>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Percorso di formazione politica e culturale
(pag. 1)

> Analisi degli Stati Uniti e possibilità di anticipazione
(pag. 5)

> La resistenza in Italia di un tessuto politico
(pag. 9)

> L'esperienza di Primo Maggio
(pag. 10)

> Limiti e ricchezze dei movimenti in Italia e negli Stati Uniti
(pag. 11)

> Libri, autori e figure di riferimento
(pag. 14)

> Limiti e ricchezze del movimento femminista
(pag. 15)

> Trasformazioni capitalistiche
(pag. 16)

> Possibilità di un soggetto di classe centrale
(pag. 18)

> Seattle e i sindacati americani
(pag. 19)

> La soggettività politica
(pag. 19)
INTERVISTA A BRUNO CARTOSIO - 15 MAGGIO 2000


LA CLASSE
Negli ultimi anni alcuni hanno individuato la centralità di un soggetto di classe: c'è chi ha parlato del lavoratore autonomo di seconda generazione, chi del general intellect, chi (proprio in riferimento a Seattle) ha coniato l'espressione di cognitariato. Secondo te, esiste o può tendenzialmente esistere un soggetto di classe centrale nelle lotte?


Io non sono in grado di dirlo o di fare una previsione; diffido molto di tutte queste definizioni che in parte sono state ricordate, perché mi sembrano tutte estremamente parziali e poco lungimiranti. Ho guardato a Seattle, ho cercato di capire che cosa è successo e succede, che cosa vuol dire, credo che sia un fenomeno (anche con tutti i prolungamenti che ha avuto e che ci sono stati dopo, inclusa l'ultima manifestazione a Washington) estremamente importante, dal punto di vista delle modalità e del suo esistere, del fatto che è successa una cosa così, dopo anni che cose né così né di un altro tipo non succedevano. E' dunque estremamente importante che avvenga una mobilitazione di questo tipo e su questi temi, che avvenga negli Stati Uniti è ancora più importante. Però, i contenuti politici e la capacità di proposta politica di quel movimento secondo me sono da una parte ancora molto preliminari, germinali, e quindi imprecisi, in una certa misura perfino indescrivibili, cioè non si possono analizzare perché non si possono descrivere; dall'altra parte sono generici e compositi, non contengono un programma. Dopo di che, dico anche che va benissimo, l'antiglobalizzazione capitalistica come parola d'ordine per il momento mi basta, però su quello bisogna costruire, e bisogna farlo secondo quello che, un certo numero di anni fa, io avevo definito un nuovo paradigma. Io non sono un teorico, di nessun tipo e con nessuna pretesa, però mi è capitato, proprio a partire da queste cose qui, di rileggere alcune delle cose che avevamo pubblicato su Primo Maggio e avevo ritrovato questo mio pezzo dell'85 o '86 in cui parlavo di necessità di un nuovo paradigma, in cui gli elementi dell'ambientalismo, della difesa dell'ambiente e della vita, quindi anche dell'uomo, diventassero parte centrale di una rielaborazione teorica, che poi io non sono in grado di fare, però ritengo che sia fondamentale che ci si prenda a muovere su quel terreno. Allora, Seattle ha messo in contatto elementi di questo tipo: c'erano i sindacati, gli ambientalisti, gli anticapitalisti, quelli che difendono il lavoro o l'ambiente, però questo deve diventare un programma, molto più composito e comprensivo di quello che è ora. Noi avevamo tradotto il saggio di un finlandese che si chiama Yussi Raumonin sul capitalismo di rapina, che parlava di come, nell'analisi del capitalismo, sia stato trascurato proprio l'aspetto della distruzione ambientale; quindi, anche questo alla fine era diventato uno degli elementi su cui cercavamo di fissare l'attenzione, non riuscendo ad andare oltre ai pochi tentativi che abbiamo fatto. Comunque, il punto credo che sia questo. Seattle ha messo insieme delle persone, che si trovano di fronte ad un'esigenza straordinariamente grande, ossia l'elaborazione di un programma che deve essere per forza molto, molto ambizioso e comprensivo, e qui devono coesistere linee di provenienza (dei passati movimenti o delle passate esperienze) che sono tutte separate tra di loro: o si riesce a creare l'ibrido tra tutto questo, che diventa sufficientemente comprensivo, oppure le speranze sono poche. Non dico che non ci si riuscirà, dico che è difficile, dico però anche che è il compito che bisogna darsi; bisogna essere il meno dottrinari possibili nella fase iniziale di questo discorso, è necessario essere il più pragmatici possibili, il più politicamente flessibili possibile. Però, se ci si riuscirà o chi ci riuscirà o quando, io non sono in grado di dirlo: credo che questa sia la linea, la strada. Ma (per rendere esplicita una cosa che è implicita) se questa è la strada, è evidente che non c'è un soggetto, o un soggetto unico: il soggetto, a questo punto, credo che debba essere molteplice se la strada deve essere così composita.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.