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LEGHISTI TERRORISTI

Riceviamo e diffondiamo un testo affisso a Saronno:

LEGHISTI TERRORISTI
Ha destato molto scalpore la mozione con cui la Lega Nord di Saronno ha invocato l’intervento di Salvini e della magistratura per proteggere la città dal terrorismo.
Una richiesta sui generis che ha suscitato reazioni scomposte che vanno dalla pernacchia allo scherno. I più si sono soffermati sulla evidente sproporzione tra i fatti che la Lega ha preso come base della propria mozione (danneggiamenti e pochissimo altro) e le parole usate. Quel richiamo al terrorismo che lascia prefigurare ben altri scenari e un uso indiscriminato della violenza.

Solo Alfonso Indelicato, indefesso fascista saronnese, ha rincarato la dose, aggiungendo che tutti i fatti contestati hanno una matrice anarcoide.
Di questa mozione hanno riso tutti, o quasi.
A noi verrebbe da ridere principalmente per la sproporzione tra fatti e parole, tipica di quest’epoca.

Eppure il terrorismo non è la prima volta che viene tirato fuori in maniera strumentale e funzionale a un certo tipo di narrazione tossica. In tempi recentissimi abbiamo notato come la costruzione di un nuovo tipo di nemico interno, il terrorista appunto (da affiancarsi allo straniero tout court come nemico esterno), riguardi molto poco le azioni compiute, ma riguardi molto di più il connubio tra la necessità di una figura creata ad hoc da dare in pasto al popolo reso affamato di slogan e nemici immaginari e la necessità di isolare, controllare, reprimere ogni tentativo che metta in discussione radicalmente lo status quo che viviamo.

In anni recenti il costrutto reazionario del terrorismo lo abbiamo visto introdotto contro i No Tav che furono accusati di aver partecipato all’attacco notturno al cantiere di Chiomonte. Anche in quel caso la sproporzione pareva evidente: un compressore un po’ abbrustolito a fronte di una intera valle, e annessa popolazione, devastata e militarizzata.

Anche l’ultima ondata di repressione riprova la sconnessione tra l’accusa di terrorismo e i fatti contestati, tacciando la rabbia e la violenza contro questo mondo di morte e sfruttamento di essere spietate e incondizionate.
Le ultime operazioni repressive contro gli anarchici (Scripta Manent, Panico e le più recenti a Torino e a Trento) dimostrano, però, che viene colpita un’idea e non tanto le azioni contestate: non è importante cosa fai, ma cosa pensi e chi sei.

Infatti l’essenza di questo nuovo uso dell’accusa di terrorismo (o di finalità di terrorismo) va ricercata nella descrizione che ne viene data, e cioè la volontà di impedire la realizzazione della tal opera, di convincere un ente o un’organizzazione a desistere dal tal progetto (e ci viene in mente per esempio l’esistenza dei CPR contro cui hanno lottato a Torino e principale motivo di accusa nei confronti degli anarchici nell’ultima operazione repressiva).
Argomento dell’utilizzo del costrutto ideologico del terrorismo appare quindi ogni forma di lotta che aspiri ad andare oltre la mera rappresentanza per andare a modificare realmente il mondo in cui viviamo. La finalità è dunque evidentemente controrivoluzionaria.

Se ne parla dai tempi dell’Urban Operation 2020: la crescente disparità sociale a firma neoliberismo avrebbe portato anche nel benestante occidente una crescente ondata di malcontento. E allora ecco l’urgenza per i difensori dell’ordine costituito basato sullo sfruttamento di dotarsi di nuove misure per contrastare ogni forma di ribellione. Lo si riscontra nell’urbanistica, in una gestione e costruzione di nuove fette di città date in pasto alla speculazione edilizia e umana (si veda il quartiere Isola a Milano, o quanto sta avvendendo al quartiere Aurora a Torino). Urbanistica figlia del capitale, che disincentiva lo scambio e le relazioni, e che favorisce unicamente il controllo e la produttività. Ma questo grande mutamento reazionario che stiamo vivendo lo si nota anche negli strumenti che l’apparato poliziesco e la magistratura si danno per controllare e reprimere. Lo stiamo notando in questi ultimi anni in cui tra Minniti e Salvini stiamo assistendo a un raggio di azione sempre di ampio e senza vincoli da parte della polizia: digos che sospende una professoressa rea di aver discusso con i propri studenti di leggi razziali attualizzandole, vigili del fuoco che su ordine del Questore rimuovono dai balconi striscioni di non benvenuto al ministro dell’interno Salvini. Ma si nota anche dall’uso del concetto di terrorismo per isolare e condannare chi, in questo mare di merda in cui ci troviamo tutti quanti, prova a tenere botta e indirizzare la giusta violenza contro chi è artefice di miseria e sfruttamento.

In questo quadro la mozione della Lega Nord saronnese è in linea coi tempi, a condizioni di vita sempre più esclusive ed escludenti si accompagna un’inasprimento della repressione e del controllo.
Vorrebbero far credere che anarchico o sovversivo sia sinonimo di terrorista. Ma la paura e la violenza non hanno valore di per sé. È solo con gli occhi offuscati dall’ideologia neoliberista che non si riesce a vedere l’evidente violenza su cui si fonda il nostro occidente: l’Africa come terra di conquista del capitale, il cimitero del Mediterraneo, la schiavitù moderna delle piantagioni, i lager di Stato.

Che rapporto pensate ci sia tra l’assenza di conflittualità di classe e l’innalzamento dello sfruttamento sul lavoro?

Che la paura cambi di campo, tutt’altro che vano slogan.

Malfattori del saronnese

CHE LA SOLIDARIETÀ CORRA PIÙ VELOCE DELLA REPRESSIONE

Che l’aria si sia fatta pesante se ne sono accorti un po’ tutti. A quasi due settimane dallo sgombero manu militari dell’Asilo Occupato di Torino, e dal connesso arresto di 6 persone per associazione sovversiva (per le ultime info rimandiamo a Macerie), ecco ieri a Trento altri 7 anarchici arrestati per associazione sovversiva con finalità di terrorismo (270 bis cp) e anche per attentato con finalità terroristiche o eversive (280 cp). Parole tuonanti, da codice penale, che poco o nulla di fanno capire. Spulciando però alcuni articoli si va un po’ più a fondo, le accuse partirebbero infatti da alcune azioni notturne, tra le quali un ordigno fatto esplodere davanti alla sede della Lega Nord di Ala, vicino a Trento, alla vigilia della visita dell’attuale ministro dell’interno Salvini. Ma anche azioni contro i ripetitori che riempono le nostre vite di onde, antenne di cui siamo tutti schiavi e dipendenti e che aumentano la frammentazione delle nostre esistenze.

Il cambio di passo della repressione dello Stato segue le esigenze del Capitale. In questo Salvini è completamente funzionale al momento, e incarna alla perfezione lo spirito dei tempi. Ma come ci siamo arrivati? Come siamo giunti a una narrazione così asservita da far passare per criminali chi combatte per un mondo senza frontiere e senza sfruttamento? Di fronte al crescente terrore dello Stato e delle multinazioni che si sono spartite il mondo e ridotto in miseria i suoi abitanti, di fronte alla crescente menzogna di Stato cui siamo tutti ormai abituati, che fare? Starsene con le mani in mano?

A Saronno la giunta leghista che ammicca all’estrema destra (chiedere in proposito all’assessore allo sport della giunta Fagioli quale considera la parte giusta, tra resistenza partigiana e RSI) ha cullato e offerto spazi ad Accademia 19 (piccolo gruppetto di ispirazione fascista, che ha avuto la brillante idea di invitare a Saronno il fantoccio tra i più rappresentativi della miseria di spirito della nostra epoca, Diego Fusaro). Insomma, questi sono i fatti, difficilmente controvertibili.
Ebbene, qualche settimana fa la porta del Comune è stata presa a martellata ed è stata vergata la scritta “i fascisti hanno amici in Comune”.
E poi? E poi le dichiarazioni del piddino Simone Galli (chi segue le vicende saronnesi se lo ricorderà come tra i più feroci critici delle occupazioni – Telos e via Don Monza – e anche tra i più beceri commentatori degli scontri del 25 aprile 2014, addossando chiaramente tutte le colpe a quei cento disgraziati estremisti anarchici distruttori dell’ordine costituito), che sostiene, commentando un post della collega Lara Comi , che non si tratta di azione con significato politico, ma un atto criminale.
Ecco quindi la sponda necessaria alla narrazione attuale, alla gestione di piazza del questore di Torino (ex Questore di Varese e che annovera durante il suo mandato lo sgombero della casa occupata di via Don Monza e del Telos di va Milano), alla politica di Salvini, alla legittimazione dei fascisti, al razzismo di Stato e tanto altro. A suon di uscite di merda come questa ci siamo abituati a respirare l’odore del letame, a considerarlo normale.
Tornando sulle dichiarazioni del piddino nostrano aggiungiamo solo che non siamo né usi né capaci di vestire i panni del legislatore, ci è sempre risultato più naturale indossare i nostri panni di vagabondi, forestieri, girovaghi, scapestrati e piantagrane. Non ci interessa quindi classificare alcunchè.

Tempi feroci come questi richiedono scelte, noi stiamo con chi sceglie la propria parte e agisce di conseguenza.

Elenchiamo qua nomi e indirizzi per scrivere ai prigioni sia dell’operazione repressiva torinese sia di quella trentina:

Antonio Rizzo
Giuseppe De Salvatore
Lorenzo Salvato
Niccolò Blasi 
Casa Circondariale di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara.

Silvia Ruggeri
Giada Volpacchio
Casa Circondariale Lo Russo e Cutugno,
via M.A. Aglietta 35,
10151 Torino

Bottamedi Roberto
Casa circondariale di Brescia Canton Mombello
Via Spalto San Marco 20
25121 Brescia (BS)

Trentin Agnese
Casa di reclusione Brescia Verziano
Via flero 157
25125 Brescia (BS)

Nicola Briganti
Casa circondariale di Verona Montorio
Via San Michele 15 37131
Verona (VR)

Parolari Andrea
Casa circondariale di Vicenza
Via Basilio dalla scola, 150
36100 Vicenza (VI)

Giulio Berdusco
Casa circondariale di Tolmezzo
via Paluzza 77
33028 Tolmezzo – UD

Luca Dolce
Casa circondariale di Tolmezzo
via Paluzza 77
33028 Tolmezzo – UD

BULLISMO MUNICIPALE A GALLARATE

A Gallarate, cittadina di provincia e molto provinciale, corrono parecchie voci. Tra queste, una in particolare riguarda il sindaco Cassani. Chi l’ha conosciuto in giovane età, racconta che ai tempi del liceo fosse una delle vittime predilette dei bulli. Una storia di schifosa prevaricazione, come mille altre, verrebbe da pensare. Ma spesso nella storia, le vittime sono in grado di trasformarsi nei peggiori carnefici.

E Andrea Cassani ha voluto essere uno di questi casi. Eletto sindaco, forte del suo ruolo, non ha perso tempo nel lanciare la linea politica del bullismo municipale. Una politica fatta di continue vessazioni e prevaricazioni nei confronti dei suoi concittadini più deboli. Tutte le categorie più esposte sono state colpite: ambulanti, senzatetto, immigrati e Sinti. Peccato che la peste sia stata debellata, altrimenti chissà quale destino sarebbe toccato agli appestati.

E mentre lui richiama l’attenzione mediatica giocando a fare il bulletto; nel silenzio totale, i vertici del partito continuano i loro sporchi affari con personaggi quali intrallazzatori immobiliari, speculatori del cemento, e affaristi di ogni risma.

Ma è risaputo che dietro l’apparente arroganza del bullo, si nasconde un enorme senso di vigliaccheria e debolezza. E guarda caso, è bastato che alcuni Sinti (stanchi del trattamento subito) alzassero un po’ la voce sotto il comune, per spingere l’impavido primo cittadino ad auto assegnarsi una sorta di scorta. Vigili urbani in presidio fisso sotto il comune e ad accompagnarlo nei suoi spostamenti.

Non solo: a seguito della contestazione subita durante il consiglio comunale di Dicembre, il sindaco si è presentato all’ultimo consiglio, scortato da quadri e tromboni di partito chiamati a raccolta da mezza provincia.

GALLARATE CONTRO LA GUERRA AI POVERI

Pubblichiamo qui sotto il comunicato pubblicato in serata dagli organizzatori del presidio svoltosi oggi pomeriggio a Gallarate.

BASTA GUERRA AI POVERI

Oggi, 2 Dicembre 2018, circa un centinaio di persone si sono ritrovate in piazza a Gallarate, per manifestare contro le politiche di guerra verso i più poveri, che la giunta Cassani sta attuando da quando si è insediata. Una guerra che il sindaco utilizza come strumento di propaganda elettorale, e come arma di distrazione di massa, utile a nascondere il suo servilismo nei confronti di chi realmente nuoce alla nostra città: speculatori immobiliari, devastatori del territorio, intrallazzatori, e così via. Personaggi che la Lega Nord ha sempre difeso e tutelato nel corso della sua ormai trentennale storia politica.

A seguito dell’ultima vigliaccata messa in atto dall’amministrazione comunale, ossia lo sgombero del campo Sinti di via Lazzaretto, abbiamo deciso di rompere quel clima di silenzio e passività funzionale all’esecuzione di determinate politiche.

Rimanere a guardare inermi non era più tollerabile, così, abbiamo lanciato una chiamata alla mobilitazione in piazza. L’appello si è diffuso rapidamente ed è stato raccolto da un grande numero di persone. E questo nonostante i subdoli ricatti (a mezzo stampa) di Cassani e le provocazioni della Questura, sia nei giorni precedenti alla manifestazione, sia oggi, con la completa militarizzazione di piazza Libertà. Hanno tentato di fare terra bruciata intorno a chi ha organizzato questa manifestazione, sperando probabilmente di ridurre al silenzio le voci critiche presenti in città. Così non è stato.

Era davvero molto tempo che la nostra città non vedeva una mobilitazione in piazza così determinata, eterogenea e numerosa, e non vogliamo che questa giornata rimanga fine a se stessa. Al contrario, vogliamo che rappresenti un importante stimolo dal quale ripartire per costruire una lotta dal basso sempre più ampia e partecipata.

QUI SOTTO ALCUNI DEGLI SLOGAN DELLA GIORNATA

La giunta comunale
coi Sinti se la prende
mandiamoci Cassani
a viver nelle tende

Le tende sono fredde
i Sinti non ci stanno
mandiamoci Cassani
a starci tutto l’anno

I ricchi e gli affaristi
Cassani li difende
con poveri e indifesi
la Lega se la prende


Il volantino distribuito in piazza:

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L’ARTE DELLA MANIPOLAZIONE E L’AZIONE DIRETTA

Legalità: una questione di potere, non di giustizia

Alcuni fatti di queste ultime settimane ci danno l’occasione di parlare di certi nodi che puntualmente emergono nei discorsi, nelle riflessioni di chi agisce, o quanto meno si auspica, uno stravolgimento dello stato di cose presenti.

Ha destato molto scalpore la vicenda del sindaco di Riace, Mimmo Lucano, arrestato perché accusato di aver violato la Legge per aiutare alcuni migranti a integrarsi nel suo paese. Un po’ il circo mediatico delle carogne razziste che non hanno perso tempo per attaccare un sindaco arrestato per aver violato la Legge non per interesse personale (vedi l’ex sindaco di Seregno della coalizione Lega Nord e Forza Italia) ma per seguire la propria coscienza; un po’ per quei rimasugli sparsi di sinistra – pericolosi come meteoriti nello spazio dotati di gravità e con la possibilità (spesso anche l’intenzione) di attirare a sé quanta più materia possibile – costretti a fare i conti con la scelta della deriva liberal-conservatrice che ha connotato ogni governo di centro-sinistra da almeno trent’anni, la stessa deriva che vede nella Legge e nella Costituzione le uniche armi a propria disposizione per combattere fascismo e razzismo.

Sul circo razzista non ci soffermiamo. Crediamo che in questi tempi ognuno con una testa pensante possa osservare cosa gli accade attorno, individuare chi sta traendo giovamento da questa situazione di guerra civile in potenza, chi soffia sul fuoco del razzismo e della reazione.
Pur riconoscendo nella pluralità del possibile intervento una forza, ci pare che con questo nuovo Decreto Salvini, in grado di peggiorare il già terribile Decreto Minniti, la linea tra umanità e cieco rispetto della legalità si sia ulteriormente marcata. Certo, la risposta secondo cui “ha ragione, ma ha violato la Legge” la sentiamo e la sentiremo ancora, ma ci pare l’ennessimo tassello volto a legittimare la barbarie razzista a cui stiamo assistendo.

Perchè?

Perchè l’Apartheid era legale, così come il Colonialismo, le Leggi Razziali in Italia, i Campi di Concentramento, la presa del potere di Hitler, il Delitto d’Onore.
In tempi bui come questi pararsi dietro l’apatia dettata dall’ossequioso rispetto della legalità significa abdicare a determinare la realtà per come è.
A chi si permette il lusso di dire che “un conto erano i lager nazisti, ora non siamo a quei livelli” rispondiamo con questo breve estratto da questo articolo:

Becky Moses aveva 26 anni quando è morta carbonizzata, nella notte tra il 27 e il 28 gennaio 2018, a causa di un rogo scoppiato nel ghetto di San Ferdinando, vicino Rosarno, in Calabria.
La sua storia forse non la ricorderanno tutti, per alcuni era probabilmente solo un’immigrata che si era trovata nel momento sbagliato al posto sbagliato. […] Becky Moses era arrivata in Italia nel 2016 dalla Nigeria.
A Riace era stata ospite di un centro di accoglienza straordinario: nel piccolo paese in provincia di Reggio Calabria stava mettendo radici ma la commissione territoriale le aveva negato la richiesta di asilo politico. Quindi, avendo ricevuto il diniego e non potendo essere trasferita in uno Sprar, Becky aveva fatto ricorso, ma non era riuscita a vincerlo.
Le cose si erano messe male, la vita nei Cas era diventata impossibile e aveva di andare via.
Lasciava Riace, sola e con in mano un diniego della prefettura. Decise di spostarsi a San Ferdinando, dove c’erano altri nigeriani suoi conoscenti. Lì, in uno dei ghetti più grandi d’Italia, Becky Moses ha trovato la morte dopo essere stata avvolta dalle fiamme di un braciere rimasto accesso per scaldarsi in una fredda notte d’inverno.
Becky a Riace abitava in un alloggio, condiviso con altre sue coetanee. La sua carta d’identità portava ancora la firma del sindaco Domenico Lucano, che all’epoca aveva voluto riconoscerle la dignità di essere umano
.”

La domanda è la più immediata e al contempo la meno semplice a cui rispondere: di fronte alla normalizzazione della catastrofe che avanza, che fare?

Vi sono delle persone che dicono: la rivoluzione dev’esser fatta dal paese. Ciò è incontestabile. Ma il paese è composto di individui, e se attendessero tranquillamente il giorno della rivoluzione senza prepararla colla cospirazione, la rivoluzione non scoppierebbe mai.
[…]
Si può non esser d’accordo sulla forma di una cospirazione,
sul luogo e sul tempo in cui una cospirazione debba compiersi:
ma non essere d’accordo sul principio è un’assurdità, un’ipocrisia,
un modo di celare il piú basso egoismo.
Io stimo colui che approva la cospirazione ed egli stesso non cospira: ma non sento che disprezzo per coloro, che non solo non voglion far niente ma che si compiacciono nel biasimare e nel maledire gli uomini d’azione.

Carlo Pisacane

Che fare?

La sensazione è di essere su di un piano inclinato, in cui ogni forza che imprimiamo alla sfera posta su questo piano non faccia altro che farla rotolare più velocemente verso il basso. Altro, a ben vedere, non potrebbe accadere.
La sensazione è che i tempi stiano inesorabilmente rotolando verso la barbarie di Stato.

La catastrofe non la avvertiamo solo quando apre la bocca Salvini (o Minniti), né solamente quando il vicino di casa calabrese ci dice che ha votato Lega, neppure quando assistiamo alla reintroduzione dello schiavismo sotto forma di caporalato nelle piantagioni del sud e poi man mano in tutta Italia.
La avvertiamo anche quando la vulgata diffusa ci dice che no, non è utile ribellarsi, perché a ogni forma di ribellione tocca due sorti: o viene tacciata di fascismo (secondo quella tanto nefasta quanto onnipresente propaganda democratica che ha trasformato la parola “fascismo” in un sinonimo di “violenza”; di questo passo finiremo a credere che la Rivoluzione Francese o i moti insurrezionali di metà ‘800 furono opera dei fascisti!) oppure viene ingurgitata dalla Lega (o da chi per essa) che ne trae giovamento.

Ma è vero?

Che la Lega sia una forza significativa, e abbia la capacità di crescere, crediamo sia fuori da ogni discussione. I sindaci leghisti del circondario primeggiano sui rivali nell’uso dei social network e nella capacità di generare fake news o di rigirare a proprio uso qualunque notizia che li riguardi da più o meno vicino.

La Lega mostra di sé il volto che più crea consenso, quello che cerca lo scontro, ed è nello scontro che cresce. Questo non siginifica che la Lega sarebbe pronta a gestire conflitto e propaganda/politica, ma anche in questo contesto si inseriscono le amicizie sempre più salde con l’estrema destra tout court. La Lega cresce perché la sua narrazione è diventata la narrazione più diffusa nel paese. Anche chi non è d’accordo con la Lega finisce per parlare la sua lingua. Nel dizionario leghista non esiste la solidarietà umana, esiste il buonismo. È con questo dominio della narrazione che la Lega ha ottenuto e ottiene sempre più consenso.
La Lega sembra cercare lo scontro perché ormai è forte e radicata, è lo stesso motivo, ma al rovescio, per cui invece i partiti di estrema destra, che hanno ben altro seguito (ad esempio Lealtà Azione su tutti) non cercano al momento lo scontro, semmai cercano realtà territoriali tranquille in cui poter crescere e aggregare forza. Quando una realtà è solida e robusta può permettersi, attraverso la ricerca dello scontro, di inglobare la forza di chi gli si contrappone, viceversa quando una realtà politica è in via di consolidamento, è alla ricerca della tranquillità per poter lasciare ai semi la possibilità di germogliare e rinforzare il tronco.

In queste settimane nel saronnese si è fatto un gran parlare di Lega Nord, l’occasione l’ha fornita la festa leghista a Dal Pozzo e le relative proteste degli abitanti.
I leghisti, tramite il sindaco Dante Cattaneo, hanno dapprima lamentato un tentativo di boicottaggio con delle strisce recanti “Evento Annullato” sui propri manifesti che pubblicizzavano la festa, poi un volantinaggio a tappeto che invitava i cittadini a non partecipare a quella che era a tutti gli effetti una festa razzista.
Il Sindaco leghista, per delegittimare la protesta, ha accusato i firmatari del volantino di boicottaggio della festa di essere dei criminali e di aver tentato di uccidere, collocando delle reti acuminate sulla carreggiata, chi transitava su una strada nelle zone limitrofe. Nei giorni seguenti un secondo volantino ha informato gli abitanti di Dal Pozzo che i due fatti sono scollegati e solo un sindaco in malafede poteva unirli.

Nella melma mediatica è difficile districarsi, è difficile riuscire a scorgere con lucidità cosa è vero, e cosa non lo è. Le cosiddette bufale, o fake news, esistono dall’alba dei tempi. Così come esiste dall’alba dei tempi la strategia di chi è al potere di tentare di delegittimare alcune proteste o ribellioni, incolpando di malefatte contro la popolazione gli stessi ribelli.
Ma questo ragionamento scivoloso non deve nemmeno portarci a considerare ogni fatto, ogni avvenimento, come strategia dei potenti. Questo ragionamento è doppiamente castrante, prima perché vede il “popolo” come dei semplici burattini da governare senza spina dorsale, la seconda è perché mostra i governanti come gli invincibili, cosa che invece non sono. La nostra storia recente, in particolare la seconda metà dell’800, è costellata di moti insurrezionali. Cosa se ne direbbe oggi? Che si direbbe oggi di un tentativo di insurrezione in una qualche campagna del meridione?
Siamo in due epoche storiche talmente lontane, e così diverse, da rendere impossibile una risposta, eppure l’esercizio può aiutare a districarsi tra ciò che accade.

Tornando ai giorni nostri: è vero che ogni azione contro la Lega non fa altro che darle nuova linfa?
Quello di cui siamo certi è che l’inazione, dettata dalla sensazione di non poter fare altro, sarebbe sinonimo di rassegnazione.
Quello di cui abbiamo timore è che la forza narrativa della Lega sia al momento inavvicinabile, ma che rimanga un tema su cui confrontarsi e da tenere in considerazione, perché ne va dell’agibilità, della solidarietà umana, della ricerca della libertà contro ogni sfruttamento e discriminazione, nei piccoli paesi come nelle città.

DAL POZZO CONTRO IL RAZZISMO

Dopo il lamentìo per il presunto boicottaggio, i leghisti di Ceriano Laghetto, Cogliate e Lazzate continuano con il piagnisteo.
Nella frazione Dal Pozzo, luogo scelto per la festa della Lega Nord nella zona delle Groane, è stato distribuito casa per casa un volantino, scritto da alcuni residenti, che mettono in guardia i compaesani dal partecipare a quella che è a tutti gli effetti una festa razzista.
Ecco il testo del volantino:

DAL POZZO, FESTA LEGA NORD: EVENTO ANNULLATO?

“Evento annullato”.
Queste le fascette comparse su molti manifesti che pubblicizzavano la prossima festa della Lega a Dal Pozzo, frazione di Ceriano Laghetto.
Gran sospiro di sollievo nella frazione al confine con Saronno, ma conviene non lasciarsi andare a facili entusiasmi: i leghisti infatti lamentano un tentativo di boicottaggio da parte di vandali notturni.
Come è, come non è: vandali li chiamano loro, antirazzisti li chiamiamo noi.

IL COMUNE DI CERIANO LAGHETTO PATROCINA I FASCISTI

Ci risiamo.
Il frizzante sindaco di Ceriano Laghetto, che 8 anni fa salì alla ribalta nazionale con l’ordinanza anti-kebab, prosegue sia con la sua carriera politica, ritagliandosi una sempre più ampia fetta sulla stampa locale, sia con il suo progetto politico, che persegue a livello locale la saldatura già nazionale tra Lega Nord e le squadracce fasciste dell’estrema destra.
Lo scorso giugno il sindaco si è fatto aiutare dalla sezione varesina di Casa Pound nella propagandistica ronda nel parco delle Groane.
Per il prossimo venerdì 21 settembre è invece stato organizzato nella Sala Consigliare e col patrocinio del Comune di Ceriano Laghetto un incontro organizzato da Accademia Diciannove (associazione di stampo fascista) e con ospiti Franco Nerozzi della Onlus Popoli e anch’esso legato a doppio fila con l’estrema destra e Federico Goglio, nome d’arte Skoll, cantante anch’esso legato direttamente all’estrema destra, con numerose serate organizzate nella tana dei naziskin di Bollate, area politica in cui milita e che si rivendica. A riprova della sua non celata appartenenza politica il fatto che Federico Goglio nel 2015 è stato inquisito per aver fatto il saluto romano durante la commemorazione a Sergio Ramelli a Milano.
In sostanza un incontro spacciato per culturale organizzato da chi sostiene o fa addirittura parte delle squadracce che aggrediscono chiunque capiti a tiro di diverso da loro.
La saldatura tra Lega Nord e estrema destra neofascista è evidente, sindaci come Dante Cattaneo non sono che fautori nel locale di un ampio progetto nazionale.

LA PUTRITUDINE DELL’IGNORANZA

La settimana scorsa a Saronno i fascisti sotto uno dei mille nomi sotto cui si nascondono hanno appeso uno striscione non firmato su una fabbrica abbandonata, lamentando l’impunità giudiziaria del Telos. Al di là dell’assurdità della lamentela, da notare come riescano perfettamente a sostituirsi ai gendarmi, nient’altro che sbirri senza divisa.
Nella serata di giovedì 9 novembre i gregari di Forza Nuova hanno affisso a Rescaldina, presso la biblioteca – rea di ospitare un corso di arabo per studenti – uno striscione con la scritta: “Impariamo a difenderci / non a farci invadere!”
Le deliranti parole di Federico Russo, responsabile di Forza Nuova della Provincia di Varese e del legnanese, ci portano in un mondo altro in cui l’umanità lascia tutto il campo alla putritudine dell’ignoranza.
Nel frattempo a Lazzate continua la diatriba, fomentata da Andrea Monti, tra Comune e Prefettura per l’accoglianza di un pugno di profughi. E’ evidente lo scopo propagandistico della questione.

Questa gente, per il solo scopo elettoralistico e propagandistico, sta alimentando senza remore la guerra tra poveri.
Ai nostri occhi oggi, come negli anni passati, questi figuri, con buona pace del moralizzatore Mentana, rimangono carogne infami da combattere.
Sarebbe un insulto per i topi di fogna paragonarli a loro.

CALMA APPARENTE

Nell’apparente calma, nel monotono tran tran di tutti i giorni, nella cittadina di Saronno si manifestano tasselli importanti nella gestione del potere.
Abbiamo dato ampio risalto alle scelte economiche della giunta fascio-leghista, scelte prettamente politiche. Sintetizzando abbiamo scritto: fare cassa sul sociale per reinvestire nel controllo.
E lo sceriffo Fagioli, con la sua cricca, prosegue fedele alla linea.
Ecco un nuovo investimento di 10.000 euro. Per cosa? Ma naturalmente per ampliare nuovamente il sistema di videosorveglianza cittadino. Alè!
Come se non bastasse la paranoia securitaria leghista ha ormai coperto tutta Saronno, come del petrolio sul mare. Sono state vietate, a causa delle lungaggini burocratiche e delle dovute misure di sicurezza ai tempi dell’emergenza (“quale emergenza?” si chiedono giustamente diversi saronnesi), due diverse manifestazioni pubbliche: un raduno di saronnesi amanti dei social network, una sagra di cibo da strada che già lo scorso anno aveva fatto tappa nella città degli amaretti.
Ecco la politica leghista e fascista. Ecco il vuoto da riempire con la paura.
Quanto manca all’affissione pubblica dei dieci comandamenti fagioliani? Quale potrebbe essere il primo comandamento se non: “Vietata ogni manifestazione pubblica! (eccetto i banchetti di Lega Nord e Doma Nunch)” ?