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INTERVISTA A FRANCO PIPERNO - 31 AGOSTO 2000 |
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E secondo me hanno profondamente ragione, perché la maggior parte dei reati hanno un carattere puramente di definizione, in un paese ci sono e in un altro no, e qualsiasi persona umana che abbia un minimo di grado di cooperazione sa scindere fra delle cose di cui può capire l'origine e magari anche il vantaggio ma che non hanno un carattere antiumano così evidente come può essere la violenza fisica, l'omicidio o qualcosa del genere. Il tempo è una di quelle categorie logiche che esiste in quanto definizione. Il tempo non è una cosa contrapposta allo spazio, perché sarebbe allora il metro e non lo spazio, il tempo è già un'unità di misura: il tempo non è il movimento, ma un movimento scelto come standard, in questo è paragonabile al metro, che non è lo spazio ma una dimensione scelta come standard di misura. Allora, tu questa dimensione definitoria la puoi assolutamente cambiare, e una delle cose su cui abbiamo lavorato un po' in questi anni è per esempio vedere nelle scienze fisiche di fare l'inverso, cioè di partire dal tempo del senso comune con la sua ricchezza; perché nel senso comune (anche se è di difficile definizione come dice Agostino) tuttavia c'è una ricchezza della parola tempo, un carattere multisemico, di parecchi significati dal punto di vista semantico, che invece nella scienza si perde. Io peraltro ritengo che questo sia possibile proprio perché credo che l'affermazione di Husserl sulla crisi della scienze europee vada interpretata nel senso di quando una cosa si è compiuta: c'è crisi della scienza ma perché questo processo è stato portato fino in fondo. C'è crisi proprio perché la scienza occidentale in realtà ha in parte unificato il mondo, cosa che non era avvenuta mai: per i cinesi il p ha esattamente lo stesso valore oggi di quello fissato da Archimede, mentre invece per secoli loro hanno avuto un altro p. La scienza occidentale in senso moderno si capisce solo con la tecnica, con il suo essere una specie di parto di realizzazione tecnica; ciò anche quando non è così per tutta la scienza, la relatività generale non si è trasformata in una tecnica, però nell'insieme del sapere la relatività gioca quella funzione importante perché in maniera mediata ha delle conseguenze sulla tecnica. Dal punto di vista, per esempio, del progettare le cose spaziali la relatività generale ha un'incidenza profondamente tecnica che si traduce poi nel modo di concepire i motori. Quindi, questo legame forte è anche l'aspetto esplosivo del capitalismo nello stesso aspetto che in realtà Marx più volte sottolinea, cioè questo fatto che porta tutto su una scala smisurata grazie alla realizzazione tecnica: processi che prima avrebbero compiuto dei secoli attraverso il tentativo e l'errore ora vengono per simulazione fatti in maniera molto più rapida, per cui l'accrescimento dell'innovazione in realtà è praticamente senza fine ed è continuo.
Come dici tu, non è che si seguano tutte le innovazioni, ci sono filoni che vengono completamente abbandonati e non perché abbiano un interesse intellettuale inferiore ma semplicemente perché questa possibilità di introdurli in un algoritmo e quindi di fare la testa di ponte per poi una cosa tecnica non appare evidente o costerebbe troppo sforzo. Però, nello stesso tempo la scienza ha questa grande importanza proprio perché gioca alla verità con la natura; c'è come una rivalsa di questa capacità sulle forme di organizzazione capitalistica. Fra le scoperte più astratte, logiche, fondamentali fatte nel secolo finito per esempio ci sono alcune cose realizzate in un laboratorio americano, Label, che è il laboratorio di ricerca e sviluppo di un'industria che è una delle più importanti nella telecomunicazione negli Stati Uniti. Dunque, l'industria stessa ha visto come aveva vantaggio ad avere dei team di scienziati a cui si lasciava fare, entro ben inteso dei campi, ma i campi erano talmente larghi che la capacità inventiva dello scienziato poteva veramente misurarsi. Se tu allo scienziato dici "mi devi fare una cosetta perché il mio uovo frigga prima", lui avrà una grande difficoltà. Tutti gli esempi di gente messa all'opera su un obiettivo molto ben definito non hanno mai funzionato, perché l'elemento creativo è un elemento spontaneo: magari la cosa ti viene in mente non quando stai seduto in laboratorio, ma quando stai facendo l'amore oppure stai salendo le scale. C'è una rivalsa di questo elemento del pensiero che poi è anche la lingua, il fatto che noi siamo animali linguistici. E d'altro canto penso che con il tempo è proprio la lingua stessa che diventa la forza produttiva principale. C'è da una parte questa forza-invenzione come l'avrebbe chiamata Gambino, che aveva affrontato alcune di queste cose tanti anni fa; a me non piace la parola forza perché è di nuovo una parola ottocentesca newtoniana che non rende bene, sarebbe meglio dire capacità oppure energia, però nell'idea di Ferruccio (e anche Alquati aveva delle cose così) uno degli aspetti essenziali della classe operaia era proprio la forza-invenzione. A parte la parola forza, però l'elemento invenzione traduce bene questo aspetto cerebrale o meglio ancora mentale.
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