QUESTIONI DI PALAZZO

Oggi in tv, sui giornali, su internet si parla tanto di palazzi, riferendosi quasi sempre ai palazzi della politica, i palazzi della Repubblica, i palazzi del potere. Ma qui no. Qui oggi si parla di ben altri palazzi, nello specifico si parla di un palazzo ben noto ai cittadini saronnesi, ovvero quello conosciuto con il nome di “Palazzo Visconti”.

Le origini e la storia
Storicamente si fa risalire la costruzione del Palazzo addirittura alla seconda metà del 1500. Il nome deriva dalla famiglia milanese dei Visconti che, nella persona di Giacomo Filippo Visconti, commissionò la costruzione proprio in quell’epoca. Non è un mistero difatti che un ramo della famiglia Visconti risiedesse nel territorio saronnese già agli inizi del ‘500: il Palazzo fu dunque eretto nei pressi del centro cittadino e nei primi anni di vita ebbe sia la funzione di residenza di villeggiatura per la nobile famiglia milanese sia quella di abitazione vera e propria. Nel corso dei secoli si succedettero diversi proprietari: nel 1643 il possesso dell’edificio passò alla famiglia di Pietro Giacomo Rubini e successivamente esso finì nelle mani del nipote, il Conte Diego Rubini, il quale tra il 1724 ed il 1753 decise di apportare notevoli miglioramenti sia a livello architettonico sia a livello decorativo. Nel 1773 l’intero stabile venne acquistato dalla famiglia Schenardi, la quale cedette infine il palazzo a Giuseppe Morandi, il quale decise di trasformarlo in un prestigioso collegio. Nel 1882 il Comune di Saronno finalmente prende possesso del Palazzo e lì decide di trasferirvi il Municipio ed i relativi uffici pubblici. Solamente molti anni dopo, il 27 dicembre 1926, con lo spostamento degli uffici comunali nella vicina Villa Gianetti, il Palazzo diviene sede della Pretura: da qui il nome affettuoso con il quale ancora oggi la popolazione saronnese si riferisce ad esso, cioè la cosiddetta “vecchia pretura”.
Dalla metà degli anni 80’ Palazzogli uffici della Pretura lasciano il Palazzo ed i locali presenti all’interno di esso vengono destinati ad un duplice scopo. Alcuni sono utilizzati come abitazioni mentre nei restanti trovano casa le numerose associazioni presenti sul territorio cittadino, le quali vengono tutte riunite in un’unica e grande sede.
Alcuni ricorderanno sicuramente il KSS, il primo e storico centro sociale di Saronno ed il Circolo dei Briganti, nato dalle ceneri del primo sul finire degli anni ’90: con essi, il Palazzo inizia a vivere una nuova vita notturna fatta di concerti, incontri culturali, dibattiti, cineforum, serate passate sulle grandi ed accoglienti scalinate a bere birra e a chiacchierare in compagnia. Altri ricorderanno invece Palazzo Visconti principalmente come sede delle numerose proiezioni serali ed estive del suggestivo “Cinema sotto le stelle”.

L’incendio e le scoperte
Il 28 settembre del 2007 avviene il disastro: un incendio, divampato nella canna fumaria della sede di una delle numerose associazioni presenti all’interno dell’edificio, distrugge buona parte del Palazzo, rendendolo di fatto inutilizzabile. Le associazioni fanno i bagagli e si trasferiscono nei locali dell’ex istituto scolastico elementare Pizzigoni ed ex liceo classico Legnani: a tutt’oggi molte associazioni saronnesi si trovano ancora presso l’ex scuola e rimangono in attesa di ricevere uno spazio adeguato alle loro esigenze, ma questa è un’altra storia.
Il tremendo incendio che si sviluppa nei locali di Palazzo Visconti, sebbene comporti la rovinosa decadenza dello stabile, porta tuttavia con sé due note positive. La prima è una nota di carattere “artistico” e concerne la scoperta, successiva all’incendio ed ai sopralluoghi effettuati da tecnici ed esperti del settore, di un ciclo di affreschi di origine settecentesca, attribuiti successivamente all’artista Giovanni Antonio Cucchi. Due anni dopo, nel 2009, Sergio Beato, membro della Società Storica Saronnese, ipotizza che nella ristrutturazione di origine settecentesca ordinata dal Conte Diego Rubini vi sia l’opera di Francesco Croce, cioè l’architetto già autore del progetto della guglia maggiore del Duomo di Milano e amico del sopracitato Giovanni Antonio Cucchi. Il tesoro architettonico ed artistico che si cela nelle stanze di Palazzo Visconti inizia pian piano a mostrarsi in tutto il suo splendore.
La seconda nota è tuttavia ancora più importante della prima: difatti, il secondo merito delle fiamme che hanno avvolto l’edificio è stato quello di risvegliare le sopite coscienze cittadine in merito alla “Questione Palazzo Visconti”.
Nei mesi successivi al disastro i giornali locali non tardano invero ad uscire con titoli a caratteri cubitali e riguardanti il futuro dell’edificio : “Palazzo Visconti verrà restaurato”, “Palazzo Visconti: casa d’arte e d’associazioni”, “Quale futuro per Palazzo Visconti? Si riapre il dibattito”. La Società Storica Saronnese apre due conti correnti per avviare una raccolta fondi destinata alla salvaguardia dello stabile: le donazioni sono scarse e serviranno a malapena a coprire i lavori di pulizia ed i minimi interventi per la sistemazione e la “messa in sicurezza”, ovvero la chiusura degli accessi al fine di impedire l’ingresso nello stabile.

Politica di palazzo
La “Questione” non coinvolge solamente il piano dell’opinione pubblica: ben presto ci si accorge che parlando del Palazzo ci si trova di fronte ad un problema prettamente di carattere politico. La campagna elettorale del 2009 vede infatti Palazzo Visconti come uno dei temi caldi sui quali giocarsi la sfida delle urne: tutti ne parlano, tutti hanno una soluzione, nessuno ha i soldi per mettere in pratica la propria idea.
Il Partito Democratico è da subito in prima fila. Il PD saronnese pone infatti la “Questione” tra i “Dieci grandi progetti per cambiare Saronno”, tant’è che la ristrutturazione del Palazzo occupa addirittura il primo posto del programma dei democratici locali e viene declinata secondo una molteplicità di proposte clamorose ed eclatanti: una pinacoteca, un museo, un centro polifunzionale per giovani ed associazioni, un “Palazzo dei Saperi” e chi più ne ha più ne metta. L’entusiasmo è grande, le idee tante, i soldi pochi.
Anche l’ex sindaco Pierluigi Gilli prende la parola sulla “Questione” dalle colonne del proprio blog personale: se da amministratore comunale Gilli aveva pensato di trasferire presso il Palazzo gli uffici del Municipio cittadino, una volta sedutosi nei banchi dell’opposizione l’ex primo cittadino si mostra da subito critico verso tutti i candidati sindaci, colpevoli di speculare e gettare parole al vento su un tema assai delicato come il futuro del prestigioso edificio storico.
In effetti il boato delle voci dei candidati sindaci in relazione alla “Questione” è realmente ampio ed eterogeneo. Lucano, Nappo, Porro, Proserpio, Renoldi, Tramacere: tutti vogliono dire la loro sul futuro di Palazzo Visconti. Anche i Socialisti saronnesi capitanati da Giuseppe Nigro si sbilanciano sul tema ed ipotizzano un “centro di documentazione per Palazzo Visconti”. L’entusiasmo è grandissimo, le idee tantissime, i soldi pochissimi.
Nel 2010, tre anni dopo il fatidico incendio, presso Villa Gianetti si tiene un incontro sul tema alla presenza di Amedeo Bellini, professore ordinario di Teoria e Storia del restauro presso il Politecnico di Milano. Solo pochi mesi prima una delegazione di cittadini aveva segnalato lo stato di degrado del Palazzo: la risposta del neo eletto sindaco Porro si concretizza nell’organizzazione del predetto incontro e, contemporaneamente, nella chiusura ermetica delle entrate del palazzo, per evitare che “gli abusivi” possano entrare e danneggiare l’edificio.
Il primo cittadino fa successivamente approvare una variazione di bilancio da centomila euro per garantire il proseguimento dei lavori: essi prevedono la chiusura definitiva degli accessi, la sostituzione dei vecchi infissi alle finestre e la pulizia dei detriti lasciati dai numerosi ospiti che frequentano illegalmente lo stabile nelle ore notturne. Successivamente il sindaco lancia l’idea di una colletta cittadina affinché ognuno possa dare il proprio contributo per salvare il Palazzo dal degrado. Ora l’entusiasmo è scarso, le idee poche, i soldi sono quasi agli sgoccioli.

Notti nere e notti bianche
Nell’estate del 2010 si verifica un episodio inatteso che contribuisce a gettare nuova luce sulla “Questione Palazzo Visconti”, la quale è oramai praticamente dimenticata da tutti, in primis dai partiti politici cittadini e dall’Amministrazione comunale.
Un gruppo di anarchici locali, costituito principalmente da ragazzi e ragazze del saronnese, progetta la cosiddetta “Notte Nera”: i giovani decidono di occupare un edificio abbandonato e di organizzare al suo interno un concerto ed un dj-set per protestare contro le logiche di mercato e di profitto della Notte Bianca”, così come essi spiegano all’interno del comunicato diffuso in occasione dell’evento. Lo spazio occupato dai ragazzi non è nient’altro che il cortile interno di Palazzo Visconti.
L’evento ha una risonanza davvero notevole: la musica si diffonde dal cortile del Palazzo ed invade le strade adiacenti, molti avventori della “Notte Bianca” si mostrano incuriositi dall’iniziativa e moltissimi approfittano dei cancelli aperti per osservare lo stato dell’edificio oramai in stato di abbandono. I giornali locali ne parlano, i politici nostrani si indignano, sindaco Porro compreso, la polizia interviene ma si limita solamente ad osservare a distanza l’evento organizzato dai ragazzi, i quali tengono viva la festa fino a tarda notte. Durante la serata, l’entusiasmo, quello dei ragazzi, è alle stelle, le idee moltissime, i soldi non servono.
Un anno dopo la tanto osteggiata e criticata “Notte Nera”, l’Amministrazione comunale sorprende la cittadinanza con un’idea geniale ed innovativa: viene infatti deciso di aprire i cancelli di Palazzo Visconti per accedere al cortile interno durante la oramai classica “Notte Bianca” prevista per il 9 luglio 2011. Nello stesso periodo, dopo aver istituito una commissione che si occupi di decidere il futuro dell’edificio, il sindaco Porro rivela che per rimettere in sesto Palazzo Visconti “ci vogliono diversi milioni di Euro”. Nel contempo il primo cittadino, messo alle strette dalla stampa locale, asserisce altresì che “non ci sono ancora novità, né sulla destinazione dell’edificio né sulla reperibilità dei fondi per poter avviare il recupero”. L’entusiasmo è nullo, le idee inesistenti, i soldi finiti.
Nel 2012 finalmente la commissione elabora diverse proposte di recupero dell’edificio e le sottopone all’Amministrazione comunale: tuttavia, a causa delle divergenze e delle liti interne alla maggioranza, non viene trovato un accordo e la commissione rimane ferma. E fermo rimane, da allora, il futuro di Palazzo Visconti.

Il palazzo del futuro?
Oggi la “Questione Palazzo Visconti” sembra non essere più tale: il Palazzo non interessa più a nessuno, oppure non interessa perché non è ancora periodo di campagna elettorale. Forse a breve esso tornerà di nuovo sulla bocca di tanti saronnesi, forse è solo questione di tempo, forse bisogna solamente aspettare, forse.
Ai giorni nostri, se non si considera l’apertura “postuma” effettuata dall’Amministrazione comunale durante la “Notte Bianca” del 2011, il solo ed unico intervento di recupero dello spazio sembra essere stato la tanto temuta “Notte Nera”. Un intervento di recupero, questo, che ha coinvolto in primis un piano di carattere “sociale”: con esso, la possibilità di utilizzare uno spazio abbandonato è stata restituita all’intera comunità cittadina, la quale ha avuto l’occasione, durata tuttavia una sola notte, di poter vivere l’ambiente di Palazzo Visconti in maniera libera, senza imposizioni o ancora peggio divieti.
Bisogna allora prendere atto che l’occupazione del Palazzo da parte dei ragazzi della “Notte Nera”, seppur con tutti i limiti economici, organizzativi e legali che un’occupazione si porta dietro, non solo ha voluto risvegliare l’attenzione dei cittadini sull’annosa “Questione Palazzo Visconti”, ma ha anche saputo tracciare una proposta di recupero dello stabile, mettendo finalmente a tacere il fastidioso vociare della politica saronnese in merito al tema della riqualificazione dell’antico edificio. Quella stessa politica che ai tempi della “Notte Nera” aveva bollato come “insicuro e pericolante” il cortile del Palazzo salvo poi spalancare i cancelli dello stabile esattamente un anno dopo, in occasione dell’attesissima “Notte Bianca”.
E ad oggi, cosa rimane di tutto ciò? Oggi il Palazzo giace ancora lì, avvolto dai giganteschi teloni bianchi, come un immenso regalo che la popolazione saronnese aspetta solo di poter scartare, aprire e fruire. Se l’Amministrazione comunale, il sindaco, gli esponenti dei partiti politici e i numerosi soggetti istituzionali che in questi anni si sono riempiti la bocca di tante belle parole sulla riqualificazione di un pezzo di storia di Saronno non sapranno affrontare fino in fondo la “Questione Palazzo Visconti”, allora il futuro di quest’ultimo sembra essere già da ora irrimediabilmente compromesso. Rimane la speranza che un giorno siano gli stessi cittadini saronnesi a decidere sul destino dell’edificio e a lavorare insieme per restituire questo spazio alla comunità.