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OSCURANTISMO SULLA PELLE DEI PIÙ DEBOLI

L’orologio della storia sta tornando indietro e l’oscurantismo è ormai nella pratica quotidiana di chi gestisce il potere.
Giovedì sera, nel Consiglio Comunale di Ceriano Laghetto, è stata approvata una mozione anti-abortista in cui si proclama Ceriano “Comune Pro Vita”.
La “meccanica grottesca del potere”, giorno dopo giorno, si palesa su vari fronti lasciando senza parole chi ha un minimo di razionalità e di buon senso.
Ormai nessuno è più libero delle proprie scelte; scelte, come quella dell’aborto, molto sofferte e difficoltose, che riguardano un’intimità e sentimenti che uomini grotteschi (ma rispecchianti la miseria del nostro tempo), come il sindaco Cattaneo, molto probabilmente non hanno mai provato.
Questi figuranti stanno cavalcando oggi questo ritorno al passato.
Non avere il ben che minimo rispetto nei confronti di donne che si ritrovano in situazioni di dover abortire è veramente troppo e non capiamo le stesse donne che fanno parte della maggioranza fascio leghista come non possano sentire qualche sussulto nell’approvare una mozione del genere.
Tanti auguri macchiette del potere, fate il pieno adesso che potete, ma gli esseri umani non si lasciano abbindolare a lungo e in quel momento la vostra popolarità sarà il vostro castigo.

CHE LA SOLIDARIETÀ CORRA PIÙ VELOCE DELLA REPRESSIONE

Che l’aria si sia fatta pesante se ne sono accorti un po’ tutti. A quasi due settimane dallo sgombero manu militari dell’Asilo Occupato di Torino, e dal connesso arresto di 6 persone per associazione sovversiva (per le ultime info rimandiamo a Macerie), ecco ieri a Trento altri 7 anarchici arrestati per associazione sovversiva con finalità di terrorismo (270 bis cp) e anche per attentato con finalità terroristiche o eversive (280 cp). Parole tuonanti, da codice penale, che poco o nulla di fanno capire. Spulciando però alcuni articoli si va un po’ più a fondo, le accuse partirebbero infatti da alcune azioni notturne, tra le quali un ordigno fatto esplodere davanti alla sede della Lega Nord di Ala, vicino a Trento, alla vigilia della visita dell’attuale ministro dell’interno Salvini. Ma anche azioni contro i ripetitori che riempono le nostre vite di onde, antenne di cui siamo tutti schiavi e dipendenti e che aumentano la frammentazione delle nostre esistenze.

Il cambio di passo della repressione dello Stato segue le esigenze del Capitale. In questo Salvini è completamente funzionale al momento, e incarna alla perfezione lo spirito dei tempi. Ma come ci siamo arrivati? Come siamo giunti a una narrazione così asservita da far passare per criminali chi combatte per un mondo senza frontiere e senza sfruttamento? Di fronte al crescente terrore dello Stato e delle multinazioni che si sono spartite il mondo e ridotto in miseria i suoi abitanti, di fronte alla crescente menzogna di Stato cui siamo tutti ormai abituati, che fare? Starsene con le mani in mano?

A Saronno la giunta leghista che ammicca all’estrema destra (chiedere in proposito all’assessore allo sport della giunta Fagioli quale considera la parte giusta, tra resistenza partigiana e RSI) ha cullato e offerto spazi ad Accademia 19 (piccolo gruppetto di ispirazione fascista, che ha avuto la brillante idea di invitare a Saronno il fantoccio tra i più rappresentativi della miseria di spirito della nostra epoca, Diego Fusaro). Insomma, questi sono i fatti, difficilmente controvertibili.
Ebbene, qualche settimana fa la porta del Comune è stata presa a martellata ed è stata vergata la scritta “i fascisti hanno amici in Comune”.
E poi? E poi le dichiarazioni del piddino Simone Galli (chi segue le vicende saronnesi se lo ricorderà come tra i più feroci critici delle occupazioni – Telos e via Don Monza – e anche tra i più beceri commentatori degli scontri del 25 aprile 2014, addossando chiaramente tutte le colpe a quei cento disgraziati estremisti anarchici distruttori dell’ordine costituito), che sostiene, commentando un post della collega Lara Comi , che non si tratta di azione con significato politico, ma un atto criminale.
Ecco quindi la sponda necessaria alla narrazione attuale, alla gestione di piazza del questore di Torino (ex Questore di Varese e che annovera durante il suo mandato lo sgombero della casa occupata di via Don Monza e del Telos di va Milano), alla politica di Salvini, alla legittimazione dei fascisti, al razzismo di Stato e tanto altro. A suon di uscite di merda come questa ci siamo abituati a respirare l’odore del letame, a considerarlo normale.
Tornando sulle dichiarazioni del piddino nostrano aggiungiamo solo che non siamo né usi né capaci di vestire i panni del legislatore, ci è sempre risultato più naturale indossare i nostri panni di vagabondi, forestieri, girovaghi, scapestrati e piantagrane. Non ci interessa quindi classificare alcunchè.

Tempi feroci come questi richiedono scelte, noi stiamo con chi sceglie la propria parte e agisce di conseguenza.

Elenchiamo qua nomi e indirizzi per scrivere ai prigioni sia dell’operazione repressiva torinese sia di quella trentina:

Antonio Rizzo
Giuseppe De Salvatore
Lorenzo Salvato
Niccolò Blasi 
Casa Circondariale di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara.

Silvia Ruggeri
Giada Volpacchio
Casa Circondariale Lo Russo e Cutugno,
via M.A. Aglietta 35,
10151 Torino

Bottamedi Roberto
Casa circondariale di Brescia Canton Mombello
Via Spalto San Marco 20
25121 Brescia (BS)

Trentin Agnese
Casa di reclusione Brescia Verziano
Via flero 157
25125 Brescia (BS)

Nicola Briganti
Casa circondariale di Verona Montorio
Via San Michele 15 37131
Verona (VR)

Parolari Andrea
Casa circondariale di Vicenza
Via Basilio dalla scola, 150
36100 Vicenza (VI)

Giulio Berdusco
Casa circondariale di Tolmezzo
via Paluzza 77
33028 Tolmezzo – UD

Luca Dolce
Casa circondariale di Tolmezzo
via Paluzza 77
33028 Tolmezzo – UD

ALCUNE PRECISAZIONI SULLO SFRATTO DI GALLARATE

In merito all’articolo pubblicato alcuni giorni fa e relativo allo sfratto di Gallarate, ci sono alcune precisazioni che meritano di essere riportate.

Abbiamo avuto modo di conoscere personalmente la famiglia protagonista della vicenda: chiacchierando con loro, abbiamo ascoltato una versione dei fatti che parecchio differisce da quelle riportate da stampa locale e voci ascoltate in giro.

Innanzitutto non è vero che l’uomo (di cui non riportiamo il nome per volontà sua) minacciasse di fare saltare il palazzo con il gas. La bombola sequestrata dai carabinieri (semivuota, per altro), veniva utilizzata dalla famiglia per cucinare, dopo il diniego di allaccio da parte dell’azienda fornitrice del metano. Nello specifico, la presa d’aria della cucina non è a norma di legge, ma il proprietario (che tanto si premura nel volerli in mezzo ad una strada) non è mai intervenuto per modificare la situazione. La procedura di sfratto non è stata interrotta, nonostante il proprietario stia comunque percependo il pagamento degli arretrati, prelevando direttamente dal conto corrente della famiglia, attraverso RID bancario.

La mattina del 3 Ottobre, dopo aver chiesto ai suoi vicini di uscire di casa, l’uomo si è rovesciato la benzina addosso, minacciando di uccidere sé stesso, qualora lo sfratto non fosse stato sospeso e rinviato.

La famiglia parteciperà al bando (in programma dal 15 ottobre) per l’assegnazione di una casa popolare. Poiché potrebbero volerci parecchi mesi fino a quando venga loro affidato un alloggio, la loro preoccupazione è quella di non sapere dove andare in quest’attesa, qualora lo sfratto venga reso esecutivo.

Alla famiglia, che ha due figli minori, viene negata dal comune anche la possibilità di avere un alloggio di emergenza temporaneo.

Sfidiamo chiunque a non perdere le staffe davanti ad una situazione simile!

A questo bisogna aggiungere una situazione lavorativa di estrema delicatezza. L’uomo infatti è intenzionato ad avviare una vertenza sindacale, per una errata applicazione del contratto del contratto di categoria. Le stime del sindacato parlano di circa 70.000€ non percepiti a causa di ciò, in quindici anni di lavoro. Dopo una lunga serie di trasferimenti punitivi e demansionamenti saltuari, proprio alcuni giorni fa, l’uomo ha ricevuto una lettera di avvertimento, nella quale viene minacciata la possibilità di licenziamento.
Non è vero quindi, come riportato precedentemente, che il licenziamento fosse già avvenuto.

Un’altra precisazione doverosa è quella relativa ad una voce che circolava tra vicini di casa e giornalisti presenti il 3 ottobre: ossia che l’uomo fosse stato accompagnato in ospedale e sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio. Non è vero, e al termine della mattinata l’uomo è stato accompagnato presso la caserma dei carabinieri dove è stato denunciato per procurato allarme.

C’è un’ultima cosa, molto grave, da riportare. Il quotidiano locale “La Prealpina”, oltre alla deplorevole spettacolarizzazione di una vicenda così delicata, ha pesantemente violato la privacy di questa famiglia. In un articolo, infatti, il trattamento riservato all’uomo era proprio quello di un mostro da sbattere in prima pagina, con tanto di nome, cognome ed indirizzo. Ma questo non era sufficiente, probabilmente. E così gli arguti redattori hanno pensato bene di aggiungere una foto dell’uomo in visibile difficoltà, scattata dalla strada con un teleobiettivo, approfittando di uno spiraglio della tapparella. Non solo, anche alla figlia adolescente, accorsa sul luogo per stare vicina al padre, è stato riservato lo stesso trattamento.

Questo articolo ha contribuito ad aumentare ancor più la situazione di estrema difficoltà e fragilità di una famiglia che rischia di perdere tutto. Tant’è vero,  che l’intenzione della famiglia è quella di avviare una causa per diffamazione, ai danni del quotidiano locale.

In conclusione, lo sfratto è stato rinviato al 6 Novembre (e non come erroneamente riportato, al 6 Ottobre) e fino a tale data sarà molto importante costruire una forte solidarietà umana intorno a questa famiglia. Per evitare che vengano sbattuti in mezzo alla strada, e per ribadire che quello degli sfratti non è un problema individuale delle singole famiglie, ma un problema sociale collettivo, determinato dalle condizioni economiche a cui tutti siamo sottoposti.

DATEMI UN MARTELLO

“Lo voglio dare in testa, a chi non mi va”. Così cantava Rita Pavone, e così forse canticchiavano i due anonimi travisati che la scorsa notte hanno preso a martellate i vetri del Comune di Saronno e della filiale di Banca Intesa lì davanti.
Secondo quanto riporta la stampa locale “sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia cittadina che hanno effettuato un sopralluogo. Sono state recuperate le immagini della videosorveglienza ma i due autori del raid sarebbero stati completamente travisati. Al momento la porta è stata lasciata aperta per permettere l’ingresso dei cittadini mentre l’Amministrazione si è attivata per sostituire il vetro.”

COMUNE DI SARONNO: USURAI ALL’AVANGUARDIA

Da qualche giorno sono operativi i 5 nuovi parcometri (in piazza Repubblica, il parcheggio davanti al palazzo comunale e in via Antici) posizionati dalla Saronno Servizi, l’ex municipalizzata che per l’Amministrazione comunale gestisce gli stalli a pagamento. D’ora in poi con questi nuovi parcometri si potrà pagare con la carta di credito la tassa per il parcheggio nelle onnipresenti strisce blu. Il costo dei nuovi parcometri è di 5 mila euro l’uno. Prosegue a marce forzate la politica usuraia del Comune di Saronno, innovativa nell’investire migliaia di euro in strumenti di riscossione e rapida nello svendere il 62% delle quote della Sessa, la partecipata che gestisce 34 alloggi in affitto a canone concordato e tre negozi. Insomma, fare cassa sul sociale per investire sull’usura.