>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Percorso di formazione politica e culturale e figure di riferimento
(pag. 1)

> Potere Operaio
(pag. 1)

> Percorso successivo
(pag. 2)

> Limiti e ricchezze dei movimenti degli anni '60 e '70
(pag. 3)

> Movimento femminista e femministe
(pag. 6)

> I "numi tutelari"
(pag. 7)

> I campi di ricerca più interessanti
(pag. 9)

> Il dibattito sulla classe oggi
(pag. 10)

> Emancipazione e liberazione nel femminismo
(pag. 12)

> Cosa è rimasto oggi del movimento femminista
(pag. 15)

> Università e produzione del sapere
(pag. 16)
INTERVISTA ADALISA DEL RE - 26 LUGLIO 2000

Per quanto riguarda i processi capitalistici di sviluppo e trasformazione, al di là delle macroteorie quali sono secondo te le peculiarità e i campi in cui indirizzeresti la ricerca e l'analisi?

In questo momento io sono fortemente attenta a quello che succede a livello microterritoriale. Io credo che riuscire a capire e a creare forme di inter-relazioni, presenze, critiche, domande ecc. sul territorio sia un modo per capire anche quello che sta succedendo non solo a livello nazionale ma a livello mondiale. Un po' perché ho l'impressione che non succedano cose poi molto diverse se si salta di livello, cioè dal micro al globale; e un po' perché credo che altrimenti si rischia di non avere interlocutori. Per me adesso è particolarmente importante (forse perché ho una certa età, non lo so) riuscire a capire a chi devo rivolgere la critica, a chi devo oppormi o con chi condividere una serie di processi. Non dico che sia più importante ma diciamo che è quasi altrettanto importante di capire con chi sto il capire anche chi ho di fronte e quali sono poi le possibilità di materializzare una canalizzazione di domande precise, e come in qualche maniera incidere sulle trasformazioni concretamente. Mentre guardo con interesse stupito fenomeni come Seattle, come Tebio a Genova, mi domando se dietro a questo riesco a veder forme reali di aggregazione, di movimenti: certo, il processo a Bovè in Francia, che ha raccolto in questo paesino circa 100.000 persone, è legato a processi come Seattle, come Tebio ecc., però è anche vero che Bovè è proprio un agricoltore lì, che si faceva il processo lì, che ha disfatto il Mc Donald's lì. Quindi, la concretezza territoriale di un comportamento politico produce forse anche forme di aggregazione meno sporadiche che Seattle o Tebio. Ad esempio, una cosa che mi interessa è che qui nel quartiere ci sono i comitati contro le antenne: in questo quartiere, che è borghesuccio, di professori universitari e persone così, però c'è gente talmente determinata che un giorno o l'altro darà l'assalto al comune se non tolgono l'antenna che stanno costruendo! Lo stesso a Larcella, c'è un comitato in un quartiere qui vicino contro un garage sotterraneo per settanta macchine che rovina la zona. Sono forme di aggregazione spurie e straordinarie (contro questo garage sotterraneo c'è anche una contessa, moglie di un generale, sicuramente di destra, probabilmente monarchica), però io le vedo e sono composte da persone con cui riesco concretamente a parlare di cose che riguardano la mia vita, la loro vita e che creano forme aggregative precise, sostanziali, con un obiettivo chiaro, con un interlocutore chiaro e che modificano poi realmente la composizione politica del territorio o di questa città. Invece vedo poco il resto, anche Bionova, quello che c'è stato qui, aveva comunque un senso che io non nego assolutamente, ma dopo quei quattro articoli sui giornali non ha più prodotto niente; mentre io vado in ospedale a portare mia mamma, il medico viene e mi dice "ah, signora, ho visto che lei era nel comitato contro le antenne, anch'io nel mio quartiere ho il comitato perché ci hanno fatto un'antenna anche lì". Ma va bene voglio dire, poi questo a cosa porterà? Non lo so, adesso c'è la moda delle antenne per cui viene facile dire che ci sono queste cose, però è altrettanto vero che ci sono stati una serie di comitati: ad esempio qui c'è un problema al Policlinico per il reparto di pediatria, dove ci sono i bambini malati (è una cosa su cui non avevo mai riflettuto) ci sono i genitori che devono andare lì e non si sa bene dove metterli, come possono dormire lì, i soldi di cui hanno bisogno, e lì si sono creati appunto dei comitati per fare in modo che questo reparto importante di pediatria che abbiamo (che è legato poi all'Università) possa essere accogliente anche per i genitori. Insomma, forse non è la rivoluzione, però ho come l'impressione che a partire da queste cose si crei reale aggregazione, si crei un movimento civile che è capace anche di rompere equilibri istituzionali, anche compattamenti partitici per esempio, e che possa trasformare anche l'idea del come vivere su un territorio. Se io riesco a dialogare su un obiettivo che trovo corretto, giusto, sensato con tutti quelli che abitano in questo quartiere tutto sommato mi va bene perché io qui ci vivo, non è che viva da un'altra parte. Io non so però se questa sia la nuova forma della politica, tuttavia io un'attenzione a questo ce l'ho perché è questo che muove (per carità, a livello territoriale, locale) la società civile. Quando vedo passare una volta all'anno, il primo maggio, gli operai delle fabbriche devo dire che mi fanno un po' impressione: girano con i cartelli dicendo "voglio un aumento di salario perché tengo famiglia", come se adesso ancora la gente avesse famiglia, non è vero, ci sono delle persone che vorrebbero un salario tutto sommato, un reddito, ma la giustificazione del "tengo famiglia" dovrebbero mettersela via.



1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.