EPPUR SI MUOVE

Altre mobilitazioni studentesche date dalle temperature basse, altri casi di insubordinazione. Oggi è toccato a Saronno, all’Istituto Tecnico G. Zappa.
Nel mattino del 13/12 – il caso ha voluto proprio in questo giorno – una folla di studenti si è riunita chiudendo il cancelletto con catenacci e incordonandosi davanti al cancellone più grande. Un dispiegamento di energia e organizzazione notevole, soprattutto a fronte della motivazione, la stessa che in questo freddo autunno ha dato un pretesto agli studenti un po’ ovunque nel varesotto: il freddo nelle aule. A monitorare la situazione da distanza i Carabinieri, a passare per i ridicoli di turno i localotti di Saronno. Ma solamente di fronte all’arrivo di qualche professore e della vicepreside, percepiti come più autoritari e “importanti”, alcuni cedono ed entrano. Molti altri invece rimangono fuori ancora per qualche tempo, fino a rimanere circa un centinaio: qui si disperdono, c’è chi va a casa e chi ha intenzione di non terminare qua una mattinata diversa dal solito. Così i “pochi” rimasti vanno sotto l’Ipsia, lì vicino, a provare ad aizzare gli studenti allo sciopero.
Succede poco altro, ma su una popolazione studentesca di circa mille studenti sono entrati solo in un centinaio. Mica male.
In un autunno avaro di slanci e mobilitazioni ci pensano gli studenti stessi a trovare il pretesto necessario a passare una mattinata fuori dalle aule. Per molti la prima esperienza di picchetto, la prima volta in cui si tenta di prendersi la strada, la prima volta in cui ci si percepisce come una forza che dà forma al mondo per come è.
Mica male, no?

UNO SFRATTO. ANZI NO.

Oggi sotto un debole nevischio pareva essere una normale mattinata, anche a Saronno, anche nel quartiere Matteotti.
Eppure un ingranaggio si è inceppato.
Infatti attorno alle 10 un Ufficiale Giudiziario, accompagnato da un avvocato dell’Aler e da due fabbri, si è presentato in uno dei tanti palazzi di edilizia popolare per eseguire uno sfratto, buttando fuori di casa una famiglia con tre minori.
La presenza di qualche solidale ha, per una volta, invertito il normale iter: l’avvocato dell’Aler e la sua spocchia si sono presi e portati a casa insulti e la consapevolezza di fare un lavoro da stronzi; l’Ufficiale Giudiziario non ha potuto che dare un rinvio a metà gennaio; i due fabbri sono stati in disparte e hanno, per quanto potuto, solidarizzato con il picchetto anti-sfratto.
Una nota di colore: la famiglia sotto sfratto, di origine tunisina, ci ha raccontato di aver provato a dialogare con l’assistente sociale assegnato dal Comune, la risposta? Eccola: “Ma perché non ve ne tornate al vostro paese, in Tunisia? Ai vostri figli ci pensiamo noi”.

UNA MATTINATA AGITATA A GALLARATE

Anche ieri, 6 Dicembre, Gallarate ha vissuto un’altra frizzante mattinata di mobilitazioni degli studenti medi.

Agli alunni del Falcone è stato detto che le aule erano finalmente al caldo, ma alle 8 di mattina, quasi tutti stavano aspettando fuori dai cancelli, probabilmente non convinti che le riparazioni fossero state realmente eseguite. La preside, non disposta a tollerare il terzo giorno consecutivo di insubordinazione dei suoi studenti, si è presentata personalmente all’ingresso.

«La scuola è calda» ha detto; «entrate o tornerete durante le vacanze di Natale o di Pasqua a recuperare le ore» ha aggiunto, ribadendo la stessa linea di ieri. Molti studenti, forse realmente convinti che la situazione fosse migliorata, forse cedendo alle pressioni della dirigente, hanno deciso di entrare nelle aule. Altri invece, consapevoli della natura strutturale del problema, della sua non riparabilità nell’immediato, e convinti che la scuola sarebbe tornata ad essere nuovamente fredda, hanno deciso comunque di rimanere fuori in presidio per denunciare l’invivibilità del plesso scolastico.

Dopo qualche minuto di attesa per comprendere come riorganizzarsi, al grido di «Sciopero!/Sciopero!», è sopraggiunto dal fondo della via un gruppo di studenti dell’Ipsia determinati ad aggregarsi alla protesta. Anche loro lamentavano di essere al freddo e costretti a fare lezione in aule che cadono letteralmente a pezzi: piastrelle del pavimento che si gonfiano e scoppiano, calcinacci che cadono, sistema di riscaldamento malfunzionante e quant’altro. L’arrivo del gruppo ha portato una ventata d’aria fresca, e nell’atmosfera di euforia generale qualcuno ha acceso un fumogeno e lo ha scagliato nel cortiletto dell’istituto, oltre il cancello che la preside aveva fatto chiudere poco prima.

Gli studenti delle due scuole si sono aggregati e hanno iniziato a gironzolare per le strade di Gallarate gridando slogan che incitavano allo sciopero e alla ribellione. Il gruppo si è diretto prima verso l’Ipsia, per poi nuovamente tornare all’istituto Falcone quando hanno saputo che i loro compagni erano usciti dalle aule per ritrovarsi nell’atrio. Il caldo promesso alle 8 dalla preside si è rivelato una bufala, la rabbia è tanta, ma gli studenti rimasti dentro non possono uscire a causa del cancello chiuso.

Quelli fuori decidono quindi di rimanere ad attendere la loro uscita esponendo alcuni striscioni preparati spontaneamente sul momento. Nel confronto nato per scegliere gli slogan da utilizzare, si improvvisa qualche discussione. «Il freddo è solo uno dei problemi, la nostra scuola fa schifo, cade a pezzi ed è pericolosa» dice un ragazzo dell’Ipsia. «Con l’alternanza scuola-lavoro ci mandano a lavorare gratis» aggiunge qualcun altro.

Insomma è stata proprio una bella mattinata agitata quella di ieri a Gallarate, e ci sono tutte le premesse per vederne ancora nei giorni che verranno.

 

CONGELATI O RIMANDATI

«I ragazzi possono fare lezione con i giacconi. Anche noi stiamo lavorando in queste condizioni. Più che avvertire gli uffici competenti non posso fare. Passi per ieri ma oggi la scuola è aperta e funzionante e chi non entra perderà le ore. […] Se i ragazzi si rifiutano di entrare in classe sarò costretta a far loro recuperare le ore perse durante le festività natalizie.».

Così ha tuonato quest’oggi Marina Bianchi, preside dell’istituto Falcone di Gallarate, in risposta ai suoi studenti che si sono rifiutati di entrare a fare lezione in aule nelle quali il termometro segnava 11 gradi. Il problema è legato ad un difetto di progettazione dell’impianto di riscaldamento. Risolverlo ha dei costi proibitivi (circa duecentomila euro) che nessun ente sembra volersi sobbarcare, quindi rimangono due opzioni: o dentro al freddo coi cappotti e senza fare troppe storie, oppure si torna durante le vacanze si torna per recuperare le ore. Insomma un ricatto bello e buono, le cui conseguenze fanno schifo in ognuno dei casi e ricadono su coloro che colpe non ne hanno: gli studenti. Sarà forse colpa loro se la scuola è stata progettata male e poi costruita peggio? Sarà colpa loro se l’impianto di riscaldamento è stato progettato ad minchiam e nelle aule fa quasi più freddo che fuori?

E non parliamo di una struttura fatiscente risalente all’anteguerra o all’altro secolo. L’istituto è di recentissima edificazione e fu coinvolto in una grigia vicenda a causa dei costi che lievitarono esponenzialmente rispetto a quelli previsti, fino a raggiungere gli oltre 22 milioni di Euro: uno scandalo insabbiato in fretta e furia e ormai più che dimenticato dall’opinione pubblica. Se lo ricorderà molto bene l’ex sindaco di Gallarate Nicola Mucci che fece sborsare 13 milioni alle casse del comune, per realizzare quest’opera fiore all’occhiello della sua amministrazione, sponsorizzata poi anche dalle passerelle di ministri e personaggi vari.

22 milioni di Euro, giustificati dal bisogno di costruire una scuola all’avanguardia e ultra moderna, e dopo pochissimi anni bisogna già rattoppare i buchi a causa di una progettazione! Forse chi all’epoca denunciava che la faccenda fosse maleodorante ci aveva visto abbastanza lungo.

Ma quello di Gallarate non è l’unico caso di studenti al freddo che si ribellano: è notizia di oggi che anche gli studenti del Don Milani di Venegono hanno deciso di rimanere fuori dalla scuola per protestare contro il malfunzionamento dei riscaldamenti, e il continuo disinteresse dei responsabili, che non sembrano intenzionati a risolvere la situazione. Qui le temperature hanno raggiunto anche i sei gradi, nelle aule, e i quattro nelle palestre.

Approfittando del bel tempo di questi giorni, la soluzione più pratica, al momento, sembra quella di restare fuori a godersi un po’ di sole.