UNO SGUARDO IN CONTROLUCE SUL 25 APRILE SARONNESE

A più di una settimana di distanza, a dichiarazioni pubbliche esaurite, a bocce ferme (o quasi), proviamo a tracciare il quadro di questo 25 aprile 2019 in quel di Saronno.
Innanzitutto, per quanto riguarda Saronno, trattasi dell’unica data nell’arco dell’anno capace di attirare realmente qualche centinaio di partecipanti attorno al variegato tema dell’antifascismo.
Una certa componente giovanile e conflittuale nell’ultimo decennio ha ravvivato quello che sotto l’amministrazione Gilli stava per diventare un silenzioso corteo funebre.
E’ grazie a questa componente giovanile e conflittuale se la Lega – che negli scorsi anni si è beccata insulti e gavettoni – oggi festeggia più per dovere istituzionale un 25 aprile a sè stante, di prima mattina, con alza bandiera e circondata da Polizia e Carabinieri.
Questo un primo dato su cui vorremmo focalizzarci: la Lega è stata cacciata dal 25 aprile.
E’ chiaro che la strategia politica da partito imponga loro di girare la frittata e rivendicarsi l’irrivendicabile. In questo contesto si inseriscono le pretestuose scaramucce pre-25 aprile con cui la Lega ha voluto attaccare l’Anpi. In sostanza il sindaco Fagioli ha rinfacciato all’Anpi l’aver condiviso con gli anarchici un corteo (quello del novembre 2015) contro la Sua Amministrazione.
Certo caro Fagioli, quel corteo – dichiaratamente antifascista – era contro il tuo operato, contro la tua giunta a tinte fasciste e contro il tentativo, tuo e della tua giunta, di far insediare a Saronno Lealtà Azione e altri gruppi fascisti.
Tentativo che, grazie alle eterogenee azioni degli antifascisti, è finito nel nulla.
Ma non è un caso che nei mesi scorsi due realtà politiche che tentarono un insediamento a Saronno (Lealtà Azione col concerto dei Malnatt all’Old Jesse e l’evento di combattimento a firma neonazista patrocinato dal Comune al Paladozio; CasaPound con banchetti e raccolte firme, per esempio la bar Mai in via Varese) abbiano aperto due sedi a Legnano, a pochi km da Saronno.
Fallito il tentativo sulla città degli amaretti eccoli ripiegare sulla città strategiamente e logisticamente più vicina e appetibile.
Certo che fu un corteo contro la politica leghista e contro la presenza fascista. E se il sindaco rimarca una distanza dall’Anpi rimane difficile comprendere come questi ultimi non riescano a cogliere la palla al balzo per tracciare una linea netta, che è già nei fatti.
La mattina del 25 aprile piazza Libertà era invasa da Polizia e Carabinieri che in forze organizzavano il servizio d’ordine per garantire al sindaco la possibilità di parlare.
Pochi minuti prima dell’inizio del discorso del sindaco, a pochi passi da lui, dal tetto del Municipio veniva srotolato uno striscione che – come ogni anno – attaccava la giunta leghista.
Il sindaco, irritato, teneva il solito inutile discorso che nessuno ascoltava.
Più tardi, attorno alle 10 iniziava a concentrarsi in piazza Libertà il consueto e partecipato corteo antifascista. Qualche centinaio i presenti, lo striscione dell’Assemblea Antifascista che recitava:

L’ANTIFASCISMO NON HA CONFINI
ogni tempesta comincia con una singola goccia

Corteo riempito da cartelloni, cori e volantini.
A fine corteo, in piazza Caduti Saronnesi, il consueto spazio ai discorsi istituzionali e commemorativi viene leggermente sovvertito dall’intervento proposto dall’Assemblea Antifascista in cui, oltre ad allargare lo sguardo sui limiti sia di una ricorrenza fine a se stessa, sia della sterile difesa della legalità, ha portato solidarietà a Silvia – compagna che ha vissuto a Saronno e che in queste stesse vie si è organizzata e ha lottato – e  agli altri arrestati con le pesanti accuse di associazione sovversiva o terroristica per aver agito, qui e ora, contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, quindi contro i CPR, contro la presenza leghista nelle città, contro la devastazione del territorio e altro ancora.
Dopo l’applauso che ha accompagnato la fine dell’intervento la giornata antifascista è proseguita alla Casa del Partigiano, dove per tutto il pomeriggio e la sera sono passate numerose persone, rendendolo un bel momento di aggregazione.
A fine giornata è avvenuta una provocazione fascista di due hammerskin nel bar di fronte alla Casa del Partigiano, provocazione che non poteva che essere respinta, specialmente nei pressi di una iniziativa antifascista, specialmente il 25 aprile.

Finita qui?
Neanche per sogno.
Nei giorno successivi sono uscite sui media una infinità di dichiarazioni su questo 25 aprile che secondo chi scrive possono essere una buona cartina tornasole per capire come due hammerskin si possano permettere una provocazione così grave.
Innanzitutto il 26 aprile la doppia uscita della Lega con Claudio Sala e del consigliere comunale fascista Indelicato.
Da una parte Sala usa strumentalmente l’assenza della Lega Nord per provare a creare dei distinguo nel corteo del 25 aprile usando il Telos come discrimine:

“Quello però che più mi amareggia è il vedere consiglieri comunali di opposizione del PD, di Tu@Saronno, di M5S e l’ex assessore ora consigliere indipendente Banfi sfilare a braccetto con gli attivisti del Telos: non si può parlare di democrazia, di rispetto, di unità nelle sedi istituzionali e poi, senza nemmeno dissociarsi, condividere un corteo con chi nel corso degli anni ha devastato la città con scritte di ogni tipo e con occupazioni abusive a danno di proprietà pubbliche e private”

In realtà sta parlando in politichese per provare a distogliere l’attenzione dalla connotazione politica della sua giunta per attaccare gli anarchici che si organizzano da un decennio a Saronno, e perfino un democristiano come Banfi è riuscito a rispondergli per le rime.
Dall’altra parte Indelicato svolge al meglio il proprio ruolo di apripista per i fascisti annacquando sia la storia sia il presente nella sua brodaglia retorica. Nel suo comunicato traspare tutta la tendenza di questi ultimi tempi a togliere la maschera, e in nome del pluralismo democratico rivendicarsi la diretta tradizione fascista senza nemmeno chissà quali distinguo. Leggere per credere:

“A che cosa dovremmo rinunciare, noi persone di Destra che ci rifacciamo ad altre tradizioni politiche rispetto all’azionismo, al cattolicesimo democratico, al socialismo, al liberalismo, per coltivare questo ideale di unità? Dovremmo rinunciare a vedere nel Fascismo una forza politica originale, che tra vari gravi errori compiuti ha portato a compimento il processo di unificazione culturale e ideale del nostro popolo, quell’unificazione che dopo il ’45 è venuta meno? Dovremo rinunciare a vedere nella sua politica – che nessuna persona saggia si sogna oggi di replicare – degli spunti per il presente? Dobbiamo rinunciare a pensare che parte dei protagonisti della Resistenza non coltivavano un sogno di libertà, ma volevano una dittatura ben più aspra di quella fascista? Dovremmo infine gettare fango sui giovani della Repubblica che videro nell’8 settembre il “tradimento della Patria” e cercarono, gettando i loro pochi anni in una guerra che sapevano quasi certamente persa, un riscatto morale prima che politico? Dobbiamo forse credere che fossero tutti delinquenti? Dobbiamo rinunciare a onorarli, e di ribellarci quando li vediamo ogni volta disonorati? Mi sa che ci chiedete molto, troppo, amici.”

Eccola la strategia 4.0 dei fascisti d’oggi: il vittimismo, lo stesso con cui oggi vengono giustificate le celebrazioni delle morti degli assassini della RSI, quasi che la scelta tra repubblichini e partigiani non fosse di per sé una scelta di merito, sostanza, ma entrambe possibilità rispettabili. Questa riscrittura della storia non è solo pericolosa di per sé, perché toglie dalla memoria il suo carattere partigiano e la annacqua nella brodaglia del super partes, ma anche perché usata come arnese per aumentare l’agibilità politica dell’estrema destra oggi.
Sfilare in corteo per ricordare il fascista Carlo Borsani oggi nel nome della battaglia contro lo spargimento di sangue tra compatrioti (come lo dicono i fascisti di oggi) significa essere degli stronzi vittimisti, perché il fascismo nacque nello spargimento di sangue, come reazione, come braccio armato dei padroni, dopo le occupazioni delle fabbriche e le lotte del biennio rosso.
Valutare l’azione antifascista dei partigiani strappandola dal loro contesto, rivendicarsi la bontà della scelta dei repubblichini ponendo la questione in maniera sterile e super partes è in realtà la stessa operazione con cui vengono guardate oggi le foibe.
Allo stesso modo sempre Indelicato, rispondendo ad una lettera degli scout punta ancora sul vittimismo: ma come, proprio voi scout, cattolici e quant’altro, non riconoscete la solidarietà cristiana verso il sangue dei vinti (cioè dei fascisti)?
Qua la sua lettera integrale che consigliamo di leggere.
In questo grande tentativo di sdoganamento del fascismo si inseriscono le numerose aggressioni fasciste a Saronno negli ultimi due anni, aggressioni che hanno sia degli autori, sia degli ispiratori, sia dei difensori. Tutte e tre queste figure vanno smascherate e combattute. Indelicato si presenta come indiscusso apripista, con la sua collaborazione con l’intera galassia fascista (con Forza Nuova ha fatto le ronde a Saronno, con Lealtà Azione ha parlato a incontri ed eventi pubblici).
Ci si può mai stupire se Tosi di Fratelli d’Italia chiede di intitolare al fascista Ramelli una strada a Saronno?
Tolto il contesto da cui emergono queste figure rimangono solo le vite e le morti, ma, storpiando un po’ quello che diceva Calvino, dietro la morte di un partigiano c’era la speranza di un mondo più libero e più giusto, dietro la morte di un fascista c’erano le camere a gas, i rastrellamenti, la guerra.