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DECRETO MINNITI: LA GUERRA È PACE, CON SPRECO DI ORDINANZE

Daspo, sicurezza, decoro. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sul Decreto Legge del 20 febbraio 2017 “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città” (di cui consigliamo vivamente la lettura, lo trovate qua).
Innanzitutto due parole sull’entrata in vigore. Il Decreto Legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione, quindi è formalmente attivo dal 21 febbraio 2017. Sarà successivamente presentato alle Camere per la conversione in legge.
Le nuove normative sono figlie da una parte del Ministro dell’Interno Minniti, dall’altra dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), che ha addirittura suggerito alcune modifiche, ancora più punitive, sul cosiddetto “daspo urbano” e sull’eventuale violazione. (si veda modifica all’art. 10 e motivazione: qui).
A chi ha provato a sollevare qualche domanda il Ministro Minniti ha risposto che non si tratta di un provvedimento di destra, semmai di sinistra progressista, la stessa a cui ideologicamente si rifà.
Non crediamo ci sia bisogno di dire molto a riguardo, sono più che sufficienti le parole del Ministro: “Chi dice che rinuncia alla libertà per la sicurezza è un cattivo maestro. Sicurezza è libertà. Non c’è nessun posto sicuro se non è garantita la libertà di frequentarlo. Non c’è nessuna libertà se non viene garantita la sicurezza del libero andare”.
La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza.

Ora entriamo nello specifico. Innanzitutto viene data una definizione vaga e arbitraria della sicurezza urbana, considerata dal punto di vista del consumatore e dell’imprenditore. La sicurezza urbana sono le telecamere e le pene sicure per chi trasgredisce i provvedimenti – che saranno sempre più arbitrari – di chi ha potere sull’ordine e sulla disciplina. Vieni sfrattato da casa? Se ti becchiamo a bivaccare da qualche parte cerchiamo di sbatterti dentro, o quanto meno allontanarti da qui. Poco importa se poi verrai cacciato anche da altre parti, purché te ne vada dalla mia cittadella che deve essere pulita e ordinata per risultare appetibile a palazzinari e imprenditori. L’indirizzo ideologico del Decreto Legge è proprio quello della città vetrina. Un tentativo – l’ennesimo, ma tra i più decisi – di farsi belli, di spostare la polvere sotto il tappeto. Secondo il Ministro, e secondo l’ANCI, il problema nelle nostre città sono le occupazioni di immobili abbandonati, il degrado (inteso quasi unicamente come le scritte sui muri e la movida dei giovani nelle zone dei centri storici) e l’inefficacia di strumenti di allontanamento coatto o di prevenzione (vedi foglio di via, sorveglianza speciale). Che dietro all’ideologia del decoro e della sicurezza urbana si nasconda una politica classista è agli occhi di tutti, proprio per questo vengono concessi maggiori poteri al Sindaco, sempre più sceriffo della città. Le condotte che verranno prese di mira sono quelle definite di marginalità sociale: anche chi solo staziona senza permesso in luoghi pubblici viene multato e allontanato mediante il cosiddetto Daspo Urbano. E’ lampante l’arbitrarietà e la direzione di questo provvedimento. Vengono chiamate Misure a tutela del decoro di particolari luoghi, e possono per esempio comprendere il divieto di accesso al centro storico di una determinata città. Le due città, una quella dei ricchi, del consumo, delle telecamere, del controllo, e l’altra, quella dei poveri, delle periferie degradate, degli sfratti, della miseria, appaiono sempre più chiaramente.
L’art. 10 definisce cosa comporti la violazione al Daspo Urbano:
comma 1: […] la sua violazione e’ soggetta alla sanzione amministrativa pecuniaria applicata ai sensi dell’articolo 9, comma 1, (da 100 a 300 euro nda) aumentata del doppio.
comma 2: Nei casi di reiterazione delle condotte di cui all’articolo 9, commi 1 e 2, il questore, qualora dalla condotta tenuta possa derivare pericolo per la sicurezza, puo’ disporre, con provvedimento motivato, per un periodo non superiore a sei mesi, il divieto di accesso ad una o piu’ delle aree di cui all’articolo 9, espressamente specificate nel provvedimento, individuando, altresi’, modalita’ applicative del divieto compatibili con le esigenze di mobilita’, salute e lavoro del destinatario dell’atto.
comma 3: La durata del divieto non puo’ comunque essere inferiore a sei mesi, ne’ superiore a due anni, qualora le condotte di cui all’articolo 9, commi 1 e 2, risultino commesse da soggetto condannato, con sentenza definitiva o confermata in grado di appello, nel corso degli ultimi cinque anni per reati contro la persona o il patrimonio.
comma 5: In sede di condanna per reati contro la persona o il patrimonio commessi nei luoghi o nelle aree di cui all’articolo 9, la concessione della sospensione condizionale della pena puo’ essere subordinata all’imposizione del divieto di accedere a luoghi o aree specificamente individuati.

Qualora non fosse ancora chiaro chi siano i destinatari presupposti dal Ministro Minniti, è sufficiente andare avanti con la lettura. L’articolo 11 è dedicato alle Disposizioni in materia di occupazioni arbitrarie di immobili – a riprova dell’indirizzo ideologico del Decreto Legge – e poi, sorvolando sui due articoli dedicati a somministratori di alcolici e sostanze stupefacenti, si passa al Numero Unico Europeo 112. In sostanza si cerca di rendere più efficiente la macchina repressiva, sgravando le forze dell’ordine da compiti quotidiani, di bassa rilevanza ma di grande dispiego di energie e tempo. Il testo dice che le Regioni che hanno rispettato gli obiettivi del pareggio di bilancio di cui all’articolo 9 della legge 24 dicembre 2012, n. 243, possono bandire, nell’anno successivo, procedure concorsuali finalizzate all’assunzione, con contratti di lavoro a tempo indeterminato, di un contingente massimo di personale determinato in proporzione alla popolazione residente in ciascuna Regione, sulla base di un rapporto pari ad un’unita’ di personale ogni trentamila residenti.
E poi il gran finale.
Con l’articolo 15 viene integrato il decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 che regola la disciplina sulle misure di prevenzione personali.
Infatti agli articoli 1 e 6 ora recita così (le aggiunte sono in grassetto):

Art. 1. Soggetti destinatari
1. I provvedimenti previsti dal presente capo si applicano a:
a) coloro che debbano ritenersi, sulla base di elementi di fatto, abitualmente dediti a traffici delittuosi;
b) coloro che per la condotta ed il tenore di vita debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che vivono abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose;
c) coloro che per il loro comportamento debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, comprese le reiterate violazioni del foglio di via obbligatorio di cui all’articolo 2, nonché dei divieti di frequentazione di determinati luoghi previsti dalla vigente normativa, che sono dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l’integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica.

Art. 6. Tipologia delle misure e loro presupposti
1. Alle persone indicate nell’articolo 4, quando siano pericolose per la sicurezza pubblica, può essere applicata, nei modi stabiliti negli articoli seguenti, la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza.
2. Salvi i casi di cui all’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), alla sorveglianza speciale può essere aggiunto, ove le circostanze del caso lo richiedano, il divieto di soggiorno in uno o più comuni, diversi da quelli di residenza o di dimora abituale o in una o più Province.
3. Nei casi in cui le altre misure di prevenzione non sono ritenute idonee alla tutela della sicurezza pubblica può essere imposto l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale.
3-bis. Ai fini della tutela della sicurezza pubblica, gli obblighi e le prescrizioni inerenti alla sorveglianza speciale possono essere disposti, con il consenso dell’interessato ed accertata la disponibilità dei relativi dispositivi, anche con le modalità di controllo previste all’articolo 275-bis del codice di procedura penale.

Vengono praticamente resi più efficaci – per loro – e afflittivi due degli strumenti che negli ultimi anni sono stati usati a piene mani contro i conflitti sociali: foglio di via, di cui viene aggravata la violazione, e sorveglianza speciale, che viene normata ancora meglio rendendo più semplice tramutarla in arresti domiciliari o in carcere.
Infine, all’articolo 16, per chiudere il cerchio, l’art. 639 del codice penale “deturpamento e imbrattamento di cose altrui ora si puo’ disporre l’obbligo di ripristino e di ripulitura dei luoghi ovvero, qualora cio’ non sia possibile, l’obbligo a sostenerne le relative spese o a rimborsare quelle a tal fine sostenute, ovvero, se il condannato non si oppone, la prestazione di attivita’ non retribuita a favore della collettivita’ per un tempo determinato comunque non superiore alla durata della pena sospesa, secondo le modalita’ indicate nella sentenza di condanna.
Si legifera quindi quella vox populi che spesso si sente, e talvolta si vede – il popolo spugnette – nelle città più o meno grandi.
E’ ancora da capire la portata di queste nuove norme, nel frattempo però sappiamo che a Milano e a Gallarate sono già stati disposti alcuni Daspo Urbano e a Saronno lo sceriffo Fagioli li ha minacciati dopo un’occupazione in pieno centro storico.

TRA SICUREZZA E URBANISTICA: LA POLITICA CLASSISTA DELLA GIUNTA LEGHISTA SARONNESE

URBANISTICA, CONTROLLO, ECONOMIA.
CHE DIREZIONE HANNO I CAMBIAMENTI NELLE NOSTRE CITTÀ?

Prima parte
TRA SICUREZZA E URBANISTICA:
LA POLITICA CLASSISTA DELLA GIUNTA LEGHISTA SARONNESE

La giunta leghista di Saronno
Quasi due anni fa, il 2 maggio 2015, il centro di Saronno veniva blindato per la presenza di Matteo Salvini a conclusione della campagna elettorale. Dopo quasi due anni si possono intravedere in chiaro-scuro quali sono le linee guida della giunta di estrema destra (Lega Nord, Saronno Protagonista, Doma Nunch e appoggio di Saronno al Centro) che governa la città.
Prima di iniziare con le osservazioni spenderemo due parole sulla giunta, partendo dallo staff del Sindaco che, con una manovra alla Lara Comi, ha piazzato il fratello Raffaele come presidente del consiglio comunale e ha assunto, al costo di 100mila euro annui, come capo dello staff Claudio Ceriani, ex direttore generale del comune di Tradate, nonché ex presidente di Seprio Servizi e collaboratore in Provincia di Dario Galli.
Oltre agli assessori con dichiarate simpatie di estrema destra, Gianpietro Guaglianone allo sport e ambiente e Gianangelo Tosi agli affari generali e servizi sociali, entrambi presenti al concerto del gruppo musicale neonazista “Malnatt” nel pub “The Old Jesse”, in giunta c’è Dario Lonardoni di Saronno al Centro, assessore ai lavori pubblici, indagato per tangenti e con il figlio, dipendente di FerrovieNord, arrestato per corruzione nei mesi scorsi.
Se ad una prima occhiata Saronno è sempre la stessa, magari solo con qualche cantiere aperto in più, nei fatti le cose stanno un po’ diversamente, e la panoramica sulla giunta, con quel malsano connubio tra estrema destra e affaristi del mattone, è utile a capirne la programmazione e i possibili scenari che riguardano la città di Saronno.
I due temi in cui più incisivamente si nota il tocco della giunta leghista sono proprio urbanistica e sicurezza, temi che si toccano e in alcuni casi si intersecano. Grandi capi saldi storici della propaganda leghista, da una parte con lo storico padroni a casa nostra rivisitato in alcuni adesivi ironici in predoni a casa nostra per la tendenza sempre più al cemento della regione guidata da Maroni, dall’altra con il populismo securitario che contraddistingue la Lega Nord di Salvini.

Il gioco del Monopoli
Girando per Saronno balza all’occhio la presenza di diversi cantieri aperti. Tra progetti ereditati dalla precedente amministrazione a targa PD e accelerate degli affaristi del mattone sono diverse le nuove costruzioni già in lavorazione o in divenire. Basti pensare al palazzone in pieno centro storico adiacente a piazza Portici, oppure al progetto di un palazzone al posto dell’ex Corte Vago che si affaccia su piazza Aviatori, o anche all’altro progetto che raddoppierebbe le volumetrie dello stabile situato dietro al cinema Saronnese. Sembra ormai imminente anche la costruzione dell’area feste nel quartiere Matteotti, al limite estremo della città al confine con Origgio e Uboldo: infatti è di qualche giorno fa la notizia dell’acquisto da parte dell’Amministrazione Comunale dei terreni necessari a concretizzare il progetto. La somma sborsata per i terreni è di 87,600 euro mentre il progetto prevede un investimento di 400 mila euro in due anni. Nella stessa area è stato millantato a mezzo stampa l’interesse di una cordata di privati per la costruzione di un nuovo stadio.
Interessante è anche notare come un progetto ereditato come la Ciclometropolitana del Saronnese che coinvolge 11 comuni della zona per una spesa complessiva di circa 2 milioni di euro sia vittima anch’esso della politica del cemento dell’attuale amministrazione: dall’assessore Lonardoni sono state esposte alcune modifiche che prevederebbero variazioni al progetto iniziale in direzione di un incremento dei lavori, dei costi, e una diminuzione della sicurezza di ciclisti e pedoni.

Il commissario Winchester
Dal punto di vista della sicurezza si può dire, senza timore di sbagliare, che i nuovi poteri concessi al Sindaco, tra i quali l’ormai celebre Daspo Urbano, soddisfano i due anni di lamentele del primo cittadino saronnese.
Lo scorso anno, con un investimento che si aggira attorno ai 100mila euro, la giunta ha raddoppiato il numero di telecamere di videosorveglianza sparse in città, prevalentemente nel centro storico. Nuova anche la centrale della Polizia Locale da cui, con gli occhi meccanici, è possibile controllare parte della città (ecco le zone sorvegliate).
Di pochi mesi fa invece la notizia che con un investimento di circa 40mila euro sono state date in dotazione alla Polizia Locale due nuove automobili, si tratta di due Dacia Duster.
È infine di pochi giorni fa la notizia della dotazione di spray al peperoncino per la Polizia Locale.
Sempre stipendiati dal Comune sono le guardie di sicurezza privata che controllano lo scalo ferroviario negli orari di punta.
L’amministrazione leghista ha inoltre già dispensato a piene mani fogli di via, richiedendoli e ottenendoli prontamente dall’autorità competente: la Questura. Ora con la nuova normativa a riguardo il sindaco potrà distribuirli senza nemmeno l’ipocrita spartizione dei poteri. Un sindaco sceriffo a tutto tondo.
Interessanti sono gli interventi della sempre più militarizzata Polizia Locale: migliaia di euro di multe, denunce e allontanamenti a venditori ambulanti e questuanti dal centro storico, retate al mercato cittadino per sequestrare la merce di venditori abusivi, controlli mirati al binario tronco della stazione per multare, insieme ai controllori Trenord e agli agenti della Polfer, chi venisse trovato senza biglietto. Se a ciò aggiungiamo le multe date a chi lotta in città, multe pretestuose riguardanti volantinaggi o presidi, oppure l’investimento di 25mila euro per i 5 nuovi parcometri in cui è possibile pagare anche con le carte elettroniche, ecco che il quadro inizia a delinearsi.
Fare cassa. Allontanare i poveri del centro storico. In controluce la politica securitaria della giunta Fagioli mostra la sua natura fortemente classista.
D’altronde proprio nel Documento Unico di Programmazione 2017-2019, disponibile sul sito del Comune di Saronno, si trovano gli obiettivi in materia di repressione:

– Potenziare le attività della Polizia Locale anche con l’aumento del numero degli agenti in servizio attivo:la condizione imprescindibile da tener presente è che la criminalità va contrastata costantemente, e non in modo saltuario e casuale. Verrà identificato, nell’ambito della Polizia Municipale, personale idoneo a svolgere compiti di pubblica sicurezza che operi in collaborazione con i Carabinieri ed istituendo anche turni notturni.
– Realizzare una stretta collaborazione con le Forze dell’Ordine presenti sul territorio.
– Migliorare l’illuminazione nelle aree di forte passaggio e maggiormente a rischio
– Promuovere la “rete di videosorveglianza” incrementando gli impianti comunali attualmente in funzione e incentivando i privati e i commercianti a installarne di proprie.
– Promuovere comitati volontari di cittadini con la finalità di recuperare lo spirito di comunità: ogni “persona vigile” è di aiuto a se stessa e agli altri; in particolare verrà agevolata la costituzione di comitati di cittadini che vogliano rendersi disponibili alle uscite delle scuole o a vigilare quelle aree che non saranno coperte dalla videosorveglianza oppure aree sensibili come la stazione.
– Sorvegliare, tramite costanti ispezioni della Polizia municipale, lo stato degli edifici privati abbandonati e fatiscenti, che spesso sono luoghi di riparo per traffici illeciti o ricettacoli di persone che vivono ai margini della legalità, facendo intervenire le autorità di pubblica sicurezza e i proprietari in modo che venga impedito l’accesso abusivo agli immobili e, individuati gli autori delle azioni illecite, richiedere al Questore l’applicazione del foglio di via dal Comune previsto dal D.L. 159/2011.

E ancora:

A contrasto del degrado urbano saranno attivate pattuglie dedicate nelle attività per l’applicazione del regolamento di Polizia Urbana ed in particolare contro i fenomeni di accattonaggio molesto, parcheggi abusivi, venditori abusivi, disturbi alla quiete e attività moleste.
In tale ambito anche attività di controllo sul decoro urbano, affissioni abusive, imbrattamenti.
Si prevede un investimento di ulteriori € 100.000,00 per il potenziamento dell’impianto di videosorveglianza, € 50.000,00 per acquisto nuovi veicoli e € 50.000,00 per beni e servizi accessori.

Centro classista
Fiore all’occhiello della duplice azione – urbanistica e securitaria – della giunta Fagioli è il centro storico, da almeno due decenni vittima di una lenta, ma inesorabile, gentrificazione.
È in centro che si focalizzano principalmente le attenzioni dei palazzinari in cerca di affari, si veda il nuovo palazzo in costruzione adiacente piazzetta Portici in cui il costruttore ha ottenuto tutto ciò che pretendeva in termini di volumetrie e lavori senza nemmeno garantire opere di compensazione, per la città o per i piccoli commercianti della zona, che in alcuni casi hanno addirittura deciso di chiudere la serranda. Discorso simile si può fare per l’ex corte Vago, adiacente a piazza Aviatori, o per lo stabile alle spalle del cinema Saronnese. La tendenza è a svendere ancor di più il centro storico ai privati. Sempre nel Documento Unico di Programmazione 2017-2019 si legge:

Il Centro Storico può essere considerato il cuore della Città la sua rivitalizzazione può diventare il punto di partenza per la valorizzazione dell’intero sistema cittadino ed essere centro di attrazione per le realtà circostanti.
Per migliorare la sicurezza del centro cittadino in area ZTL si vanno a toccare di conseguenza diverse tematiche tra loro sinergiche: la viabilità, il commercio, le associazioni.
Il centro non può più essere visto come un qualcosa di vivibile di giorno e insicuro all’imbrunire.
Rendere più accessibile il centro città fa crescere il senso di sicurezza: conseguentemente il piano parcheggi deve essere rivisitato partendo dalla necessità di realizzare nuovi posti auto, soprattutto in zona stazione FNM ed in zona Ospedale.
Rendere vivibile il centro significa anche permettere alle associazioni ed ai singoli Saronnesi di realizzare le proprie ambizioni mettendo a disposizione i luoghi della città dove poter organizzare delle esibizioni, degli incontri e delle attività partecipate.
Bisogna dunque realizzare quelle sinergie che debbono valorizzare Saronno ed i saronnesi e far così vivere la città.

Per fare ciò è necessaria una politica securitaria mirata, tesa a creare quel centro commerciale a cielo aperto che è già in divenire. Ecco le 44 nuove telecamere, ecco le multe ad ambulanti con regolare permesso ma che vengono pescati nel centro storico, ecco le ordinanze sul decoro urbano, ecco le multe e i fogli di via per chi lotta.
Si cerca quindi di tirare a lucido il centro cittadino, per dimostrare – secondo la politica dell’apparenza – alla popolazione di stare facendo qualcosa, dopo aver starnazzato per anni all’opposizione non si farebbe certo una bella figura nel palesare la propria inutilità.
Ma è evidente che la costruzione di nuovi palazzoni non risolva nemmeno in parte la questione abitativa che in città rimane una situazione critica, con 1500 case sfitte e circa 400 famiglie sotto sfratto all’anno. In questo contesto si inserisce anche la svendita del 62% delle quote della Sessa, la partecipata che gestisce 34 alloggi in affitto a canone concordato e tre negozi.
In sostanza la giunta leghista per far cassa sta svendendo a capitali privati buone fette della città di Saronno, reinvestendo poi le somme ricavate per lo staff del Sindaco e per aumentare il livello repressivo in città. Fare cassa svendendo in particolare il centro storico e poi reinvestire in dispositivi di controllo e profitto.
Questa politica, definita dalla stessa giunta come anti-ideologica e pragmatica, rispecchia in realtà le esigenze dell’ideologia dominante, secondo cui i problemi da risolvere nelle città, quelli su cui puntare in periodo di elezioni, sono quelli progettati, suscitati e instillati nella popolazione: la paura per il diverso, l’ossessione per il decoro urbano, la fobia securitaria. Non si accenna nemmeno alle condizioni misere in cui versa una sempre più larga fetta della popolazione, non si accenna per esempio alla questione abitativa ma si propone di costruire un’area festa nel quartiere Matteotti, storico quartiere popolare della città; non si accenna ai suicidi, non si accenna agli sfratti, alle numerose tragedie individuali. Andare alla radice del malessere svelerebbe la politica per ciò che è: un teatrino di commedianti. Gli stessi commedianti che vorrebbero – a detta loro – una città viva e che nei fatti costruiscono, giorno dopo giorno, una città vissuta da clienti e spettatori, laddove ogni momento di socialità è legato a doppio filo al profitto. Non strade brulicanti di idee e passioni, con i loro intrecci imprevedibili e strabordanti, ma strade ossequiosamente colme di consumatori. In quest’ottica i giovedì sera con i negozi aperti d’estate, oppure l’ormai tradizionale notte bianca, diventano la messa a profitto dell’esigenza di socialità.

In questa prima parte ci siamo focalizzati sull’analizzare le dinamiche nella città di Saronno, rimandiamo alla seconda parte per un’analisi un po’ più macroscopica del legame che intercorre tra architettura, controllo ed economia.

DASPO URBANO

“Non abbiamo bisogno di sceriffi, ma di un modello che funzioni meglio”. Queste le parole del Ministro dell’Interno Minniti (aggiornamento autunno 2018: ora c’è Salvini) in riferimento al decreto sulla sicurezza urbana approvato dall’attuale Governo. In sostanza i primi cittadini avranno molta più autonomia decisionale e potere, come ad esempio il cosiddetto Daspo urbano (termine strettamente legato alle situazioni sportive, da sempre laboratori di repressione) in caso di piccoli reati reitarati sul territorio.
Il prossimo passo, magari, sarà la riproposizione della figura del Podestà.