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INTERVISTA A FRANCO PIPERNO - 31 AGOSTO 2000

Vorrei che puntualizzassi alcune cose. Ad esempio, innovazione: l'innovazione di per sé è sempre da un punto di vista che è sistemico o capitalistico. Quello che viene in contrapposizione alla dimensione sistemica e capitalistica solitamente non è l'innovazione, ma sono i processi differenti, a volte quelli di rottura, a volte quelli di resistenza o anche di anticipazione. Questa è una cosa che in alcuni momenti si dà come dimensione chiara, in altri è confusa. Per esempio, in una parte dei discorsi di Negri, come anche in altri, c'è da alcuni anni questo discorso forte dell'innovazione, in cui non viene però colta la dimensione di campo. Questo fa interpretare determinati processi e cose che accadono in un modo in cui non si capisce più qual è la parte che li muove. Questa è una cosa significativa su cui bisogna riflettere. Poi è vero che certo non è la dimensione della soggettività operaia, su cui hai sicuramente ragione tu, però la soggettività di parte (che si può definirla collettiva, proletaria ecc.) è qualcosa di differente da una soggettività capitalistica: oggi nella società agisce in termini forti una soggettività che è sistemica e che è capitalistica.

Però, secondo me quello è come un ritardo, non so come dire, è una cosa che non riguarda solo i capitalisti, riguarda tutti noi perché è una sorta di interiorizzazione dell'economia, per cui per noi moderni l'economia è diventata come un sentimento, niente ci sembra più reale dei soldi. A mio parere lo sviluppo del processo dell'innovazione ha una caratteristica secolare che è, oltre la classe operaia, anche altre forme e modi di produzione. Bisogna anche che io dica, per cercare di spiegare perché raffiguro così le cose, che la mia idea è che in una stessa società ci sono tante forme di produzione. Non è che, ad esempio, a New York c'è la forma di produzione capitalistica punto e basta, perché così non si riuscirebbe a capire niente degli Stati Uniti; questi hanno nello stesso tempo, e nei momenti di emergenza vengono fuori fra l'altro, forme di scambio che non sono per niente legate all'equivalente, cioè sono cose di solidarietà, di chiese, africane, cose anche orribili onestamente, però certamente non della logica capitalistica. Quando tu dici che non viene fuori la natura di campo è perché tu presupponi in realtà l'esistenza di una polarizzazione prima ancora che essa si manifesti. Secondo me, il punto vero dell'innovazione è che, poiché non è una cosa arbitraria ma è legata alla natura, e noi siamo degli animali, non siamo un'altra cosa, allora in noi questo aspetto della socialità, della comunicazione e della cooperazione è un aspetto animale: facciamo le città in qualsiasi modo di produzione perché è così che noi come animali ci comportiamo. E' così come fanno le api, non si troverebbero cinque api da sole, o se le trovi è come effetto di devianza. Da questo punto di vista, questo processo di scaricare il corpo dalla fatica è secondo me una cosa che ha delle conseguenze nel nostro modo di vivere oltre che nella stratificazione sociale. Per dirla in positivo, secondo me le soggettività non sono tanto contro, ci sono anche le soggettività contro, ben inteso, è evidente, ci sono anche tutte le forme di resistenza e pure di sofferenza; però questo a mio parere non è l'aspetto più interessante, io temo che il povero, l'emarginato sia una condizione umana. L'aspetto secondo me più significativo è quell'altro di avere delle soggettività per. Io penso anche che le cose più significative del '68, di quel ciclo, siano state giusto in questo, di essere delle cose che proponevano e in parte realizzavano, in una misura spesso mutilata riconosco, però realizzavano altri modi di vivere. Quindi, a me sembra che ci siano oggi delle possibilità per via dell'innovazione tecnologica, che a mio parere vuol dire concretamente che il tempo di lavoro necessario è fortemente ridotto dal punto di vista del bisogno sociale; dal punto di vista del disciplinamento allora il discorso è diverso. E' come sulla legge del valore, secondo me quella non vale più da un sacco di tempo, diverso è il fatto che poi dal punto di vista dell'organizzazione sociale vi si ricorra ancora come elemento di disciplinamento. Per esempio, si pensi al rapporto con il denaro: questo è stato per moltissimo tempo nella storia umana una cosa essenziale perché prima di ogni altra cosa è un elemento di informazione, e quindi qualsiasi cosa fai il denaro naturalmente rispunta, perché è un elemento che permette rapidamente di informarti giustamente sul valore delle cose. A parte poi le altre nature del denaro, c'è questa natura per cui esso è un elemento di informazione. Ma con la telematica (è lo si vede poi banalmente come conseguenza nell'uso della tessera, della card) tutta la capacità informativa del denaro la puoi trasportare in una forma di comunicazione tra gli uomini che non ha più assolutamente bisogno del denaro e ha una sua razionalità (anche dal punto di vista quantitativo, perché puoi misurare la quantità di informazione) assolutamente adeguata ai bisogni che ha. Quindi, alcune forme del denaro restano come mera continuazione ed abitudine relativa a modi di organizzazione diversi, ma queste forme restano non solo nei banchieri ma anche dentro di noi, come (facendo un brutto esempio marchiano) un organo che non ti serve più e che continui però a trascinartelo malgrado non abbia più una funzione.

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