L’orologio della storia sta tornando indietro e l’oscurantismo è ormai nella pratica quotidiana di chi gestisce il potere.
Giovedì sera, nel Consiglio Comunale di Ceriano Laghetto, è stata approvata una mozione anti-abortista in cui si proclama Ceriano “Comune Pro Vita”.
La “meccanica grottesca del potere”, giorno dopo giorno, si palesa su vari fronti lasciando senza parole chi ha un minimo di razionalità e di buon senso.
Ormai nessuno è più libero delle proprie scelte; scelte, come quella dell’aborto, molto sofferte e difficoltose, che riguardano un’intimità e sentimenti che uomini grotteschi (ma rispecchianti la miseria del nostro tempo), come il sindaco Cattaneo, molto probabilmente non hanno mai provato.
Questi figuranti stanno cavalcando oggi questo ritorno al passato.
Non avere il ben che minimo rispetto nei confronti di donne che si ritrovano in situazioni di dover abortire è veramente troppo e non capiamo le stesse donne che fanno parte della maggioranza fascio leghista come non possano sentire qualche sussulto nell’approvare una mozione del genere.
Tanti auguri macchiette del potere, fate il pieno adesso che potete, ma gli esseri umani non si lasciano abbindolare a lungo e in quel momento la vostra popolarità sarà il vostro castigo.
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BULLISMO MUNICIPALE A GALLARATE
A Gallarate, cittadina di provincia e molto provinciale, corrono parecchie voci. Tra queste, una in particolare riguarda il sindaco Cassani. Chi l’ha conosciuto in giovane età, racconta che ai tempi del liceo fosse una delle vittime predilette dei bulli. Una storia di schifosa prevaricazione, come mille altre, verrebbe da pensare. Ma spesso nella storia, le vittime sono in grado di trasformarsi nei peggiori carnefici.
E Andrea Cassani ha voluto essere uno di questi casi. Eletto sindaco, forte del suo ruolo, non ha perso tempo nel lanciare la linea politica del bullismo municipale. Una politica fatta di continue vessazioni e prevaricazioni nei confronti dei suoi concittadini più deboli. Tutte le categorie più esposte sono state colpite: ambulanti, senzatetto, immigrati e Sinti. Peccato che la peste sia stata debellata, altrimenti chissà quale destino sarebbe toccato agli appestati.
E mentre lui richiama l’attenzione mediatica giocando a fare il bulletto; nel silenzio totale, i vertici del partito continuano i loro sporchi affari con personaggi quali intrallazzatori immobiliari, speculatori del cemento, e affaristi di ogni risma.
Ma è risaputo che dietro l’apparente arroganza del bullo, si nasconde un enorme senso di vigliaccheria e debolezza. E guarda caso, è bastato che alcuni Sinti (stanchi del trattamento subito) alzassero un po’ la voce sotto il comune, per spingere l’impavido primo cittadino ad auto assegnarsi una sorta di scorta. Vigili urbani in presidio fisso sotto il comune e ad accompagnarlo nei suoi spostamenti.
Non solo: a seguito della contestazione subita durante il consiglio comunale di Dicembre, il sindaco si è presentato all’ultimo consiglio, scortato da quadri e tromboni di partito chiamati a raccolta da mezza provincia.
NO ALLA DEPORTAZIONE DELLA COMUNITÀ SINTI DA GALLARATE
La comunità dei Sinti Gallaratesi, sgomberata dal proprio campo ormai due mesi fa non ha ancora trovato una sistemazione dignitosa. Si tratta di circa settanta persone, di cui oltre la metà minori, costrette a vagare per il territorio cittadino in camper, o a farsi ospitare da amici e parenti. Il Sindaco Cassani e la sua giunta, responsabili di questa situazione emergenziale, hanno più volte ribadito di non aver alcuna intenzione di farsene carico. Non solo, la Lega ha espressamente fatto capire che la presenza di queste persone in città non è gradita.
La vita comunitaria, in case non convenzionali nelle quali vivono famiglie allargate, è ciò che realmente infastidisce lorsignori. Come i bianchi colonizzatori che in passato volevano civilizzare gli untermenschen africani, oggi i leghisti nostrani si arrogano il diritto di voler normalizzare i Sinti. Per cui l’unica opzione tollerabile è quella di smembrare la comunità e creare delle famiglie mononucleari da mandare a vivere in appartamento. Altrimenti raus, fuori da Gallarate!
Ma la comunità Sinti non è in nessun modo disposta ad abbandonare la città nella quale vive da oltre un secolo e vuole difendere il suo modo di vivere tradizionale e la sua cultura. Per questo motivo, insieme ad alcuni solidali, ha deciso di organizzare una manifestazione per opporsi a quella che sembra a tutti gli effetti una deportazione da Gallarate.
Ieri pomeriggio, molte persone hanno partecipato al presidio in piazza Libertà. Molti interventi al megafono, sia da parte della comunità Sinti che da parte dei tanti solidali presenti. Tra questi anche alcune persone che hanno deciso di violare il foglio di via, provvedimento arbitrario che li vorrebbe lontani da Gallarate per tre anni. Questo a seguito dell’azione di disturbo al consiglio comunale dello scorso Dicembre.
GALLARATE CONTRO LA GUERRA AI POVERI
Pubblichiamo qui sotto il comunicato pubblicato in serata dagli organizzatori del presidio svoltosi oggi pomeriggio a Gallarate.
BASTA GUERRA AI POVERI
Oggi, 2 Dicembre 2018, circa un centinaio di persone si sono ritrovate in piazza a Gallarate, per manifestare contro le politiche di guerra verso i più poveri, che la giunta Cassani sta attuando da quando si è insediata. Una guerra che il sindaco utilizza come strumento di propaganda elettorale, e come arma di distrazione di massa, utile a nascondere il suo servilismo nei confronti di chi realmente nuoce alla nostra città: speculatori immobiliari, devastatori del territorio, intrallazzatori, e così via. Personaggi che la Lega Nord ha sempre difeso e tutelato nel corso della sua ormai trentennale storia politica.
A seguito dell’ultima vigliaccata messa in atto dall’amministrazione comunale, ossia lo sgombero del campo Sinti di via Lazzaretto, abbiamo deciso di rompere quel clima di silenzio e passività funzionale all’esecuzione di determinate politiche.
Rimanere a guardare inermi non era più tollerabile, così, abbiamo lanciato una chiamata alla mobilitazione in piazza. L’appello si è diffuso rapidamente ed è stato raccolto da un grande numero di persone. E questo nonostante i subdoli ricatti (a mezzo stampa) di Cassani e le provocazioni della Questura, sia nei giorni precedenti alla manifestazione, sia oggi, con la completa militarizzazione di piazza Libertà. Hanno tentato di fare terra bruciata intorno a chi ha organizzato questa manifestazione, sperando probabilmente di ridurre al silenzio le voci critiche presenti in città. Così non è stato.
Era davvero molto tempo che la nostra città non vedeva una mobilitazione in piazza così determinata, eterogenea e numerosa, e non vogliamo che questa giornata rimanga fine a se stessa. Al contrario, vogliamo che rappresenti un importante stimolo dal quale ripartire per costruire una lotta dal basso sempre più ampia e partecipata.
QUI SOTTO ALCUNI DEGLI SLOGAN DELLA GIORNATA
La giunta comunale
coi Sinti se la prende
mandiamoci Cassani
a viver nelle tende
Le tende sono fredde
i Sinti non ci stanno
mandiamoci Cassani
a starci tutto l’anno
I ricchi e gli affaristi
Cassani li difende
con poveri e indifesi
la Lega se la prende
Il volantino distribuito in piazza:
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I SINTI DI GALLARATE CONTRO LO SGOMBERO
Per i Sinti del campo di via Lazzaretto tira una brutta aria di sgombero in questi giorni. Il sindaco-sceriffo Cassani, infischiandosene allegramente che ottanta persone finiranno per strada al freddo, vuole procedere come un rullo compressore. Nessuna soluzione alternativa è stata offerta alle circa venti famiglie che abitano lì.
Così, gli abitanti del campo hanno deciso di non rimanere con le mani in mano ad aspettare lo sgombero, e hanno lanciato un appello alla mobilitazione. Questa mattina un corteo è partito dal campo e ha attraversato le strade di Gallarate dirigendosi in centro. La manifestazione è stata molto partecipata e vivace: si alternavano canti e momenti di allegria, a slogan contro lo sgombero, contro il razzismo e contro i leghisti. Ai Sinti gallaratesi hanno portato solidarietà quelli di altre comunità del centro-nord Italia.
Si segnala una presenza invadente e massiccia di sbirri, vigili urbani e carabinieri.
ALCUNE PRECISAZIONI SULLO SFRATTO DI GALLARATE
In merito all’articolo pubblicato alcuni giorni fa e relativo allo sfratto di Gallarate, ci sono alcune precisazioni che meritano di essere riportate.
Abbiamo avuto modo di conoscere personalmente la famiglia protagonista della vicenda: chiacchierando con loro, abbiamo ascoltato una versione dei fatti che parecchio differisce da quelle riportate da stampa locale e voci ascoltate in giro.
Innanzitutto non è vero che l’uomo (di cui non riportiamo il nome per volontà sua) minacciasse di fare saltare il palazzo con il gas. La bombola sequestrata dai carabinieri (semivuota, per altro), veniva utilizzata dalla famiglia per cucinare, dopo il diniego di allaccio da parte dell’azienda fornitrice del metano. Nello specifico, la presa d’aria della cucina non è a norma di legge, ma il proprietario (che tanto si premura nel volerli in mezzo ad una strada) non è mai intervenuto per modificare la situazione. La procedura di sfratto non è stata interrotta, nonostante il proprietario stia comunque percependo il pagamento degli arretrati, prelevando direttamente dal conto corrente della famiglia, attraverso RID bancario.
La mattina del 3 Ottobre, dopo aver chiesto ai suoi vicini di uscire di casa, l’uomo si è rovesciato la benzina addosso, minacciando di uccidere sé stesso, qualora lo sfratto non fosse stato sospeso e rinviato.
La famiglia parteciperà al bando (in programma dal 15 ottobre) per l’assegnazione di una casa popolare. Poiché potrebbero volerci parecchi mesi fino a quando venga loro affidato un alloggio, la loro preoccupazione è quella di non sapere dove andare in quest’attesa, qualora lo sfratto venga reso esecutivo.
Alla famiglia, che ha due figli minori, viene negata dal comune anche la possibilità di avere un alloggio di emergenza temporaneo.
Sfidiamo chiunque a non perdere le staffe davanti ad una situazione simile!
A questo bisogna aggiungere una situazione lavorativa di estrema delicatezza. L’uomo infatti è intenzionato ad avviare una vertenza sindacale, per una errata applicazione del contratto del contratto di categoria. Le stime del sindacato parlano di circa 70.000€ non percepiti a causa di ciò, in quindici anni di lavoro. Dopo una lunga serie di trasferimenti punitivi e demansionamenti saltuari, proprio alcuni giorni fa, l’uomo ha ricevuto una lettera di avvertimento, nella quale viene minacciata la possibilità di licenziamento.
Non è vero quindi, come riportato precedentemente, che il licenziamento fosse già avvenuto.
Un’altra precisazione doverosa è quella relativa ad una voce che circolava tra vicini di casa e giornalisti presenti il 3 ottobre: ossia che l’uomo fosse stato accompagnato in ospedale e sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio. Non è vero, e al termine della mattinata l’uomo è stato accompagnato presso la caserma dei carabinieri dove è stato denunciato per procurato allarme.
C’è un’ultima cosa, molto grave, da riportare. Il quotidiano locale “La Prealpina”, oltre alla deplorevole spettacolarizzazione di una vicenda così delicata, ha pesantemente violato la privacy di questa famiglia. In un articolo, infatti, il trattamento riservato all’uomo era proprio quello di un mostro da sbattere in prima pagina, con tanto di nome, cognome ed indirizzo. Ma questo non era sufficiente, probabilmente. E così gli arguti redattori hanno pensato bene di aggiungere una foto dell’uomo in visibile difficoltà, scattata dalla strada con un teleobiettivo, approfittando di uno spiraglio della tapparella. Non solo, anche alla figlia adolescente, accorsa sul luogo per stare vicina al padre, è stato riservato lo stesso trattamento.
Questo articolo ha contribuito ad aumentare ancor più la situazione di estrema difficoltà e fragilità di una famiglia che rischia di perdere tutto. Tant’è vero, che l’intenzione della famiglia è quella di avviare una causa per diffamazione, ai danni del quotidiano locale.
In conclusione, lo sfratto è stato rinviato al 6 Novembre (e non come erroneamente riportato, al 6 Ottobre) e fino a tale data sarà molto importante costruire una forte solidarietà umana intorno a questa famiglia. Per evitare che vengano sbattuti in mezzo alla strada, e per ribadire che quello degli sfratti non è un problema individuale delle singole famiglie, ma un problema sociale collettivo, determinato dalle condizioni economiche a cui tutti siamo sottoposti.
SFRATTATO E LICENZIATO
È successo la mattina del 3 Ottobre 2018 a Gallarate.
Alla porta di un uomo di 57 anni, fresco di licenziamento, hanno bussato dei loschi figuri, da tutti conosciuti quali esseri spregevoli e ripugnanti. Erano agenti della Polizia Locale, intenzionati a rendere esecutivo lo sfratto della sua famiglia. Alla loro vista, l’uomo si è cosparso di benzina e ha minacciato di fare saltare tutto per aria con il gas, se non se ne fossero andati.
L’intero edificio è stato evacuato e, dopo alcune ore di trattativa, con Carabinieri e Vigili del Fuoco, l’uomo ha deciso di mollare il colpo ed è stato accompagnato in ospedale. Secondo alcune voci, potrebbe essere stato sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio. Lo sfratto, comunque, è stato rimandato al 6 Ottobre.
In questa vicenda, che avrebbe potuto avere conseguenze tragiche, non si può omettere la responsabilità diretta del sindaco Andrea Cassani. Uno che a parole dichiara di essere un uomo vicino ai cittadini e ai loro problemi, mentre nei fatti ordina ai suoi sgherri di eseguire con la forza lo sfratto di un lavoratore appena licenziato. Inoltre, secondo molte testimonianze dei presenti, durante la procedura non era presente alcun assistente sociale a monitorare quello che succedeva.
Fa abbastanza rabbia sapere che quest’uomo potrebbe essere stato sottoposto a TSO. E non tanto per la brutalità del trattamento (che già sarebbe una ragione sufficiente), quanto per l’umiliazione di dover essere patologizzato e curato, per non essere riuscito a mantenere la calma davanti alla possibilità di vedere la propria vita crollare. Ma quest’uomo è stato condotto alla disperazione dalle condizioni economiche insopportabili di cui non è responsabile, ma vittima, come milioni di altre persone. Il suo è un gesto estremo e disperato di resistenza, messo in atto per non rassegnarsi all’idea di perdere tutto.
Questo gesto dovrebbe insegnarci molto: rimanendo soli ed isolati davanti alla brutalità dell’economia capitalista, non ci rimarrà nient’altro se non la rassegnazione o gesti disperati.
Per questo è necessario rompere il muro dell’indifferenza ed impegnarci a costruire una solidarietà umana forte e concreta, per resistere collettivamente davanti alle ingiustizie e alle sopraffazioni messe in atto da chi si arricchisce sulle nostre vite.
IL COMUNE DI CERIANO LAGHETTO PATROCINA I FASCISTI
Ci risiamo.
Il frizzante sindaco di Ceriano Laghetto, che 8 anni fa salì alla ribalta nazionale con l’ordinanza anti-kebab, prosegue sia con la sua carriera politica, ritagliandosi una sempre più ampia fetta sulla stampa locale, sia con il suo progetto politico, che persegue a livello locale la saldatura già nazionale tra Lega Nord e le squadracce fasciste dell’estrema destra.
Lo scorso giugno il sindaco si è fatto aiutare dalla sezione varesina di Casa Pound nella propagandistica ronda nel parco delle Groane.
Per il prossimo venerdì 21 settembre è invece stato organizzato nella Sala Consigliare e col patrocinio del Comune di Ceriano Laghetto un incontro organizzato da Accademia Diciannove (associazione di stampo fascista) e con ospiti Franco Nerozzi della Onlus Popoli e anch’esso legato a doppio fila con l’estrema destra e Federico Goglio, nome d’arte Skoll, cantante anch’esso legato direttamente all’estrema destra, con numerose serate organizzate nella tana dei naziskin di Bollate, area politica in cui milita e che si rivendica. A riprova della sua non celata appartenenza politica il fatto che Federico Goglio nel 2015 è stato inquisito per aver fatto il saluto romano durante la commemorazione a Sergio Ramelli a Milano.
In sostanza un incontro spacciato per culturale organizzato da chi sostiene o fa addirittura parte delle squadracce che aggrediscono chiunque capiti a tiro di diverso da loro.
La saldatura tra Lega Nord e estrema destra neofascista è evidente, sindaci come Dante Cattaneo non sono che fautori nel locale di un ampio progetto nazionale.
OSPEDALE UNICO: LA MENZOGNA NON È NEL DISCORSO, È NELLE COSE
In questi giorni, abbiamo appreso dalla stampa locale, la possibilità che il pronto soccorso di Gallarate venga definitivamente chiuso e trasferito a Busto Arsizio. La situazione viene descritta come drammatica a causa dell’organico insufficiente presso la struttura Gallaratese.
Le cause di questa situazione sono da imputare alla gestione scellerata e simil-mafiosa della sanità lombarda ad opera delle giunte susseguitesi negli ultimi anni. Privatizzazioni, tagli di spesa, esternalizzazione dei servizi, superticket, gestione aziendale-industriale delle strutture ospedaliere, mazzette e porcheria similare: la sanità lombarda rappresenta davvero un’avanguardia a livello nazionale. Che poi ci sia una giunta a traino ciellino (Formigoni), o a traino legaiolo (Maroni prima, Fontana ora), poco cambia: quello della sanità è un affare succulento attraverso il quale generare parecchi profitti.
I vari partiti politici che si susseguono, non rappresentano null’altro che gli interessi dei differenti gruppi di affaristi in competizione o in combutta tra loro per spartirsi le fette di questa ricchissima torta. Capita, a volte, che qualche testa salti o che qualcuno venga pizzicato con le mani nel sacco, ma si sa: nell’epoca dell’informazione ultraveloce, le persone tendono a dimenticare rapidamente, e basta solo attendere che si calmino un po’ le acque per ricominciare ad arraffare.
Certo, la tutela della salute passa assolutamente in secondo piano, ma questo conta poco. Così come poco contano i disagi, che scelte come quella di chiudere il pronto soccorso Gallaratese, potrebbero comportare nei confronti dei residenti nella zona.
Ma questa non è una decisione casuale, o come vorrebbero far credere emergenziale, bensì è inclusa pienamente nella progettualità della giunta regionale leghista che prevede accorpamenti tra due o più strutture ospedaliere a livello locale, allo scopo di alleggerire la spesa sanitaria.
Gallarate e Busto Arsizio ne sono coinvolte, e secondo stampa e leghisti, la costruzione di questo fantomatico ospedale unico sarebbe la panacea di tutti i mali. Eppure la proposta di chiudere il pronto soccorso di Gallarate, è da intendersi proprio come un primo passaggio verso ciò che poi si verificherà con la costruzione dell’ospedale unico: la diminuzione complessiva di organico, prestazioni erogate e posti letto disponibili. Questo comporterà pesantissimi disagi, nei confronti di coloro che perderanno il lavoro o verranno trasferiti, e nei confronti dei pazienti che non potranno permettersi il lusso del ricovero presso strutture private, e saranno costretti a lunghe attese o a migrare presso altri ospedali. Non è fantascienza immaginare che molti pazienti potrebbero essere piazzati in qualche struttura convenzionata con la Regione, magari gestita da qualche amico di amici bisognoso di gonfiarsi le tasche.
E l’ipocrisia del sindaco Cassani non tende a farsi attendere: si dichiara pronto a schierarsi al fianco dei suoi cittadini e a fare le barricate per difendere il pronto soccorso, tralasciando il fatto che questa decisione è conseguenza di una politica ben precisa, dettata proprio dallo stesso partito di cui fa parte.
UNO SCERIFFO VERO IL SINDACO DI SEREGNO
Uno sceriffo vero il sindaco di Seregno, faceva soltanto un po’ di confusione tra quello che diceva in pubblico e il suo agire. Parlava di rispetto della legge e agiva da furbo e non proprio nei canoni della Legge che lui esaltava.
Il sindaco Mazza aiutava chi aveva bisogno! Chi doveva costruire un centro commerciale, lui lo aiutava, invitava la popolazione a contribuire a tenere decorosa la città. Contro il degrado dei questuanti diceva:
“Basta dare soldi a chi chiede l’elemosina. Chi ha davvero bisogno è già aiutato dal Comune. Gli accattoni sono una delle piaghe che affliggono la nostra città. Sono ovunque – aggiungeva – e non sappiamo più come trovare una soluzione”.
Un uomo tutto d’un pezzo, conosceva il fatto suo, sicuramente piaceva a Fagioli e a tutti i sindaci di quella risma.
Non avendo a sua disposizione il balcone di Piazza Venezia a Roma, ogni giovedì alle ore 12:30 in diretta streaming parlava ai suoi cittadini.
Nell’ultima diretta streaming ha parlato per l’ennesima volta di sicurezza, perché si sa, è un argomento che tira, dicendo che i cittadini hanno bisogno di essere “supportati da uomini in divisa”, questi, lo hanno preso sul serio e lo hanno arrestato.
Noi non plaudiamo quando magistrati e forze dell’ordine arrestano chiunque sia, non ci appartiene questo Stato né le sue leggi, troviamo però divertente come la pratica del clientelismo, che è il pilastro fondante di questa società, ogni tanto, ultimamente anche spesso, emerga in maniera teatrale e faccia scalpore.
Carabinieri e magistrati tutti agghindati fanno passerella davanti ai riflettori raccogliendo consenso per diffondere fiducia e sicurezza nelle istituzioni. Fumo negli occhi.