Prima di entrare si è posto qualche domanda: “Alla fine ho deciso seguendo l’istinto giornalistico. Non potevo basarmi solo su quello che avrebbe detto la polizia”.
Così segue i No Tav e assiste alla loro azione: “Era una protesta assolutamente tranquilla”. Ne scrive per il suo giornale una volta e in seguito torna sul tema quando 17 persone vengono sottoposte a misure cautelari perché indagati dalla procura. “Ho fatto un articolo per ribadire l’assenza di violenza, minacce e danneggiamenti”. Così la difesa degli indagati, saliti a 19 e rinviati a giudizio per violazione di domicilio aggravata dalla violenza sulle cose, lo chiama come testimone.
Si presenta il 28 novembre 2014 al tribunale di Torino per l’esame di fronte al sostituto procuratore Manuela Pedrotta e alla prima sezione penale: “Dopo le prime domande il pm interrompe tutto dicendo che c’erano i presupposti per indagarmi”, spiega.
Il 20 febbraio scorso la presidente del collegio Diamante Minucci condanna i 19 imputati a pene dai cinque agli otto mesi e “dispone la trasmissione al pubblico ministero della trascrizione dell’udienza in data 28 novembre 2014 nella parte relativa alla deposizione di Davide Falcioni come da richiesta”.
Dopo otto mesi il pm chiude l’indagine. “Sostanzialmente è la stessa accusa fatta ai militanti condannati”, spiega l’avvocato Gianluca Vitale, che ha assistito alcuni di quelli imputati, ma anche Erri De Luca. Dopo aver difeso la libertà di espressione di uno scrittore, deve difendere il diritto di cronaca di un giornalista: “Bisogna capire se prevale o meno. Con questa accusa il cronista che partecipa a una manifestazione in cui avvengono reati rischia di essere accusato per aver concorso e il diritto di cronaca può essere messo in dubbio. Si avrebbero due effetti: si tengono lontani i reporter dai fatti e si fa capire loro che devono prestare più attenzione a cosa si scrive”.
Sia Falcioni sia Vitale concordano su un punto: “Se io avessi scritto di essere entrato e di aver visto i No Tav danneggiare l’ufficio, sarei stato chiamato come testimone dell’accusa e non sarei stato indagato”. In sua difesa intervengono anche i parlamentari torinesi del Movimento 5 Stelle Laura Castelli, Ivan Della Valle eMarco Scibona che definiscono “una vera e propria aggressione alla libertà di stampa che ruota intorno alla costruzione del Tav” e parlano di “tecniche d’intimidazione giudiziaria”. Finora nessun sindacato dei giornalisti si è mosso in suo aiuto.