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INTERVISTA A BRUNO CARTOSIO - 15 MAGGIO 2000


Il primo numero della rivista è uscito nel '73, in esso c'era una proposta di discorso che era assolutamente dominante, forte e che poi ebbe una certa "fortuna", anche più di quello che si sarebbe meritato e di quello che noi avremmo voluto: era il discorso sugli IWW, su questo movimento sindacalista rivoluzionario statunitense, gli Industrial Workers of the World, che per noi costituiva una proposta importante in più di un senso. Da una parte aveva a che fare con il discorso che era presente in Sergio Bologna e che io stavo cercando a quel punto ormai di portare avanti in modo abbastanza serio e stabile, cioè un discorso sulla classe operaia negli Stati Uniti. La vulgata, il senso comune era che negli Stati Uniti non c'è classe operaia, che sono tutti integrati, che non c'è sinistra, che gli operai sono sempre stati docili, perbenisti e servi del padrone, che gli Stati Uniti erano la culla dell'imperialismo e che tutti erano imperialisti: da parte nostra è iniziato un discorso che ha mandato a quel paese e distrutto questo tipo di immagine, quelle cose non erano vere. Da lì abbiamo cominciato a battere questi terreni che poi ebbero un seguito, perché il discorso che abbiamo iniziato noi con Primo Maggio aprì poi tutta una serie di interessi. Apro una piccola parentesi: anni dopo un ricercatore che si chiama Nando Fasce (che aveva cominciato allora anche lui, un pochino dopo di noi, ad occuparsi di operai americani) ha fatto una specie di censimento della produzione saggistica su questi argomenti, e ha verificato che fino all'uscita del primo numero di Primo Maggio in Italia erano stati pubblicati, dall'inizio del '900, mi pare tre saggi di prima mano sulla classe operaia negli Stati Uniti. Le cose cambiano con l'uscita di Primo Maggio e infatti negli anni '70, poco per volta, verrà poi fuori un numero considerevole di lavori in questa direzione. L'altra ragione per la quale ci interessavano gli IWW era legata al fatto che questa era un'esperienza di sindacalismo rivoluzionario non comunista, cioè era un sindacalismo rivoluzionario che aveva preceduto la formazione dei partiti comunisti, che tra l'altro era stato guardato con grande interesse e valorizzato come esperienza di grande rilievo da parte di Gramsci, il quale aveva anche indicato in uno dei fondatori dell'IWW, Daniel De Leon, un riferimento teorico importante rispetto al discorso che riguardava i consigli operai, i consigli di fabbrica e così via (si tratta in particolare del Gramsci de L'Ordine Nuovo). Quindi, per noi era importante far vedere che non esisteva soltanto da una parte il sindacalismo filo-padronale e dall'altra quello a egemonia comunista o social-comunista, ma esisteva anche un'altra possibilità con caratteri diversi, che non riproduceva la struttura del partito leninista, ma, pur ovviamente dandosi un minimo di struttura gerarchica o organizzativa interna, si muoveva in tutt'altri modi, con margini di flessibilità, di libertà di iniziativa e con un tipo di struttura che oggi diremmo a rete, più di movimento che non quella rigidamente burocratica che era stata poi tipicizzata appunto dai partiti comunisti. Dunque, ci interessava questa come proposta anche politica, e infatti poi questo tipo di proposta politica fu in realtà recepita e gli IWW divennero una specie di cosa popolare nella sinistra di movimento, con delle estremizzazioni e con delle forzature che non stanno nel discorso storico e politico corretto, ma che appunto il movimento ha preso, fatto proprie, ricreato come voleva, istituendo soltanto un riferimento più o meno di comodo o di convenienza con quell'esperienza, mentre in realtà poi noi cercavamo di mantenere un quadro storico-politico un po' più corretto e fondato. Naturalmente ci sono poi tutta un'altra serie di discorsi che riguardano Primo Maggio, la storia sua e di tutti noi.


Quanto, allora, l'analisi della classe e del capitale negli Stati Uniti, quindi il guardare ad una realtà capitalistica più avanzata, poteva essere importante come possibilità di anticipazione rispetto a quello che succedeva qui? Quanto e come tale discorso può essere oggi valido e attualizzabile?

Bisogna dire due parole sul noi, poi però il discorso diventa sull'io. Per noi era importante analizzare la società statunitense, perché attraverso le esperienze dei gruppi e quelle del movimento del '69, dell'autunno caldo, del '70 e così via, eravamo convinti che i partiti che fino ad allora avevano dominato la realtà politica italiana erano entrati in una fase di crisi, e che comunque esistevano a livello di movimento, cioè al di fuori dei partiti, delle capacità di organizzazione e in parte di autorganizzazione di movimento, che rendevano le persone capaci di dare forme politiche organizzate e significative alla loro presenza, aspirazioni, intenzioni e progetti politici in modo tale da intervenire nella società italiana.

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