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Luigi Manconi: l’accusa di terrorismo e la compressione dei diritti alla difesa

Luigi Manconi: l’accusa di terrorismo e la compressione dei diritti alla difesa

da liberodissenso

Questo è il messaggio che il senatore Luigi Manconi ha voluto inviare al convegno “Si fa presto a dire terrorismo” svoltosi all’Università di Torino. Il messaggio è stato redatto il 12 maggio. Il mattino successivo, giorno del convegno, abbiamo ricevuto la notizia (non ancora accertata) che sarebbero stati revocati i divieti di incontro e di colloquio tra compagni e detenuti. Anche se così fosse, il tema politico affrontato dal senatore resta tuttavia vivo: per cinque mesi i compagni sono stati tenuti in un regime punitivo e non cautelare e il loro diritto alla difesa è tutt’ora minacciato da altre vessazioni che si annunciano per lo svolgimento del processo.

L’undici marzo scorso, insieme con i senatori Lo Giudice, Buemi e De Cristofaro, ho presentato una interrogazione al Ministro della giustizia sulle condizioni di detenzione di Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi. Com’è d’uso, nulla abbiamo scritto e chiesto sul procedimento in corso. Molto abbiamo scritto e chiesto in merito alle condizioni di detenzione dei quattro arrestati, in quanto queste sono responsabilità dell’Amministrazione penitenziaria, e quindi del Ministero della giustizia. In proposito, appare del tutto ingiustificato il trattamento cui i quattro militanti del movimento No-Tav sono stati sottoposti dal 20 gennaio in poi. Da quando, cioè, dopo più di un mese di custodia cautelare in carcere, prima sono stati loro sospesi i colloqui con familiari e conviventi, poi sono stati trasferiti e sottoposti a divieti di incontro tra loro e con altri: il che ha configurato un isolamento di fatto. Di questo abbiamo chiesto conto al Ministro della giustizia e aspettiamo una risposta chiara ed esaustiva.

Nel frattempo la situazione si è ulteriormente aggravata: i colloqui con i conviventi continuano a non essere autorizzati; uno degli imputati non può avere colloqui telefonici con la madre; un’altra non può vedere la sorella insieme con la nipote; la loro corrispondenza non solo è sottoposta a censura, ma viene sequestrata e, quando dissequestrata dall’autorità giudiziaria, non viene immediatamente consegnata ai destinatari; infine, si è ipotizzato che il processo possa tenersi in videoconferenza con comprensibili limitazioni del diritto alla difesa. Anche su questo interpelleremo il Ministro, rinnovando l’interrogazione parlamentare.

Non mi sottraggo, infine, alla questione politica, che in questa sede ci si può legittimamente porre: se non sia in atto una strategia di compressione dei diritti alla difesa degli imputati e se essa non sia motivata da quell’aggravante delle finalità terroristiche e di eversione dell’ordine democratico delle azioni loro contestate. Questo è purtroppo l’esito di una concezione conflittuale dell’amministrazione della giustizia, che non fa bene alla giustizia tanto quanto al pubblico dibattito e alla diversità delle opinioni, legittima anche su una questione così controversa come quella della linea Tav Torino-Lione. Abbiamo imparato da tempo quanto solo il rigoroso rispetto delle garanzie degli accusati può portare all’accertamento dei fatti meritevoli di sanzione penale distinguendoli dal dissenso per le scelte politiche e di valore.

Senatore Luigi Manconi

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