazione. Questa mattina un corteo è partito dal campo e ha attraversato le strade di Gallarate dirigendosi in centro. La manifestazione è stata molto partecipata e vivace: si alternavano canti e momenti di allegria, a slogan contro lo sgombero, contro il razzismo e contro i leghisti. Ai Sinti gallaratesi hanno portato solidarietà quelli di altre comunità del centro-nord Italia.
Si segnala una presenza invadente e massiccia di sbirri, vigili urbani e carabinieri.
LA PIÙ GRANDE MENZOGNA
La più grossa menzogna per gli sfruttati è sentirsi parte di una nazione
Condividiamo da Assemblea Antifascista Saronnese
Questa sera, mercoledì 21 novembre, all’Aldo Moro di Saronno ci sarà l’incontro organizzato da Accademia 19 (associazione di estrema destra che vuole darsi una parvenza culturale). L’incontro partirà dal “Trattato del ribelle” di Ernst Junger per poi lasciare parola ad uno dei maggiori esponenti della mediocrità culturale del nostro tempo: Diego Fuff… Fusaro. Giusto per rendere l’idea vi diciamo due cose a riguardo: da qualche tempo scrive nel Primato Nazionale, giornale di informazione di CasaPound. Due settimane fa è stato ospite dei nazisti di Lealtà Azione nella loro sede, la skinhouse di Bollate. Non sappiamo se due indizi facciano effettivamente una prova, ma non vogliamo rovinarvi la sorpresa di una accurata ricerca individuale sul personaggio, ne troverete delle belle.
Non ci stupiamo che l’amministrazione di estrema destra che governa Saronno conceda spazi e fondi a questi figuri, né ci stupiamo che un’associazione (Accademia 19) nata col solo scopo di aprire uno spazio all’estrema destra in città chiami un personaggio di tale risma, infine nemmeno ci stupiamo del tentativo dei fascisti di oggi come quelli di ieri ci darsi la parvenza del ribelle, qando la loro massima aspirazione è quella di essere parte dell’esercito a difesa dello stato di cose presenti. Misteri della modernità.
Ci interessa invece andare un attimo più a fondo e scorgere come i movimenti di estrema destra stanno lavorando a livello ideologico e che ruolo hanno nel presente che viviamo.
Nessuno ha la percezione che domani possa essere un giorno migliore di oggi, viviamo in tempi abbruttiti e davanti ai tanti schermi che popolano la nostra giornata siamo sempre più soli di fronte alle angherie dell’economia. Mantenersi una casa, soddisfare in tranquillità i bisogni primari è sempre più un lusso. In questo malessere diffuso, di fronte alle ingiustizie di tutti i giorni, soltanto l’indifferenza dei più permette il ripetersi di questa agonia. Oltre a ciò ci sono anche i personaggi come Fusaro, capaci di creare il Nemico utile alla creazione dell’identità nazionale. Creare l’identità nazionale significa inculcare a tizio il sentimento di amore per il padrone che lo sfrutta, purché italiano, e il sentimento di rivalsa/odio verso il collega o per il disoccupato di turno, purché straniero. Questa abilità retorica e ideologica è particolarmente preziosa al mantenimento dello status quo in un periodo come questo, ed è per questo motivo che è necessario smascherare queste operazioni.
Operazioni naturalmente sostenute da quella ampia fetta politica che della guerra civile in potenza ha tutto da guadagnare, basti osservare attorno a quali parole ruota la campagna elettorale costante di Salvini: buonismo (neologismo passato ormai nella vulgata nazionale con cui non si descrive un atteggiamento, ma lo si denigra) e sovranismo (come se essere governati dalla banca italiana o da quella europea faccia una qualche differenza, come se il problema non fosse la radice di questa società, e quindi l’economia in sé – o il capitale, che dir si voglia).
La più grossa menzogna per gli sfruttati è di sentirsi parte di una nazione, è il fumo negli occhi necessario al capitalismo in questo momento storico. Oggi abbiamo la percezione di un’ondata di ritorno di fenomeni razzisti, e chi la avverte ha senza dubbio ragione. Ma questo razzismo è conditio sine qua non del capitalismo stesso, che per lunghi decenni ha permesso all’occidente uno stile di vita agiato basato sullo sfruttamento di popolazioni lontani da noi e sulla devastazione di territori di altri continenti. Oggi la contraddizione è forse più palese sotto i nostri occhi, e ancora più palesi sono i nemici contro cui combattere, prestando attenzione a chi, come Fusaro, getta fumo per confondere.
Se le grandi masse fossero così trasparenti, così compatte fin nei singoli atomi come sostiene la propaganda dello Stato, basterebbero tanti poliziotti quanti sono i cani che servono ad un pastore per le sue greggi. Ma le cose stanno diversamente, poiché tra il grigio delle pecore si celano i lupi, vale a dire quegli esseri che non hanno dimenticato che cos’è la libertà. E non soltanto questi lupi sono forti in sé stessi, c’è anche il rischio che, un brutto giorno, essi trasmettano le loro qualità alla massa e che il gregge si trasformi in un branco.
È questo l’incubo dei potenti.
E. Junger, Trattato del ribelle
Assemblea Antifascista Saronnese
SULLA MOBILITAZIONE REAZIONARIA IN CORSO
Riflessioni sulla mobilitazione reazionaria in corso. Dalla “sinistra” di Minniti al governo giallo-verde, analisi sull’attualità e sulle prospettive di lotta. Ne parliamo in collegamento telefonico con un redattore della rivista anarchica “I giorni e le notti”.
SULL’IMMINENTE SGOMBERO DEL CAMPO SINTI A GALLARATE
“È finita la pacchia!” Ha esultato Salvini su Twitter, riferendosi all’imminenza dello sgombero del campo Sinti di Gallarate.
Ci vuole proprio un gran coraggio nel voler demolire le abitazioni di 80 persone (di cui circa la metà minori) per sbatterle in mezzo ad una strada con l’inverno alle porte. Ma si sa, la perversione dei politicanti al potere, atta a racimolare sempre più voti attraverso azioni spettacolari e colpi di mano, non guarda davvero in faccia a nessuno. Come sempre, sono i meno abbienti ad essere sacrificati sull’altare di questa campagna elettorale perenne.
Per la mattina di Mercoledì 21 Novembre è previsto un corteo, che partirà dal campo diretto verso il centro città.
LEGNANO CONTRO CASAPOUND
Nella giornata in cui è stata inaugurata la nuova sede di CasaPound la città di Legnano ha vissuto un pomeriggio con un andamento un po’ diverso rispetto al solito. Un nutrito ed eterogeneo gruppo di antifascisti si è dato appuntamento in un parchetto adiacente al centro città. Nel corso del pomeriggio in un centinaio hanno cercato di raggiungere l’inaugurazione dell’ennesima sede fascista in città per far sapere ai fascisti del terzo millennio cosa ne pensano a riguardo. Ovviamente la Polizia intervenuta in forze ha impedito l’avvicinamento, i manifestanti sono riusciti però a girovagare per la città e a farsi sentire dagli indomiti fascisti, che sono rimasti a brindare nella nuova sede.
NUOVA SEDE DI CASAPOUND A LEGNANO
Ecco il tris. Dopo la sede di Fratelli d’Italia a Saronno e quella di Lealtà Azione a Legnano ecco la sede di CasaPound, anch’essa a Legnano.
Inevitabile a questo punto scorgere il dipanarsi di un progetto, relativo alla zona compresa tra il nord milanese e il basso varesotto. Si sono infatti moltiplicate iniziative e sigle della galassia relativa all’estrema destra.
Nel giro di pochi mesi questa zona è stata protagonista prima dell’incontro di Accademia 19 a Ceriano Laghetto, le aperture delle sedi sopra citate, un incontro al MILS di Saronno organizzato dall’ex consigliere Alfonso Indelicato e Ordine Futuro, oltre altri numerosi eventi, alcuni passati altri già in programma nelle città di Legnano e Saronno.
Mala tempora currunt sed peiora parantur.
RIMPATRIO
Rimpatrio a Saronno. Un tunisino di 22 anni (ricordate l’agente di Polizia Locale che si ruppe l’omero inseguendo un fuggitivo?) è stato braccato dalla Polizia Locale nei paraggi della stazione di Saronno. Questa volta i localotti non si sono rotti l’omero, ma anzi hanno consumato la loro personale vendetta. Gli sgherri dello sceriffo Fagioli lo hanno infatti consegnato alla Polizia di Stato. Poichè sprovvisto di documenti è stato coattamente portato all’aeroporto di Malpensa, imbarcato sul primo volo direzione Bari. Nel capoluogo pugliese è stato rinchiuso nel Cie, il Centro di identificazione ed espulsione, in vista dell’espulsione dall’Italia.
SENTENZA PROCESSO 25 APRILE 2014
Col solito dispiegamento di forze dell’ordine a caratterizzare al meglio il tribunale di Busto è arrivata la sentenza per il processo per la giornata del 25 aprile 2014. Prima i dati, poi le riflessioni.
La tesi accusatoria di Questura e Procura è stata sostanzialmente smontata: non c’è stata alcuna sovradeterminazione della manifestazione, e come già disse in aula l’allora sindaco Luciano Porro “la contestazione fu politica, non personale, e da considerarsi pienamente legittima”. Parole dette proprio da quello che fu principale bersaglio della contestazione.
Le sole condanne arrivate riguardano gli oltraggi e molestie, tutti assolti gli imputati accusati di violenza e minaccia a pubblico ufficiale. Le pericolose aste di legno acuminate atte ad offendere sono tornate più mestamente ad essere aste di bandiera, usate per difendersi dalla carica indiscriminata della Polizia di Stato.
Dei diciannove sotto processo sono arrivare tre condanne a 2 mesi e 15 giorni, di cui solo due con sospensione della pena e non menzione, e cinque condanne a 20 giorni con sospensione e non menzione. I restanti undici imputati sono stati assolti da ogni accusa.
Finisce così il primo grado di questo processo farsa, uno dei più grandi provati dalla Questura di Varese, per il quale – è bene non dimenticare – vennero chieste diverse misure cautelari in carcere, poi respinte dal GIP. Finisce in un flop per le forze dell’ordine, e in qualche condanna per i manifestanti.
Non abbiamo però bisogno di un processo e di un tribunale per essere convinti della bontà di ogni azione di quella giornata di resistenza, non abbiamo bisogno di un tribunale per sapere che opporsi al fascismo, e a chi lo appoggia più o meno direttamente, è giusto e necessario. Non abbiamo bisogno di un tribunale che ci dica che la gestione della piazza è sempre più autoritaria, e che ogni margine di azione per il libero dissenso e la libera azione va strappato con le unghie e con i denti, a maggior ragione in un periodo storico in cui il pensiero unico sembra più inscalfibile che mai.
Non abbiamo bisogno di un tribunale per riconoscere nelle forze dell’ordine parte del mondo che ci opprime, e forse la più manifesta. Non abbiamo bisogno di un tribunale per riconoscere che chi quel giorno contestò la giunta Porro e resistette alla violenza in divisa delle forze dell’ordine era nel giusto, in una città come Saronno senza più alcuno spazio di aggregazione giovanile, con ormai il ripetersi – spesso in spazi comunali – di eventi di chiara ispirazione fascista, in una città in cui continuano a succedersi sfratti e retate della Polizia Locale contro i poveri, in centro e in periferia.
Noi oggi ci prendiamo le nostre condanne, consapevoli di essere nel giusto, con ancora più rabbia e determinazione nel rimarcare le nostre scelte, in direzione ostinata e contraria all’umore dei tempi, sempre alla ricerca di complici con cui ardire in questi giorni sempre uguali uno all’altro e alla ricerca della miccia che possa incendiare la polveriera.