Ci risiamo. Il sindaco di Gallarate, Andrea Cassani, ne ha sparata un’altra delle sue. È più forte di lui, il nostro Salvinetto di provincia, non vuole assolutamente essere da meno rispetto all’originale in quanto a sparate e pagliacciate sul web.
Ci sarebbe da ridere, se non fosse che poi, i danni partoriti dalle menti di questi soggetti hanno conseguenze (a volte tragiche) sulle vite di tutti noi.
Alcuni giorni fa, in preparazione alla visita del sottosegretario all’interno Candiani (altro legaiolo di provincia simile ai due citati poco sopra), avvenuta a Gallarate durante la giornata di oggi (18 Giugno 2018), Cassani aveva dichiarato a mezzo stampa, la sua intenzione di richiedere un presidio dell’esercito presso la stazione ferroviaria. Le sue testuali parole: «In Toscana ci sono unità dell’Esercito in cittadine di 40 mila abitanti, io penso che Gallarate, anche per il ruolo nevralgico della sua stazione, possa ambire ad avere un presidio».
Insomma, sembra che Cassani si stia preparando ad una guerra civile. Verrebbe da chiedersi contro chi, dal momento che lo scalo ferroviario gallaratese non sembra essere un teatro di guerra, e gli unici episodi riportati dalla cronaca sono quelli di alcune risse tra persone alticce ad una certa ora della notte e qualche imbrattamento.
Le persone considerate –problematiche– sono quei poveracci che in mancanza di un reddito e un posto dove stare, trascorrono lì la maggior parte del loro tempo, arrivando financo ad importunare i viaggiatori per raggranellare qualche monetina.
Che Cassani voglia condurre la guerra proprio contro di loro? Beh, se così fosse, la cosa non stupirebbe affatto: è rinomato che quando si tratta di andare contro chi non ha nulla, i leghisti dimostrano sempre grande audacia e spavalderia. Qualità che scompaiono quando si trovano davanti a ricchi e potenti, con i quali si trasformano in docili e servili agnellini, o peggio in fedelissimi cani da guardia.
Note a fondo: al termine dell’incontro, Candiani ha smorzato l’entusiasmo del rampollo gallaratese, dichiarandosi prima disponibile ad affrontare la richiesta, per poi quasi immediatamente aggiungere : «Non è detto che vedere ogni giorno l’esercito in stazione crei più percezione di sicurezza o se invece suscita un qualche apprensione nei cittadini»
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TUTTO FUMO E NIENTE ARROSTO
Martedì 24 ottobre sono uscite a mezzo stampa le nuove direttive comunali in materia di sicurezza (annoso mantra dell’era Fagioli) per eventi pubblici.
Queste “misure a salvaguardia della sicurezza e dell’incolumità”, in tutti i luoghi in cui è previsto un afflusso significativo di persone per la partecipazione ad eventi di vario genere, prevedono l’aumento dei giorni per il preavviso che passa da 30 a 60 nonché, la necessaria presenza di mezzi dei vigili del fuoco, un piano di evacuazione e personale tecnico (forze dell’ordine) per farlo eseguire. Questa volta, anche se si legge tra le righe, non è esplicitato il rischio di attacchi terroristici; forse è un argomento passato di moda.
E’ interessante osservare come sempre più le politiche securitarie, anche qui a Saronno, hanno la volontà di voler limitare la possibilità di vivere le strade con dispositivi di controllo quali; videosorveglianza, controllo del vicinato e sbirri di ogni tipo.
Certo si inserisce perfettamente nel quadro politico che questa giunta porta avanti, in una ricostruzione sociale delirante nella quale i principali problemi della città sono gli ambulanti, i venditori abusivi, i questuanti e la nuovissima categoria dei “bivaccatori”, sempre più multati e allontanati, mentre sono bene accolti i guadagni di palazzinari e speculatori.
ORDINE E DISCIPLINA
Apprendiamo da media locali che domenica 24 la sezione provinciale di Forza Nuova, capitanata dall’indomito Federico Russo, ha svolto una “passeggiata per la sicurezza” a Gallarate, chiedendo la chiusura dei centri d’accoglienza. Quello che sostiene, in piena campagna elettorale e seguito da una troupe di la7, è che questo tipo di iniziative è l’unico “credibile deterrente alla delinquenza regnante”. Confutare la sensatezza di queste parole lo lasciamo a chi legge, ma notiamo come, pur rifacendosi ad immaginari differenti, il mantra della sicurezza è sempre più ripetuto da ogni fazione politica e politicante, sempre additando a responsabile del degrado una precisa categoria sociale.
ARTE NOCIVA O NOCIVITA’ ARTISTICA?
Apprendiamo che a Ispra, piccolo comune sul lago Maggiore, la Commissione UE ha costruito un grande deposito per scorie radiottive. Si chiamerà “Area 41” e sarà situato all’interno del centro europeo di ricerca di Ispra. Scopo di tal nuova struttura: ospitare i rifiuti nucleari generati dalle attività del centro di ricerca, piccolo avamposto targato UE – la struttura gode di extraterritorialità – nella placida provincia di Varese.
Non essendo ancora pronto ad essere utilizzato – nonostante sia strutturalmente finito – poiché mancano ancora tutte le varie autorizzazioni, Maria Betti, direttrice di tutta l’area di ricerca nucleare della Commissione Europea e Paolo Peerani, capo dell’unità di disattivazione nucleare, hanno deciso di inaugurare una mostra d’arte all’interno del centro. Un gruppo di artisti è stato invitato a usare come atto creativo i fusti d’acciaio in cui si chiudono le scorie. Vorranno forse creare una nuova corrente artistico-nucleare? Diversamente dalle solite mostre, solitamente aperte al pubblico, i visitatori dovranno sottoporsi alla procedura severissima di selezione e sicurezza che consiste in vari controlli all’ingresso e all’uscita del centro e in tonnellate di scartoffie da compilare. I “fortunati” saranno probabilmente pochi. Ma non preoccupatevi! La mostra, massima espressione di creatività con simboli e strumenti di nocività e devastazione, verrà esposta pubblicamente a Montecarlo, a Bruxelles e a Venezia. Perché nucleare è bello.
L’IDEA DI SICUREZZA CHE GENERA PAURA
In occasione del concerto per il trentennale di Radiorizzonti, il comune di Saronno ha messo in atto la macchina della paura, automezzi della polizia municipale che sbarravano le strade a “protezione” di un eventuale terrorista o “squilibrato” che avesse intenzione di seminare morte e terrore.
Non sappiamo se inconsapevolmente o con premeditata lucidità, il terrore viene seminato prevalentemente da misure di sicurezza del genere, poiché trasmettono nella gente che ogni momento della loro vita è in pericolo, la morte è in agguato.
Nel 2015 sono morti sulle strade italiane 3.419 persone e 246mila sono rimasti feriti; non ci risulta che ci sia stato qualche sindaco che abbia invitato i cittadini a non recarsi a lavoro o a fare Shopping in auto eppure, statistiche alla mano è più pericoloso andare a lavoro in auto che andare ad uno spettacolo musicale.
La macchina del terrore ci accompagna quotidianamente: trasmette insicurezza e odio per il nemico prescelto, non identificato in un individuo ben preciso, ma in chiunque non è allineato al vivere attuale.
Il desiderio di sicurezza sempre di più penetra nelle menti della gente. I dispositivi di paura sono all’ordine del giorno nella nostra quotidianità. Ogni individuo si sveglia al mattino con la paura di perdere la sicurezza: la sicurezza di stare in salute, la sicurezza di avere un lavoro, la sicurezza di non essere derubato, la sicurezza di non morire.
Quanto accaduto a Torino, in piazza San Carlo, dove centinaia di persone stavano guardando la finale di Champions League da uno dei maxi schermi allestiti dalla città, sta a dimostrare come la macchina del terrore agisce sulla psiche degli individui, una paura irrazionale che genera terrore.
MERDA CHE È VENUTA A GALLA
Abbiamo parlato qualche giorno fa del Decreto Minniti sulla sicurezza, comunemente noto per il Daspo Urbano. Proprio dalle nostre parti, a Gallarate, abbiamo il sindaco più entusiasta di tale normativa. Si tratta di Andrea Cassani, sindaco leghista di Gallarate. In un solo mese già nove persone sono state sanzionate e tra queste, sette sono state allontanate dalla stazione ferroviaria, dove consumavano alcolici e, secondo la polizia locale, davano fastidio al normale transito dei pendolari. Due stranieri sono stati invece fermati mentre vendevano accendini in un centro commerciale. Un’arma in più nelle mani dei sindaci, ma il sindaco di Gallarate non si accontenta, vorrebbe di più: «Il decreto non è per nulla di destra — osserva Cassani —. Si presenta come molto severo e va nella direzione giusta, ma poi spunta le armi di noi sindaci quando dice, ad esempio, che queste ordinanza possono essere solo temporanee. Inoltre, io avrei preferito che si dicesse chiaramente che i sindaci possono espellere dal territorio comunale anche i mendicanti, cosa che non è chiaramente indicata. Infine — conclude il primo cittadino — e questo lo dicono tutti i sindaci, non ci sono poteri concreti per sanzionare davvero chi è recidivo e non obbedisce al divieto di tornare alla stazione».
Ordine, decoro e disciplina. Altrimenti olio di ricino.
AMPLIAMENTO DELLA CITTÀ VETRINA
Il 28 Marzo 2017 è stato presentato dall’assessore al commercio Francesco Banfi un bando per la riqualificazione dell’area circostante a Vicolo del Caldo, definita degradata, desertificata e “necrotica”.
L’area, in pieno centro storico, negli ultimi anni ha visto chiudere le principali attività che vi risiedevano, ed ecco che, venuto meno il pilastro dell’economia, la zona ha iniziato ad ospitare soggetti indesiderabili e a mostrare qualche scritta sui muri di troppo così da necessitare, secondo l’ideologia del decoro, di un intervento di bonifica.
Regione, Comune e privati stanzieranno quindi fondi per un totale di 200.000€ (100.000€ regionali, 50.000€ privati e 50.000€ comunali) per rendere l’area economicamente più accattivante per futuri commercianti e investitori mirando così a ridurla, dichiaratamente, ad un centro commerciale “naturale” e “diffuso”.
Il progetto sarà realizzato mediante la ristrutturazione dei locali in questione, interventi alla segnaletica e all’illuminazione, ampie agevolazioni ai privati e attività decorative affidate al lavoro di giovani partecipanti ad un campus estivo di formazione; si tratterà quindi di un’azione mirata a favorire nuovi profitti, imbellettando esteriormente i luoghi in questione, ma ovviamente inscindibile dalla repressione e dall’allontanamento di soggetti e comportamenti sgraditi all’estetica della città vetrina e alla logica del profitto, perfettamente in sintonia con la tendenza classista delle politiche leghiste.
DECRETO MINNITI: LA GUERRA È PACE, CON SPRECO DI ORDINANZE
Daspo, sicurezza, decoro. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sul Decreto Legge del 20 febbraio 2017 “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città” (di cui consigliamo vivamente la lettura, lo trovate qua).
Innanzitutto due parole sull’entrata in vigore. Il Decreto Legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione, quindi è formalmente attivo dal 21 febbraio 2017. Sarà successivamente presentato alle Camere per la conversione in legge.
Le nuove normative sono figlie da una parte del Ministro dell’Interno Minniti, dall’altra dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), che ha addirittura suggerito alcune modifiche, ancora più punitive, sul cosiddetto “daspo urbano” e sull’eventuale violazione. (si veda modifica all’art. 10 e motivazione: qui).
A chi ha provato a sollevare qualche domanda il Ministro Minniti ha risposto che non si tratta di un provvedimento di destra, semmai di sinistra progressista, la stessa a cui ideologicamente si rifà.
Non crediamo ci sia bisogno di dire molto a riguardo, sono più che sufficienti le parole del Ministro: “Chi dice che rinuncia alla libertà per la sicurezza è un cattivo maestro. Sicurezza è libertà. Non c’è nessun posto sicuro se non è garantita la libertà di frequentarlo. Non c’è nessuna libertà se non viene garantita la sicurezza del libero andare”.
La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza.
Ora entriamo nello specifico. Innanzitutto viene data una definizione vaga e arbitraria della sicurezza urbana, considerata dal punto di vista del consumatore e dell’imprenditore. La sicurezza urbana sono le telecamere e le pene sicure per chi trasgredisce i provvedimenti – che saranno sempre più arbitrari – di chi ha potere sull’ordine e sulla disciplina. Vieni sfrattato da casa? Se ti becchiamo a bivaccare da qualche parte cerchiamo di sbatterti dentro, o quanto meno allontanarti da qui. Poco importa se poi verrai cacciato anche da altre parti, purché te ne vada dalla mia cittadella che deve essere pulita e ordinata per risultare appetibile a palazzinari e imprenditori. L’indirizzo ideologico del Decreto Legge è proprio quello della città vetrina. Un tentativo – l’ennesimo, ma tra i più decisi – di farsi belli, di spostare la polvere sotto il tappeto. Secondo il Ministro, e secondo l’ANCI, il problema nelle nostre città sono le occupazioni di immobili abbandonati, il degrado (inteso quasi unicamente come le scritte sui muri e la movida dei giovani nelle zone dei centri storici) e l’inefficacia di strumenti di allontanamento coatto o di prevenzione (vedi foglio di via, sorveglianza speciale). Che dietro all’ideologia del decoro e della sicurezza urbana si nasconda una politica classista è agli occhi di tutti, proprio per questo vengono concessi maggiori poteri al Sindaco, sempre più sceriffo della città. Le condotte che verranno prese di mira sono quelle definite di marginalità sociale: anche chi solo staziona senza permesso in luoghi pubblici viene multato e allontanato mediante il cosiddetto Daspo Urbano. E’ lampante l’arbitrarietà e la direzione di questo provvedimento. Vengono chiamate Misure a tutela del decoro di particolari luoghi, e possono per esempio comprendere il divieto di accesso al centro storico di una determinata città. Le due città, una quella dei ricchi, del consumo, delle telecamere, del controllo, e l’altra, quella dei poveri, delle periferie degradate, degli sfratti, della miseria, appaiono sempre più chiaramente.
L’art. 10 definisce cosa comporti la violazione al Daspo Urbano:
comma 1: […] la sua violazione e’ soggetta alla sanzione amministrativa pecuniaria applicata ai sensi dell’articolo 9, comma 1, (da 100 a 300 euro nda) aumentata del doppio.
comma 2: Nei casi di reiterazione delle condotte di cui all’articolo 9, commi 1 e 2, il questore, qualora dalla condotta tenuta possa derivare pericolo per la sicurezza, puo’ disporre, con provvedimento motivato, per un periodo non superiore a sei mesi, il divieto di accesso ad una o piu’ delle aree di cui all’articolo 9, espressamente specificate nel provvedimento, individuando, altresi’, modalita’ applicative del divieto compatibili con le esigenze di mobilita’, salute e lavoro del destinatario dell’atto.
comma 3: La durata del divieto non puo’ comunque essere inferiore a sei mesi, ne’ superiore a due anni, qualora le condotte di cui all’articolo 9, commi 1 e 2, risultino commesse da soggetto condannato, con sentenza definitiva o confermata in grado di appello, nel corso degli ultimi cinque anni per reati contro la persona o il patrimonio.
comma 5: In sede di condanna per reati contro la persona o il patrimonio commessi nei luoghi o nelle aree di cui all’articolo 9, la concessione della sospensione condizionale della pena puo’ essere subordinata all’imposizione del divieto di accedere a luoghi o aree specificamente individuati.
Qualora non fosse ancora chiaro chi siano i destinatari presupposti dal Ministro Minniti, è sufficiente andare avanti con la lettura. L’articolo 11 è dedicato alle Disposizioni in materia di occupazioni arbitrarie di immobili – a riprova dell’indirizzo ideologico del Decreto Legge – e poi, sorvolando sui due articoli dedicati a somministratori di alcolici e sostanze stupefacenti, si passa al Numero Unico Europeo 112. In sostanza si cerca di rendere più efficiente la macchina repressiva, sgravando le forze dell’ordine da compiti quotidiani, di bassa rilevanza ma di grande dispiego di energie e tempo. Il testo dice che le Regioni che hanno rispettato gli obiettivi del pareggio di bilancio di cui all’articolo 9 della legge 24 dicembre 2012, n. 243, possono bandire, nell’anno successivo, procedure concorsuali finalizzate all’assunzione, con contratti di lavoro a tempo indeterminato, di un contingente massimo di personale determinato in proporzione alla popolazione residente in ciascuna Regione, sulla base di un rapporto pari ad un’unita’ di personale ogni trentamila residenti.
E poi il gran finale.
Con l’articolo 15 viene integrato il decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 che regola la disciplina sulle misure di prevenzione personali.
Infatti agli articoli 1 e 6 ora recita così (le aggiunte sono in grassetto):
Art. 1. Soggetti destinatari
1. I provvedimenti previsti dal presente capo si applicano a:
a) coloro che debbano ritenersi, sulla base di elementi di fatto, abitualmente dediti a traffici delittuosi;
b) coloro che per la condotta ed il tenore di vita debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che vivono abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose;
c) coloro che per il loro comportamento debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, comprese le reiterate violazioni del foglio di via obbligatorio di cui all’articolo 2, nonché dei divieti di frequentazione di determinati luoghi previsti dalla vigente normativa, che sono dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l’integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica.
Art. 6. Tipologia delle misure e loro presupposti
1. Alle persone indicate nell’articolo 4, quando siano pericolose per la sicurezza pubblica, può essere applicata, nei modi stabiliti negli articoli seguenti, la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza.
2. Salvi i casi di cui all’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), alla sorveglianza speciale può essere aggiunto, ove le circostanze del caso lo richiedano, il divieto di soggiorno in uno o più comuni, diversi da quelli di residenza o di dimora abituale o in una o più Province.
3. Nei casi in cui le altre misure di prevenzione non sono ritenute idonee alla tutela della sicurezza pubblica può essere imposto l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale.
3-bis. Ai fini della tutela della sicurezza pubblica, gli obblighi e le prescrizioni inerenti alla sorveglianza speciale possono essere disposti, con il consenso dell’interessato ed accertata la disponibilità dei relativi dispositivi, anche con le modalità di controllo previste all’articolo 275-bis del codice di procedura penale.
Vengono praticamente resi più efficaci – per loro – e afflittivi due degli strumenti che negli ultimi anni sono stati usati a piene mani contro i conflitti sociali: foglio di via, di cui viene aggravata la violazione, e sorveglianza speciale, che viene normata ancora meglio rendendo più semplice tramutarla in arresti domiciliari o in carcere.
Infine, all’articolo 16, per chiudere il cerchio, l’art. 639 del codice penale “deturpamento e imbrattamento di cose altrui” ora si puo’ disporre l’obbligo di ripristino e di ripulitura dei luoghi ovvero, qualora cio’ non sia possibile, l’obbligo a sostenerne le relative spese o a rimborsare quelle a tal fine sostenute, ovvero, se il condannato non si oppone, la prestazione di attivita’ non retribuita a favore della collettivita’ per un tempo determinato comunque non superiore alla durata della pena sospesa, secondo le modalita’ indicate nella sentenza di condanna.
Si legifera quindi quella vox populi che spesso si sente, e talvolta si vede – il popolo spugnette – nelle città più o meno grandi.
E’ ancora da capire la portata di queste nuove norme, nel frattempo però sappiamo che a Milano e a Gallarate sono già stati disposti alcuni Daspo Urbano e a Saronno lo sceriffo Fagioli li ha minacciati dopo un’occupazione in pieno centro storico.
FINANZIAMENTO REGIONALE PER LA SICUREZZA
Finanziamento complessivo di 7,6 milioni di euro a 476 comuni lombardi. Il bando prevede un lotto A (5 milioni di euro) per impianti di videosorveglianza e un lotto B (2,6 milioni di euro) per dotazioni alle polizie locali.
624 mila euro per progetti legati alla sicurezza. Sono i fondi sbloccati da Regione Lombardia ed elargiti a 37 Comuni della provincia di Varese, nel quadro di un finanziamento complessivo di 7,6 milioni di euro a 476 comuni lombardi.
Non sono riusciti ad ottenere il finanziamento i comuni di Saronno, Gallarate, Tradate,
E’ riuscita invece a ottenere entrambi i finanziamenti la città di Busto Arsizio: 50mila euro per il lotto A e 30mila euro per il lotto B.
I dati completi sono pubblicati sul Bollettino Ufficiale di Regione Lombardia, data 16 marzo.