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CANSALVINI: SEGUGIO DI RAZZA

“Sto seguendo la situazione e sono sicuro, come mi hanno garantito, le Forze dell’ordine, che l’extracomunitario verrà rintracciato velocemente. Lo prenderemo e lo espelleremo immediatamente” Questo è quanto ha detto il grande ministro CanSalvini, un vero segugio, da la caccia a chiunque, ad alcuni li va a prendere in altre nazioni e con gran rullar di tamburi, li porta in Italia per far scontare loro una pena “giusta” dopo 40 anni dal fatto,  altri li cerca e li rimanda al loro paese  però il 15 gennaio, a l’aeroporto di Malpensa,  non ci è riuscito con l’uomo egiziano che doveva essere rimpatriato ed ha pensato bene di saltare giù dall’aereo per dileguarsi tra le piste dell’aeroporto, bloccando il traffico aereo per tre ore.

I cani sono sguinzagliati, cercano la preda che tanto danno arreca a questo povero paese, il CanSalvini li comanda e con la bava in bocca si fa amare da quelli che un giorno lo prenderanno a bastonate.

Apprendiamo dalla stampa che oggi 16/01 l’uomo è stato trovato Samarate, poco lontano dall’aeroporto.

FABBRICANDO CASE

Giorni di burrasca per la politica istituzionale di Lonate Pozzolo, comune limitrofo (e anche in parte interno) all’Aeroporto di Malpensa. Il sindaco Rivolta (sic!) è stato arrestato insieme al fratello, noto imprenditore della zona, per delle tangenti che avrebbero favorito, tra le altre, la ditta del fratello e quelle di altri impresari edili amici. Già assessore all’urbanistica nella giunta lonatese precedente, è in carica dal 2014. L’inchiesta vede coinvolta anche Orietta Liccati, anch’essa assessore all’urbanistica (dimessasi in seguito agli arresti) dell’attuale giunta di Gallarate a guida Cassani.

ALLA RICERCA DEL POTERE PERDUTO

Leghista della prima ora e parte importante del cosidetto cerchio magico (i fedelissimi di Bossi), Marco Reguzzoni, dopo un passato politico con posizioni di spicco – presidente della Provincia di Varese dal 2002 al 2008 e capogruppo alla Camera dal 2010 al 2012 – è alla ricerca dei fasti del passato. Attualmente solo sostenitore del partito (gli è stata tolta dal partito la tessera di militante) e presidente dell’associazione Volandia – che da sempre fa marchette pubblicitarie ad Alenia e Aermacchi, aziende produttrici di armi a livello mondiale – cerca di approfittare del ginepraio Alitalia per fare “pubblicità” a Malpensa. Infatti Reguzzoni ha indetto un corteo per questo sabato, con la scusa della contrarietà al finanziamento da parte dello Stato nei confronti di Alitalia stessa. Quest’ultima qualche anno fa aveva infatti deciso il dehub da Malpensa, cosa che aveva creato non pochi dissapori all’interno del partito allora presieduto da Bossi. Con gli anni e il cambiamento di vertice del Carroccio, Reguzzoni ha avuto non pochi problemi a mantenere una posizione di potere all’interno di questo ed ora tenta la carta della speculazione su un problema come quello di Alitalia, per poter riacquisire quantomento un po’ di visibilità.

GIOCO D’AZZARDO

«Cascina Alberto rappresenta un’importante parte della strategia della compagnia per creare tre o quattro aziende che cambieranno gli eventi nel corso dei prossimi anni, qualcosa che aumenterà il valore della produzione sostenibile cresciuta in Canada»

Northern Petroleum sul suo programma in Italia

Il 15 febbraio i vertici della Provincia si sono incontrati con i rappresentanti del colosso petrolifero Shell. In questa occasione è stato illustrato il percorso che porterà la società petrolifera ad effettuare un’indagine geofisica del sottosuolo, col fine di estrarre petrolio.

Cascina Alberto” è il permesso di ricerca in questione, gestito per l’80% da Shell Italia e per il 20% da Northern Petroleum. È dal 2012 che si parla della possibilità di estrarre petrolio nel territorio novarese, esteso fino all’area di Malpensa. Le aree interessate dall’attuale permesso di ricerca, che scadrà nel 2020, sono le seguenti: per il Piemonte 454,49 km2 nelle province di Novara, Biella e Vercelli, mentre per la Lombardia 7,65 km2 nella provincia di Varese.

Shell e North Petroleum stanno lavorando da qualche anno su questo progetto, la stessa North Petroleum alla quale, nel decreto sblocca Italia, era stata concessa la compatibilità ambientale per le trivellazioni sulle coste pugliesi.

In base ai dati ministeriali (UNMIG) il petrolio italiano è ben poco, ma nonostante ciò molte compagnie petrolifere straniere puntano sull’Italia per l’estrazione di combustibili fossili; questo è dovuto al fatto che le royalties richieste dalla legge italiana (10% quando l’estrazione avviene su terra ferma e 7% quando avviene in mare) sono molto inferiori a quelle richieste dalle leggi di altre nazioni: in Indonesia 85%, in Russia 80%, in Danimarca 70%, in Alaska 60%, poi ci sono il Canada e gli Usa rispettivamente al 40% e al 30% per cento. Questo vuol dire che in Italia, ogni 100 euro di valore commerciale del petrolio estratto, l’azienda appaltatrice versa allo stato 10 o 7 euro, mentre in Russia per lo stesso valore estratto versa 80 euro. Quando invece noi compriamo un paio di mutande – per chi ancora può permettersele – lo Stato si prende il 22% del valore del prodotto e lo stesso vale per acqua minerale, vino e migliaia di altri prodotti. Tanto per fare degli esempi.

Per comprendere ancora meglio perché l’Italia sia uno degli obiettivi di queste aziende, è interessante leggere l’opuscolo ministeriale riguardante l’argomento, il quale dice testualmente : “Quello che si propone è quindi molto simile ad un gioco d’azzardo: la compagnia petrolifera fa ricerche spendendo grossi capitali ma, se trova petrolio o gas, li recupera ampiamente (compensando i casi in cui non trova niente), versando allo Stato solo una parte dei ricavi provenienti dalla vendita del petrolio.” E poi ancora “le royalties richieste dalla legge non sono molto alte e così vari operatori trovano interessante fare le ricerche in Italia.”

Tana libera per ENI, Shell e tutte le controllate di North Petroleum.

«Ma le cose stanno rapidamente cambiando e il futuro della ricerca petrolifera si profila sempre più “non convenzionale”»

Eni scuola sulle risorse “non convenzionali”

Il piano di ricerca per la trivellazione di cui abbiamo parlato fin’ora non è l’unico che coinvolge questa zona. Un altro Permesso di Ricerca denominato Cascina Graziosa per la ricerca di idrocarburi “non convenzionali” (ossia più viscosi, che necessitano di lavorazioni più complesse), comprende un’area 379,2 km2 per il Piemonte (provincia di Novara) e 213,3 km2 per la Lombardia (province di Milano, Varese e Pavia).

Osservando questi due progetti emerge un’immagine della Lombardia come di una zona franca in cui è permessa la manbassa di qualsiasi risorsa naturale, oltre che qualsiasi “scorribanda” ambientale. Come non citare Pedemontana, bretella SS341 – SS336, ampliamento Malpensa e costruzione di nuove infrastrutture di collegamento ferroviarie? Tutte opere che contribuiscono, in maniera evidente, alla devastazione di un territorio esageratamente antropizzato non sui bisogni reali dell’uomo, ma su bisogni indotti finalizzati al profitto.

Tra il 2012 e 2014 comitati per la difesa del territorio si erano mobilitati, manifestando la contrarietà a queste decisioni piovute dall’alto. Ma si sa, il potere delle lobbies non si ferma davanti alle scartoffie, avanza come un rullo compressore. Soltanto la determinazione di chi questi territori li vive, di chi si mobilita per difendere un territorio ridotto ormai all’agonia, può fermare lo strapotere di queste multinazionali per le quali conta soltanto il profitto, con la messa in valore del n’importe quoi.

Riteniamo importante – Salento docet – prima ancora che arrivino le trivelle, non stare a guardare gli studi preliminari (che poi consisterebbero nel far esplodere delle cariche di esplosivo, provocando onde sismiche riflesse dagli strati sotterranei, che verranno poi analizzate per tracciare una mappa del sottosuolo), ma muoverci per evitare qualsiasi tipo di speculazione.Cartina_trivellazioni

INCIDENTE SUL LAVORO A MALPENSA

In settimana si è verificato l’ennesimo grave incidente ai danni di un lavoratore della logistica a Cargo City, parte dello scalo internazionale di Malpensa. Il ragazzo di 38 anni è rimasto schiacciato da un carrello e versa in gravi condizioni all’ospedale di Circolo di Varese, dove è stato trasportato in elisoccorso. Questo incidente sottolinea una volta di troppo la situazione insostenibile dello scalo, i cui traffici merci crescono (+7,4% nel 2016), ma la sicurezza non accenna a farlo.

BRETELLE

Due progetti, unico scopo: guadagni per pochi, devastazione per tutti. Il progetto che aleggia da anni, riguardante la costruzione di una nuova bretella autostradale che collegherebbe Pedemontana con la superstrada di Malpensa in via di definizione con lo sblocco dei fondi (133 milioni per la prima parte del progetto) del governo Gentiloni. Altra bretella (a quanto pare questo termine piace a progettisti e politicanti) è quella che collegherebbe la linea ferroviaria che passa da Gallarate con il T2 di Malpensa, della quale si fa un gran parlare nell’ultimo periodo e che cancellerebbe parte consistente dei boschi della zona.

CIE O NON CIE?

I sindaci dei Comuni intorno a Malpensa hanno preparato una lettera che invieranno al ministro dell’interno Minniti sulla questione CIE. Temono infatti, essendo l’aeroporto internazionale un punto sensibile per quanto riguarda le migrazioni e soprattutto le deportazioni, si possa proporre la costruzione di un centro di identificazione ed espulsione nella zona. Tutto questo a causa del vociferare da parte del nuovo (?) governo sulla proposta di costruire almeno un CIE in ogni regione. Una lettera è poca cosa, ma è degna di nota la CIE-fobia che i politicanti in cerca di consenso trasmettono tramite gli istinti più bassi alla popolazione varesotta.