SFRATTATO E LICENZIATO

È successo la mattina del 3 Ottobre 2018 a Gallarate.

Alla porta di un uomo di 57 anni, fresco di licenziamento, hanno bussato dei loschi figuri, da tutti conosciuti quali esseri spregevoli e ripugnanti. Erano agenti della Polizia Locale, intenzionati a rendere esecutivo lo sfratto della sua famiglia. Alla loro vista, l’uomo si è cosparso di benzina e ha minacciato di fare saltare tutto per aria con il gas, se non se ne fossero andati.

L’intero edificio è stato evacuato e, dopo alcune ore di trattativa, con Carabinieri e Vigili del Fuoco, l’uomo ha deciso di mollare il colpo ed è stato accompagnato in ospedale. Secondo alcune voci, potrebbe essere stato sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio. Lo sfratto, comunque, è stato rimandato al 6 Ottobre.

In questa vicenda, che avrebbe potuto avere conseguenze tragiche, non si può omettere la responsabilità diretta del sindaco Andrea Cassani.  Uno che a parole dichiara di essere un uomo vicino ai cittadini e ai loro problemi, mentre nei fatti ordina ai suoi sgherri di eseguire con la forza lo sfratto di un lavoratore appena licenziato. Inoltre, secondo molte testimonianze dei presenti, durante la procedura non era presente alcun assistente sociale a monitorare quello che succedeva.

Fa abbastanza rabbia sapere che quest’uomo potrebbe essere stato sottoposto a TSO. E non tanto per la brutalità del trattamento (che già sarebbe una ragione sufficiente), quanto per l’umiliazione di dover essere patologizzato e curato, per non essere riuscito a mantenere la calma davanti alla possibilità di vedere la propria vita crollare. Ma quest’uomo è stato condotto alla disperazione dalle condizioni economiche insopportabili di cui non è responsabile, ma vittima, come milioni di altre persone. Il suo è un gesto estremo e disperato di resistenza, messo in atto per non rassegnarsi all’idea di perdere tutto.

Questo gesto dovrebbe insegnarci molto: rimanendo soli ed isolati davanti alla brutalità dell’economia capitalista, non ci rimarrà nient’altro se non la rassegnazione o gesti disperati.

Per questo è necessario rompere il muro dell’indifferenza ed impegnarci a costruire una solidarietà umana forte e concreta, per resistere collettivamente davanti alle ingiustizie e alle sopraffazioni messe in atto da chi si arricchisce sulle nostre vite.

SPECULARE SULLA SOFFERENZA

La speculatrice seriale Lara Comi ha fatto visita al carcere di Busto Arsizio per fare un po’ di propaganda sulle spalle dei detenuti autori della rivolta di qualche giorno fa. Otto guardie si sono fatte refertare al pronto soccorso dopo una sommossa, le cui cause reali non sono state rese note. La stampa riferisce un litigio tra detenuti, cui è seguita una protesta, divenuta poi sommossa generale con tanto di incendio delle bombolette del gas utilizzate per cucinare. Un tantino azzardata come spiegazione, a nostro parere. Nessun riferimento ai feriti tra i detenuti, come se non fossero esseri umani. Gli unici “degni” di essere menzionati sono stati solamente i secondini.

La speculatrice di cui sopra ha trovato la soluzione per il sovraffollamento: ognuno al proprio paese. Vorremo capire se questa brillante intuizione segue il diktat tanto di moda di questi tempi, ossia prima gli italiani: ci verrebbe da pensare quindi che a Poggioreale ci saranno solo napoletani, a Bollate solamente Bollatesi, a Opera esclusivamente Milanesi etc.

A parte l’ironia, ciò che emerge è che al giorno d’oggi ogni problema è imputabile a chi non è italiano, e quindi la soluzione è il rimpatrio sempre e comunque, a qualsiasi condizione.