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UN CONSIGLIO COMUNALE A GALLARATE

Da Gallarate Solidale:

ANCORA UNA VOLTA: BASTA GUERRA AI POVERI!
Un grave attacco alla libertà di espressione a Gallarate.

Quello di stasera è solo l’ultimo tassello del clima sempre più teso che si respira nella nostra città.

Alle ore 21 era in programma il Consiglio Comunale, al quale abbiamo deciso di partecipare con una presenza critica nei confronti dell’operato del sindaco e della giunta. La nostra idea era quella di esporre il nostro striscione “Sindaco Cassani: Basta guerra ai poveri”, per sottolineare l’ipocrisia di un’amministrazione che mostra i denti nei confronti dei più deboli, mentre in silenzio tutela gli interessi di chi davvero nuoce alla nostra città: speculatori immobiliari, affaristi, intrallazzatori vari etc.

Nulla di nuovo sotto al sole. Non è certo la prima volta che viene esposto uno striscione critico durante il consiglio comunale a Gallarate, e non è mai successo nulla di eclatante durante questo tipo di contestazioni. Fino ad ora. Perché questa sera non abbiamo nemmeno potuto srotolare completamente lo striscione, che la polizia ha deciso di strapparcelo a forza dalle mani. Una brutalità inaudita, e senza senso. Cosa ancor più grave: colui che si accaniva con maggior foga, non era un semplice appuntato, ma un Vicequestore di Varese, incaricato alla gestione dell’ordine pubblico.

Vista l’impossibilità di una nostra presenza critica in aula, abbiamo deciso di andarcene, ma all’uscita ci attendeva una nuova sorpresa: ulteriore polizia, coadiuvata dai reparti antisommossa, ad aggredirci senza una precisa ragione. O meglio, poco dopo abbiamo compreso che cercavano un capro espiatorio da fermare e denunciare: così è stato. Non contenti, gli agenti schierati ci impedivano di andare via. Fino all’arrivo del Vicequestore, il quale ci ha intimato di andarcene, di sparire letteralmente da Gallarate.

Tutto questo per uno striscione. Probabilmente l’aggressione di stasera è un segnale: il clima è cambiato, e anche una banale azione quale l’esposizione di uno striscione, non sarà più tollerata. Noi invece pensiamo che sia giusto difendere quel briciolo di libertà che ci è rimasta, e continueremo ad esprimerci nelle forme che più ci rappresentano.

GALLARATE CONTRO LA GUERRA AI POVERI

Pubblichiamo qui sotto il comunicato pubblicato in serata dagli organizzatori del presidio svoltosi oggi pomeriggio a Gallarate.

BASTA GUERRA AI POVERI

Oggi, 2 Dicembre 2018, circa un centinaio di persone si sono ritrovate in piazza a Gallarate, per manifestare contro le politiche di guerra verso i più poveri, che la giunta Cassani sta attuando da quando si è insediata. Una guerra che il sindaco utilizza come strumento di propaganda elettorale, e come arma di distrazione di massa, utile a nascondere il suo servilismo nei confronti di chi realmente nuoce alla nostra città: speculatori immobiliari, devastatori del territorio, intrallazzatori, e così via. Personaggi che la Lega Nord ha sempre difeso e tutelato nel corso della sua ormai trentennale storia politica.

A seguito dell’ultima vigliaccata messa in atto dall’amministrazione comunale, ossia lo sgombero del campo Sinti di via Lazzaretto, abbiamo deciso di rompere quel clima di silenzio e passività funzionale all’esecuzione di determinate politiche.

Rimanere a guardare inermi non era più tollerabile, così, abbiamo lanciato una chiamata alla mobilitazione in piazza. L’appello si è diffuso rapidamente ed è stato raccolto da un grande numero di persone. E questo nonostante i subdoli ricatti (a mezzo stampa) di Cassani e le provocazioni della Questura, sia nei giorni precedenti alla manifestazione, sia oggi, con la completa militarizzazione di piazza Libertà. Hanno tentato di fare terra bruciata intorno a chi ha organizzato questa manifestazione, sperando probabilmente di ridurre al silenzio le voci critiche presenti in città. Così non è stato.

Era davvero molto tempo che la nostra città non vedeva una mobilitazione in piazza così determinata, eterogenea e numerosa, e non vogliamo che questa giornata rimanga fine a se stessa. Al contrario, vogliamo che rappresenti un importante stimolo dal quale ripartire per costruire una lotta dal basso sempre più ampia e partecipata.

QUI SOTTO ALCUNI DEGLI SLOGAN DELLA GIORNATA

La giunta comunale
coi Sinti se la prende
mandiamoci Cassani
a viver nelle tende

Le tende sono fredde
i Sinti non ci stanno
mandiamoci Cassani
a starci tutto l’anno

I ricchi e gli affaristi
Cassani li difende
con poveri e indifesi
la Lega se la prende


Il volantino distribuito in piazza:

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BASTA GUERRA AI POVERI

In questi giorni qualcosa di surreale sta avvenendo a Gallarate: è in corso lo sgombero del campo Sinti. Ottanta persone, di cui circa la metà minori, verranno mandate a vivere nelle tende, con l’inverno alle porte.
Ma questa è solo l’ultima delle aggressioni nei confronti dei più deboli, attuate dall’amministrazione Cassani, dopo quelle ad ambulanti, emigrati e senzatetto.

Domenica 2 Dicembre, alle 14.30 presidio in piazza Libertà a Gallarate per dire: BASTA GUERRA AI POVERI!

I SINTI DI GALLARATE CONTRO LO SGOMBERO

Per i Sinti del campo di via Lazzaretto tira una brutta aria di sgombero in questi giorni. Il sindaco-sceriffo Cassani, infischiandosene allegramente che ottanta persone finiranno per strada al freddo, vuole procedere come un rullo compressore. Nessuna soluzione alternativa è stata offerta alle circa venti famiglie che abitano lì.

Così, gli abitanti del campo hanno deciso di non rimanere con le mani in mano ad aspettare lo sgombero, e hanno lanciato un appello alla mobilitazione. Questa mattina un corteo è partito dal campo e ha attraversato le strade di Gallarate dirigendosi in centro. La manifestazione è stata molto partecipata e vivace: si alternavano canti e momenti di allegria, a slogan contro lo sgombero, contro il razzismo e contro i leghisti. Ai Sinti gallaratesi hanno portato solidarietà quelli di altre comunità del centro-nord Italia.

Si segnala una presenza invadente e massiccia di sbirri, vigili urbani e carabinieri.

 

UN VOLANTINAGGIO A GALLARATE

Nel corso della mattinata di sabato 13 Ottobre, è stato distribuito un volantino al mercato di Gallarate. Il testo trattava la questione del tentativo di sfratto di un uomo, che ha resistito alla brutalità della Polizia Locale, minacciando di darsi fuoco. Qui abbiamo in seguito riportato alcune precisazioni sulla vicenda.

Qui sotto, riportiamo il volantino integrale.

ALCUNE PRECISAZIONI SULLO SFRATTO DI GALLARATE

In merito all’articolo pubblicato alcuni giorni fa e relativo allo sfratto di Gallarate, ci sono alcune precisazioni che meritano di essere riportate.

Abbiamo avuto modo di conoscere personalmente la famiglia protagonista della vicenda: chiacchierando con loro, abbiamo ascoltato una versione dei fatti che parecchio differisce da quelle riportate da stampa locale e voci ascoltate in giro.

Innanzitutto non è vero che l’uomo (di cui non riportiamo il nome per volontà sua) minacciasse di fare saltare il palazzo con il gas. La bombola sequestrata dai carabinieri (semivuota, per altro), veniva utilizzata dalla famiglia per cucinare, dopo il diniego di allaccio da parte dell’azienda fornitrice del metano. Nello specifico, la presa d’aria della cucina non è a norma di legge, ma il proprietario (che tanto si premura nel volerli in mezzo ad una strada) non è mai intervenuto per modificare la situazione. La procedura di sfratto non è stata interrotta, nonostante il proprietario stia comunque percependo il pagamento degli arretrati, prelevando direttamente dal conto corrente della famiglia, attraverso RID bancario.

La mattina del 3 Ottobre, dopo aver chiesto ai suoi vicini di uscire di casa, l’uomo si è rovesciato la benzina addosso, minacciando di uccidere sé stesso, qualora lo sfratto non fosse stato sospeso e rinviato.

La famiglia parteciperà al bando (in programma dal 15 ottobre) per l’assegnazione di una casa popolare. Poiché potrebbero volerci parecchi mesi fino a quando venga loro affidato un alloggio, la loro preoccupazione è quella di non sapere dove andare in quest’attesa, qualora lo sfratto venga reso esecutivo.

Alla famiglia, che ha due figli minori, viene negata dal comune anche la possibilità di avere un alloggio di emergenza temporaneo.

Sfidiamo chiunque a non perdere le staffe davanti ad una situazione simile!

A questo bisogna aggiungere una situazione lavorativa di estrema delicatezza. L’uomo infatti è intenzionato ad avviare una vertenza sindacale, per una errata applicazione del contratto del contratto di categoria. Le stime del sindacato parlano di circa 70.000€ non percepiti a causa di ciò, in quindici anni di lavoro. Dopo una lunga serie di trasferimenti punitivi e demansionamenti saltuari, proprio alcuni giorni fa, l’uomo ha ricevuto una lettera di avvertimento, nella quale viene minacciata la possibilità di licenziamento.
Non è vero quindi, come riportato precedentemente, che il licenziamento fosse già avvenuto.

Un’altra precisazione doverosa è quella relativa ad una voce che circolava tra vicini di casa e giornalisti presenti il 3 ottobre: ossia che l’uomo fosse stato accompagnato in ospedale e sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio. Non è vero, e al termine della mattinata l’uomo è stato accompagnato presso la caserma dei carabinieri dove è stato denunciato per procurato allarme.

C’è un’ultima cosa, molto grave, da riportare. Il quotidiano locale “La Prealpina”, oltre alla deplorevole spettacolarizzazione di una vicenda così delicata, ha pesantemente violato la privacy di questa famiglia. In un articolo, infatti, il trattamento riservato all’uomo era proprio quello di un mostro da sbattere in prima pagina, con tanto di nome, cognome ed indirizzo. Ma questo non era sufficiente, probabilmente. E così gli arguti redattori hanno pensato bene di aggiungere una foto dell’uomo in visibile difficoltà, scattata dalla strada con un teleobiettivo, approfittando di uno spiraglio della tapparella. Non solo, anche alla figlia adolescente, accorsa sul luogo per stare vicina al padre, è stato riservato lo stesso trattamento.

Questo articolo ha contribuito ad aumentare ancor più la situazione di estrema difficoltà e fragilità di una famiglia che rischia di perdere tutto. Tant’è vero,  che l’intenzione della famiglia è quella di avviare una causa per diffamazione, ai danni del quotidiano locale.

In conclusione, lo sfratto è stato rinviato al 6 Novembre (e non come erroneamente riportato, al 6 Ottobre) e fino a tale data sarà molto importante costruire una forte solidarietà umana intorno a questa famiglia. Per evitare che vengano sbattuti in mezzo alla strada, e per ribadire che quello degli sfratti non è un problema individuale delle singole famiglie, ma un problema sociale collettivo, determinato dalle condizioni economiche a cui tutti siamo sottoposti.

SFRATTATO E LICENZIATO

È successo la mattina del 3 Ottobre 2018 a Gallarate.

Alla porta di un uomo di 57 anni, fresco di licenziamento, hanno bussato dei loschi figuri, da tutti conosciuti quali esseri spregevoli e ripugnanti. Erano agenti della Polizia Locale, intenzionati a rendere esecutivo lo sfratto della sua famiglia. Alla loro vista, l’uomo si è cosparso di benzina e ha minacciato di fare saltare tutto per aria con il gas, se non se ne fossero andati.

L’intero edificio è stato evacuato e, dopo alcune ore di trattativa, con Carabinieri e Vigili del Fuoco, l’uomo ha deciso di mollare il colpo ed è stato accompagnato in ospedale. Secondo alcune voci, potrebbe essere stato sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio. Lo sfratto, comunque, è stato rimandato al 6 Ottobre.

In questa vicenda, che avrebbe potuto avere conseguenze tragiche, non si può omettere la responsabilità diretta del sindaco Andrea Cassani.  Uno che a parole dichiara di essere un uomo vicino ai cittadini e ai loro problemi, mentre nei fatti ordina ai suoi sgherri di eseguire con la forza lo sfratto di un lavoratore appena licenziato. Inoltre, secondo molte testimonianze dei presenti, durante la procedura non era presente alcun assistente sociale a monitorare quello che succedeva.

Fa abbastanza rabbia sapere che quest’uomo potrebbe essere stato sottoposto a TSO. E non tanto per la brutalità del trattamento (che già sarebbe una ragione sufficiente), quanto per l’umiliazione di dover essere patologizzato e curato, per non essere riuscito a mantenere la calma davanti alla possibilità di vedere la propria vita crollare. Ma quest’uomo è stato condotto alla disperazione dalle condizioni economiche insopportabili di cui non è responsabile, ma vittima, come milioni di altre persone. Il suo è un gesto estremo e disperato di resistenza, messo in atto per non rassegnarsi all’idea di perdere tutto.

Questo gesto dovrebbe insegnarci molto: rimanendo soli ed isolati davanti alla brutalità dell’economia capitalista, non ci rimarrà nient’altro se non la rassegnazione o gesti disperati.

Per questo è necessario rompere il muro dell’indifferenza ed impegnarci a costruire una solidarietà umana forte e concreta, per resistere collettivamente davanti alle ingiustizie e alle sopraffazioni messe in atto da chi si arricchisce sulle nostre vite.