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Rinviato sfratto a Rovello Porro

Si parla di un appartamento a Rovello Porro (CO), in cui si sono trovate costrette a convivere due famiglie con figli piccoli, una delle quali era già stata sfrattata da qualche mese.
Stamattina era previsto lo sfratto per morosità. Come per il caso del signor Melis, senza la presenza di un nutrito gruppo di solidali lo sfratto sarebbe avvenuto, e le due famiglie si troverebbero ora senza un tetto. La DIGOS di Como, Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia Locale e l’Ufficiale Giudiziario hanno tuttavia minacciato gli inquilini: il 20 maggio, per proseguire con lo sfratto, verrà richiesto l’intervento di agenti in anti-sommosa.

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EXPO 2015 asseta il pianeta

 Il bando che Expo 2015 aveva indetto per trovare un Official Water Partner che offrisse competenze e risorse relative al tema dell’acqua è andato a buon fine.Il testo del bando non lascia dubbi sul profilo dell’evento come “ambito educativo e scientifico di portata mondiale che si prefigge di esplorare le sfide e le soluzioni collegate alla nutrizione e allo sviluppo sostenibile”.

La società che si è accaparrata il lucroso appalto è la San Pellegrino spa, filiale italiana della multinazionale Nestlè. Fortunatamente il vincitore del bando, che avrà il diritto di vendita assoluto sull’acqua all’interno dell’esposizione, ha già la soluzione in tasca per i noiosi problemi mondiali dell’acqua, quindi ci sarà ben poco da esplorare. Non è un segreto la dichiarazione dell’Amministratore Delegato della Nestlè, Peter Brabeck: l’acqua non è un diritto pubblico né tantomeno umano, dovrebbe essere privatizzata”.

 

La Pedemontana non si ferma

A giorni inizieranno i lavori di allestimento del “campo base” dei cantieri di Pedemontana nel territorio ai confini tra Lazzate, Cermenate, Bregnano e Lentate sul Seveso. I cantieri sorgeranno a Lazzate nelle campagne ad Est e a Ovest di via San Lorenzo e di via Carducci, depositi e strutture ricettive invece saranno in via F.lli Restelli.Secondo le rosee aspettative dei finanziatori i lavori dovrebbero durare 3 mesi, da giugno a settembre.

Nel frattempo i fondi per il completamento dell’opera rimangono un’incognita; incognita che però continua pezzo dopo pezzo a distruggere il poco verde rimasto in uno dei territorio più urbanizzati d’Europa.

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Niente alloggi popolari per i morosi

L’emergenza abitativa anche a Saronno, come nel resto d’Italia, non accenna a diminuire.
Se da una parte l’Amministrazione Comunale, per cercare di tamponare il problema, si rivolge ai privati cittadini, dichiarando:
“Noi come Comune facciamo il possibile con i Servizi Sociali e con progetti ad hoc […] ma è indispensabile l’aiuto dei saronnesi: che mettano a disposizione le case vuote che ci sono in città” dall’altra ALER, l’ente che gestisce l’assegnazione degli alloggi popolari, dall’altra annuncia che gli inquilini morosi delle vecchie case popolari non potranno vedersi assegnare i nuovi alloggi.
Nel frattempo, gli sfratti delle famiglie in difficoltà continuano senza tregua.

Ragazza denunciata per aver preso vestiti per i poveri

Una ragazza di etnia rom e dell’età di 14 anni è stata arrestata dagli agenti del commissariato di Polizia di Legnano dopo essere stata sorpresa, insieme ad una donna complice di 33 anni, a prelevare alcuni capi di vestiario dai cassoni destinati alla raccolta degli indumenti per poveri e bisognosi.
La minore è stata denunciata per furto e riaffidata alla sua famiglia. I vestiti in questione erano stati donati dalla popolazione legnanese affinché venissero poi ridistribuiti tra i bisognosi. Resta da capire di quali bisognosi si tratti: forse bisognosi di rango, nazionalità e stirpe più elevati rispetto a quelli che girano per le strade in cerca di aiuti? Laddove la nostra fantasia fatica ad arrivare, ecco, la legge è ben oltre.

PD: parliamo di destra

Nel 2010 il PD vince, con una coalizione aperta a sinistra, le elezioni comunali a Saronno.
Dopo 10 anni di amministrazione forzista (più uno di commissariamento) la città degli amaretti pare essere finalmente pronta al cambiamento. La campagna elettorale è tutta un tripudio di voglia di fare e di cambiare ed il clima tra gli elettori riformisti è di grande speranza, quasi di esaltazione. Finalmente ci si appresta a respirare una ventata di aria nuova e fresca.
La campagna elettorale piddina è tutta infarcita di concetti, parole, temi cari a vari movimenti di piazza, inclusi i grillini di oggi: Partecipazione, Ambiente, Beni Comuni, Solidarietà, Diritti, Attenzione ai deboli. La nuova giunta dice di aver “l’ambizione di poter amministrare in modo diverso”, di poter “cambiare sul serio”. Ecco quindi che si mettono al centro del discorso politico le “vere emergenze: il traffico, la mobilità caotica, l’inquinamento e la scarsa pulizia della città, la mancanza di spazi per i giovani, di un grande parco e aree verdi fruibili da tutti”; “a Saronno inizia un cammino per costruire una reale prospettiva di cambiamento”.

manifesto_PD_il-vento-cambiaLa campagna elettorale del PD saronnese segue, dunque, la scia delle molte altre campagne elettorali messe in piedi in ogni parte d’Italia da coalizioni di centro-sinistra negli stessi anni. Che gli slogan dei partiti di tutto l’arco parlamentare suggerissero all’elettore la necessità e la volontà di intraprendere un cambiamento non è di certo una novità (e questo potrebbe dare da pensare sul livello di soddisfazione dell’ elettore medio, ogni volta deluso da un cambiamento sperato nella cabina elettorale e mai avvenuto). Ma il PD e i suoi alleati sembrano fare qualcosa di più che suggerire la necessità e la promessa di un generico rinnovamento. Nel Partito Democratico paiono aver scoperto che per conquistare voti si debba tornare a parlare di alcuni dei temi cari alla sinistra, lasciando decisamente da parte quelli con cui la destra italiana l’ha fatta da padrone negli ultimi vent’anni: niente più sicurezza, xenofobia, repressione; al loro posto, come detto, entrano il dialogo, i diritti, l’accoglienza.
Insomma, è laddove le coalizioni di centro-sinistra si smarcano decisamente dalle tematiche degli avversari politici che riportano le vittorie più interessanti, dove vengono strappate, spesso dopo anni di dominio incontrastato, comuni, provincie e regioni, di cui molti sono anche i comuni a nord di Milano, da sempre feudi della destra.
A Saronno sono oggi trascorsi quattro lunghi anni dall’elezione del Sindaco Porro, e molta acqua è passata sotto i ponti dove scorre il torrente Lura. La sua acqua pare aver portato via con sè il clima di esaltazione che alcuni saronnesi dicevano di vivere in seguito ai risultati comunali e con esso anche tutti i buoni propositi della campagna elettorale.
I temi al centro della politica paiono oggi essere tornati ad essere quelli convenzionalmente legati a significati di centro-destra, e il linguaggio parlato dalla giunta saronnese non è più quello di qualche anno fa. Non si sente praticamente più parlare di voglia di cambiare, di aiuto alle fasce deboli della popolazione, di solidarietà, di diritti, di ambiente o di ciclabilità. I progetti della giunta paiono essere tutti miseramente falliti, dalla ristrutturazione di Palazzo Visconti, alla realizzazione di una Città dei giardini e della bicicletta, dalla costruzione di un grande parco comunale, all’idea di una Cittadella dello sport. Ma quello su cui vorremmo porre l’accento non è tanto il fallimento delle proposte elettorali: piuttosto ci interessa notare come giorno dopo giorno la politica e le parole d’ordine del sindaco e della sua giunta si siano spostate inesorabilmente e inequivocabilmente verso posizioni di destra.

A questo punto è forse necessario fermarsi per una precisazione, per chiarire cosa si intenda qui per Destra e per Sinistra, quali siano i valori e le parole d’ordine che attribuiamo a ciascuno di questi due schieramenti politici: ma pensiamo che oggi sia diventata impresa difficile, se non impossibile. Lo scopo di questo articolo non è di certo quello di dare una definizione di questi concetti tutt’altro che semplici o determinabili una volta per tutte. Ci piace però pensare che la Sinistra sia quell’area politica capace di lottare contro i soprusi dei potenti, e non quella che si allea e inciucia con i Poteri Forti, che sia quella capace di dare maggior valore alla vita e ad una vita dignitosa, piuttosto che quella che mette al centro di tutto l’economia e il mercato. Che sia quell’area politica rivoluzionaria, capace di combattere contro il senso comune, quando esso si schieri dalla parte delle ingiustizie, di appellarsi ad altro che ai manganelli, alle denunce, ai tribunali e a tutto il potere repressivo. Non è e non è sempre stato così: partiti autoproclamatisi di sinistra si sono spesso comportati diversamente, ma questo non cambia sostanza e dignità di questa idea.
La politica del PD saronnese a fine mandato parla continuamente di sicurezza e di problemi di ordine pubblico; promulga ordinanze liberticide anti-alcoolici contro meno abbienti e indesiderati, sulla linea della continuità con le giunte Gilli; parla di continuo di sgomberi, di denunce e della necessità di reprimere con durezza, e se il PGT non si discosta di molto da quanto avrebbe potuto decidere una giunta di altro colore politico, addirittura il sindaco, stizzito, si dimentica di quando ogni momento, solo qualche anno prima, parlava della necessità di favorire la partecipazione dei cittadini, e si lamenta delle ingerenze esterne alle Sue decisioni.
La domanda sorge spontanea: ma in cosa questo PD è differente, in cosa questo PD differenzia le sue azioni e parole dagli avversari di destra?pisapia-manifesti
Che i temi e il comportamento della giunta comunale saronnese non siano conformi a quanto molti si aspettavano non è solo una nostra idea, ma sono i fatti a parlare. Anno dopo anno la maggioranza perde pezzi, e li perde principalmente da sinistra, dove sia associazioni che partiti, uno dopo l’altro, decidono di voltare le spalle al Dottor Luciano, evidentemente delusi dalla non avvenuta virata di rotta. Comitato Acqua Bene Comune, Rifondazione Comunista, Verdi, una parte di Tu@ Saronno, l’associazione Donne per cambiare, ATTAC% Saronno… I distinguo, le prese di distanza, le critiche alle azioni della giunta arrivano una dopo l’altra, proprio da quei gruppi che più credevano e speravano in un cambiamento.
Guardando dall’esterno quanto fatto e detto dalla giunta saronnese negli ultimi anni appare abbastanza evidente come all’interno della maggioranza, all’inizio della sua avventura, siano convissute anime anche molto diverse tra di loro. Da Rifondazione ai vecchi democristiani, con in mezzo tanta varietà. Con il passare degli anni la convivenza di questi gruppi sembra essere diventata sempre più difficoltosa, e alla fine pare aver prevalso la parte più reazionaria, conservatrice e legalista. E così, quelli che sarebbero dovuti essere 5 anni di forte alterità e rottura rispetto al passato, sono col tempo diventati anni di continuità con le amministrazioni precedenti. L’idea che qualcuno potrebbe farsi è quella che la giunta non abbia saputo reggere sotto le spinte arrivate da sinistra, con le contestazioni e le azioni di vari gruppi attivi nel territorio, e da destra, coi partiti di questa sponda decisi a non lasciare in mano agli avversari politici la palla per altri 5 lunghi anni. A causa dell’evidente paura di perdere consensi la linea politica della giunta si è quindi spostata sempre più, fino a sovrapporsi completamente, con quella dei politici della parte avversa.

A questo punto la nostra riflessione rimbalza nuovamente dal locale al nazionale, e ci viene naturale fare un confronto con quanto avviene fuori dalle mura della nostra città.
L’entrata di prepotenza di Renzi nella politica che conta ha dato una forte spinta al PD. Una spinta spiegata anche da recenti sondaggi che lo indicano come più apprezzato tra gli elettori di destra e centro-destra.
E così, ci si domanda, su tutto il piano nazionale, il PD potrà ancora parlare di aria nuova, cambiamento, svolta di rotta? Dopo anni di governo spalla a spalla con la destra sembra risultare molto difficile, anche se la faccia tosta dei politicanti di tutti gli schieramenti ci ha insegnato a non stupirci più di nulla.

Down By Law – sul 25 aprile

Quando arriva una festa comandata come questa mi capita di documentarmi, perché capita di dover far chiacchiere da bar. Capita. Wikipedia non rappresenta il massimo dell’approfondimento politico, ma è adatto, per i suoi caratteri di semplicità e qualunquismo, alle temute conversazioni.

“Un partigiano è un combattente armato che non appartiene ad un esercito regolare ma ad un movimento di resistenza […], per fronteggiare uno o più eserciti regolari.” “Ciò che contraddistingue il partigiano dal soldato, oltre all’irregolarità, alla accresciuta mobilità e all’impegno politico, è la sua natura territoriale, legata alla difesa di un’area geografica coincidente con l’area culturale di appartenenza.”

Chiaro: i partigiani sono persone che hanno come base comune la rivendicazione di libertà, che condividono e difendono un territorio e una cultura, idee e aspirazioni ed è oltremodo chiaro che agiscono oltre i vincoli della legge. Nonostante ciò, la resistenza, la liberazione e i partigiani vengono ricordati durante una ricorrenza istituzionale, alla quale partecipano proprio tutti: sindaco, rappresentanti di partiti da destra a sinistra, sindacalisti, associazioni varie, due alpini, arcigay, casalinghe devote, clero, leghisti secessionisti, farmacista, operai (i cantieri sono chiusi) e anziani (i cantieri sono chiusi). Nel corteo non ci sono (quasi mai) i partigiani veri, sono estinti come il rinoceronte nero, peccato. Ma è importante tenerne in vita la memoria, che si sappia che hanno liberato l’Italia, che l’Italia ora va bene così e che quindi dei partigiani in realtà non c’è più bisogno, così come della resistenza e si sta tutti bene: sindaco,i rappresentanti dei partiti da destra a sinistra, sindacalisti, associazioni varie, due alpini, arcigay, clero, casalinghe devote, leghisti secessionisti, farmacista, operai e anziani. Il premio per il loro sacrificio è stato la “Costituzione Italiana”, da difendere a costo della vita, oppure, più sobriamente, moderatamente e modernamente, con un “like” su Facebook o, ancora meglio, reinterpretarla, come per l’Antico Testamento, come fosse un insieme di allegorie da non prendere propriamente alla lettera: a volte ci vuole del sano realismo! Pensiamo ad esempio ai Valori portanti indicati nei “Principi Fondamentali e costituenti”:

SUFFRAGIO UNIVERSALE: la Costituzione afferma che votano tutti e, a partire da questo principio, il sistema attuale viene esaltato dai suoi fans come il migliore e unico al mondo. E’ meraviglioso vederli annuire convinti, anche quando viene spiegato loro che, però: “non si può certo votare se si è in crisi come siamo ora e, forse, per sempre, specialmente se si tratta di crisi economica e finanziaria, basata su sistema bancario e liberismo (che tante soddisfazioni ci ha dato e per cui sono morti, quasi certamente, i nostri partigiani). Renzi, Monti, Letta erano e sono i più adatti per trovare soluzioni, non si può rischiare non siano votati, quindi vanno nominati; la democrazia non è uno scherzo, il popolo in 60 anni non ha ancora capito come si vota e il 25 aprile bisogna ribadire l’accettazione delle regole e le conseguenti eccezioni, per il bene di tutti: restare insieme, stare tutti più vicini…sindaco, rappresentanti di partiti da destra a sinistra, sindacalisti, associazioni varie, due alpini, arcigay, casalinghe devote, clero, leghisti secessionisti, farmacista, operai e anziani”. Il Comandante Bruno sarebbe stato d’accordo.

UGUAGLIANZA: rileggendola ai giorni nostri, sotto voce, senza turbare il riposo dei caduti, è quel principio secondo il quale, se non possono più votare le donne, allora neanche gli uomini; la legge elettorale sarà anche incostituzionale, ma è uguale per tutti, come la giustizia! È quel principio secondo cui se vendi carciofi al mercato o sei un ambulante abusivo di colore (tendente al nero) potresti avere parecchi problemi ed essere accusato di essere la rovina dell’Italia, le forze dell’ordine potrebbero anche essere autorizzate (dalla legge che è buona e giusta) a usar maniere poco ortodosse, che “altrimenti chi ci difende”; ma se evadi centinaia di milioni di euro, dividi appalti miliardari appoggiandoti ad amicizie particolari, te la puoi cavare, basta che indossi una cravatta; certo: quattro ore a settimana di volontariato non te le leva nessuno. Mia madre lo fa da una vita, mi sa che ha evaso milioni pure lei. E a me nemmeno mai una mancia. Il Comandante Bruno sarebbe stato d’accordo.

TUTELA DEL LAVORO: su questo la situazione attuale si è evoluta positivamente; la precarizzazione del lavoro, lo svilimento e abbattimento dello statuto dei lavoratori, la creazione di tipologie di contratto che neanche prevedano tutele, la mancanza di fatto di lavoro, hanno portato al principio della Tutela del Tempo Libero e, tenendo conto che lavorare fa malissimo alla salute e priva di moltissimo tempo prezioso, a me va bene anche così. Il Comandante Bruno si sarebbe riposato insieme a me.

RIFIUTO DELLA VIOLENZA E DELLA GUERRA COME MEZZI PER RISOLVERE I PROBLEMI INTERNI E INTERNAZIONALI: questa poi è una baggianata; storicamente si sa che la violenza è necessaria alla pace, l’importante è che “chi la usi sia dalla parte giusta della storia”, quindi a favore di libertà e democrazia, contro i brutti, i cattivi, gli antipatici, i non moderati, i provocatori, i non decorosi, i non decorati, chi chiacchiera al cinema, chi indossa calzini bianchi coi mocassini. Basta che ce lo chieda l’Europa, l’ America, l’Onu, la Nato, la Germania nazista, insomma, basta chiedere. L’importante è individuare e colpire con esattezza chi non marcia accanto al sindaco, rappresentanti dei partiti da destra a sinistra, sindacalisti, associazioni varie, due alpini, arcigay, clero, casalinghe devote, leghisti secessionisti, farmacista, operai e anziani. Il Comandante Bruno fa partire gli applausi.

Quindi, evviva la Costituzione che ci hanno donato i partigiani (era sicuramente l’unica cosa che avevano in mente scorrazzando su e giù per le montagne). E un bravo a chi la difende oggi, con il piglio e gli strumenti di chi sta nel giusto, di chi usa la legge e le istituzioni, perché la limitazione dei diritti e una giusta dose di violenza, non possono essere cattive se vengono usate con l’attitudine del buon padre di famiglia, se le definiamo per legge potere coercitivo di stato, se rendiamo tutto perfettamente legale. Ecco l’eredità, così come l’hanno accolta e capita sindaco, i rappresentanti dei partiti tutti, sindacalisti, associazioni varie, due alpini, arcigay, clero, casalinghe devote, leghisti secessionisti, farmacista e anziani e anche alcuni operai: la legge non è un mezzo per regolare la convivenza all’interno di una comunità, dove il popolo ha sovranità, libertà e autonomia, magari anche autogestione, ma le legge è il fine, a costo di tornare a soffrire, non realizzare desideri, non esprimere un libero pensiero; la legge deve educare a stare dove si è e se la legge è sbagliata ci sarà ancora più onore e gratificazione nel tollerarla, accettarla e rispettarla. E’ come “il palo salva”, “la legge pure” e quindi, se si sono costituiti legalmente, possono condividere le nostre piazze anche Casapound, Forza Nuova e i Nazisti dell’Illinois, se sono in regola non ci si può far nulla, neanche esprimere un’opinione politica lievemente perplessa.

“Ma se i partigiani redivivi avessero chiesto la piazza?” “Eh, dipende: bene se fossero costituiti legalmente tipo ANPI, ma se non la chiedono ai vigili, la pretendono, solo per far polemica, e neanche hanno statuto, referente e sede legale…”25aprile

E quindi il dissenso, la resistenza, oggi non sono più un diritto, un respiro, anticorpi per una governance compromessa, malata, corrotta, ma brandelli di utopia e maleducazione, spolverate di terrorismo e sfascismo. Meglio non ascoltare, far tacere, per il bene di quasi tutti, rappresentanti dei partiti (tutti), sindacalisti, ecc. E qui il Comandante Bruno, forse avrebbe aggrottato un sopracciglio. Chissà cos’avrebbe detto il Comandante a quelli che oggi mi sembrano così vicini alle descrizioni lette su wikipedia, sui testi della resistenza saronnese, nei racconti dei nonni partigiani in quinta elementare, cosa avrebbe detto ai “comitati senza casa”, agli sfrattati e gli sfrattandi che non accettano lo stato di cose. Avrebbe forse detto loro: “Monelli: non tenete conto del fatto che c’è gente che ha lavorato tutta la vita per le sue proprietà; sappiate che i servizi sociali aprono il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10:00 alle 12:00”; ai No Tav, ai No Muos avrebbe detto: “Monelli: un No Tav non è neanche lontanamente accomunabile a un partigiano, perché, perché… perché… insomma, non rompere le balle che tanto non potete capire e poi, i partigiani, come noto, sulla montagna ci eran costretti, ma preferivano il mare, quindi smamma o unisciti al trenino”.

In realtà, forse sarebbe andato a casa della gente di sinistra, sindaco, rappresentanti di partiti da destra a sinistra, sindacati, associazioni varie, arcigay, clero, leghisti secessionisti, farmacisti, operai e anziani e avrebbe spiegato senza troppa solidarietà o moderazione che il fascismo era legale, ma non è stato sconfitto con le carte bollate! Gli avrebbe spiegato che i partigiani erano pochi e combattevano con le poche risorse che avevano, e che dovrebbero essere felici che non si siano allineati alla maggioranza per ragioni di Stato, perché la maggioranza, in Italia, stava coi Savoia, poi coi fascisti e con Andreotti e negli ultimi anni si sa con chi, perché la maggioranza, prima di capire che c’era qualcosa che non andava, ha accettato le guerre coloniali, le leggi razziali, l’entrata in guerra, cioè, un po’ come ora, la maggioranza prende tempo e fa finta di nulla, e si scandalizza pure se qualcuno s’incazza, finché c’è qualcuno che le lanci un osso. E spiegherebbe a questa gente di sinistra che se usa la memoria solo come strumento retorico, tanto vale seppellirla con i corpi di chi l’ha creata. Perché il fascismo c’è, ci sono i CIE, le spese militari, il controllo sociale, lo sfruttamento sul lavoro, la mafia collusa con lo Stato, le grandi opere che devastano il territorio per la ricchezza di pochi, le discriminazioni economiche, razziali, sociali, sessuali, religiose, perché ripetere su un palco “non dovrà più accadere” (alludendo a un futuro astratto e lontano) e non accorgersi che “sta accadendo ora”, fa incazzare il Comandante e piangere Gesù.

Grazie di cuore, quindi, al Comandante Bruno e ai partigiani tutti, quelli che hanno resistito ieri e quelli che continuano a farlo; grazie oggi come allora, perché non accettate la retorica del cambiamento dall’interno, la legge come confine ineluttabile tra ciò che è giusto e ciò che non lo è, grazie a chi non vota né utile né utilitarista, a chi non abbraccia soluzioni facili, soluzioni finali o soluzioni dalle larghe intese, come fossero la fucina per una nuova base costituente. Se l’avessero fatto nel ’43, se avessero lasciato stare, se fossero stati sobri e moderati, oggi non festeggeremmo il 25 aprile, avremmo qualche fascista in più, faremmo qualche grigliata in meno, ma, voglio pensare anche positivo: forse le Ferrovie Nord arriverebbero in orario.

CORTEO 13 APRILE
contro la pedemontana

Domenica 13 Aprile un corteo sfila per le vie di Lomazzo. Più che per protesta il corteo sembra voler sfilare nelle strade lomazzesi per permettere a chi, giunto dalle città limitrofe, voglia ammirare ciò che la creazione di un mostro ecologico come la Pedemontana provoca al territorio in cui viviamo. Chilometri e chilometri di cemento colato sopra a quelli che erano, fino a poco fa, alcuni dei pochi spazi verdi rimasti nel nostro territorio.

Il progetto della Pedemontana, dopo aver attraversato Lomazzo e tagliato in due il Parco Lura, continuerebbe per ancora un lungo tratto, passando addirittura sopra ai territori su cui nel 1976 si riversò una nube tossica di diossina a seguito della fuoriuscita da un reattore chimico della fabbrica ICMESA di Meda. Proprio a Seveso dove in alcune zone è ancora presente una contaminazione residua di TCDD, la movimentazione del suolo a seguito dell’apertura dei cantieri causerebbe l’aumento del rischio di esposizione alla diossina per la popolazione del territorio.

Qualcuno sembra determinato però nel cercare di fermare questo ennesimo scempio ambientale, impedendo alla Pedemontana di proseguire oltre e far scomparire un totale di 550 ettari di suoli agricoli e naturali.

Lo Stroligh

Cambiare il mondo non basta. Lo facciamo comunque. E, in larga misura, questo cambiamento avviene persino senza la nostra collaborazione. Nostro compito è anche d’interpretarlo. E ciò, precisamente, per cambiare il cambiamento.
Affinché il mondo non continui a cambiare senza di noi. E, alla fine, non si cambi in un mondo senza di noi.
Günther Anders, L’uomo è antiquato

 

Lo Stroligh: vagabondo, forestiero, girovago, scapestrato, piantagrane. Così ci sentiamo.
Sempre più forte sentiamo l’esigenza di uno spazio comune, in cui discutere e analizzare ciò che avviene dentro la società in cui viviamo, le dinamiche e le lotte dentro e fuori dalla stessa. Una società che leggiamo e recepiamo con lenti altre e che vogliamo raccontare servendoci di linguaggi, strumenti interpretativi diversi, per comunicare, condividere.
In questi anni una varietà di singoli e di gruppi si è trovata a discutere, anche animatamente, incrociando opinioni su ciò che accadeva sul nostro territorio. A volte si è raggiunta una sintesi, altre volte no.
Uno di questi incontri ha portato alla genesi di un progetto comune: un blog come strumento per cominciare, per porsi e porre domande prima di abbozzare delle risposte
, per insinuare criticità, mettere in luce problemi e percorsi possibili. Un luogo d’incontro tra punti di vista differenti nel quale affinare le analisi, ispirare l’azione, superarla.
Non siamo un gruppo chiuso e omogeneo: ognuno declina nella quotidianità le proprie scelte e pratiche secondo le proprie attitudini e risorse, ma viviamo insieme un’agorà, uno spazio di dialogo e scambio, senza mediazioni verticistiche.

Non ci interessa sovrapporci all’informazione già esistente: ci interessa proporre un punto di vista, che sarà inevitabilmente il punto di vista delle persone che si trovano a confrontarsi, che accettano e vivono le condizioni del libero pensiero, che rifiutano il pensiero unico, la subordinazione alle ideologie, l’accettazione di un sistema precostituito, necessario, considerato dai più come il migliore dei mondi possibili.
Daremo invece spazio a quelle notizie ritenute poco significative da chi ha come interesse prioritario vendere e guadagnare.
Non inseguiremo lo scoop, l’ultimissima, non ci saranno capo redattori e correttori di bozze. Non ci saranno
nemmeno firme, perché anche un articolo scritto a due mani sarà frutto di una dialettica comune.

Ci interessa partire ragionando e discutendo del territorio in cui viviamo, quello saronnese, senza che ciò ci impedisca di vagabondare liberi, tentando con gli strumenti che abbiamo scelto di incidere sul mondo in cui viviamo e quindi sulle nostre vite.

Vagabondi, forestieri, girovaghi, scapestrati, piantagrane. Così ci sentiamo.

 

 

Sfratto a Caronno

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Caronno Pertusella, 7 aprile 2014: giorno stabilito lo sfratto esecutivo per un sessantenne.

8:00: lo sfrattando e una ventina di solidali, decisi insieme a resistere a questa ingiustizia, attendono l’ufficiale giudiziario e i fabbri che avrebbero cambiato la serratura dell’appartamento.
14:00: arriva l’ufficiale giudiziario, accompagnato da una quindicina tra carabinieri di Caronno, carabinieri di Saronno e digos di Varese. Oltre a loro gli operai, l’avvocatessa della proprietà che vuole lo sfratto,qualche giornalista e il sindaco di Caronno.

I solidali, posizionati sulla porta d’ingresso con uno striscione su cui scritto “Basta sfratti”, impediscono agli operai di entrare nella palazzina; si svolge quindi un lungo colloquio tra lo sfrattando, il sindaco di Caronno, l’ufficiale giudiziario e l’avvocato della proprietà, con attorno digos e carabinieri.
Dopo un’ora si riesce a ottenere il rinvio dello sfratto di un mese con la promessa/minaccia del sindaco: “mi sono impegnato, d’accordo con il signor Melis, che se entro un mese non si trova una soluzione lui uscirà con me dall’appartamento”.
Quello che senza la presenza della solidarietà sarebbe stato uno sfratto sicuro passato in sordina, è diventato un caso ed è stato rinviato di un mese.