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INTERVISTA A FRANCO PIPERNO - 31 AGOSTO 2000

Per me è anche importante la concretezza del discorso e quindi il suo carattere pure locale: un conto è affrontare queste tematiche nel Nord-Est e un altro è nel Sud. Io per esempio nel Sud sono proprio anche interessato a una sorta di sua indolenza: non è che tutti i valori che dai giornali sono considerati negativi sul Sud corrispondano al mio modo di vedere. Io ci vivo, sono nato là, ci sono alcune cose del Sud, tra cui il rapporto con il tempo per esempio, che a me affascinano e che sono cose del Mediterraneo, e penso che siano anche cose assolutamente importanti da salvaguardare. Non tendo a caratterizzare il livello di vita dal reddito medio perché so che là c'è un trucco: sono stato abbastanza in Somalia da sapere che non è vero che loro vivono con 100 dollari in un anno, è semplicemente che c'è tutto un aspetto non contabilizzato del loro scambio che tuttavia è uno scambio a pieno titolo, che non avviene secondo quelle regole là e che quindi non figura nella cosa. Così è nel Sud: il tipo di vita che fai dipende da una capacità d'uso di quelle cose che stanno nel Sud, se ce l'hai questa capacità d'uso, che è una sorta proprio di valore d'uso però riferito a quelle cose là, quella figura concretamente come elemento di vera ricchezza che però non è contabilizzato. Quando loro dicono che c'è il 50% di disoccupati giovani ad Enna dicono una bugia, il che è interessante peraltro perché in Italia per metà ci si basa sulle menzogne pubbliche che nessuno smentisce: ad Enna calcolano come disoccupati i ragazzi perché c'è una tradizione di quelle famiglie. Io ricordo che mia sorella, che faceva l'istituto tecnico per ragioniere, quando aveva sedici anni a un certo punto lei e anche i suoi compagni di scuola si sono iscritti alla lista di collocamento, ora si chiamerà in un altro modo ma sostanzialmente è una lista di disoccupazione. Se lo facessero in Inghilterra o in Finlandia o in Francia tu avresti subito naturalmente che la loro disoccupazione è altissima: da noi nel Sud non solo c'è il lavoro nero, per cui quelli figurano come disoccupati ma lavorano, ma soprattutto c'è un'abitudine che dipende da un rapporto (ovviamente malato però spiegabile) che hanno con lo Stato centrale, per cui loro pensano che sia importantissimo infilarsi in quelle liste, sono veramente convinti che poi dipenda dall'anzianità l'avere qualcosa, cioè se ti sei iscritto a quattordici anni e ci sei stato fino a ventiquattro hai maturato qualche diritto. Questo per dire che a mio parere anche l'atteggiamento verso la realtà italiana ed europea dovrebbe essere diverso. Piuttosto che insistere sugli aspetti di capitalismo straccione dell'Italia (sto parlando dal punto di vista dei compagni) secondo me bisognerebbe insistere invece sugli aspetti di possibilità positive che ci sono, ma non per cantare le lodi di Agnelli, caso mai per cantare le lodi della nostra storia politica come popolo o meglio, per non insistere su questa categoria, come soggettività.

Uno dei miei interessi è la riforma universitaria, cosa che può essere vista come un po' troppo specialistica. La riforma dell'università è una cosa che riguarda la formazione e il bisogno che c'è dentro di essa di realizzare un tipo di formazione generalistica. Secondo me è assolutamente evidente, malgrado quello che pensi il ministro Zecchino, che il vero problema è di poter prolungare il ciclo della formazione in modo da dare prima di tutto quelli che sono degli strumenti interpretatitivi del mondo che non sono immediatamente le facoltà che poi tu metti a profitto nel lavoro, ma sono la condizione per poter fare questo. Detto in un altro modo che è più vicino alla tradizione sindacale, il fatto di garantire una certa polivalenza della forza-lavoro è un bisogno, proprio perché lo sviluppo tecnologico è alto. A mio parere quello che noi abbiamo vissuto fino ad ora è una cosa sull'elettricità che purtroppo Marx non ha capito per il fatto che l'elettricità cominciava giusto mentre lui veniva a morire, però tutte queste cose sono legate all'elettricità. Le cose invece legate a quello che può essere il sapere del livello microscopico, cioè le cose che vengono convenzionalmente dall'atomo e dal nucleo, sono ora appena accennate e sono per esempio il laser, sono superconduttività, ma siamo appena all'inizio di quelle che si chiamano le nanotecnologie perché sono tecnologie basate su un miliardesimo di metro: quindi, ciò vuole dire che da questo punto di vista un accendino è un universo. Il computer (non nel senso logico ma nel senso dello strumento fisico, con quelle sue schede ecc.) ne è appena un esempio. Allora, da qui verrà un'immensa quantità di nuove innovazioni, e queste a mio parere certamente avranno sempre il filtro anche capitalistico, però non è vero che avranno solo il filtro capitalistico. E per me la cosa interessante è prima di tutto cercare di vedere dove è possibile un uso altro a un determinato livello di organizzazione collettiva; è chiaro che queste sono cose in cui il soggetto non è l'individuo, perché questi non ci può fare praticamente niente, cioè esiste l'iniziativa a partire sempre da un livello di cooperazione sotto la quale non c'è, ma anche nella politica è così.

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