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Identificazione forzata dei migranti

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Apprendiamo con sgomento che è stata trasmessa ai sindacati di polizia, una circolare del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, datata 16 marzo 2016, dove si cita la norma che verrà presto varata in materia di Hot Spot e di “accoglienza” dei migranti irregolari.

L’uso della forza somministrata agli immigrati in caserme e commissariati non è nuovo, non ci sorprende ed è ampiamente testimoniato da chi l’ha subita. Fino ad oggi era silenziata, oscurata dal solito velo di omertà mafiosa che avvolge solitamente gli episodi di questo tipo. Ciò che ci inorridisce è che venga palesemente legittimata dal Ministero, che dovrà allora illustrarci cosa intende con l’uso della forza (specie se utilizzata da pubblici ufficiali) su donne e uomini che non vogliano farsi prendere le impronte digitali. Ci spieghi se è prevista una “scala del dolore” a cui sottoporre le persone da identificare. Ci chiarisca che tipo di sofferenza può infliggere un “rappresentante dello Stato” pur di raggiungere il suo obiettivo.

A seguire, alcuni video trovati in rete che esemplificano la tematica e, ovviamente, la circolare in questione.

circoforza16mar2016

http://www.youtube.com/watch?v=nC0frtdupWs

http://www.youtube.com/watch?v=_g0lNm1Lnwg

Protesta nel carcere di Opera (MI)

“Dalla Caienna di Opera”

Noi sottoscritti detenuti di Opera del 1° Padiglione Sezioni A-B-C quarto piano, con la seguente vogliamo rendere pubblica ogni violazione sui diritti dei detenuti a cui siamo sottoposti attraverso abusi-umiliazioni-ricatti e falsi rapporti …

chiediamo che:

  • 1. ci venga dato il diritto di avere una commissione di detenuti per il controllo del vitto come previsto dagli art. 12 e 27 o.p. perché oltre questo non vengono rispettate le tabelle ipocaloriche e la maggior parte dei detenuti sono costretti allo sciopero della fame forzato e il vitto da anni è sempre uguale …

chiediamo che:

  • 2. ci sia garantito il diritto alla salute così come sancito dall’art. 32 stabilito dalla Costituzione della Repubblica italiana per la tutela e il diritto alla salute dell’individuo e della collettività. Qui ci negano il diritto alla salute e per un semplice Aulin o Tachipirina dobbiamo chiederne la prescrizione medica (prima di ammalarci), senza contare i lunghi mesi di attesa per visite specialistiche a persone gravemente ammalate e con gravi patologie tutto questo è inaccettabile …

chiediamo che:

  • 3. noi detenuti del 1° Padiglione di avere il diritto di usufruire dei colloqui estivi all’aria aperta come il 2° Padiglione perché tutti i bambini e famigliari sono uguali e invece la direzione usa i colloqui estivi come un’arma di “premio-ricatto”…

chiediamo che:

  • 4. venga abolito l’art. 41 o.p. dove il seguente art. dice che: si richiede l’impiego della forza fisica e dei mezzi di coercizione verso i detenuti. Questo ignobile articolo giustifica e rende impuniti abusi-violenze e pestaggi sia a Opera che in tutti i penitenziari italiani …

chiediamo che:

  • 5. la direzione la finisca ci non concedere l’uso dell’ascensore ai lavoranti spesini-portavitto e costringerli (come schiavi) a trasportare centinaia di chili per le scale sino al 4° piano dato che veniamo pagati con 60 miseri euro mensili.

Per concludere:

abbiamo mille ragioni per rappresentare e scrivere il trattamento discriminatorio e disumano a cui siamo sottoposti al 1° Padiglione. Questo nostro comunicato vuole essere solo l’inizio di una serie di iniziative volte ad ottenere i nostri diritti e il ripristino di quel trattamento che non cade in condizioni disumane e degradanti come quello attuale.

In fede, i detenuti

(seguono le raccolte di firme – qui raccolte in 3 fotocopie, rispettivamente delle sezioni A-B-C – la cui somma totale è 128)…

Fine febbraio 2016

Nuovo opuscolo: “Rompere la piazza”

COPERTINA

E’ uscito un nuovo opuscolo dal titolo: “Rompere la piazza”, un lavoro di analisi ben fatto e curato che può aiutare a comprendere sia gli eventi che hanno portato chi ci governa a dotarsi di un reato di “devastazione e saccheggio”, sia a far chiarezza su come ci si può muovere se ci si trova indagati per questo reato.

OPUSCOLO web

Disordini nel carcere delle Novate, a Piacenza

carcere delle Novate - Piacenza

Leggiamo dalla stampa di regime di disordini scoppiati, all’inizio di maggio, all’interno della Casa Circondariale delle Novate, a Piacenza, dove sembra che alcuni detenuti abbiano danneggiato suppellettili che si trovavano all’interno di una sezione dell’istituto. Nulla di nuovo se non fosse che l’annoiato Sindacato Autonomo di Polizia PEnitenziaria ha ricostruito la vicenda parlando di inneggiamenti all’ISIS, suscitando un coro di polemiche. Il ministro dell’interno Angelino Alfano ha commentato intervenendo ad un congresso a Piacenza:” Abbiamo un forte monitoraggio del nostro sistema penitenziario e sappiamo che le carceri possono essere luoghi di possibile radicalizzazione. Ecco perché teniamo sotto monitoraggio gli istituti e ogni settimana si riunisce il Comitato di analisi strategica anti terrorismo dove siede anche il rappresentante del dipartimento dell’amministrazione carceraria”.
Quella che è stata bollata come “rivolta jihadista” è stata però seccamente smentita dalla stessa Caterina Zurlo, direttrice dell’istituto, che ha aggiunto all’interno di una nota del 9 maggio: “In data di ieri si sono verificati gravi disordini in una sezione ordinaria di media sicurezza della struttura piacentina ospitante 17 detenuti, che ha riportato danni strutturali e all’impiantistica ad oggi non quantificati e che comunque resta funzionante e di cui non si prevede la chiusura. Promotori dei disordini 3 detenuti che, lamentando le condizioni di restrizione, hanno tentato di fomentare gli altri […] che non si sono lasciati coinvolgere. Risulta priva di ogni fondamento la notizia riportata di inneggiamento all’ISIS e non si è registrato alcun riferimento al terrorismo di stampo jihadista”.
Le parole della direttrice, tentando di chiarire l’accaduto, ci lasciano sgomenti pensando a ciò che possa aver motivato alcuni prigionieri stranieri (già detenuti in una sezione meno rigida come quella a celle aperte) a manifestare la loro rabbia. Quello che è chiaro di sicuro, è che saranno tutti sanzionati (così vuole la prassi) se non trasferiti. Cercheremo di saperne di più su ciò che è realmente accaduto, intanto ci stringiamo a tutti coloro che si ribellano contro i loro carcerieri. Fatevi forza, ragazzi!!!

“Meno male è lunedì” di Filippo Vendemmiati

“Cesare deve morire” dei Fratelli Taviani

 

 

Pfizer e la pena di morte

pfizer

Apprendiamo dai Media che il colosso farmaceutico statunitense Pfizer ha deciso di negare l’utilizzo dei suoi prodotti nelle esecuzioni capitali, causando la sospensione di diverse condanne in attesa di nuovi fornitori.
La decisione segue a ruota quella di almeno altre venti case farmaceutiche europee e americane, che negli ultimi anni hanno rivisto i loro macabri contratti commerciali con gli istituti penitenziari che praticano le iniezioni letali. Questa situazione ha gettato nel caos le esecuzioni delle condanne costringendo le carceri a ricorrere a mix di farmaci che hanno causato sofferenze fisiche a decine di condannati.
La macchina di morte però non può essere fermata, a costo di ritornare all’uso di cappi, sedie elettriche o fucilazioni, e l’argomento “pena di morte” è determinante nei giochi politici del Potere. La carenza di fornitori ha così costretto alcuni Stati Nordamericani a ricorrere a farmaci esteri non approvati dal Federal Drug Administration, provocando problemi legali e doganali e contribuendo così al crollo delle esecuzioni capitali negli USA, al minimo da quarant’anni a questa parte.

Lettera di Maurizio Alfieri, inizio di marzo, dall’isolamento di Opera

Ciao, scrivo a te e tutti/e le compagne e i compagni, per pubblicare quanto è successo, avvisate Massimo che neanche il telex a loro mi hanno fatto partire, lo hanno bloccato con i soliti motivi di “ordine e sicurezza dell’istituto”.

Come saprete (ed era scontato) sono in isolamento per le solte ritorsioni per aver pubblicato abusi e pestaggi, di cui ne vado fiero e lo rifarei. Voglio ringraziare di cuore tutti i miei compagni di sezione A e C 4° Piano 1° Padiglione, per aver protestato quando mi hanno portato in isolamento, e che solo attraverso un mio scritto, dove li rassicuravo di star bene e di non protestare, hanno smesso: perché non volevano rientrare in cella (li adoro). Questo mi ha commosso tanto, dopo tanti anni di lotte per qualsiasi mio compagno senza distinzioni di etnie e culture, aver saputo che tutti si sono mobilitati, mi sento di mandare un caro e fraterno abbraccio ad ognuno di loro per dirgli che gli voglio bene, e di continuare ad essere uniti e soprattutto a scrivere agli indirizzi che hanno avuto per pubblicare ogni abuso.

Io sono stato portato in isolamento; ieri ho scoperto di trovarmi qua per minacce ad un agente! Con offese per il direttore (falso). Ho detto al direttore che se l’avessi offeso lo confermavo, comunque ho dato a lui il mio scritto sul rifiuto a presenziare al consiglio di disciplina, anche se poi sono andato per dirgli che sono disgustato delle cose che accadono qui dentro, soprattutto dei pestaggi verso gli ammalati. Subito mi ha risposto un dottore lì presente, dicendo che: al Centro Clinico c’è un detenuto sulla carrozzina (un bestione di 2 mt) così ha detto (“bestione” = a animale) che ogni giorno prende per il collo gli agenti e nessuno lo tocca!!! Logicamente è di parte e deve conservare il suo posto di lavoro. Hanno minacciato due detenuti che lavoravano al Centro Clinico, perché vogliono farla pagare a chiunque diffonda notizie su quello che fanno. Lottiamo uniti.

Alla fine di tutto ciò ho detto di aprirmi il blindato perché sono solo io ad averlo chiuso, e lui, ridendo, ha detto: muratelo vivo… poi mi ha detto che se vuole mi fa applicare il 14bis; e io gli ho risposto che cosa aspetta a farlo? Tanto non ho paura di niente e al mio fianco ci sono tutte/i i/le compagne/i che sostengono le mie/nostre lotte e che non mi lasceranno mai solo, ovunque mi trasferiscano e che sono pronti a protestare sotto il D.A.P.

Compagni/e sappiate che abbraccio tutte/i che in strada, nelle piazze, nelle vali, nelle radio, riviste, ecc., daranno voce a me contro questi aguzzini che stanno cercando di isolarmi da tutte e tutti voi; e non mi arriva più posta da ottobre 2014. Scrivete sempre anche raccomandate, io nelle sofferenze ho il vostro amore e affetto che mi rende felice e vi amo e vi adoro a tutte/i.

Hanno creduto (e pensato) di gestirmi attraverso abusi, false promesse, sparizione della posta, negazione della ludoteca a un mio pronipote di soli 2 anni con seri problemi di salute, ora che stanno per trasferirmi saranno felici ed io dico a costoro di ‘farsi fottere’ perché sono felice di lottare contro i loro crimini e tra 2 anni uscirò a mi unirò ad ogni presidio furi dai carceri, soprattutto a Opera.

Ho scritto una lettera al D.A.P. che vi spedisco, da pubblicare (non è mai probabilmente partita, di sicuro mai arrivata! nota ns), dove li informavo che anche se venivo trasferito non avrei smesso di lottare, dato che la colpa di tutto è della direzione di Opera. Vediamo dove mi mandano. E poi tutti/e i/le compagne/i di cuore e coraggio, sapranno come sviluppare la loro solidarietà che scalderà il mio cuore.

 

Materassi strappati, passeggio senza tettoia e sporco di pipì. Aria impossibile, una sola doccia funzionante, sbobba per animali, psicofarmaci a quantità, due ragazzi diventati robot (poverini) vittime di questo sporco sistema che vige a Opera… malati psichici al Centro Clinico chiusi 24 ore al giorno (raccontato da tutti i lavoranti).  Ed ora, dopo lo scandalo sul Centro Clinico per quello che abbiamo pubblicato, la direzione si è affrettata a passare degli opuscoli dove (essi) si vogliono impegnare a dislocare i malati nelle sezioni per vincere l’inerzia e l’apatia (ipocriti).

Scriverò una lettera aperta al ministro Orlando, dove tutti/e potranno leggerla e trarne le conclusioni. Così tutti coloro che parlano di legalità e giustizia dovranno chiedersi perché i detenuti che pubblicano crimini vengono sottoposti a rappresaglie-abusi-isolamenti e continui trasferimenti? Questa è legge? Siamo in uno stato totalitario? Fascista? E’ legale torturare e picchiare gli ammalati?

Avrò tante domande da porre, dove in tanti anni di lotte non ho mai avuto risposte ma solo anni e anni e anni di isolamenti e trasferimenti, e 4 ani di censura (per imbavagliarmi) fallito. Questo sistema va cambiato, combattuto. Io continuerò a farlo anche se da una cella di isolamento (ma sempre a testa alta).

Un abbraccio fraterno a tutti/e e/i compagn/e e a coloro che rivolgeranno un loro pensiero di solidarietà e vicinanza al mio isolamento.

Abbraccio Valerio a Terni , Davide D., Davide R., tutti/e i detenuti/e in lotta, inviategli indirizzi dove pubblicare abusi, perché grazie ai social network, gli aguzzini non possono più nascondere i crimini che per molti  anni (troppi) hanno ucciso e torturato i detenuti/e.

Si vis pacem parabellum

Chi lotta potrà perdere, chi non lotta ha già perso. Il rispetto della propria dignità e dei diritti non può toglierceli e calpestarli nessuno, neanche queste sporche mura.

A testa alta solidale e ribelle Maurizio.

Equitalia pignora la diaria ai detenuti

Riportiamo dalla rete l’episodio di un detenuto del carcere di Monteacuto, ad Ancona, condannato per contrabbando di sigarette a cui Equitalia vuole pignorare l’intera diaria giornaliera di 20 euro, guadagnata facendo lavori di giardinaggio all’interno del penitenziario per scopi riabilitativi.

Facendo i conti al centesimo il debito gli è stato calcolato in 12.256 euro: considerando una paga percepita di 500/600 euro mensili, il detenuto dovrebbe lavorare circa due anni gratis.
Si potrebbe quindi parlare di “lavori forzati” direttamente inflitti non da un tribunale ma da Equitalia.
I burocrati dell’ente riscossore non si limiteranno ovviamente a questo singolo caso, ma prevedono di entrare in possesso di tutte le somme percepite dai detenuti in debito col fisco, guadagnati col loro lavoro fuori o dentro le strutture carcerarie.
Si parla di una montagna di soldi, estorti nel modo più vile, che fanno gola ad Equitalia che vedrà così ingrassare i suoi affari.

“Il giorno più bello della mia vita io non c’ero” di Simone Bargiotti

il giorno più bello

Questo libro non è un romanzo. È la storia di una psicoterapia, ed è dedicata a tutti i medici e professori – alcuni con tanto di cattedra universitaria – che si credono Dio e non hanno capito nulla di quello che è successo. Perché un ragazzo di ventiquattro anni a un certo punto sta male? Cosa è davvero successo nella sua vita? Quanto c’è di vero? Nulla, hanno fatto presto a sentenziare questi signori, liquidando il tutto come “non vero”. E invece un fondo di verità esiste. Un perché. Una causa.

Edizione “I libri di Emil”

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