Apprendiamo dalla stampa locale che un altro grave incidente sul lavoro si è verificato ad Olgiate Olona. Non viene esplicitata la ditta – che tratta materiali plastici – protagonista di quest’ennesimo incidente, ma solo che l’operaio, assunto da un’azienda esterna, stava compiendo un’opera di manutenzione. Il getto di materiali fusi (280° C) ha provocato gravi ustioni a viso, collo e polso.
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OLONA, EI FU
Con una sentenza che ha del vergognoso, il Consiglio di Stato ribalta la decisione del TAR della Lombardia, che prevedeva la sospensione degli scarichi, nel fiume Olona, oltre i limiti di legge per la Perstorp. In questo modo quelli che sono inquinatori legalizzati, in barba alle leggi stesse dello Stato, possono continuare a scaricare aldeidi con un limite di circa trenta volte superiore a quello che in teoria sarebbe consentito. Lo Stato, ancora una volta, conferma attraverso i fatti una delle sue funzioni prioritarie nei confronti del capitale: la garanzia del profitto per i gruppi industriali. In questo caso a discapito della salute di tutti, operai compresi (che, a onor del vero, si sono sempre schierati a fianco dell’azienda).
L’AMORE AI TEMPI DEL COLERA
Si è svolto ieri un presidio di una cinquantina di persone in pieno centro a Tradate contro daspo urbano e in seguito ai cinque fogli di via emanati qualche mese fa, quando la risposta degli antifascisti tradatesi aveva ostacolato un gazebo di movimento etica – partito cui fa capo Massimiliano Russo e Forza Nuova -. Lo stesso Massimiliano Russo ha stazionato nei pressi della piazza per diverse ore insieme ad un altro paio di personaggi della stessa risma, protetti da digos e carabinieri con i quali non ha mancato di baciarsi e coccolarsi in più occasioni durante il pomeriggio. Alla sua chiamata sui social, in cui chiedeva la presenza di un numero di camerati più alto possibile, ha risposto solo un soggetto già visto in passato al gazebo dei forzanovisti: finalmente abbiamo capito che il disagio di Massimiliano è dettato dalla solitudine.
LEGHISTI BUONISTI?
A Lazzate negli ultimi tempi c’è stato un gran parlare di migranti. La storica roccaforte leghista non ha perso l’occasione di una propaganda feroce sulla questione migranti non appena in paese è giunta notizia dell’arrivo di quattro – q u a t t r o – profughi. Sono state paventate barricate, resistenze contro lo Stato centrale e buonista. Tutta propaganda. Compreso il cemento con cui di notte sono state simbolicamente sigillate le porte dell’edificio che avrebbe dovuto ospitare i quattro poveri profughi, ignari del paesello a cui sono stati destinati. Gli interessati non avranno difficoltà a documentarsi circa i fatti, i giornali locali ne hanno dato ampia visibilità.
L’ultima tappa di queste escalation della miseria è però degna di nota. La Lega Nord è in prima fila insieme ai partiti e ai movimenti fascisti (CasaPound, Forza Nuova, Lealtà Azione) nella battaglia contro lo Ius Soli, che ridotto ai minimi termini significa riconoscere la cittadinanza italiana a chi nasce sul suolo italiano. Si parla insomma di bambini. Ed è un bambino al centro dell’ennesima ignobile propaganda leghista. Un bambino definito “migrante” dagli stessi leghisti tramite Andrea Monti – lasciamo scoprire la risma dell’individuo al lettore – non è stato ammesso alla mensa scolastica. Complotto! Qualcuno vuol far scoppiare il caso a Lazzate e quindi ha di proposito suggerito ai genitori del bambino di non iscriverlo nella maniera burocraticamente corretta così poi da ritrovarselo non iscritto alla mensa.
Insomma, a pensar bene, per evitare l’uso strumentale di un episodio scottante i leghisti ne hanno fatto un uso a loro volta e nuovamente strumentale; a pensar male i leghisti a Lazzate se la suonano e se la cantano tranquillamente da diversi mesi, arrivando addirittura a tirare in ballo un bambino.
Poi però se la prendono quando qualcuno scrive sui muri che sono degli infami razzisti.
PEDEMONTANA: IL FALLIMENTO DELLA FUFFA
Di Pedemontana a oggi sono state realizzate le tratte A e B1, tra Cassano Magnago e Cermenate, più le tangenziali di Como e Varese. La tratta B1 (tra Lomazzo e Cermenate) è stata inaugurata nel gennaio 2015. Poi più nulla, perché sono stati utilizzati tutti i finanziamenti pubblici (1 miliardo e 200 milioni) per realizzare un quarto dell’opera. I soldi degli investitori privati (altri 3 miliardi ) non si sono mai visti, perché nessuno investe in quello che sta per diventare l’ennesimo fiasco di una grande opera. Non sono bastati nemmeno i soldi messi a disposizione dallo Stato sotto forma di defiscalizzazione per eventuali investitori.
A questa impasse ha corrisposto un crescendo di dichiarazioni di Roberto Maroni, tanto roboanti quanto ridicole, tanto sono distanti dalla realtà; “opera strategica”, “Pedemontana si completerà”, “serve al territorio”, “ne faremo altre”, fino al nonno visionario che diceva al piccolo Roberto “un giorno da qui passera la Pedemontana”(cfr La Provincia on line 26 gennaio 2015)… Ma intanto i dati sul traffico sono impietosi; il 30 % di quello previsto dagli studi preliminari. E poi l’azione dei Comitati contro l’impatto ambientale, in particolare riguardo alla diossina ancora presente a Seveso e dintorni, cioè nel cuore della tratta B2. La popolazione è sempre più dubbiosa e talvolta ostile, specie nella zona della diossina; i privati non investono; le entrate dei pedaggi non bastano; le banche si innervosiscono, e si innervosisce anche Maroni. Inizia (ormai sono quasi due anni) un lamentoso pressing in particolare sul governo che “deve fare la sua parte” cioè, tradotto, deve tirar fuori soldi pubblici. Ed eccolo qua il modello di infrastruttura del futuro, con il suo bel “project financing”, l’opera che si finanzia da sola attirando investimenti privati, ridotta ad elemosinare la provvidenziale mano pubblica. Ma il peggio, inevitabile, doveva ancora arrivare.
Tre giudici della procura di Milano hanno richiesto la dichiarazione di fallimento della società Pedemontana; la prima udienza è stata il 24 luglio, ma il giudice ha rinviato all’11 settembre, poi ha rimandato a decisione collegiale (cioè non vuole decidere da solo) e ora chiede un’altra perizia sullo stato delle finanze della società Pedemontana. Vedremo cosa accadrà. Noi la nostra “perizia” la facciamo tutti i giorni, sul nostro territorio, vedendo i disastri che Pedemontana ha compiuto, e immaginando quelli che potrebbe compiere.
In questi giorni abbiamo notato alcuni articoli sul fallimento di Pedemontana del genere “sciagura e carestia”, articoli nei quali se fallisce l’opera, non ci saranno le compensazioni economiche promesse ai comuni, non si risolveranno i problemi di viabilità locale, non si risolverà il problema diossina (???) non ci saranno le compensazioni ambientali e non ci sarà la favolosa Greeenway, “l’autostrada parallela di 90 chilometri per bici e pedoni, 700 ettari di superficie, come un altro Parco di Monza” (nientemeno!!!); insomma non ci sarà il “mostro” e tutta quella bella fuffa che lo camuffa.
“Le compensazioni ambientali sono come fiori su una bara”.
Da un intervento ad una assemblea pubblica contro Pedemontana.
FAGIOLI: TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO
“Fiamme che viste da lontano sembrano i bombardamenti in Iraq”
“Se si fosse intervenuti 5 minuti dopo il danno sarebbe stato maggiore”
“Ci sono ipotesi su chi possano essere gli autori ma aspettiamo esito delle indagini.”
“Da una prima visione sembra che la dinamica sia simile a quella del raid vandalico delle martellate contro la porta scorrevole”.
“Da gruppi politici attivi in città episodi di questo tipo non sono mai arrivati. Passare da volantinaggi a cortei a atti di terrorismo è un passaggio che in passato che non c’è mai stato. Auguro per loro che la matrice non sia questa, perchè credo che la città non voglia più sottoportare. Per la rabbia che fanno venire e per i danni. E poi immagino che la risposta dello Stato di fronte ad un atto di questo tipo non potrebbe mancare”.
Queste le dichiarazioni del Sindaco di Saronno dopo l’incendio che nella notte tra martedì e mercoledì ha bruciato sei auto comunali. Da segnalare il delirio di onnipotenza del nostro primo cittadino che, dopo le dichiarazioni degli scorsi mesi in cui si ergeva da Sindaco a Sceriffo, ora si trova in questa nuova fiction in un duplice accattivante ruolo: investigatore e Pubblico Ministero in toga nera a proporre ipotesi di reato e relativi indiziati.
In questo Cluedo in salsa saronnese non manca il giornalista da strapazzo che associa questo episodio a una scritta sul Comune di ben quattro anni fa.
Nella storia del cinema non mancano episodi di attori che passano anche dietro la macchina da presa; stai a vedere…
PS: Il signor Sindaco non deve mai essere stato né in guerra né in Iraq, per riuscire a offendere così platealmente e gratuitamente le migliaia di morti che i governi occidentali hanno sul proprio conto negli ultimi 25 anni.
LAVORARE TUTTI LAVORARE GRATIS
Con un presidio organizzato lunedì 11 davanti alla sede dell’azienda edile Oreste Bossi, i lavoratori in sciopero hanno richiesto un incontro con la proprietà – che ha anticipato 32 licenziamenti previsti entro ottobre e il conseguente fallimento – affinché vengano pagate le due mensilità mancanti di Luglio ed Agosto. Già consapevoli del destino, i padroni non hanno pagato i contributi da aprile e hanno versato solo due acconti riguardanti le ultime buste paga. Gli operai esigono il pagamento del lavoro fatto e annunciano altre iniziative nel periodo a venire.
MIGRANTI A VARESE
Giornata movimentata quella di mercoledì 26 luglio per i migranti che vivono nello stabile di via dei mille a Busto Arsizio. Questi hanno preso il treno in direzione Varese, dopo aver messo in piedi un piccolo corteo che ha attraversato le strade della città bustocca. Una volta arrivati alla stazione del capoluogo, ad attenderli c’erano i soliti sgherri in divisa e non, con dispositivi antisommossa e fare poco amichevole. Dopo averli circondati, li hanno costretti a rimanere in stazione, senza la possibilità che arrivassero in prefettura, come era nelle loro volontà. Solo una delegazione ha potuto raggiungere il palazzo del Prefetto, dove hanno fatto presente la marea di nefandezze cui sono costretti a sottostare a causa della gestione da parte del duo Garavello-Balansino, proprietari della KB srl. Con lo striscione che riportava la loro contrarietà alla gestione da parte della cooperativa, hanno presidiato la stazione per tutta notte, controllati a vista da digos, celere e sbirraglia di ogni tipo. Solo giovedì mattina hanno smontato per far ritorno a Busto. Subito è partita la canea mediatica con protagonisti politicanti vari della zona, tra cui il sindaco di Varese, della quale non riportiamo niente per rispetto dell’intelligenza umana.
SARONNO, ENORME SPECULAZIONE IN ARRIVO
Nell’autunno 2015 così titolavano alcuni dei principali quotidiani finanziari nazionali:
“Sbarca a Milano Dentons, il più grande studio legale internazionale al mondo.”
Uno dei campi in cui opera Dentons è il recupero delle aree dismesse, e proprio Dentons, con il partner Federico Vanetti, ha ottenuto davanti al Tar Lombardia Milano un’importante pronuncia favorevole, per conto di Galileo (società immobiliare legata al gruppo Coimpredil di Brescia) contro le limitazioni urbanistiche imposte dal Comune di Saronno rispetto all’intervento di riqualificazione dell’area ex Isotta Fraschini, situata nel centro cittadino e dismessa da oltre 30 anni.
Più nel dettaglio Saronno sta nuovamente correndo il rischio di una enorme colata di cemento nell’enorme zona dismessa alle spalle della stazione fino alla punta che congiunge via Milano con via Varese, dove per 5 anni è esistito il Telos.
L’Amministrazione comunale (prima a maggioranza PD e ora Lega Nord) e il privato stanno discutendo da più di 10 anni la possibilità di riqualificare detta area (avente una superficie di oltre 116.000 mq) attraverso la realizzazione di una maxi zona commerciale, con un’inevitabile e drastica ricaduta a livello di inquinamento e qualità della vita, in una delle zone più congestionate non solo di Saronno ma di tutto il nord milanese.
PERPLESSITÁ A SARONNO: MANIFESTI VERI O DETOURNEMENT?
La scorsa notte la città di Saronno è stata tappezzata di manifesti comunali che informano la cittadinanza su cosa sia il Daspo Urbano, la nuova misura poliziesca tanto invocata dai sindaci e creata ad hoc da Minniti: “per la repressione e l’allontanamento dei poveri e degli indesiderati dal centro urbano”.
Alleghiamo qua il manifesto, buona lettura.