Milano. Il primo dei 200 sgomberi voluti da Sindaco e Prefettura

Ha inizio il piano-casa del sindaco Pisapia a Milano: 200 sfratti nel minor tempo possibile. Dopo diverse settimane durante le quali, attraverso i media principali, si è cercato di dipingere la situazione delle case occupate come un problema, come un racket in mano a pochi, si passa all’azione: Continua la lettura di Milano. Il primo dei 200 sgomberi voluti da Sindaco e Prefettura

Uva ennesima udienza, ora si va in corte d’assise.

A sei anni dalla morte di Giuseppe Uva comincia finalmente il processo per il suo omicidio. Sul banco degli imputati due carabinieri e sei poliziotti, che dovranno rispondere di accuse gravi: omicidio preterintenzionale, abbandono d’incapace, arresto illegale e abuso d’autorità.
All’udienza di lunedì 20 ottobre in corte d’assise c’e stato l’ennesimo cambio di Pubblico Ministero; sarà infatti chiesto a Maurizio Grigo di prendere in mano il caso, per cercare di mettere chiarezza su quanto accaduto quella notte in cui Uva e Big­gio­gero furono arrestati.
L’attenzione su questo caso rimane alta, tra igiuseppe uva-6l pub­blico si sono visti i militanti di Acad (Asso­cia­zione Con­tro gli Abusi in Divisa), Dome­nica Fer­rulli, Paolo Sca­roni, oltre a Big­gio­gero: tutti lì a soste­nere Lucia Uva e la sua bat­ta­glia. Da segnalare la presenza di Gianni Tonelli, lea­der del SAP (sindacato autonomo di Polizia), sindacato tristemente noto alle cronache per la vicenda degli applausi agli agenti condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi.
Si dovrà aspettare il 14 Novembre per sentire i testimoni; l’avvocato di Lucia commenta positivamente al temine dell’udienza: “A noi baste­rebbe una con­danna in primo grado per poter dimostrare che quella notte ci furono vio­lenze. La Corte ci ha dato l’idea di voler fare in fretta”. I reati però, a parte l’omicidio preterintenzionale, andranno in prescrizione il 15 Dicembre dell’anno prossimo.

“Mos Maiorum”: l’Assemblea Antifascista Saronnese scende in piazza contro il razzismo

A partire dalla data di lunedì 13 e fino a domenica 26 ottobre i paesi dell’area Schengen, tra cui l’Italia, hanno fatto partire l’operazione denominata “Mos Maiorum” e volta a colpire l’immigrazione clandestina. L’operazione, nata con lo scopo di identificare e indebolire le organizzazioni criminali dedite all’immigrazione clandestina, mira a fermare, controllare, espellere ed arrestare i migranti illegali, cioè in sostanza tutti coloro che risultino privi per qualsiasi motivo del permesso di soggiorno per l’anno 2014.
timthumb Contenuti e modalità dell’operazione di cui sopra sono stati illustrati alla cittadinanza locale Sabato 18 ottobre in occasione del presidio contro le derive razziste e securitarie organizzato dall’Assemblea Antifascista saronnese e che ha visto la presenza del cantautore Alessio Lega. La manifestazione, svoltasi dalle ore 15 alle ore 18.30, è stata pensata come risposta al corteo indetto a Milano dalla Lega Nord ed ha voluto rimarcare il rifiuto della propaganda razzista ed al contempo la solidarietà a tutti i migranti sfruttati e perseguitati.

Settembre e Ottobre a Saronno tra sgomberi e nuove occupazioni

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Case ALER di via Rosselli murate in seguito allo sgombero

Il panorama degli sgomberi e delle occupazioni sul territorio Saronnese nel corso dei mesi di settembre ed ottobre 2014 è stato alquanto movimentato. Difatti, dopo lo sgombero dello squat Telos avvenuto in data mercoledì 10 settembre, la reazione degli anarchici locali non si è fatta attendere più di tanto: dopo l’occupazione di quattro ulteriori immobili (due case Aler, un’abitazione privata ed un locale di proprietà del Comune il cui bando di assegnazione era andato completamente deserto), sabato 27 settembre la città è stata attraversata da un lungo e molto partecipato corteo di protesta, che ha lasciato indubbiamente il segno sulla città degli amaretti.

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Casa ALER di via Don Minzoni, muarata in seguito allo sgombero

Mentre l’abitazione privata è stata abbandonata dagli occupanti dopo che gli stessi sono venuti a conoscenza dell’imminente lavoro di ristrutturazione dello stabile, abbandonato da oltre 30anni, alle case ALER è stato l’intervento delle forze di polizia a cacciare gli occupanti. Presentatisi a due settimane esatte dalle occupazioni, alle 5 di mattina un ingente dispiegamento di forze (alla presenza del Questore stesso) ha provveduto a restituire dell’ALER il possesso delle abitazioni. Nonostante le dichiarazioni dei dirigenti ALER che sostenevano una delle case fosse stata già assegnata, sono state ben tre le abitazioni murate (le due abusivamente abitate e una terza di proprietà ALER anch’essa rimasta vuota per anni), come documentato da alcune foto pubblicate su internetm che qui riportiamo.
Il negozio di proprietà comunale sito in via Busnelli 79 pare invece essere stato prontamente assegnato ad una associazione, che nei prossimi giorni dovrebbe trasferire colà la propria attività.

L’opposizione alla pedemontana torna in piazza

10615982_1482266145358992_7277689052026665431_nDomenica 21 settembre un corteo ha sfilato per Lentate sul Seveso ribadendo l’opposizione alla Pedemontana. Dalle 14.30 poco più di 150 persone hanno attraversato il paese, raggiungendo le reti del cantiere dove, proprio in questo periodo, si stanno svolgendo i lavori più importanti e che porteranno, proprio a Lentate, la chiusura parziale della Milano-Meda, dove sorgerà il raccordo.
L’ultima accelerata nei lavori non arriva in maniera casuale, proprio alcuni giorni prima del corteo è stata diramata difatti la notizia che il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha stanziato fondi a Pedemontana per 350 milioni di euro; un consistente aiuto che permette di proseguire ed incentivare la costruzione di questa strada che collegherà varie provincie: Bergamo, Monza e Brianza, Milano, Como, Varese.
Il coordinamento No Pedemontana ha voluto scendere in piazza per ribadire la nocività di quest’opera (ricordiamo che è in progetto lo scavo sulle vasche di contenimento dell’icmesa) e per sensibilizzare maggiormente le persone che vivono il territorio.
Una volta giunto alle reti il corteo ha visto molti interventi da parte di tutte le realtà che vi avevano aderito: Comitato No Varesina bis, Assemblea Popolare No Elcon di Castellanza, Collettivo Ultimi Mohicani di Gallarate oltre a Rifondazione, Tsipras, M5S e molti altri.

Il “sistema Kaleidos”

A distanza di sei anni aggiorniamo questo articolo (risalente infatti al luglio 2014).

In questi sei anni infatti sono passati due gradi di giudizio, e l’indagine è “passata in giudicato”, per parlare il linguaggio dei tribunali.

Andando in ordine cronologico: il signor Vanzulli Massimo, insieme ad altri coimputati tra cui Ceriani Oreste, Goi Monica, Lazzaro Francesco, viene condannato nel giugno 2017 in primo grado per turbativa d’asta.

Nella fattispecie Vanzulli viene condannato a un anno abbondante e una sanzione pecuniaria. Il tutto con la sospensione condizionale della pena.

Nel 2019 la Corte d’Appello di Milano con sentenza n. 2725/2019 del 12/09/2019, dispone di non dover procedere nei confronti degli imputati per sopraggiunta prescrizione.

Finisce quindi con una assoluzione per prescrizione l’iter giudiziario del sistema Kaleidos di cui si è parlato ampiamente su stampa locale e nazionale a partire dal 2014.

Nessuna condanna per Massimo Vanzulli e gli altri imputati, tutti collegati a vario titolo al mondo di Comunione e Liberazione e della Compagnia delle Opere di Saronno, di cui Vanzulli è stato lungamente presidente.

Non solo, Kaleidos non esiste formalmente più: come apprendiamo dalla sentenza qui in allegato il nome è ora Galt srl, pur mantenendo la stessa sede sociale e lo stesso amministratore delegato, lo stesso Vanzulli.

Non si tratta dell’unica volta che l’ambiente di CL viene travolto da vicende giudiziarie: un esempio è l’ex Presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni, condannato in via definitiva per fatti differenti da quelli in questione. Vista la vicinanza estrema con gli ambiti cattolici ed ecclesiastici, la speranza è che tutti possano cogliere l’illuminazione, affidarsi al Cuore Immacolato di Maria e redimersi.

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Questo l’articolo del 2014

Il 22 gennaio dello scorso anno la polizia arresta 16 persone, 7 tradotte in carcere e 9 ai domiciliari, con l’accusa di aver truccato appalti pubblici per il valore di 10 milioni di euro. I reati contestati sono di turbativa d’asta e corruzione.
Due degli arrestati sono personaggi molto conosciuti nel saronnese, nonché esponenti del direttivo della Compagnia delle Opere di Saronno. Un’altra è dirigente ALER, mentre nell’indagine sono coinvolte Ferrovie Nord, Metropolitana Milanese e i Comuni di Como e di Castellanza.
Al centro delle indagini vi è una società con sede a Saronno, la Kaleidos Srl, esperta di auto a noleggio per aziende pubbliche e private, legata alla Compagnia delle Opere, e la Sems, società partecipata al 31,5 per cento dalla stessa Kaleidos e per il resto da Ferrovie Nord, che ha sede in piazzale Cadorna 14 a Milano, stesso indirizzo di FNM. A capo del cda della Sems siede nientemeno che Gaetano Giussani, fratello di don Luigi, fondatore di CL.
Sei degli arrestati lavoravano direttamente per la Kaleidos, mentre altri due, secondo investigatori e inquirenti, sono ritenuti vicini alla Compagnia delle Opere.
Al centro delle indagini vi è Massimo Vanzulli, presidente della società Kaleidos, amministratore delegato della Sems, e inserito nel direttivo della CdO saronnese. Il compito di Vanzulli, secondo il GIP, «è quello d’intessere relazioni di amicizia coi pubblici funzionari, rapporti che poi vengono strumentalizzati alle finalità illecite degli operativi di Kaleidos». Secondo l’accusa la Kaleidos poteva far intervenire in suo favore anche l’ex ad di Trenord Giuseppe Biesuz, arrestato nel mese di dicembre 2013 nell’ambito di un’altra inchiesta sul fallimento di una società che lo vede imputato per bancarotta.
A quanto sostenuto da polizia e magistrati la Kaleidos dettava quindi le linee per configurare gare su misura, tanto da arrivare a consigliare i funzionari regionali sulle condizioni da includere negli appalti, a volte chiedendo perfino che si “alzasse la base d’asta” per ottenere guadagni più vantaggiosi. Grazie a questo meccanismo la Sems, scrivono i carabinieri – riusciva ad accaparrarsi circa tre quarti dei contratti finanziati con contributi regionali, per quasi 20 milioni di euro”. Denaro pubblico, per il “60-65 per cento coperto da Regione Lombardia e per il restante dagli enti locali”.
Secondo quanto sostenuto dalla magistratura la Kaleidos sarebbe riuscita per anni a mettere le mani su appalti pubblici da migliaia di euro, solo “grazie a una rete di collusioni e contatti”. Grazie a rapporti con quella che i pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio chiamano “una vastissima rete fra imprenditori e professionisti”, che andavano avanti grazie alla “comune appartenenza” al movimento di Comunione e liberazione.
Lo stesso Vanzulli dice: “Sicuramente sono a conoscenza che i funzionari (della Regione), con cui mi sono relazionato, si rifanno alla comune appartenenza al movimento di Comunione e Liberazione”. E benchè sostenga “che io offrivo un prodotto tecnicamente competitivo”, subito dopo è costretto ad ammettere come “ritengo che tale comune appartenenza mi abbia favorito”. E non basta. Per essere ancora più dettagliati, l’ex manager ricorda ai magistrati come “il valore delle mie capacità relazionali e l’efficacia delle stesse sono riconducibili alla mia appartenenza alla Compagnia delle Opere, appartenenza che ha influito sulla gestione degli appalti oggetto del processo penale”.
Da questa come da altre indagini sembra insomma che nel corso del ventennio della presidenza di Roberto Formigoni (non indagato in questo filone, ma rappresentanza di spicco di CL), funzionari della stessa area politica avvantaggiavano spudoratamente aziende della “stessa appartenenza”.

Questi sono, a grandi linee, i dati che hanno portato agli arresti di cui sopra. Ma per comprendere appieno le implicazioni di questa vicenda bisogna spendere due parole su cosa sono CL e la Compagnia delle Opere.
Il movimento di Comunione e Liberazione (abbreviato in CL) nasce nel ’68 in ambienti universitari milanesi. In poco tempo si diffonde in tutta Italia e anche all’estero.
CL si presenta come un movimento ecclesiale di educazione alla vita di fede, e non è mai stato ufficialmente legato a nessun partito politico. Tuttavia sono molto numerosi gli aderenti a CL che si occupano di politica, all’interno delle università come nell’amministrazione di comuni, provincie e regioni. E’ proprio dalle Università che parte il potere di CL, e la presenza di questa organizzazione al loro interno è sostenuta dalla presentazione di liste per le elezioni universitarie cielline (Obiettivo Studenti, Student Office, ecc) come dalla gestione di cooperative con servizi di copisteria e libreria (CUSL). Inoltre CL si è dotata di una rivista ufficiale, il mensile Tracce, e di una casa editrice, la Jaca Book.
Al di fuori dell’ambito universitario la presenza ciellina è rappresentata principalmente dalla Compagnia delle Opere. Questa è una associazione di tipo imprenditoriale, presente principalmente in Italia, con 40 sedi (di cui una a Saronno), che associa circa 34.000 imprese e circa 1.000 associazioni no-profit. La CdO si può considerare a tutti gli effetti il braccio operativo del movimento ciellino in ambito imprenditoriale e finanziario. La presenza della CdO è molto forte soprattutto in Lombardia, dove hanno luogo la sua sede nazionale, a Milano, oltre a ben 12 delle sue sedi locali.

Interessante è però capire come CL e la CdO agiscono.
La lobby di DioSecondo lo scrittore del libro “La lobby di Dio”, il modello, in gergo ciellino, si chiama “amicizia operativa”. La teoria di Pinotti Ferruccio, lo scrittore di questo libro-inchiesta, è che oggi sempre più imprese, complice la crisi finanziaria, si avvicinino a CL per godere dell’ombrello protettivo della Compagnia delle opere. Pinotti indaga sui rapporti del movimento con Berlusconi fin dagli anni Settanta, sui legami con la sinistra e con la Lega Nord. Dall’università alla scuola, alla sanità, alla finanza, all’edilizia, ai servizi sociali e all’assistenza, quello legato a CL sarebbe un business che vale miliardi di euro e capace di sedurre tutti, imprenditori, politici e uomini d’affari.
Questa tesi pare essere confermata dalle numerose inchieste scoppiate negli anni, Oil for Food, Why Not, La Cascina, oltre a quella della Procura di Padova sui fondi Ue o i procedimenti che hanno toccato la sanità lombarda.
Insomma, da questa come da molte altre inchieste pare emergere quello che chi è prima o poi entrato in contatto con CL sa già: CL e CdO costituiscono delle lobby di potere, dei gruppi chiusi che gestiscono il proprio potere, politico ed economico, in maniera clientelare, favorendo gli aderenti al proprio gruppo, e in questo modo penalizzando chiunque ne sia al di fuori.
Questa lobby di potere pare aver ottenuto il suo massimo splendore con gli anni di governo regionale di Formigoni, il Celeste. «Un sistema di potere come quello di Formigoni, CL, non esiste in alcun punto del Paese», scrisse il giornalista Eugenio Scalfari. «Nemmeno la mafia a Palermo ha tanto potere. Negli ospedali, nell’assistenza, nell’università, tutto è diretto da quattro-cinque persone».
Durante il governo Formigoni erano, non a caso, parecchi i ciellini al comando dei giusti gangli di potere: Raffaele Cattaneo, assessore alle Infrastrutture e mobilità, presente nel cda della Sea, la società di gestione degli aeroporti di Milano, e nei consigli di sorveglianza di Infrastrutture Lombarde Spa e Lombardia Informatica. Giulio Boscagli, assessore alla Famiglia e solidarietà sociale, cognato di Formigoni, rappresenta la Regione anche nel cda del Politecnico di Milano.
Romano Colozzi, assessore ai Rapporti istituzionali e Risorse e finanze e nel cda di Aifa, Agenzia italiana del farmaco. Gianni Rossoni, assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro, presidente del comitato regionale Artigiancassa, la banca che ha come business la gestione dei fondi pubblici a favore dello sviluppo e del finanziamento del settore artigiano.
La lista potrebbe proseguire a lungo (per chi voglia approfondire segnaliamo questo link: http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/22/il-sistema-di-potere-di-comunione-e-liberazione/51990/) e mette bene in evidenza come il Celeste abbia saputo, in piena attitudine ciellina, mettere i propri uomini nei punti giusti, per controllare di fatto ogni movimento economico, e non solo.

Insomma, quello che ci dice la vicenda Kaleidos è che una parte di questi tentacoli vede allungare le sue propaggini anche qui, sul territorio del nostro comune (ed è scontato crederlo, se si pensa a quanto siamo vicini a Milano, e a quanti personaggi, anche politici, legati a CL ci siano nel nostro Comune).

Come detto, non è tanto quel che viene fuori da questa inchiesta che ci sorprende, considerando la pregressa conoscenza del mondo ciellino.
Quello che invece ci lascia amareggiati è constatare come questa vicenda, di indubbia gravità, sia dal punto di vista politico, dato che mostra come vi sia della corruzione nelle pubbliche amministrazioni, sia sul piano economico, dato che è proprio coi soldi di tutti che questi personaggi si sarebbero arricchiti (“Le mazzette – come ha infatti spiegato il procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo – venivano caricate sul prezzo degli appalti e quindi sulla collettività”), pare essere passata del tutto in secondo piano, sia sui quotidiani locali, dove sono stati spesi solo alcuni brevi e poco incisivi articoli, sia sul fronte dell’opinione pubblica, che non sembra essersi indignata né un minimo arrabbiata, di fronte a questa presunta ruberia ai danni della collettività.
Nessuna dichiarazione dei politici, locali oppure no, è stata rilasciata a riguardo, al di là di alcune uscite ultra garantiste.
Quando Riccardo Picco viene trovato morto nel lago di Varese tutti i politici locali si stringono intorno alla famiglia. Picco, direttore generale dell’assessorato all’agricoltura della Regione Lombardia, viene considerato da tutti come un brav’uomo, tanto che vengono subito zittite le malelingue che lo vogliono coinvolto nella vicenda Kaleidos, scoppiata proprio qualche tempo prima della sua morte. Quando mesi dopo i PM confermeranno però il coinvolgimento di Picco nel “sistema Kaleidos” nessuno spenderà una parola a riguardo.
La vicenda Kaleidos è passata talmente in sordina che nessuno si stupisce di vedere, da qualche tempo, le macchine elettriche della ditta Sems disponibili per il car-sharing all’esterno della stazione saronnese.
Tutto pare essere passato sotto silenzio, per la salvaguardia del quieto vivere saronnese e degli interessi economici dei soliti noti.

FONTI:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2014/02/07/news/vincevo_gli_appalti_del_pirellone_perch_erano_tutti_di_cl_come_me-77894468/

http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/12/15/news/pirellone_finivano_agli_amici_di_cl_i_contributi_per_le_auto_ecologiche-73574842/

http://www.ilmondo.it/economia/2013-01-23/lombardia-scandalo-kaleidos-quei-fili-che-portano-alla-compagnia-delle-opere-cielle_183211.shtml

http://www.ilgiornale.it/news/milano/terremoto-lombardia-arresti-appalti-truccati-sul-noleggio-877672.html

http://247.libero.it/lfocus/19464921/1/i-pm-picco-era-nel-sistema-kaleidos/

http://www.infonodo.org/node/35553

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/22/il-sistema-di-potere-di-comunione-e-liberazione/51990/

http://it.wikipedia.org/wiki/Comunione_e_liberazione

http://www.cloroalclero.com/?p=2944

Senza casa e senza lavoro da tre anni…

Se i dati diramati dalle agenzie statistiche non mentono, l’emergenza abitata cresce velocemente su tutto il territorio nazionale, parallelamente e in conseguenza anche S_ABITATIVA_SITO_larger_featured_imagedella crescente disoccupazione.
E’ sempre più evidente che questo fenomeno non interessi più solo le fasce più “deboli” della società; emblematica è a riguardo la vicenda di un geometra saronnese. Da tre anni senza lavoro, si confronta con l’impossibilità di trovare i soldi per pagarsi un affitto e per il proprio sostentamento.
A poco sarà valsa probabilmente, se non ad
alzare l’attenzione sulla sua situazione, la protesta messa in atto qualche giorno fa presso lo stabile comunale. Il saronnese si è simbolicamente accampato, con sacco a pelo al seguito, all’interno del suddetto palazzo per denunciare pubblicamente il proprio stato e le omissioni della Pubblica Amministrazione.
Questi casi di emergenzialità appaiono sempre più connessi tra loro, e c’è da credere che nei prossimi mesi
situazioni simili si riproporranno con insistenza.

Saronno ordina: la polizia deve multare!

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Saronno – Lo scorso 31 maggio, durante il consiglio comunale, a larga maggioranza, sono stati modificati e approvati 3 articoli del regolamento della polizia locale. Essi riguardano principalmente limitazioni della libertà personale, aspetti e azioni della vita quotidiana censurati e sanzionati con lo scopo di prevenire potenziali situazioni, che creino potenziali contesti, che originino presunto degrado o possibili reati.
Parliamo di deriva securitaria e controllo sociale.
Per capire meglio cosa sta succedendo, abbiamo trovato interessante raccontare la storia delle ordinanze repressive, a cominciare dalla famosa anti-alcolici di Gilli del 2009, e sottolineare (attraverso l’accostamento di fatti e dichiarazioni d’intenti e tentativi maldestri di giustificazioni) l’ipocrisia, la dannosità e l’inefficacia politica e sociale di questi interventi.

FLASH BACK
Aprile 2009: Saronno è amministrata da una giunta a maggioranza Forza Italia, il sindaco è Pierluigi Gilli e mancano due mesi circa alle elezioni amministrative; i partiti si trovano in piena campagna elettorale. La giunta uscente sfrutta il potere, gli strumenti e le risorse della cosa pubblica ancora a disposizione, per re-intercettare il proprio elettorato e l’opposizione si affanna a cercare di rimarcare le differenze, distinguersi, re-coinvolgere il proprio seguito.
La maggioranza di centrodestra emette un’ ordinanza pubblica che vieta di bere alcolici in città, tranne che nei locali pubblici, presumendo che al consumo di alcol consegua un probabile reato. Si tratta di un tipo di prevenzione arbitraria, visto che nei locali pubblici non viene imposto il medesimo divieto. Verrebbe da pensare che il pensiero di fondo sia che l’alcol dei locali pubblici sia meno dannoso per la salute o che chi frequenta questi locali abbia un’ attitudine meno spiccata a compiere reati sotto l’influenza di una sostanza di cui, vale la pena ricordare, l’assunzione è legale.
Ci sono critiche e proteste, da parte di singoli, associazioni, partiti, su internet nascono gruppi di pressione e dibattito sul tema; ricordiamo il gruppo fondato da Riccardo Galetti, membro della sezione PSI di Saronno e fondatore della sezione locale dei giovani socialisti: «Saronno – Contro l’ordinanza Gilli sugli alcolici nei luoghi pubblici».
Ecco alcuni post del 2009 dello stesso Galetti, il cui partito di riferimento era anch’ esso impegnato in campagna elettorale in quel periodo (il PSI paradossalmente oggi esprime un assessore alla sicurezza, Giuseppe Nigro, assolutamente in linea con le delibere restrittive, se non addirittura promotore): «Direi che finalmente gettano la maschera…si chiamano popolo delle libertà, ma con la loro politica propagandistica si dimostrano paladini del proibizionismo…inoltre é un’ordinanza fortemente classista, puoi bere, ma solo se spendi. Se hai un forte potere d’acquisto e puoi permetterti di bere nei locali, la tua ubriachezza é piacevole e civile, se bevi una birra del discount sei un pericoloso e molesto criminale..», e ancora: «Perchè l’ordinanza è “classista” e permette di bere solo nei locali, solo in luoghi con fini di lucro. Perchè considera molesta solo l’ubriachezza che non genera denaro. Perchè è proibizionista. Se riusciamo ad essere in tanti, potremmo porre il gruppo all’attenzione dei media locali.»

Particolarmente indicativa dell’ atmosfera politica attorno a questa ordinanza è la riflessione di Giuseppe Uboldi, che in quel periodo era consigliere comunale per il PD (estratto verbale consiglio comunale di Saronno 21-4-2009):

«Facendomi molta forza perché prevarrebbe la nausea in questo caso, comunque mi viene da ricordare, non posso fare a meno ed è per questo che parlo, che è appena stata emessa un’ordinanza proibizionista che giudico da un lato forcaiola e dall’altro ridicola che vieta l’uso di alcolici in luoghi pubblici con chiare mire a colpire sostanzialmente gli extracomunitari».

Sintetizzando le posizioni dei detrattori dell’ordinanza (chiunque, cioè, non si identificasse politicamente in un’ area di destra):
l’ordinanza è liberticida – esistono già i reati di ubriachezza molesta e tutti gli altri reati sono perseguibili anche se compiuti da sobri, questa ordinanza è assolutamente lesiva delle libertà personali oltre che inefficace e superflua;
l’ordinanza è discriminatoria e classista – permettere di bere alcol solo a chi può permettersi di frequentare i locali, dove i prezzi quintuplicano rispetto all’offerta nei supermercati, quindi si privano di una libertà principalmente le categorie di basso reddito e/o indigenti.
A conferma di quanto scritto, qui di seguito riportiamo il pensiero dell’ allora assessore alla sicurezza Massimiliano Fragata: «Premesso che molti episodi di criminalità, da risse ed episodi di violenza siano causati proprio dall’abuso di alcol, si vieta nelle strade cittadine ma anche nei parchi e nelle aree verdi il consumo di bevande alcoliche di ogni gradazione e tipo. Uniche eccezioni saranno gli esercizi commerciali, bar e locali, al loro interno o che utilizzano il suolo pubblico. Ed eccezionali deroghe saranno rilasciate durante particolari eventi organizzati dall’amministrazione comunale. Per il resto sarà in vigore una linea dura da parte della Polizia Locale, chiamata a far rispettare l’ordinanza. Lo abbiamo deciso per porre un freno alla presenza di italiani e stranieri che con la bella stagione trascorrono le giornate ubriacandosi in pieno centro, aumentando il senso di insicurezza dei cittadini saronnesi. Questa ordinanza non è un prodotto fantasioso, ma la risposta a un decoro della città, per il quale ultimamente sono stati superati troppi limiti».
Il PD, alla fine, vinse quelle elezioni, Porro divenne sindaco di Saronno e l’ordinanza decadde, perchè giudicata incostituzionale, non avendo carattere temporaneo e/o d’urgenza, come dovrebbero avere le ordinanze che limitino libertà individuali.

MISTIFICAZIONI
Nel 2013 la giunta Porro, in difficoltà nel dare risposte politiche agli attacchi dell’ opposizione sul tema della sicurezza, decide di utilizzare esclusivamente strumenti repressivi e sanzionatori e reintroduce l’ordinanza anti-alcolici provvedendo ad alcune modifiche, ma non nel merito, come ci si potrebbe aspettare da una forza che ha criticato fermamente l’esperienza Gilli, bensì nella forma: infatti, per evitare il vizio di anticostituzionalità, rende temporanea la normativa (sarà valida da maggio a settembre, mentre il pubblico decoro, nella stagione invernale sarà salvaguardato da clima e temperature poco accoglienti), per poi reintrodurla ogni anno come fosse una misura eccezionale e non di routine, come è di fatto.
E’ sempre più palese che la politica si concretizzi negli studi di avvocatura e non presso le sedi istituzionali.
E infatti la lezione dei giuristi, che ha l’intento di prendersi gioco di elettori e costituzionalisti, viene mandata a memoria: «Da ieri fino a 22 settembre sarà nuovamente vietato bere in centro». E’ l’effetto dell’ordinanza firmata lunedì dal sindaco Luciano Porro: «E’ un provvedimento nuovo che nulla ha a che fare con quello precedente» (salvo il fatto di essere praticamente identico n.d.r.).
Porro si affanna poi ad attribuire alla stessa iniziativa, etichettata a suo tempo come reazionaria, distinte motivazioni, rispetto a quelle di Gilli e della destra: «…tra le motivazioni non c’è solo la sicurezza, ma anche il decoro e la salute pubblica», quasi a voler auto convincersi che realmente ci siano cause nobili alla radice di questo ordinamento, quasi a voler convincere i cittadini che sia un provvedimento potenzialmente efficace, facendo finta di ignorare l’utilizzo di parole chiave identiche alla vecchia amministrazione, precedentemente contestata.
La nuova ordinanza, questa volta democratica, vieta quindi «il consumo all’aperto di bevande alcooliche di ogni gradazione e tipo  nelle strade e piazze pubbliche od assoggettate ad uso pubblico di ogni tipo e denominazione del territorio comunale, nonché nei parchi, giardini o aree verdi ad uso pubblico del centro abitato».
L’unica eccezione è nei locali o nei chioschi, oppure durante speciali deroghe concesse dall’amministrazione comunale come durante alcuni eventi estivi. «Abbiamo voluto emettere nuovamente questa ordinanza soprattutto per un fattore di sicurezza e di degrado cittadino» spiega il sindaco Luciano Porro.

2014: LA MUTA E’ COMPLETATA
A maggio viene approvato il nuovo regolamento di polizia urbana in consiglio comunale.
Al divieto di consumare alcolici fuori dai locali pubblici vengono aggiunte decine di altre restrizioni, tra le quali il divieto di sedersi sugli schienali delle panchine, di sedersi per terra lungo le vie, strade, piazze, luoghi pubblici o aperti al pubblico, di arrampicarsi sugli alberi, salire sulle fontane, sui monumenti sui pali della pubblica illuminazione e segnaletica stradale nel centro urbano, di passeggiare e sostare a torso nudo o in maniera poco decorosa (?!?), di consumare cibo all’ingresso o sulle scalinate d’accesso a chiese o luoghi di culto, ecc.
Alle forze dell’ordine il sindaco chiede di «applicare il nuovo regolamento con rigore, ma anche con buon senso», dato che forse, aggiungiamo noi, il buon senso è mancato nel redigere questo stesso regolamento.
Sicuramente il fatto che venga delegata alla polizia locale l’interpretazione di queste regole e la loro applicazione con rigore e contemporanea discrezionalità e arbitrarietà, rivela il fatto che il target di questi provvedimenti è selezionato tra le fasce deboli degli abitanti di Saronno: immigrati, giovani non mantenuti dai genitori, disoccupati, ecc.
Qui di seguito riportiamo il pensiero del PD 2014 sul tema, da un estratto del comunicato atto a spiegare i motivi delle modifiche al regolamento di polizia urbana:

«I consiglieri comunali sono stati posti di fronte al dilemma se salvaguardare sempre e comunque la libertà delle persone, anche quella di bere alcolici dove pare e piace, oppure perseguire comportamenti scorretti e lesivi dei diritti altrui, anche a costo di sacrificare un frammento della libertà personale di ciascuno.
Il Consiglio Comunale ha scelto, a larghissima maggioranza, la seconda opzione nella consapevolezza che vivere in una comunità richiede il rispetto delle regole di convivenza civile, anche quelle non scritte, e implica talvolta anche la rinuncia ad una parte della propria libertà personale.»

Così Pierluigi Gilli (ex sindaco di destra), che ironizza sull’ipocrisia della giunta Porro, ma si allinea rispetto ai contenuti dell’ordinanza:
«Finalmente, anche questa Amministrazione ha capito quali insidie vi siano nello smodato consumo di bevande spiritose in pubblico: anzitutto per la sicurezza e, in cascata, per l’ordine ed il decoro, per l’igiene e la sanità; quindi, avevamo fatto bene, l’obiettivo era naturalmente identico».

Concludiamo con un aforisma che parla di libertà come concetto relativo:
«Il concetto di libertà non è assoluto. La libertà non è un diritto: è un dovere. Non è un’ elargizione: è una conquista; non è un’ uguaglianza: è un privilegio. Il concetto di libertà muta col passare del tempo. C’è una libertà in tempo di pace che non è più la libertà in tempo di guerra. C’è una libertà in tempo di ricchezza che non può essere concessa in tempo di miseria».

Queste ultime righe potrebbero essere la coerente conclusione di un comunicato stampa a difesa del nuovo regolamento di polizia locale vigente a Saronno. L’autore è un noto pensatore e uomo politico italiano (Predappio 1883 – Giulino di Mezzegra 1945).

 

 

 

 

 

vagabondo, forestiero, girovago, scapestrato, piantagrane. Così ci sentiamo.