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SCIOPERO A SARONNO

Un diverso ammontare e struttura per il premio di partecipazione che, passata la crisi, deve tornare a riflettere il buon andamento dell’azienda. E’ la richiesta dei lavoratori dell’Industriale chimica di via Grieg che nell’ultima settimana hanno organizzato due scioperi e un presidio.
Mercoledì 14 novembre e martedì 20 novembre, i dipendenti dell’industriale chimica di via Grieg hanno incrociato le braccia per 4 ore (all’inizio dell’orario per i turnisti alla fine per chi fa giornata). Martedì 20 dalle 11 alle 14, hanno anche organizzato un presidio in via Grieg con un gazebo e lo striscione “Utili crescenti, premi incoerenti”. Al centro del contenzioso il premio di partecipazione.
“Lo sciopero ha interessato – spiega Davide Maragna funzionario della Filctem Cgil – l’80% dei 200 dipendenti dell’azienda mentre al presidio erano presenti una cinquantina di persone”.
Non è la prima volta che si registrano mobilitazioni nell’azienda di via Grieg, negli anni scorsi ci furono anche presidi e cortei.

IN SCIOPERO I DRIVERS DI AMAZON

Ieri mattina, 14 Settembre 2018, gli addetti alle consegne di Amazon hanno deciso di scioperare e bloccare la distribuzione, picchettando alcuni magazzini del nord Italia, tra cui quello di Origgio in provincia di Varese. In realtà non si tratta del primo sciopero dei lavoratori di Amazon, come già raccontammo tempo fa (https://www.autistici.org/lostroligh/origgio-sciopero-amazon/).

Amazon è un colosso americano del cosiddetto /E-Commerce/ intenzionato ad assumere il monopolio esclusivo nella distribuzione delle merci su scala globale. E sembra proprio che ci stia riuscendo rapidamente, se si analizzano i dati di un’estensione sul mercato con percentuali elevatissime e di un fatturato che cresce quasi esponenzialmente e senza segni di rallentamento, anno dopo anno.

Questo è reso possibile grazie ad una enorme quantità di merce di ogni tipologia, sempre disponibile nei magazzini, venduta a prezzi ultra-competitivi e consegnata in tempi rapidissimi. È un modello che per funzionare presuppone uno sfruttamento della forza lavoro a livelli inumani. E questa parola non è un’esagerazione o un’allegoria: lo sfruttamento è realmente inumano in quanto non più deciso da esseri umani in carne ed ossa, ma da un algoritmo a cui tutti si devono sottomettere. Il compito degli esseri umani, addetti allo sfruttamento, è semplicemente quello di verificare che tempi, ritmi e quantità di lavoro stabiliti dall’algoritmo vengano sempre rispettati. In caso negativo i lavoratori vengono messi sotto pressione, redarguiti, vessati e puniti. A completare il quadro, si aggiungono le condizioni contrattuali che garantiscono ad Amazon la ricattabilità più assoluta dei lavoratori, costretti ad obbedire senza battere ciglio, nel terrore costante di essere cacciati.

E questo dispositivo dell’algoritmo si applica sia ai lavoratori dei magazzini, che a quelli addetti alle consegne. Sono proprio questi ultimi, coloro che hanno deciso di paralizzare lo smistamento dei pacchi nella giornata di ieri. Infatti, l’introduzione di Amazon della consegna in giornata attiva sul territorio di Milano da Maggio, ha prodotto un forte incremento nel numero degli ordini e delle consegne. A questo però non è seguito un incremento nell’organico dei corrieri, rimasto pressoché invariato. Non serve un genio in matematica per comprendere che il carico di lavoro si è fatto ancor più insostenibile, sottoponendo i lavoratori ad una mole di consegne quasi doppia, rispetto a quella dei loro colleghi di altre aziende (circa 150 giornaliere, contro le 70-80 degli altri corrieri). E non bisogna dimenticare che anche la situazione di questi lavoratori di altre aziende non è proprio rosea, tutt’altro: un letamaio di padroni e padroncini, cooperative, subappalti e paghe quasi sempre misere associate anche qui a turni e carichi di lavoro massacranti.

SFRUTTAMENTO PRECARIO

Mercoledì 4 aprile alle ore 6.30, a Origgio, davanti al complesso industriale in Largo Boccioni, uno sciopero ha bloccato camion e auto. A scioperare sono state le lavoratrici e i lavoratori di due cooperative nei magazzini dell’azienda logistica del complesso.
“Ieri abbiamo lavorato come sempre ma stamattina non ci hanno fatto entrare. I badge non funzionavano e ci hanno detto che non c’è più lavoro”.
“Il lavoro l’abbiamo perso stamattina e così invece di stare a casa stiamo qui a far valere i nostri diritti almeno per avere delle risposte chiare”.
Sul posto, immancabilmente, i Carabinieri della compagnia di Saronno, sotto il comando dell’indomito Pietro Laghezza. In tarda mattinata è avvenuto un confronto tra il delegato sindacale SI Cobas e il responsabile dell’azienda.
Al momento le lavoratrici – il licenziamento riguarda 130 persone – si sono dette intenzionate a proseguire il presidio fino a domani.

EPPUR SI MUOVE

Altre mobilitazioni studentesche date dalle temperature basse, altri casi di insubordinazione. Oggi è toccato a Saronno, all’Istituto Tecnico G. Zappa.
Nel mattino del 13/12 – il caso ha voluto proprio in questo giorno – una folla di studenti si è riunita chiudendo il cancelletto con catenacci e incordonandosi davanti al cancellone più grande. Un dispiegamento di energia e organizzazione notevole, soprattutto a fronte della motivazione, la stessa che in questo freddo autunno ha dato un pretesto agli studenti un po’ ovunque nel varesotto: il freddo nelle aule. A monitorare la situazione da distanza i Carabinieri, a passare per i ridicoli di turno i localotti di Saronno. Ma solamente di fronte all’arrivo di qualche professore e della vicepreside, percepiti come più autoritari e “importanti”, alcuni cedono ed entrano. Molti altri invece rimangono fuori ancora per qualche tempo, fino a rimanere circa un centinaio: qui si disperdono, c’è chi va a casa e chi ha intenzione di non terminare qua una mattinata diversa dal solito. Così i “pochi” rimasti vanno sotto l’Ipsia, lì vicino, a provare ad aizzare gli studenti allo sciopero.
Succede poco altro, ma su una popolazione studentesca di circa mille studenti sono entrati solo in un centinaio. Mica male.
In un autunno avaro di slanci e mobilitazioni ci pensano gli studenti stessi a trovare il pretesto necessario a passare una mattinata fuori dalle aule. Per molti la prima esperienza di picchetto, la prima volta in cui si tenta di prendersi la strada, la prima volta in cui ci si percepisce come una forza che dà forma al mondo per come è.
Mica male, no?

UNA MATTINATA AGITATA A GALLARATE

Anche ieri, 6 Dicembre, Gallarate ha vissuto un’altra frizzante mattinata di mobilitazioni degli studenti medi.

Agli alunni del Falcone è stato detto che le aule erano finalmente al caldo, ma alle 8 di mattina, quasi tutti stavano aspettando fuori dai cancelli, probabilmente non convinti che le riparazioni fossero state realmente eseguite. La preside, non disposta a tollerare il terzo giorno consecutivo di insubordinazione dei suoi studenti, si è presentata personalmente all’ingresso.

«La scuola è calda» ha detto; «entrate o tornerete durante le vacanze di Natale o di Pasqua a recuperare le ore» ha aggiunto, ribadendo la stessa linea di ieri. Molti studenti, forse realmente convinti che la situazione fosse migliorata, forse cedendo alle pressioni della dirigente, hanno deciso di entrare nelle aule. Altri invece, consapevoli della natura strutturale del problema, della sua non riparabilità nell’immediato, e convinti che la scuola sarebbe tornata ad essere nuovamente fredda, hanno deciso comunque di rimanere fuori in presidio per denunciare l’invivibilità del plesso scolastico.

Dopo qualche minuto di attesa per comprendere come riorganizzarsi, al grido di «Sciopero!/Sciopero!», è sopraggiunto dal fondo della via un gruppo di studenti dell’Ipsia determinati ad aggregarsi alla protesta. Anche loro lamentavano di essere al freddo e costretti a fare lezione in aule che cadono letteralmente a pezzi: piastrelle del pavimento che si gonfiano e scoppiano, calcinacci che cadono, sistema di riscaldamento malfunzionante e quant’altro. L’arrivo del gruppo ha portato una ventata d’aria fresca, e nell’atmosfera di euforia generale qualcuno ha acceso un fumogeno e lo ha scagliato nel cortiletto dell’istituto, oltre il cancello che la preside aveva fatto chiudere poco prima.

Gli studenti delle due scuole si sono aggregati e hanno iniziato a gironzolare per le strade di Gallarate gridando slogan che incitavano allo sciopero e alla ribellione. Il gruppo si è diretto prima verso l’Ipsia, per poi nuovamente tornare all’istituto Falcone quando hanno saputo che i loro compagni erano usciti dalle aule per ritrovarsi nell’atrio. Il caldo promesso alle 8 dalla preside si è rivelato una bufala, la rabbia è tanta, ma gli studenti rimasti dentro non possono uscire a causa del cancello chiuso.

Quelli fuori decidono quindi di rimanere ad attendere la loro uscita esponendo alcuni striscioni preparati spontaneamente sul momento. Nel confronto nato per scegliere gli slogan da utilizzare, si improvvisa qualche discussione. «Il freddo è solo uno dei problemi, la nostra scuola fa schifo, cade a pezzi ed è pericolosa» dice un ragazzo dell’Ipsia. «Con l’alternanza scuola-lavoro ci mandano a lavorare gratis» aggiunge qualcun altro.

Insomma è stata proprio una bella mattinata agitata quella di ieri a Gallarate, e ci sono tutte le premesse per vederne ancora nei giorni che verranno.

 

SCHIAVITÙ 2.0

Il nostro già martoriato territorio negli ultimi anni è vittima di una vera e propria ristrutturazione, specialmente dal punto di vista delle infrastrutture. Nuove strade, nuove linee commerciali, nuovi nodi logistici. La merce è il vettore di questi cambiamenti. Per chi volesse approfondire il legame tra infrastrutture e merce nel nostro territorio consigliamo questo contributo: la ragnatela lombarda.
Basti pensare a come il “nuovo” ingresso dell’autostrada di Origgio/Uboldo sia stato accompagnato dal consolidarsi o dal nascere di nuovi centri di smistamento della merce (Bennet e Amazon su tutti). Tutto ciò fa del nostro territorio una zona di forte sfruttamento della manodopera. Raccontammo già di alcune mobilitazioni, oggi scriviamo per dare notizia dell’ennesimo sciopero, stavolta al complesso industriale UCSA tra Origgio e Caronno, da parte di una quarantina di lavoratrici decise a proseguire la protesta per migliori condizioni di lavoro e per due riassunzioni.

LAVORARE TUTTI LAVORARE GRATIS

Con un presidio organizzato lunedì 11 davanti alla sede dell’azienda edile Oreste Bossi, i lavoratori in sciopero hanno richiesto un incontro con la proprietà – che ha anticipato 32 licenziamenti previsti entro ottobre e il conseguente fallimento – affinché vengano pagate le due mensilità mancanti di Luglio ed Agosto. Già consapevoli del destino, i padroni non hanno pagato i contributi da aprile e hanno versato solo due acconti riguardanti le ultime buste paga. Gli operai esigono il pagamento del lavoro fatto e annunciano altre iniziative nel periodo a venire.

ORIGGIO: SCIOPERO AMAZON

Dalle 6 di questa mattina (giovedì 11 maggio) alcuni lavoratori del nuovo polo logistico di Amazon hanno impedito l’accesso al magazzino dei furgoni pieni di merce da smistare. Così è iniziato lo sciopero ad oltranza di una quarantina di lavoratori che effettuano le consegne, tramite una cooperativa e una società, nel centro logistico di Amazon ad Origgio.
l lavoratori stanno scioperando per la mancata applicazione del contratto collettivo nazionale ad oltre 200 dipendenti, oltre ad ore di lavoro straordinario non retribuite e poca puntualità nei pagamenti.
Presenti sul posto i delegati sindacali, tra cui Emanuele Barosselli, segretario regionale della Filt Cgil.

CHI HA PAURA? DI CHI?

I dirigenti dell’Electrolux di Solaro hanno emesso 26 provvedimenti disciplinari nei confronti di lavoratrici e lavoratori che hanno aderito allo sciopero dell’8 marzo scorso, poiché, secondo la fantasiosa spiegazione fornita a riguardo, nessuna delle sigle sindacali presenti all’interno della stabilimento aveva dato adesione formale alla serrata. Ciò che si nasconde dietro questa mossa è probabilmente da trovarsi nel tentativo di rendere ricattabili i lavoratori, in vista del rinnovo dell’accordo interno che avverrà nel prossimo periodo. Gli operai e le operaie non si sono però fatti intimidire dalle logiche repressive padronali e hanno risposto con l’astensione parziale dal lavoro per domani (13 aprile), rivendicando l’indispensabilità dello sciopero all’interno della fabbrica. E non solo, aggiungiamo noi.

MA CHE FREDDO FA

Mercoledì mattina, 18 gennaio, i ragazzi degli istituti superiori don Milani ed Eugenio Montale di Tradate hanno trovato la scuola al freddo. All’inizio i ragazzi sono regolarmente entrati, ma non nelle aule, in attesa che la situazione fosse riportata alla normalità. Dopo circa mezz’ora gran parte degli alunni dei due plessi scolastici in massa hanno abbandonato le strutture.
Non l’ha presa bene il preside dell’istituto Montale, Calogero Montagno, che considera l’assenza non giustificata.