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INTERVISTA A FRANCO PIPERNO - 31 AGOSTO 2000 |
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Nella costituzione del primo Potere Operaio quali erano le dimensioni dei gruppi regionali o comunque di area? C'era il gruppo veneto, quello romano, la zona di Bologna e Ferrara e poi Napoli; Milano non c'era quasi, Torino era ridotta.
Torino è stata importante per via del fatto che un poco le cose sono nate lì. Io stavo a Roma ma facevo la scuola di perfezionamento e lavoravo a Frascati dove c'è un centro di ricerca: le prime cose fatte sono in realtà in questo centro di ricerca, dove abbiamo fatto uno sciopero contro il nuovo acceleratore, cosa su cui fra l'altro oggi avrei delle perplessità, però allora è stato importante perché per la prima volta i tecnici scioperavano. Queste cose sono proprio attorno ai primi mesi del '68. Poi c'è un convegno a Venezia, a Ca' Foscari, nell'autunno del '68, ed è lì che abbiamo un incontro; Toni era già venuto una volta a Roma, avevamo fatto una riunione, però la saldatura iniziale nella nascita di Potere Operaio tra i romani e i veneti avviene a quel convegno, quindi avviene intorno agli studenti. Significativamente a Ca' Foscari c'era una sezione di quel convegno dedicata al rapporto tra studenti e operai, e naturalmente lì la presenza vera è di questi gruppi che poi daranno luogo a Potere Operaio. C'era anche Adriano Sofri, c'erano anche quelli che un anno dopo daranno poi vita a Lotta Continua, però per noi quella dell'incontro studenti-operai era una tematica addirittura ossessiva. Bisogna anche tenere conto che una parte di noi, fra cui Oreste ma non i veneti, avevano fatto l'esperienza di Parigi: a maggio eravamo andati alla Sorbona e per due mesi avevamo lavorato con gli operai italiani là a far volantini, avevamo conosciuto tutto il giro di Cohn-Bendit, avevamo affinato le armi in questa cosa internazionale, il che naturalmente era una sprovincializzazione e anche un vantaggio. Quindi, avevamo alle spalle questo tipo di cosa, e quando c'è il convegno di Ca' Foscari c'è un rapporto iniziale praticamente spontaneo tra noi e i veneti. Se ben mi ricordo Alberto e poi Mario sono venuti un po' dopo, non ne sono sicurissimo ma credo che non ci fossero a Ca' Foscari. La tappa decisiva per la formazione di Potere Operaio è l'esperienza di Torino, anche se gran parte di questa esperienza ha poi una continuità in Lotta Continua. Comunque, in quei mesi fra maggio e giugno, dove scoppia la lotta, si verifica una cosa interessante nella storia italiana perché ci sono questi agitatori giovani (perché di questo si trattava, non eravamo neanche quadri, eravamo piuttosto agitatori del tipo di quelli anarco-sindacalisti) che arrivano a Torino da diverse parti d'Italia. A parte noi che grazie al movimento studentesco costituivamo già un gruppo egemone a Roma, arriva anche gente di Palermo, ho conosciuto pure singoli che prendono lo zaino e si mettono sul treno per andare a Torino. Allora, è come una gigantesca fucina che prepara le condizioni poi per la formazione del gruppo, che si forma solo dopo la rottura di Torino, malgrado che già prima in realtà avessimo dei rapporti privilegiati fra di noi, per cui il giro Giairo, Toni, io e altri avevamo un nostro rapporto, tuttavia lì eravamo sempre insieme, i volantini si facevano insieme. Dopo quella rottura invece a Bologna facciamo Potere Operaio a settembre, mi sa che eravamo una decina e non di più.
L'altra cosa importante è appunto La Classe, perché questa in gran parte la facciamo noi, anche se l'abbiamo spesso aperta a quelli che poi si chiameranno di Lotta Continua. Tuttavia mi sembra che solo Adriano abbia scritto una volta una cosa, la maggior parte di loro ha rifiutato un poco per ragioni anche organizzative (La Classe si faceva a Roma), un poco perché già c'era questa distanza. Comunque, La Classe in effetti è importante, perché essa vuol dire non semplicemente il fatto di partecipare alle lotte a Torino ma, come dicevo prima, il fatto di farsi tramite; in questo farsi tramite avevamo avuto un ruolo e una funzione oggettiva che ci aveva aiutato a crescere. A mio parere l'iniziale stato di grazia del gruppo funziona molto bene fino allo sciopero dei metalmeccanici del novembre del '69, fino alla grande manifestazione di Roma. Per dire com'erano le cose, nella preparazione di questa manifestazione Trentin, che era già segretario della FIOM, ha chiesto attraverso la Camera del Lavoro di Roma di fare un incontro con noi per preparare la manifestazione dei metalmeccanici, malgrado le nostre parole fossero già in contrapposizione con il sindacato. Tuttavia noi avevamo un rapporto buono con i quadri sindacali, soprattutto con quelli giovani, perché molti di essi, per paradossale che possa sembrare, prima di andare al sindacato erano passati attraverso i gruppi, poi avevano dato un giudizio (probabilmente giusto ma che noi allora non condividevamo) di opportunità organizzativa. La cosa che questi quadri dicevano è che prendevano da noi molte delle idee ma che pensavano (per una cosa a mio parere assolutamente comprensibile, ma a cui noi allora facevamo una forte resistenza) che quelle cose dovevano essere riportate dentro il sindacato.
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