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INTERVISTA A FRANCO PIPERNO - 31 AGOSTO 2000 |
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Faccio questi esempi per dire che il tempo e il calendario sono stati sempre concezioni relative alle forme di produzione prevalenti quando il calendario medesimo è stato messo in atto. Noi dovremmo ad esempio sperimentare anche su questo terreno, su forme di distribuzione del tempo e dell'attività che tengano conto di questa cosa complessa. Si potrebbe andare dal fatto che tu richiedi a uno delle prestazioni lavorative, che so, sui cinque anni, in modo che lui si possa distribuire il lavoro. Un elemento interessante è appunto il fatto che tu possa distribuirti il tuo tempo e che possa decidere in certi periodi di lavorare, in certi altri periodi di lavorare in altro modo, di formarti, di studiare; introducendo questo grado di libertà renderesti più complessa e più ricca la società, non è che ne verrebbero meno le garanzie di funzionamento, tutt'altro.
L'esempio analogo è nell'università: questa senza unità del sapere è totalmente squalificata perché diventa una cosa in cui c'è una specie di idioti specializzati che sanno tutto su niente. Io ho dei colleghi che sanno tutto sul bronzo ossidato dallo zinco, che hanno lavorato trent'anni: ma quelli non sono mica professori universitari, sono brave persone ma non hanno assolutamente una capacità di formare delle persone. Tradizionalmente questo problema dell'unità del sapere nel Medioevo è stato affrontato in un modo, nell'Illuminismo in un altro, mentre nella nostra epoca tende come a essere rimosso. Invece, poiché io non credo che ci sia un sapere nel senso forte, cioè una specie di scienza da cui derivano a partire da certe azioni tutte delle conseguenze (la cosa non sta per niente così compreso nella fisica, figuriamoci nel diritto), allora a mio parere sarebbe interessante obbligare lo studente a percorrere iter formativi differenti, cioè non accettare che quello che fa Fisica non faccia per esempio anche un esame di storia, di italiano e viceversa; ma poi lasciare che il peso delle materie e il modo e l'ambito del sapere che lui intende investigare sia lui stesso a sceglierselo. Puoi fare delle cose di archeologia e delle cose di chimica, ciò che l'università ti deve chiedere è un livello di approfondimento di queste cose che abbia senso e non il fatto che quelli (essendo professore so i trucchi degli studenti) si vanno a scegliere tutte le materie che sono facili nelle diverse facoltà, quindi lì esercitare un controllo da parte delle istituzioni; ma, poiché i saperi sono in forte rimescolamento, lasciare che ci sia il contributo dello studente perché è quello più interessato di tutti, è lui che ha curiosità e noi abbiamo bisogno della sua curiosità proprio per legare campi disciplinari diversi. E di questo legame ne abbiamo anche bisogno, la stessa industria ne ha bisogno, perché invece il formare persone specializzate è una cosa che si riverbera in un costo eccessivo sostanzialmente.
Mi rendo conto che sono tutti esempi minimali, ma voglio dire che c'è un modo di guardare a queste nuove libertà che può essere anche positivo e costruttivo, ciò nel senso di essere propositivo non necessariamente di essere giusto. La cosa dovrebbe arrivare a quello che in edilizia si chiama un progetto cantierabile, cioè arrivare al livello di potere sperimentare a partire da certi presupposti e pensare poi di mettere all'opera per vedere se vanno o non vanno e correggerli. E questa fase di laboratorio secondo me l'Italia è uno dei paesi che ha più possibilità di farla, anche per la sua storia. Sono d'accordo con voi che però guardando al presente tutto questo non appare. Qualche volta perché è difficile sapere quello che succede; è anche possibile, come è accaduto in altri periodi, che ci siano semplicemente tante esperienze che sono in corso (anzi, sono sicuro che è anche così) e che noi stessi non conosciamo. Da qui la funzione importante non tanto di generalizzare le esperienze, ma di conoscere le diverse esperienze, cioè di fare da ponte: DeriveApprodi o la rivista di Toni sono cose interessanti ma specializzate, è in realtà come quando io mi leggo un articolo di fisica, sono cose in cui ci saranno mille o tremila persone interessate, invece il problema qui è forse tre milioni di persone per partire, una cosa assolutamente fuori scala. E' evidente che torna quello che dicevi tu, cioè come facciamo a tradurre o almeno quali sono i primi passi per una cooperazione adeguata a questa situazione.
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