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INTERVISTA A FRANCO PIPERNO - 31 AGOSTO 2000 |
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Questo nodo della costruzione della scienza e del sapere da una parte è stato messo in discussione in termini forti anche dalla dimensione filosofica, per esempio da Husserl ne "La crisi delle scienze europee": non è che egli formuli una risposta e una soluzione a un problema, però pone un problema, cioè come un certo tipo di costruzione di scienza e di sapere nella modernità entra in crisi. Dall'altra parte probabilmente andrebbe portata avanti non una sociologia ma comunque una comprensione, un'esplicitazione o almeno un'ipotesi di come si forma la costruzione del sapere. Tu hai prima detto che l'esperienza è una delle parti fondamentali; però ci sono dei processi che in realtà portano alla costruzione di questo. Le scienze adesso lo fanno in un determinato modo, ci sono gli algoritmi, una dimensione di percorso che è già data, c'è un discorso di fine: per esempio tante volte oggi la costruzione e l'approfondimento di determinati saperi è dato da un fine preciso, per cui si abbandonano determinati filoni al posto di altri. Anche lì è un discorso di cooperazione. Tu hai vissuto e vivi da una parte la dimensione scientifica, la fisica che ne è un aspetto preciso, dall'altra parte la dimensione sociale e politica, quindi hai navigato in tutte e le due dimensioni. Uno dei nodi grossi è oggi se il livello di costruzione della scienza sia solo quello che si è dato fino ad ora oppure se ce ne può essere un altro.
Sicuramente è un nodo centrale, e tra l'altro è secondo me anche interno alla stessa scienza. Intanto intendo con scienza il rapporto conoscitivo con la natura, quindi per me non sono scienze le altre cose, senza con questo voler maltrattare gli altri saperi. Quello che caratterizza la scienza moderna è la presenza della matematica, non nel senso che questa fosse assente nei greci, però l'uso della matematica (e non per esempio del ragionamento logico-teologico come nel Medioevo) come argomentazione forte è caratteristico della modernità. In realtà nella scienza un fenomeno è spiegato se è tradotto in una formula matematica, in un'equazione, o se si vuole in un algoritmo. Ovviamente questa è una cosa potente con i computer, perché se lo fai lo affidi al computer e quello fa un lavoro enormemente più preciso e veloce di quello che riesci a fare tu e hai le conseguenze di potenza che sono sotto gli occhi di tutti. Nello stesso tempo, nel momento in cui tu sei riuscito a rendere materiali dei processi cerebrali come le inferenze logiche o semplicemente il calcolo di una derivata affidandoli al computer, è come se tutto questo campo fosse ormai esaurito. Allo stesso modo si può dire della geografia: questa nell'800 non è quella cosa di ora, è stata una grande scienza perché c'era di mezzo l'esplorazione, c'erano parti della superficie terrestre semplicemente che non si conoscevano, quindi ha avuto il sorgere delle società geografiche, ha avuto dei protagonisti come Stanley o Livingstone, ora ha i turisti al posto degli esploratori. Questo sta a significare che la geografia da questo punto di vista è finita. Secondo me è successo qualcosa di analogo per quanto riguarda prima di tutto la fisica che è stata la disciplina regina dell'epoca moderna, con tutte le conseguenze anche militari che la cosa ha avuto. Nel senso che la matematizzazione di queste discipline è stata portata a compimento e quindi si è come in un campo dove tutto quello che potevi tirare fuori è stato tirato. Proprio quando la matematica si materializza come mai nel passato, perché qualsiasi pittore o musicista usa il computer e in realtà quel computer è fondato esattamente su quelle cose là, proprio nell'epoca in cui avviene questo essa è esaurita: ciò non significa che non avrà conseguenze sugli altri sviluppi, ma si può ormai considerare finita.
Io ho anche lavorato e continuo a lavorare con dei miei amici canadesi, abbiamo già un po' di materiale che si trascina da una decina d'anni, per esempio su uno degli aspetti in cui si presenta questo problema della scienza, di nuovo il tempo. Il tempo in fisica è stato via via scarnificato fino ad arrivare a qualcosa che ha un'aporia interna profonda in realtà, giusto con la relatività viene fuori. Già da un'idea di uno che polemizzava con Einstein e che si chiama Ritz è immaginabile un processo diverso; il tempo dalla fisica era stato preso dal senso comune, poi scarnificato e reso una definizione logica non ambigua, e si è scoperta che questa definizione portava in realtà a un disastro logico. Questo però non ha impedito che il tempo newtoniano, quello della fisica, si affermasse nel senso comune: ma non concepito come quello di una volta per cui tornava lo stesso tempo (arrivata la primavera era sempre lo stesso tempo di prima), ma il tempo proprio nel senso che il progresso continua per esempio, cioè nel senso che anche se dormi c'è una specie di processo inarrestabile che dipende dal fatto che tutti hanno fatto l'esperienza moderna dell'orologio da polso che è servito come a rendere famigliare l'esperienza dello scorrimento del tempo. Ma questo scorrimento del tempo in realtà è solo una definizione, cioè non è niente che possa essere appreso se non perché è una definizione, come è una definizione il reato di contrabbando. Quando i miei amici albanesi si meravigliano del fatto che in Italia li chiamano criminali, loro dicono: "Ma scusate, io porto delle sigarette e porto anche delle persone, posso capire che faccio un reato perché la legge è quella, ma dal punto di vista umano non è che penso di commettere una cosa terribile".
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