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INTERVISTA A FRANCO PIPERNO - 31 AGOSTO 2000

Io penso che la via molecolare a questo sia la cosa giusta. Per fare un paragone con un momento importante della storia politica d'Italia, quando c'è stato il dibattito nei comunisti italiani negli anni intorno al '19, io là devo dire che idealmente parteggiavo più per la componente torinese che per Bordiga. Quella di fare una federazione del partito comunista in ogni provincia d'Italia era un'idea burocratica sbagliata, invece l'idea dei torinesi era di lasciare che dalle diverse province o città o esperienze d'Italia arrivasse questo tipo di rapporto con quello che doveva essere il partito comunista; dunque, non la scelta di venti tesi e quindi andare ai congressi socialisti, chi di qua, chi di là, ma piuttosto un'esperienza di autorganizzazione fortemente legata agli operai e da questo far nascere il partito. Dico ciò perché quello è per me l'esempio più vicino e in cui io peraltro mi trovo identificato chiaramente con una parte, quindi non è che pretenda di indicare quella come soluzione, perché non è quello il punto e non è quella la situazione. Però, credo profondamente alla capacità, alla completezza che si può dare solo nella concretezza di esperienze locali, di tentativi locali che si fanno, e poi il mettere in relazione questi tentativi attraverso la forma, per me quella sì tradizionale, della riunione, della parola, cioè della discussione. Perché la discussione ha come esperienza umana di grande importanza il fatto che in essa (salvo quando non sia profferta di comandi, perché uno può anche parlare per comandare) necessariamente tutti gli interlocutori sono messi su uno stesso livello, proprio per come è fatta la discussione. E' paradossale che perfino quando si incontrano sindacati e padroni alla fine bisogna che ci sia una capacità nel chiudere le trattative; anche se sembra irreale, oltre ai casini, alle lotte, alle forze ecc., conta anche e riviene l'elemento di cooperazione umana, come elemento generale del modo che hanno gli esseri umani di stare insieme, e in cui la cooperazione, anche proprio nel senso della capacità di giudicare e di pensare, diventa l'elemento decisivo. Quindi, credo a delle forme, tradizionali se si vuole, di democrazia legate al collettivo, piuttosto che a una struttura di rappresentanza per delegato, io lì non mi sono mosso molto; continuo a pensare che la forma è sempre quella originaria in cui un collettivo decide e poi questo diventa non invece la rappresentanza. Ovviamente puoi limitare questo potere del collettivo in funzione della necessità di assumere decisioni più generali, però è come per il federalismo: il vero federalismo è basato sul fatto che le città (non le regioni che non ci sono) aderiscano a un progetto di stare insieme, ma è basato anche sul fatto che la città se ne possa andare. Per far nascere il potere non dal corpo del sovrano che delega, ma viceversa dalle città che si mettono insieme e costruiscono queste forme, bisogna necessariamente che sia una rinuncia di sovranità dell'elemento più piccolo, è lui che rinuncia a una parte della sua sovranità per costruire la cosa più grande. Quindi, non è il corpo del sovrano che dà una mano qua, una mano là e la cosa avviene per delega sua, come è in realtà per molti aspetti nella tradizione europea in cui è l'impero che fa; invece nella tradizione delle città-Stato, ma anche delle città comunali, è esattamente la via inversa. Allora, è necessario questo elemento del muoversi non dico dal basso perché sembra una volgarizzazione, invece io penso che si tratti piuttosto di un livello molare avrebbe detto Guattari, cioè del fatto di muoversi da quello che è il corpo concreto che è sempre molare, non è di un atomo, di uno solo. Dunque, ripercorrere la strada all'inverso a me sembra la via maestra, ma confesso nello stesso tempo che ho presente il problema, ci lavoro e a modo mio cerco di sperimentare delle cose possibili, però non ho compiuto nessun passo avanti significativo su questa cosa; salvo un'estrema attenzione che ho al problema tuttavia non saprei dire di più.
Come metro per giudicare se una cosa va o no c'è in qualche maniera il grado di autorealizzazione degli individui che compongono il collettivo. Voglio dire che non sono per niente per una cosa ascetica, sono per una cosa sensuale e piacevole, solo che metto l'accento sul fatto che uno dei guai introdotti nella mentalità dall'epoca capitalistica è quello di cercare la ricchezza dove essa non c'è, oppure di avere una rappresentazione necessariamente impoverita della ricchezza perché questa è rappresentata per esempio in termini di reddito pro-capite. Pensiamo ad esempio a come si vestono qui le ragazze rispetto al conformismo, c'è sempre tanto conformismo nella moda in Italia, ciò è legato anche alla potenza della nostra industria tessile, ciò ha anche dei risvolti occupazionali positivi, però ora prendiamolo dall'altro punto di vista: c'è il fatto di vedere un popolo tutto vestito, che so, di marrone perché questo è il colore che va nel gennaio del '98, allora tutte le donne sono vestite di marrone. Oppure si pensi invece a come le ragazze americane vanno nei negozi dove ci sono abiti usati, qualche volta degli anni '30, e si costruiscono per loro un'idea di come loro stesse si vedono, ad esempio mescolando insieme cose degli anni '30 con cose moderne. E così potrei dire nella musica. Cioè, il fatto di avere un ruolo attivo, quand'anche esso magari non è tanto focalizzato sul fatto di realizzare un'opera d'arte ma di realizzare la tua vita come un'opera d'arte. Questa è diventata una dimensione possibile di massa, naturalmente c'è sempre stata gente che ha fatto così e a mio parere la vera grandezza di Lenin è giusto nella sua vita più che nelle cose che ha scritto, quindi è chiaro che questa cosa è già capitata. Quello che è interessante nella nostra epoca è paragonabile a quello che in negativo è l'esempio della droga, che si è sempre adoperata, soprattutto nella tradizione degli artisti; quando veniva usata dagli artisti aveva delle forme di iniziazione che dipendevano anche dal fatto che la circolazione di questa cosa non era di massa, erano solo dei canali a cui doveva arrivare e questo faceva sì che ci fosse un'iniziazione. Invece, poi è arrivato un momento in cui anche la droga più forte è relativamente a disposizione se non di tutti comunque di masse enormemente più grandi. L'esempio della droga può essere considerato negativo, però questo è successo anche per molte altre cose.

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