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BULLISMO MUNICIPALE A GALLARATE

A Gallarate, cittadina di provincia e molto provinciale, corrono parecchie voci. Tra queste, una in particolare riguarda il sindaco Cassani. Chi l’ha conosciuto in giovane età, racconta che ai tempi del liceo fosse una delle vittime predilette dei bulli. Una storia di schifosa prevaricazione, come mille altre, verrebbe da pensare. Ma spesso nella storia, le vittime sono in grado di trasformarsi nei peggiori carnefici.

E Andrea Cassani ha voluto essere uno di questi casi. Eletto sindaco, forte del suo ruolo, non ha perso tempo nel lanciare la linea politica del bullismo municipale. Una politica fatta di continue vessazioni e prevaricazioni nei confronti dei suoi concittadini più deboli. Tutte le categorie più esposte sono state colpite: ambulanti, senzatetto, immigrati e Sinti. Peccato che la peste sia stata debellata, altrimenti chissà quale destino sarebbe toccato agli appestati.

E mentre lui richiama l’attenzione mediatica giocando a fare il bulletto; nel silenzio totale, i vertici del partito continuano i loro sporchi affari con personaggi quali intrallazzatori immobiliari, speculatori del cemento, e affaristi di ogni risma.

Ma è risaputo che dietro l’apparente arroganza del bullo, si nasconde un enorme senso di vigliaccheria e debolezza. E guarda caso, è bastato che alcuni Sinti (stanchi del trattamento subito) alzassero un po’ la voce sotto il comune, per spingere l’impavido primo cittadino ad auto assegnarsi una sorta di scorta. Vigili urbani in presidio fisso sotto il comune e ad accompagnarlo nei suoi spostamenti.

Non solo: a seguito della contestazione subita durante il consiglio comunale di Dicembre, il sindaco si è presentato all’ultimo consiglio, scortato da quadri e tromboni di partito chiamati a raccolta da mezza provincia.

SFRATTATO E LICENZIATO

È successo la mattina del 3 Ottobre 2018 a Gallarate.

Alla porta di un uomo di 57 anni, fresco di licenziamento, hanno bussato dei loschi figuri, da tutti conosciuti quali esseri spregevoli e ripugnanti. Erano agenti della Polizia Locale, intenzionati a rendere esecutivo lo sfratto della sua famiglia. Alla loro vista, l’uomo si è cosparso di benzina e ha minacciato di fare saltare tutto per aria con il gas, se non se ne fossero andati.

L’intero edificio è stato evacuato e, dopo alcune ore di trattativa, con Carabinieri e Vigili del Fuoco, l’uomo ha deciso di mollare il colpo ed è stato accompagnato in ospedale. Secondo alcune voci, potrebbe essere stato sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio. Lo sfratto, comunque, è stato rimandato al 6 Ottobre.

In questa vicenda, che avrebbe potuto avere conseguenze tragiche, non si può omettere la responsabilità diretta del sindaco Andrea Cassani.  Uno che a parole dichiara di essere un uomo vicino ai cittadini e ai loro problemi, mentre nei fatti ordina ai suoi sgherri di eseguire con la forza lo sfratto di un lavoratore appena licenziato. Inoltre, secondo molte testimonianze dei presenti, durante la procedura non era presente alcun assistente sociale a monitorare quello che succedeva.

Fa abbastanza rabbia sapere che quest’uomo potrebbe essere stato sottoposto a TSO. E non tanto per la brutalità del trattamento (che già sarebbe una ragione sufficiente), quanto per l’umiliazione di dover essere patologizzato e curato, per non essere riuscito a mantenere la calma davanti alla possibilità di vedere la propria vita crollare. Ma quest’uomo è stato condotto alla disperazione dalle condizioni economiche insopportabili di cui non è responsabile, ma vittima, come milioni di altre persone. Il suo è un gesto estremo e disperato di resistenza, messo in atto per non rassegnarsi all’idea di perdere tutto.

Questo gesto dovrebbe insegnarci molto: rimanendo soli ed isolati davanti alla brutalità dell’economia capitalista, non ci rimarrà nient’altro se non la rassegnazione o gesti disperati.

Per questo è necessario rompere il muro dell’indifferenza ed impegnarci a costruire una solidarietà umana forte e concreta, per resistere collettivamente davanti alle ingiustizie e alle sopraffazioni messe in atto da chi si arricchisce sulle nostre vite.

GALLARATE: ESERCITO CONTRO I POVERI

Ci risiamo. Il sindaco di Gallarate, Andrea Cassani, ne ha sparata un’altra delle sue. È più forte di lui, il nostro Salvinetto di provincia, non vuole assolutamente essere da meno rispetto all’originale in quanto a sparate e pagliacciate sul web.
Ci sarebbe da ridere, se non fosse che poi, i danni partoriti dalle menti di questi soggetti hanno conseguenze (a volte tragiche) sulle vite di tutti noi.
Alcuni giorni fa, in preparazione alla visita del sottosegretario all’interno Candiani (altro legaiolo di provincia simile ai due citati poco sopra), avvenuta a Gallarate durante la giornata di oggi (18 Giugno 2018), Cassani aveva dichiarato a mezzo stampa, la sua intenzione di richiedere un presidio dell’esercito presso la stazione ferroviaria. Le sue testuali parole: «In Toscana ci sono unità dell’Esercito in cittadine di 40 mila abitanti, io penso che Gallarate, anche per il ruolo nevralgico della sua stazione, possa ambire ad avere un presidio».
Insomma, sembra che Cassani si stia preparando ad una guerra civile. Verrebbe da chiedersi contro chi, dal momento che lo scalo ferroviario gallaratese non sembra essere un teatro di guerra, e gli unici episodi riportati dalla cronaca sono quelli di alcune risse tra persone alticce ad una certa ora della notte e qualche imbrattamento.
Le persone considerate –problematiche– sono quei poveracci che in mancanza di un reddito e un posto dove stare, trascorrono lì la maggior parte del loro tempo, arrivando financo ad importunare i viaggiatori per raggranellare qualche monetina.
Che Cassani voglia condurre la guerra proprio contro di loro? Beh, se così fosse, la cosa non stupirebbe affatto: è rinomato che quando si tratta di andare contro chi non ha nulla, i leghisti dimostrano sempre grande audacia e spavalderia. Qualità che scompaiono quando si trovano davanti a ricchi e potenti, con i quali si trasformano in docili e servili agnellini, o peggio in fedelissimi cani da guardia.
Note a fondo: al termine dell’incontro, Candiani ha smorzato l’entusiasmo del rampollo gallaratese, dichiarandosi prima disponibile ad affrontare la richiesta, per poi quasi immediatamente aggiungere : «Non è detto che vedere ogni giorno l’esercito in stazione crei più percezione di sicurezza o se invece suscita un qualche apprensione nei cittadini»

MERDA CHE È VENUTA A GALLA

Abbiamo parlato qualche giorno fa del Decreto Minniti sulla sicurezza, comunemente noto per il Daspo Urbano. Proprio dalle nostre parti, a Gallarate, abbiamo il sindaco più entusiasta di tale normativa. Si tratta di Andrea Cassani, sindaco leghista di Gallarate. In un solo mese già nove persone sono state sanzionate e tra queste, sette sono state allontanate dalla stazione ferroviaria, dove consumavano alcolici e, secondo la polizia locale, davano fastidio al normale transito dei pendolari. Due stranieri sono stati invece fermati mentre vendevano accendini in un centro commerciale. Un’arma in più nelle mani dei sindaci, ma il sindaco di Gallarate non si accontenta, vorrebbe di più: «Il decreto non è per nulla di destra — osserva Cassani —. Si presenta come molto severo e va nella direzione giusta, ma poi spunta le armi di noi sindaci quando dice, ad esempio, che queste ordinanza possono essere solo temporanee. Inoltre, io avrei preferito che si dicesse chiaramente che i sindaci possono espellere dal territorio comunale anche i mendicanti, cosa che non è chiaramente indicata. Infine — conclude il primo cittadino — e questo lo dicono tutti i sindaci, non ci sono poteri concreti per sanzionare davvero chi è recidivo e non obbedisce al divieto di tornare alla stazione».
Ordine, decoro e disciplina. Altrimenti olio di ricino.