QUEL 25 APRILE DEL 2014

Sarà giovedì 8 novembre alle 12.00 al tribunale di Busto Arsizio l’udienza finale del processo di primo grado per i fatti del 25 aprile 2014.
Qui trovate un audio della vecchia redazione dello Stroligh in cui emerge il racconto a più voci di quella giornata.
In quella giornata una manifestazione numerosa ed eterogenea attraversò, come d’abitudine, le vie di Saronno. Nella parte finale le forze dell’ordine decisero arbitrariamente di impedire ad alcune persone, individuate come pericolosi sobillatori, di proseguire la manifestazione. L’intervento dei reparti di celere si concretizzò in alcune cariche a freddo contro i manifestanti, anziani compresi. Qualche manifestante ricorse alle cure mediche.
Il seguente discorso dell’allora sindaco Luciano Porro fu subissato di fischi, sia per le politica poliziesca della sua giunta che qualche mese prima aveva sgomberato una casa occupata tagliando addirittura l’acqua, sia per la concessione di piazze a Forza Nuova e movimenti fascisti (e su questo le uniche opposizioni negli anni sono arrivate dalla piazza, come la mobilitazione contro Wolf of the ring nel novembre 2015), sia per le gestione imbarazzante dell’ordine pubblico in una giornata pesante come il 25 aprile.
Quel giorno in piazza c’eravamo tutti, invitiamo quindi alla presenza solidale giovedì fuori dal tribunale dalle 11.30.

DI LAVORO SI MUORE (ANCORA)

Un diciottenne di Cislago avrebbe dovuto installare la fibra ottica insieme a un collega, alla vigilia di un giorno festivo, nei sotterranei della «cittadella dello shopping» tra piazzale Accursio e viale Serra, a Milano. Lavorava nel centro commerciale di zona Fiera per conto di una ditta esterna (NetWisp, con sede a Turate in provincia di Como).
L’incidente si è verificato quando erano le 4: il diciottenne si trovava su una piattaforma elevatrice. Arrivato ad un punto in cui c’è un ribassamento del soffitto, il ragazzo ha sbattuto la testa contro una trave, ha perso i sensi ed è precipitato sul pavimento. I soccorsi giunti sul posto non hanno potuto nulla.
Un diciottenne morto sul lavoro alle 4 di notte.
Forse è questo che ci chiedono quando blaterano di maggiore flessibilità? Quando ci dicono che siamo dei bamboccioni e che dobbiamo essere più intraprendenti?
Sarebbe una tragedia pure se si trattasse del caso isolato che non è. Si tratta dell’ennesima morte sul lavoro, in un territorio con il costo della vita tra i più alti d’Italia, disseminato di centri commerciali e grandi capannoni della logistica. I lavoratori sempre più sottoposti a turni insensati, paghe a cottimo e senza un livello di sicurezza decente.
Oggi più che mai: il lavoro non si difende, si abolisce.

ARIDI ARDITI

Dobbiamo ammettere che ci ha strappato un sorriso il manifesto con cui l’ANAI (Associazione Nazionale Arditi d’Italia) ha organizzato un programma di incontri con base logistica la Casa Militare Umberto I di Turate. Si va dalla partecipazione alla commemorazione della morte di Mussolini a Predappio – sì, la stessa della decerebrata di Budrio con la maglietta di Aushwitzland – alla partecipazione alla manifestazione a Trieste in ricordo della “vittoria” della I guerra mondiale.
Il manifesto si apre con l’invito rivolto “a tutti i credenti”.
Questi nostalgici più che arditi appaiono aridi, giacchè gli Arditi – prima di essere cappellati e in parte assimilati, dapprima dai fasci da combattimento del ’19 e poi dal nascente regime fascista, e prima anche della scissione in Arditi e Arditi del Popolo – erano senza dubbio figli del tempo, di un tempo lontano un secolo da noi in cui la spavalderia, la violenza, il coraggio e l’azione libertaria erano assai più di gradimento rispetto a oggi.
Come se non bastasse la Casa Militare di Turate è intitolata a Umberto I, Re passato alla storia, sia per aver ordinato al generale Bava Beccaris di sparare sulla folla insorta a Milano nel 1898, sia per essere stato ucciso a Monza da un anarchico, Gaetano Bresci.
Ci è piaciuto darvi notizia di questa loro presenza e di queste loro iniziative, perchè ancora oggi c’è chi sente proprio lo spirito libertario che spinse Gaetano Bresci a vendicare i morti di due anni prima. E ancora oggi c’è chi ha nelle vene l’arditismo di certi che non barattarono mai la propria indipendenza di pensiero per seguire il gregge o il dogma del regime nascente, di chi di una guerra mondiale non potrebbe mai parlare di vittoria, perchè la propria patria sono il mondo e gli sfruttati, propria legge la libertà, e i propri nemici sfruttatori, oppressori, sgherri e i loro complici da sempre: i fascisti.

SARONNO, UOVA SUGLI ESPONENTI NAZIONALI DI FDI

Apprendiamo dalla stampa locale che nella giornata di sabato 27 l’inaugurazione della nuova sede di Fratelli d’Italia, intitolata ad Italo Balbo, in via Ramazzotti 33 a Saronno, è stata accolta con calore dalla cittadinanza. Infatti attorno alle 18.30 i pochi presenti – fra loro Ignazio La Russa, Riccardo De Corato e il sindaco leghista Alessandro Fagioli – sono stati oggetto di un lancio di uova. Ad accompagnare il tutto anche qualche coro che ricordava loro che ruolo hanno nella guerra civile che stanno fomentando: fascisti di merda.

Nella foto i numerosi giovani accorsi alla presentazione:

Inaugurazione sede Fratelli d’Italia a Saronno in via Ramazzotti 33, da notare i numerosi giovani accorsi

NO NATO – NO GUERRE

27 Ottobre 2018: nonostante la giornata fredda e ventosa, circa un centinaio di persone hanno partecipato al presidio davanti alla base NATO di Solbiate Olona (VA). La mobilitazione lanciava un messaggio forte e chiaro: radicale contrarietà alla Nato e ad un sistema  che rende possibile e necessaria la guerra.

Diverse volte è stato perturbato il tranquillo sabato pomeriggio del centro commerciale adiacente alla base. Ci sono stati ripetuti volantinaggi agli automobilisti e agli avventori del centro e un piccolo ma colorito corteo che ha attraversato il parcheggio e la galleria dei negozi, con slogan ed interventi  al megafono.

 

OTTOBRE CON TEMPERATURE ALTE

Il mese di ottobre, oltre a un clima decisamente sopra le linee, ci ha regalato alcune pennellate utili a dare colore all’umore dei tempi, troppo spesso incolore, ma che la persona dotata di buon olfatto non fatica a riconoscere. E allora ecco la nostra carrellata di ottobre, tra notizie di merda e altre utili a rinfrancare lo spirito:

OMERO
Lo scorso 12 ottobre nel tardo pomeriggio, nel corso di una delle tante operazioni di controllo realizzata dalla sempre più militarizzata Polizia Locale a firma Alessandro Fagioli, è successo un inciampo. In zona stazione un agente della Locale si è rotto l’omero.
E’ successo in via Ferrari dove l’agente ha cercato di controllare due persone le quali, per una volta, si sono date alla fuga. L’agente, tutt’altro che agile e sportivo, cercando di trattenere uno dei due fuggitivi è rocambolescamente caduto riportando la frattura dell’omero.

NEGRI AL SUPERMERCATO
Il giorno dopo, nel capoluogo di provincia, uno dei tanti episodi che spesso rimangono nell’ombra è invece uscito alla ribalta nazionale. “Non voglio essere servita da un negro. Non mi va proprio”. Così una donna sulla quarantina, bianca, italiana, rispettosa della Legge, ha lasciato la spesa sul nastro trasportatore della cassa di un supermercato di Varese. Subito dopo ha lanciato alcune lattine in direzione del malcapitato e se n’è andata pur di non dover interagire con il cassiere di colore che in quel momento era l’unico a cui i clienti potevano rivolgersi.

NEGRI SULLE PANCHINE
Torniamo a Saronno, città in cui negli ultimi 5 anni si sono susseguite allucinanti ordinanze liberticide prima a tinta PD e poi Lega. Si è passati dal divieto di sedersi sui gradini o di bere dalle fontanelle, all’uso regolare del Daspo Urbano. Avete già i brividi? Ma il bello deve ancora arrivare. Allo sceriffo Fagioli è arriva una lettera con la firma di tanti commercianti di corso Italia per chiedere di “aumentare i controlli contro il degrado” e di “spostare le nuove panchine in altre location”.
A scatenare l’ultima presa di posizione, l’arrivo in centro di una dozzina di nuove panchine in piazza Volontari del Sangue, la preoccupazione dei negozianti è che invece di accogliere clienti affaticati tra un acquisto e l’altro servano ad altre persone per sedersi in non produttive attività di svago. “Tempo sfaccendato trascorso né a produrre né a consumare? Orrore! Sceriffo, pensaci tu!”
Parrebbe il Medioevo, per l’idea distorta che i più ne hanno, e invece è la quotidianità che ci viviamo. Finita qui? Ma va! L’ex assessore silurato Francesco Banfi direttamente dall’oratorio ci tiene a ricordare che “sbaglia chi legge un blando no alle panchine, al povero o un accenno di razzismo: nulla di tutto ciò. La richiesta che avanzano i commercianti è pulizia, ordine e decoro, da intendersi anche sprofondanti nelle questioni presidio del territorio e sicurezza: basterebbe questo per non avere sporcizia e panchine popolate da gente che beve alcolici, dorme, minaccia, fa risse o urina in bella vista. […]
Per dare un suggerimento all’amministrazione: occorre dare mandato alla Polizia Locale di controllare le panchine; può essere redatta una mappa della dislocazione dell’arredo urbano.”

Dobbiamo ammetterlo: non avremmo una fantasia tale da riuscire a inventare un racconto fantastico all’altezza.

PICCHETTO ALLA GLS A BRUNELLO
Il 23 ottobre a Brunello mattinata dei tensione ai cancelli dalla GLS, la compagnia di trasporto che ha una filiale gestita da un subappaltatore.
Un gruppo di lavoratori, 4 della ditta stessa e una decina di rappresentanti del sindacato Sol Cobas, ha bloccato attorno alle 7.30 l’ingresso della ditta fermando i camion in arrivo.
Ci sono stati momenti di alta tensione e uno dei titolari dell’azienda finito a terra è stato soccorso per un malore.
Sono intervenuti i carabinieri che hanno presidiato il picchetto di protesta.
I dipendenti lamentano la violazione dell’orario di lavoro con turni troppo pesanti e atteggiamenti intimidatori da parte dei manager.

NUOVA SEDE FDI A SARONNO
E infine torniamo nuovamente a Saronno, dove tra omeri fratturati e panchine vietate non ci si annoia mai. Il prossimo sabato 27 ottobre la città degli amaretti subirà l’ennesima violenza, è prevista l’inaugurazione del nuovo circolo Fratelli d’Italia, infatti in via Ramazzotti al civico 33 troverà casa la sezione di Saronno e di Cislago.
Dopo l’apertura, a fini esclusivamente elettoralistici, della sede adiacente corso Italia ora l’apertura di una nuova sede. E anche stavolta non mancano i nomi ad accompagnare la pantomima: annunciata la presenza di Ignazio La Russa e Daniela Santanchè, dell’onorevole Paola Frassinetti, Carlo Fidanza, Andrea del Mastro e degli assessori regionali Riccardo De Corato e Lara Magoni.

LA GUERRA DIETRO L’ANGOLO

Ringraziamo i compagni di Radio Cane per la realizzazione di questo prezioso contributo audio.

Da radiocane.info :

Nell’industrioso territorio lombardo non possono certo mancare fabbriche di morte e aziende coinvolte nell’indotto della guerra. Farne una mappatura è, per gli animi sensibili al ticchettio, cosa buona e giusta. Così han fatto alcuni compagni in vista del presidio alla base Nato di Solbiate Olona (Va) di sabato 27 ottobre 2018. Un compagno attivo nel Forum contro la guerra ci illustra i contorni di questa iniziativa.

UN VOLANTINAGGIO A GALLARATE

Nel corso della mattinata di sabato 13 Ottobre, è stato distribuito un volantino al mercato di Gallarate. Il testo trattava la questione del tentativo di sfratto di un uomo, che ha resistito alla brutalità della Polizia Locale, minacciando di darsi fuoco. Qui abbiamo in seguito riportato alcune precisazioni sulla vicenda.

Qui sotto, riportiamo il volantino integrale.

ALCUNE PRECISAZIONI SULLO SFRATTO DI GALLARATE

In merito all’articolo pubblicato alcuni giorni fa e relativo allo sfratto di Gallarate, ci sono alcune precisazioni che meritano di essere riportate.

Abbiamo avuto modo di conoscere personalmente la famiglia protagonista della vicenda: chiacchierando con loro, abbiamo ascoltato una versione dei fatti che parecchio differisce da quelle riportate da stampa locale e voci ascoltate in giro.

Innanzitutto non è vero che l’uomo (di cui non riportiamo il nome per volontà sua) minacciasse di fare saltare il palazzo con il gas. La bombola sequestrata dai carabinieri (semivuota, per altro), veniva utilizzata dalla famiglia per cucinare, dopo il diniego di allaccio da parte dell’azienda fornitrice del metano. Nello specifico, la presa d’aria della cucina non è a norma di legge, ma il proprietario (che tanto si premura nel volerli in mezzo ad una strada) non è mai intervenuto per modificare la situazione. La procedura di sfratto non è stata interrotta, nonostante il proprietario stia comunque percependo il pagamento degli arretrati, prelevando direttamente dal conto corrente della famiglia, attraverso RID bancario.

La mattina del 3 Ottobre, dopo aver chiesto ai suoi vicini di uscire di casa, l’uomo si è rovesciato la benzina addosso, minacciando di uccidere sé stesso, qualora lo sfratto non fosse stato sospeso e rinviato.

La famiglia parteciperà al bando (in programma dal 15 ottobre) per l’assegnazione di una casa popolare. Poiché potrebbero volerci parecchi mesi fino a quando venga loro affidato un alloggio, la loro preoccupazione è quella di non sapere dove andare in quest’attesa, qualora lo sfratto venga reso esecutivo.

Alla famiglia, che ha due figli minori, viene negata dal comune anche la possibilità di avere un alloggio di emergenza temporaneo.

Sfidiamo chiunque a non perdere le staffe davanti ad una situazione simile!

A questo bisogna aggiungere una situazione lavorativa di estrema delicatezza. L’uomo infatti è intenzionato ad avviare una vertenza sindacale, per una errata applicazione del contratto del contratto di categoria. Le stime del sindacato parlano di circa 70.000€ non percepiti a causa di ciò, in quindici anni di lavoro. Dopo una lunga serie di trasferimenti punitivi e demansionamenti saltuari, proprio alcuni giorni fa, l’uomo ha ricevuto una lettera di avvertimento, nella quale viene minacciata la possibilità di licenziamento.
Non è vero quindi, come riportato precedentemente, che il licenziamento fosse già avvenuto.

Un’altra precisazione doverosa è quella relativa ad una voce che circolava tra vicini di casa e giornalisti presenti il 3 ottobre: ossia che l’uomo fosse stato accompagnato in ospedale e sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio. Non è vero, e al termine della mattinata l’uomo è stato accompagnato presso la caserma dei carabinieri dove è stato denunciato per procurato allarme.

C’è un’ultima cosa, molto grave, da riportare. Il quotidiano locale “La Prealpina”, oltre alla deplorevole spettacolarizzazione di una vicenda così delicata, ha pesantemente violato la privacy di questa famiglia. In un articolo, infatti, il trattamento riservato all’uomo era proprio quello di un mostro da sbattere in prima pagina, con tanto di nome, cognome ed indirizzo. Ma questo non era sufficiente, probabilmente. E così gli arguti redattori hanno pensato bene di aggiungere una foto dell’uomo in visibile difficoltà, scattata dalla strada con un teleobiettivo, approfittando di uno spiraglio della tapparella. Non solo, anche alla figlia adolescente, accorsa sul luogo per stare vicina al padre, è stato riservato lo stesso trattamento.

Questo articolo ha contribuito ad aumentare ancor più la situazione di estrema difficoltà e fragilità di una famiglia che rischia di perdere tutto. Tant’è vero,  che l’intenzione della famiglia è quella di avviare una causa per diffamazione, ai danni del quotidiano locale.

In conclusione, lo sfratto è stato rinviato al 6 Novembre (e non come erroneamente riportato, al 6 Ottobre) e fino a tale data sarà molto importante costruire una forte solidarietà umana intorno a questa famiglia. Per evitare che vengano sbattuti in mezzo alla strada, e per ribadire che quello degli sfratti non è un problema individuale delle singole famiglie, ma un problema sociale collettivo, determinato dalle condizioni economiche a cui tutti siamo sottoposti.

SFRATTATO E LICENZIATO

È successo la mattina del 3 Ottobre 2018 a Gallarate.

Alla porta di un uomo di 57 anni, fresco di licenziamento, hanno bussato dei loschi figuri, da tutti conosciuti quali esseri spregevoli e ripugnanti. Erano agenti della Polizia Locale, intenzionati a rendere esecutivo lo sfratto della sua famiglia. Alla loro vista, l’uomo si è cosparso di benzina e ha minacciato di fare saltare tutto per aria con il gas, se non se ne fossero andati.

L’intero edificio è stato evacuato e, dopo alcune ore di trattativa, con Carabinieri e Vigili del Fuoco, l’uomo ha deciso di mollare il colpo ed è stato accompagnato in ospedale. Secondo alcune voci, potrebbe essere stato sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio. Lo sfratto, comunque, è stato rimandato al 6 Ottobre.

In questa vicenda, che avrebbe potuto avere conseguenze tragiche, non si può omettere la responsabilità diretta del sindaco Andrea Cassani.  Uno che a parole dichiara di essere un uomo vicino ai cittadini e ai loro problemi, mentre nei fatti ordina ai suoi sgherri di eseguire con la forza lo sfratto di un lavoratore appena licenziato. Inoltre, secondo molte testimonianze dei presenti, durante la procedura non era presente alcun assistente sociale a monitorare quello che succedeva.

Fa abbastanza rabbia sapere che quest’uomo potrebbe essere stato sottoposto a TSO. E non tanto per la brutalità del trattamento (che già sarebbe una ragione sufficiente), quanto per l’umiliazione di dover essere patologizzato e curato, per non essere riuscito a mantenere la calma davanti alla possibilità di vedere la propria vita crollare. Ma quest’uomo è stato condotto alla disperazione dalle condizioni economiche insopportabili di cui non è responsabile, ma vittima, come milioni di altre persone. Il suo è un gesto estremo e disperato di resistenza, messo in atto per non rassegnarsi all’idea di perdere tutto.

Questo gesto dovrebbe insegnarci molto: rimanendo soli ed isolati davanti alla brutalità dell’economia capitalista, non ci rimarrà nient’altro se non la rassegnazione o gesti disperati.

Per questo è necessario rompere il muro dell’indifferenza ed impegnarci a costruire una solidarietà umana forte e concreta, per resistere collettivamente davanti alle ingiustizie e alle sopraffazioni messe in atto da chi si arricchisce sulle nostre vite.

vagabondo, forestiero, girovago, scapestrato, piantagrane. Così ci sentiamo.