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INTERVISTA A FRANCO PIPERNO - 31 AGOSTO 2000 |
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Quindi, avevamo questi elementi di novità, qualcuna era anche elaborata da noi, ma la maggior parte erano cose prese, come succede con esperienze politiche, da gente che era venuta prima di noi. Solo che in quegli anni in Italia sembrava che l'insieme di questo altro movimento operaio, che in qualche maniera era sempre esistito, fosse finalmente fuso in un'esperienza concreta. Mi ricordo che avevo incontrato Gasparotto qualche anno dopo che era morto Potere Operaio e, dal momento che era curioso, gli avevo chiesto cosa gli sembrava di tale esperienza, perché io avevo più idealizzato Classe Operaia, io ero ragazzino quando questa è uscita, però ho letto tanto Quaderni Rossi quanto Classe Operaia, e avevo un'idea di questi gruppi che probabilmente era mitica: difatti Gasparotto mi aveva detto che non c'era paragone, cioè che in realtà l'esperienza di Potere Operaio è stata estremamente più larga. Però, in Potere Operaio rivivevano anche molte cose di Classe Operaia, dell'inizio dei Quaderni Rossi, anche questo atteggiamento verso l'inchiesta, che è stato un altro elemento fondamentale per la nascita di questi gruppi in Italia, nati appunto attorno ai lavori di inchiesta. Così, anche nelle stesse cose di Rieser, da cui io mi sentivo allora e mi sento ora assai lontano, però riconosco che c'erano elementi importanti. Non necessariamente che le inchieste di Rieser concludessero nelle cose giuste, perché mi ricorderò sempre che lui ha pubblicato su Quaderni Piacentini, un po' prima che scoppiasse il casino alla Fiat, il risultato di un'inchiesta a cui ha lavorato anche Marione Dalmaviva. Era un'inchiesta come sempre accurata e nel maggio è uscito questo articolo di Rieser su Quaderni Piacentini in cui si sosteneva che per almeno altri dieci anni non c'era più niente da fare alla Fiat, invece un mese dopo scoppiò un casino enorme. Però, paradossalmente l'inchiesta che loro fecero servì ad alcuni quadri operai che saranno attivi un mese dopo. Malgrado che quell'inchiesta concludesse verso una prospettiva di impotenza e di catastrofe, tuttavia l'averla fatta aveva messo in movimento elementi di coscienza che si erano rivelati importanti. Ben inteso, non sto dicendo che è stata l'inchiesta a scatenare le lotte; dico che nella formazione di alcuni quadri di quella lotta l'inchiesta e quel metodo erano stati importanti.
Questo per la fase in cui Potere Operaio è stato fortemente caratterizzato dall'intervento in fabbrica. Secondo me la vera sconfitta si era determinata con la crisi del petrolio, che a mio parere è il vero protagonista, il convitato di pietra di quegli anni. Gli assenteismi in Fiat prima avevano raggiunto punte del 19-20%, il che di fatto voleva dire che Agnelli non poteva materialmente entrare in fabbrica, c'erano condizioni di fatto nell'erogazione del lavoro di fabbrica che erano state conquistate dagli operai e che erano in parte condizioni non codificate da nessun accordo: tutto questo è stato veramente annullato dalla crisi del petrolio. Prima di tutto con la crisi del petrolio si constata quanto integra sia in realtà la capacità di reazione dei padroni, come questa sappia giocare sulla congiuntura internazionale, davanti a cui tu ti senti viceversa sguarnito. Questo ha anche comportato un'attenzione assai più pronunciata di Potere Operaio per gli aspetti immediatamente politico-statuali dello scontro, anche un certa deriva che c'è stata in Potere Operaio verso la violenza è a mio parere frutto di tale situazione. Di nuovo, non parlo della violenza nel senso dello scontro che per me è fisiologica, ma viceversa l'organizzazione paramilitare, magari spesso farsesca, della violenza, e parlo anche in termini autocritici. Ora lo riassumo come discussione con Toni per comodità, ma la cosa non riguardava semplicemente lui. A questa crisi di quegli anni in parte Toni, Tomei stesso e una parte dei veneti, non tutti (non per esempio Despali e quelli più giovani), reagiscono intensificando o tentando il rapporto organico con le BR: è una cosa che formalmente non si può dire, ne parlo in sede di ricostruzione. In Potere Operaio si determina (e io collaboro a questa cosa) una specie di critica al modello BR e un'accentuazione invece (se si vuole è una cosa paradossale, ma è fatta in funzione di critica al modello brigatista) degli elementi leninisti del partito. Dunque, non tanto perché credessimo al modello del partito leninista, ma quanto per impedire una sottospecie dell'organizzazione di tipo castrista-maoista, anche un po' confusa, che era sicuramente peggio del modello leninista. Era un'organizzazione del tipo che la lotta si fa clandestinamente e addirittura la direzione della lotta. Questo per dire che nella seconda parte della vita di Potere Operaio il dibattito è azzoppato da questa cosa: da una parte si è perso l'intervento in fabbrica, questo continua ma non è più il motore vero, la discussione si è invece spostata sugli aspetti proprio antistatuali. Quindi, là a mio parere sono venute le cose quando erano giuste più ovvie, e spesso invece sbagliate dell'esperienza di Potere Operaio. E' secondo me meno interessante la seconda parte (che per me è dopo la crisi del petrolio), anche se è più drammatica per noi che l'abbiamo vissuta. Posso aver trovato una buona idea quella di scioglierci, salvo le furbizie che ci sono state.
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