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Archivio per il tag: antipsichiatria

Letture: “La classe è morta – Storia di un’evidenza negata” di Carla Cerati

A cura di Pietro Barbetta
Prefazione di: John Foot
Postfazione di: Silvia Mazzucchelli

Morire di classe uscì nel 1969. Era un libro curato da Franco e Franca Basaglia, un volume d’immagini e commenti, di denuncia e speranze. Speranze che le cose potessero cambiare, che la giustizia entrasse nelle mura della salute mentale e i pazienti fossero trattati con dignità.
L’impresa è riuscita? Sono scomparse, si sono rarefatte, immagini di quel tipo, oppure si sono trasferite sul territorio, fuori le mura, dentro altre mura invisibili, fatte di molecole ad alto dosaggio e di fasce pendenti dai lettini?
Questo volume, a partire dalle storiche immagini di Morire di classe di Carla Cerati, prova a riattualizzare il tema dell’universo concentrazionario manicomiale, rinchiuso in ospedale, nella forma di trattamento sanitario obbligatorio, e nei reparti di osservazione psichiatrica nelle carceri.

https://www.mimesisedizioni.it/libro/9788857599236

IL CAPITALISMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

IL CAPITALISMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

“Una buona salute mentale consente alle persone di lavorare in modo produttivo e di realizzare appieno il proprio potenziale. Al contrario, una cattiva salute mentale interferisce con la capacità di lavorare, studiare e apprendere nuove competenze. Essa ostacola i risultati scolastici dei bambini e può avere un impatto sulle prospettive occupazionali future.
I ricercatori stimano che solo a causa della depressione e dell’ansia si perdono ogni anno 12 miliardi di giorni lavorativi produttivi, per un costo di quasi 1.000 miliardi di dollari. Questo dato comprende i giorni persi per assenteismo, presenzialismo (quando si va al lavoro ma non si lavora) e turnover del personale.” (World mental Health report. Tranforming mental health for all; Cap. 4.3.2 Economic Benefits; OMS 2022).
Il 13 e 14 ottobre 2022 si terrà a Roma l’incontro internazionale promosso dall’OMS (Organizzazone Mondiale della Sanità) in cui si presenterà il World Mental Health Report. È in questa occasione che nasce la chiamata a scendere in piazza a Roma Giovedì 13 Ottobre.

OCCUPARSI DELLE CAUSE NON GENERA PROFITTO

La gestione sanitaria dell’emergenza pandemica ha evidenziato una totale assenza di interventi diretti ad approfondire le cause che l’hanno determinata, occupandosi esclusivamente dei sintomi. Focalizzare l’attenzione sulla ricerca delle cause avrebbe significato inevitabilmente attuare una radicale trasformazione delle politiche sociali, economiche, ambientali, sanitarie, relazionali.
Troppo costoso e quindi, poco produttivo. La psichiatria funziona con le stesse modalità: al presentarsi di una crisi non vengono prese in considerazione le cause che l’hanno determinata, la persona viene espropriata della possibilità di esprimere i propri significati e di autodeterminarsi attraverso un potere del tutto arbitrario il cui interesse non é affatto quello dichiarato della cura, ma piuttosto la progressiva medicalizzazione e cronicizzazione della crisi.
Lo Stato in questi due anni si è comportato allo stesso modo: in nome di una presunta irresponsabilità collettiva ha imposto le sue direttive dall’alto imponendosi come organo iper-razionale, una mente che ‘decide’ e sovradetermina il ‘corpo’ sociale, che in quanto ‘corpo’ è ad esso subordinato secondo un dualismo riduzionista para-psichiatrico appunto. Lo Stato e i suoi tecnici hanno valutato lo ‘stato di necessità’ secondo le leggi dell’economia, e gestito l’emergenza/crisi con la contenzione – l’esproprio della salute – esattamente come avviene in psichiatria. Allo stesso modo si è imposto un trattamento farmacologico col ricatto, impedendo alle persone di esprimere il proprio consenso, assicurando l’immediato introito per Big Pharma e lasciando solo chi ha subito le conseguenze sulla propria salute degli effetti collaterali del vaccino.

PER LA LIBERTÀ DI SCELTA CONTRO L’OBBLIGO DI CURA

L’attuale prassi nelle istituzioni psichiatriche prevede l’assunzione obbligatoria di psicofarmaci che a lungo termine risultano il più delle volte essere dannosi e invalidanti. La progressiva cronicizzazione della sofferenza è funzionale da un lato alla presa in carico a vita dall’altro al profitto delle multinazionali del farmaco.
La parola della persona non viene presa in considerazione o addirittura giudicata come sintomo della malattia, mentre vivere in una società fondata sulla prestazione e l’individualismo, la solitudine e l’assenza di una dimensione comunitaria sembra cosa del tutto normale. Si interviene sui sintomi categorizzandoli come espressione di “malattia mentale” ricorrendo ai TSO, alla contenzione fisica, meccanica e farmacologica. Nei CIM i colloqui sono troppo brevi e non c’è nessuna possibilità di essere ascoltatз o di esprimere dubbi e difficoltà.
Crediamo che rivendicare il diritto ad avere parola e ad autodeterminarsi significhi anche riappropriarsi delle proprie esperienze, delle difficoltà, della sofferenza e della molteplicità di modi per affrontarla. Siamo convintз che ci siano persone, tra coloro che operano all’interno delle strutture sanitarie, che si rifiutano di essere complici di questo sistema di oppressione e che preferiscono slegare piuttosto che contenere, ascoltare piuttosto che mettere a tacere con i farmaci, essere solidali con chi si sottrae alle logiche di competizione. Sono loro che vorremmo al nostro fianco.

TECNOLOGIE E DIGITALIZZAZIONE: LA RELAZIONE NEGATA

Si parla di “salute mentale digitale”, un processo che strumentalizza le retoriche dell’innovazione, dell’accessibilità e dell’inclusione, introducendo invece forme sempre più specializzate di controllo, disciplinamento ed esclusione. Una “salute” sempre più delegata al dispositivo tecnico, costruita intorno alle esigenze del mercato dell’industria tecnologica e all’inesorabile sottrazione di reali spazi di soggettivazione, autodeterminazione e solidarietà dal basso.

CONTRO IL PROIBIZIONISMO PER LA RIDUZIONE DEL DANNO

C’è un’evidente contraddizione nei proclami dell’OMS, da un lato si promuove il consumo di sostanze “psicotrope” legali con effetti disastrosi, dall’altro si criminalizza l’autoconsumo di sostanze psicoattive. Al mondo un detenuto su cinque è in carcere per violazioni delle leggi sulle droghe. In Italia circa un terzo della popolazione detenuta è in carcere per questo motivo. Il proibizionismo non solo ha fallito, ma è esclusivamente funzionale al controllo sociale e a finanziare narco-mafie e narco-stati utili al riciclo e alla riproduzione del Capitale. E’ fondamentale dare voce allз consumatorз, attivando politiche dal basso improntate alla riduzione del danno e al consumo consapevole.

PER L’ABOLIZIONE DELLA CONTENZIONE E DELL’ELETTROSHOCK

Nonostante le belle parole dell’OMS nei reparti psichiatrici si continua a morire legati nei letti di contenzione. Continuano ad essere praticati dispositivi manicomiali e coercitivi come l’uso dell’elettroshock, l’obbligo di cura, la contenzione farmacologica, le porte chiuse, le grate alle finestre, le limitazioni e il controllo della libertà personale.
Non c’è salute nei CPR, nelle carceri, negli SPDC, luoghi di tortura e annientamento delle persone. Non c’è salute dove c’è violenza e discriminazione di genere, senza diritto effettivo all’aborto e supporto alla genitorialità. Non c’è salute nelle politiche economiche che finanziano armamenti e guerre, sottraendo risorse alla collettività e ai bisogni delle persone.
La salute che vogliamo si basa su percorsi di solidarietà, autogestione e mutualismo dal basso. E’ il frutto dell’interdipendenza tra corpi, condizioni sociali e ambientali.
Non si può garantire salute per tuttз, senza lavoro, scuola e università, spazi comuni e di socialità liberati dalle logiche del profitto neoliberista. Crediamo che non ci sia bisogno di uno Stato né di un’organizzazione Mondiale che si proponga di riorganizzare e che sovradetermini la nostra salute e le nostre vite. Siamo convintз che ritrovarsi, ricostruire delle relazioni e delle comunità, riprendersi strade e spazi, possa essere un primo passo per aprire un orizzonte nel quale dar vita a luoghi liberi dalle dinamiche individualistiche, di sfruttamento e mercificazione.

PRESIDIO COMUNICATIVO
Giovedì 13 ottobre alle ore 11.00 – Piazza del Risorgimento – Roma
INVITIAMO TUTT3 A PARTECIPARE!

Assemblea Antipsichiatrica

Libro: “Il carcere invisibile” di Luca Sterchele

Il carcere invisibile

Etnografia dei saperi medici e psichiatrici nell’arcipelago carcerario

di Luca Sterchele – Meltemi editore 2021

La recente chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) ha sconvolto le preesistenti geografie del sistema penale, producendo effetti di rilievo anche nel campo penitenziario. Negli ultimi anni, sembra infatti che il carcere abbia visto l’esplosione di una nuova “questione psichiatrica”, con l’ingresso di un numero crescente di detenuti affetti da disturbi psichici come diretta conseguenza del superamento delle precedenti istituzioni manicomiali. Il testo si propone di decostruire tale retorica attraverso uno studio etnografico condotto in tre istituti penitenziari del Nord Italia.
Facendo riferimento agli approcci teorici della criminologia critica e della psichiatria radicale, la ricerca evidenzia la natura complessa e sfaccettata del fenomeno, indaga i saperi e le pratiche messe in atto dagli operatori sanitari e ne analizza l’interazione con il campo morale e simbolico del penitenziario.

Luca Sterchele è assegnista di ricerca in Sociologia all’Università degli Studi di Padova, dove si occupa prevalentemente di salute mentale e saperi medici nel campo penitenziario. Ha svolto ricerche in istituti penitenziari maschili e femminili, oltre che nelle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza. Collabora con il Master interateneo in Criminologia Critica e Sicurezza Sociale dell’Università degli Studi di Padova e dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. È inoltre membro della redazione online di “Studi sulla Questione Criminale”.

https://www.meltemieditore.it/catalogo/il-carcere-invisibile/

“Indagine su un’epidemia” di Robert Whitaker

Lo straordinario aumento delle disabilità psichiatriche nell’epoca del boom degli psicofarmaci.

   Se quello che ci è stato raccontato finora è vero, cioè che la psichiatria ha effettivamente fatto grandi progressi nell’identificare le cause biologiche dei disturbi mentali e nello sviluppare trattamenti efficaci per queste patologie allora possiamo con concludere che il rimodellamento delle nostre convinzioni sociali promosso dalla psichiatria è stato positivo.

   … Ma se scopriremo che la storia è diversa – che le cause biologiche dei disturbi mentali sono ancora lontane dall’essere scoperte e che gli psicofarmaci stanno, di fatto, alimentando questa epidemia di gravi disabilità psichiatriche – cosa potremo dire di aver fatto? Avremo documentato una storia che dimostra quanto la nostra società sia stata ingannata e, forse, tradita.

   Robert Whitaker è un noto giornalista statunitense di importanti pubblicazioni scientifiche americane. E’ conoscitore ed accusatore della psichiatria tradizionale tanto da -con questo suo nuovo libro- addossare le cause dei disturbi mentali all’aumento della somministrazione degli psicofarmaci nella medicina moderna.

 Nell’elenco degli eventi del nostro sito trovate la data della presentazione più vicina a voi.

 

s05p03 – Collettivo Antipsichiatrico Bolognese

TAGS: mezzoradaria, psichiatria, antipsichiatria, Bologna, repressione, emarginazione, medicalizzazione, consapevolezza, controllo

Oggi parliamo di antipsichiatria con il collettivo antipsichiatrico di Bologna. Come nasce l’esigenza di lavorare su questo aspetto? Chi subisce la psichiatrizzazione?

TAGS: mezzoradaria, psichiatria, antipsichiatria, Bologna, repressione, emarginazione, medicalizzazione, consapevolezza, controllo, iniziative

Oggi parliamo di antipsichiatria con il collettivo antipsichiatrico di Bologna. In pratica cosa fate? C’è un telefono viola? Ci saranno delle iniziative?

“Il giorno più bello della mia vita io non c’ero” di Simone Bargiotti

il giorno più bello

Questo libro non è un romanzo. È la storia di una psicoterapia, ed è dedicata a tutti i medici e professori – alcuni con tanto di cattedra universitaria – che si credono Dio e non hanno capito nulla di quello che è successo. Perché un ragazzo di ventiquattro anni a un certo punto sta male? Cosa è davvero successo nella sua vita? Quanto c’è di vero? Nulla, hanno fatto presto a sentenziare questi signori, liquidando il tutto come “non vero”. E invece un fondo di verità esiste. Un perché. Una causa.

Edizione “I libri di Emil”

Documentario “87 ore” di Costanza Quatriglio

87ore

Film-documentario “87 ore” di Costanza Quatriglio (2015 – 75 minuti)

Francesco Mastrogiovanni – insegnante elementare, 58enne originario di Castelnuovo Cilento (SA) – muore nel reparto psichiatrico dell’Ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania il 4 agosto 2009. La mattina del 31 luglio l’uomo era stato sottoposto a un Trattamento Sanitario Obbligatorio. Le immagini del sistema di videosorveglianza, presente nel reparto psichiatrico, documentano l’intero ricovero del maestro e la sua agonia. Francesco Mastrogiovanni, due ore dopo l’ingresso nel reparto, è legato mani e piedi al letto dell’ospedale. Viene liberato dalla fasce di contenzione solo dopo alcune ore dal decesso.

Una produzione Doclab, in collaborazione con Rai Tre e con il sostegno del MiBACT.

Musiche Marco Messina, Sacha Ricci, 99 Posse
Disegno di Simone Massi

Per ulteriori approfondimenti: http://www.giustiziaperfranco.it/

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=Qvlq-M9WGms

 

“…e tu slegalo subito” di Giovanna del Giudice

Il 22 giugno 2006 Giuseppe Casu muore nel Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Cagliari, legato al letto, braccia e gambe, per sette giorni di seguito fino alla morte. Quella morte non silenziata, non negata, non giustificata, ma indagata e assunta come limite invalicabile dell’agire psichiatrico diventa il punto di avvio di un tumultuoso quanto difficile cambiamento.

“Il libro, straziante e bellissimo, di Giovanna Del Giudice, percorso da una straordinaria passione della dignità umana, e da una sconvolgente descrizione di fatti che crudelmente la lacerano, si confronta con la questione radicale della contenzione in psichiatria nella quale è in gioco la dignità dei pazienti.
[…] Nell’area di una psichiatria indifferente ai valori della interiorità, e incentrata esclusivamente sulle terapie farmacologiche, rinasce nondimeno ogni volta la tentazione di utilizzare la contenzione senza farsi tante domande sulla sua frantumata fondazione etica.
[…] La contenzione frantuma ogni dimensione relazionale della cura, e fa ulteriormente soffrire esistenze lacerate dal dolore, e dall’isolamento; e la contenzione scende come lacerante ghigliottina sulla loro vita psichica: ricolma di sensibilità e di fragilità, di nostalgia della vita e della morte.”
(dall’introduzione di Eugenio Borgna)

 

Giovanna del Giudice:

medico psichiatra, nel dicembre 1971 inizia a lavorare nell’ospedale psichiatrico di Trieste, sotto la direzione di Franco Basaglia. Partecipa all’intero processo di deistituzionalizzazione e alla costruzione dei percorsi della salute mentale di comunità, con particolare attenzione alle questioni di genere. È stata direttrice del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Caserta 2 e di Cagliari e consulente per la salute mentale in altre regioni italiane.
Autrice di numerose pubblicazioni. Coordina progetti di cooperazione internazionale sui temi della salute mentale.
È presidente dell’associazione ConfBasaglia dal novembre 2013.

Ancora manicomi

R.E.M.S. in via Terracini 31 – Bologna

Nel 2011 la degradante situazione che vivevano gli internati dei  sei ospedali psichiatrici giudiziari(O.P.G),è fuoriuscita da quelle mortificanti strutture “terapeutiche”,rompendo quell’agghiacciante silenzio imposto da gran parte della psichiatria e della magistratura,complice una società”civile” per lo più indifferente e ancora pronta  a legittimare le innumerevoli atrocità che tuttora compie professionalmente la pseudo-scienza psichiatrica all’interno dei propri servizi manicomiali gestiti autonomamente dai D.S.M (dipartimenti di salute mentale)o da compiacenti  cooperative sociali(tra cui comunità,reparti ospedalieri,centri diurni e ambulatoriali).

L’impatto mediatico ottenuto dalle riprese effettuate all’interno dei vari O.P.G ha certamente favorito l’approvazione  della legge 81, la quale sancisce in data 31.3.2015 la chiusura dei sei manicomi giudiziari(cinque tuttora funzionanti) e obbliga  ogni Regione a predisporre sul proprio territorio  nuove strutture,le R.E.M.S(residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza).

Ma fin quando non si avrà la volontà di cancellare dal codice penale la cosiddetta “pericolosità sociale”, i  giudici sulla base dell’”incapacità di intendere e volere” definita da un perito psichiatra all’interno di un processo penale, applicheranno una “misura di sicurezza detentiva”, ovverosia un internamento nelle R.E.M.S o “non detentiva”(libertà vigilata) con la presa in carico troppo spesso vitalizia e asfissiante dei servizi psichiatrici territoriali.

Sostituire la targa esterna del manicomio(vedi“ex”-O.P.G di Castiglione delle Stiviere ora R.E.M.S), rimbiancare le pareti o le mura di cinta, sostituire le inferiate con vetri antisfondamento e capillari sistemi di sorveglianza, sostituire le porte blindate con alti dosi di psicofarmaci e l’uso dei letti di contenzione, diminuire il numero delle persone internate, sostituire l’”ergoterapia” ovverosia il lavoro imposto nei vecchi manicomi con le “attività occupazionali terapeutiche”(solo efficaci nel sopportare il misero e lento trascorrere del tempo),sostituire le divise della polizia penitenziaria con le divise della sicurezza privata,con i camici bianchi dei “medici” e degli operatori sanitari(oltre a un numero insignificante di figure educative troppo spesso appartenenti alla ciurma dei sorveglianti),sono tutte misure utili a mistificare la conservazione dello status quo.

Cambiare tutto per non cambiare nulla…

Anche a Bologna AUSL,magistratura di sorveglianza e compiacenti giornalisti,hanno il coraggio e l’arroganza di  presentare il neo-manicomio di via Terracini come un luogo nel quale  si concretizza un reale percorso di “superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari”.

Le testimonianze e le regole imposte dai vari responsabili/carcerieri, presentano una situazione ben distinta dall’immagine che in questi mesi si è forzatamente costruita. Purtroppo per loro ci sono persone che non si sottomettono a  questo stato di cose e denunciano l’esistenza di regole  di natura esclusivamente carceraria e manicomiale.
Le visite dei parenti  possono essere effettuate solo una ogni due settimane(mentre nell’O.P.G di Reggio Emilia sono concesse sei visite ogni mese),ogni internato può ricevere ed effettuare  solo una telefonata alla settimana e solo a numeri autorizzati dai responsabili i quali non sono certamente propensi a richiedere,al magistrato di sorveglianza,“permessi di uscita”dal neo-manicomio(all’O.P.G di Castiglione delle Stiviere si concedono “permessi di uscita” con più frequenza e per più ore o giorni).

Altro che superamento degli O.P.G…
Altro che reinserimento sociale…

In tale struttura l’approccio degli operatori non valorizza le diversità ma le patologizza secondo i loro ristretti parametri di giudizio. La loro misera e “indiscutibile” Normalità. L’autorità di chi si autoproclama “terapeuta”.
Le logiche manicomiali,in grado di creare stigma e isolamento dal mondo esterno sono ben radicate in questa struttura a loro dire“di cura e custodia”.Ma sappiamo bene che tutti i castelli di sabbia,presto o tardi crollano inesorabilmente.

Impediamo che i tentacoli asfissianti della psichiatria continuino ad allargarsi in ogni dove, violentando la sfera spirituale, umana, sociale, del disagio, della sofferenza, del proprio essere… della vita.
I Telefoni Viola con le realtà con cui collaborano, continueranno a porre impegno nel rendere sempre più agibili i percorsi di  chi esprime la volontà di liberarsi una volta per tutte dalla morsa  psichiatrica. Continueremo sempre con maggior tenacia  ad offrire un concreto sostegno umano,medico e legale a chi lo riterrà opportuno in pieno rispetto della libertà e della dignità dell’individuo.  

Telefono Viola di Piacenza,Reggio Emilia e Bergamo
Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud – Pisa
Centro Relazioni umane – Bologna
Collettivo antipsichiatrico Camap – Brescia

Proposte pratiche per un reale superamento dell’O.P.G/R.E.MS e dai servizi psichiatrici territoriali :

leggi il Comunicato: ”Siamo tutti socialmente pericolosi

1.1.2016

per contatti: antipsichiatriapc[at]autistici.org    www.telefonoviola.tracciabi.li

Code di lucertola – documentario antipsichiatrico

psicologCode di lucertola

di Valentina Giovanardi, 2008

Trent’anni fa, il 13 maggio 1978, venne approvata la legge 180, chiamata anche legge Basaglia, che mise fine all’esistenza dei manicomi in Italia.
E’ veramente scomparso il manicomio? L’istituzione che l’ha sostituito è qualcos’altro o è solo il maquillage della vecchia galera per matti? Continua a leggere »

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