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INTERVISTA AD ALISA DEL RE - 26 LUGLIO 2000

Questo allargamento della nozione di classe mi mette in difficoltà rispetto all'individuazione di soggetti che possono essere trainanti per esempio, secondo una vecchia modellistica degli anni '70: allora era l'operaio della grande industria quello che trainava il processo di sviluppo o il processo rivoluzionario, come si vuole, sicuramente il processo di sviluppo capitalistico, probabilmente e contemporaneamente anche il processo rivoluzionario. Oggi individuare un soggetto che abbia questa portata è difficile. Ho in mente Guido Bianchini, purtroppo è morto anche lui, avrebbe detto che questo tipo di individuazione non poteva che portare a un modello rivoluzionario di tipo a piramide rovesciata, nel senso palazzo d'inverno e queste storie qui, una cosa molto vecchia di riproposizione di dittatura del proletariato e vecchi modelli leninisti. Forse aveva in qualche maniera ragione, ma il non individuare nessun soggetto probabilmente ci porta a dei deficit organizzativi molto evidenti, a una povertà di tipo organizzativo e una discontinuità nelle iniziative poco produttiva. La mia tendenza sarebbe quella di individuare certo i soggetti trainanti nelle donne e nei loro comportamenti; ma è vero che grazie a Dio le donne hanno comportamenti disomogenei, cioè esistono donne riformiste, donne rivoluzionarie, donne conservatrici, per cui io non faccio mai il discorso delle donne come soggetto in sé. Però, l'assunzione di tematiche di genere all'interno della pratica politica questo sì non può che essere fonte di trasformazione di "tipo rivoluzionario", perché questo ci dà una visione per esempio dei rapporti sociali non produttivistica, di per sé non lo permette proprio. Rispetto alle tematiche legate al progresso, alla produttività, alla produzione, a queste cose qui in senso buono, proprio socialista se vogliamo, di allargamento della ricchezza che permetterà libertà, mette avanti invece tematiche più legate all'uso della produttività, l'uso della produzione, l'uso della ricchezza, quindi tematiche legate allo sviluppo relazionale, personale, del ben-essere ecc. Da questo punto di vista indubbiamente sono fonti di grosso cambiamento.
C'è una cosa che mi ha sempre inquietato molto: io ho l'impressione che tutti gli elementi che noi abbiamo enucleato, visto, sviluppato negli anni '70 (l'analisi dell'operaio-massa, l'analisi della rottura del piano capitalistico ecc.) fossero giusti però il fatto è che il capitale ci ha anticipato: sarebbero cioè stati giusti se avessimo vinto noi, detto proprio in parole forse estremamente modeste. Adesso ho l'impressione che si stia verificando la stessa cosa, nel senso che tentiamo di capire questi tipi di cambiamenti, di raccogliere per esempio questo tipo di esigenza: penso solo a tutta la tematica che le donne hanno portato avanti sull'uso del tempo, sulla flessibilità, sulla necessità di vivere elementi di produzione e di riproduzione nello stesso tempo senza che questi confliggano e che non creino doppio lavoro o cose di questo genere. Dopo di che ci troviamo di fronte a forme di produzione che esattamente sono ritagliate su queste, l'unica differenza è che non abbiamo vinto noi, che hanno vinto quelli che stanno organizzando queste forme di lavoro. Qui non capisco bene come mai, perché le idee le abbiamo avute noi, questo è vero: allora, cosa è successo? Come mai succede che arriviamo sempre secondi o che perdiamo sempre? Però non so rispondere, non riesco a dare una risposta a questa evidenza. Io sono valutatrice dei progetti di ricerca europei, per cui sono spesso a Bruxelles, vedo questi progetti di ricerca, conosco gente della Commissione che mi racconta quello che fanno: loro mettono in pratica tutto sommato le cose che le mie amiche ed io abbiamo pensato due-tre anni prima, solo che le mettono in pratica per loro. Noi diciamo: "guarda te le donne poverette devono andare a lavorare alla mattina, devono portare i figli, c'è la storia che gli orari delle scuole confliggono con quelli del lavoro, poi quand'è che vanno a fare la spesa? ecc."; cose banali, però facciamo comunque anche delle inchieste su queste cose qui, e due anni dopo la Commissione Europea viene fuori con un grande progetto per rendere compatibile il lavoro famigliare con il lavoro salariato. Il che sostanzialmente è una grande sconfitta, perché noi non chiedevamo che queste cose fossero compatibili, perché compatibili vuol dire che prima comunque fai una cosa e dopo fai anche l'altra, e non è che la vita ti diventi più facile facendo così! Dunque, c'è un qualcosa per cui noi abbiamo chiesto delle cose e sono state capite diversamente: è una forma di incomprensione? è una forma di cattiveria nei nostri confronti? Non lo so: oppure è che noi le pensavamo in una maniera, gliele abbiamo dette e loro le hanno tradotte a modo loro. Sicuramente comunque abbiamo perso. Perché poi trovo tutte quelle donne delle istituzioni, quelle che io chiamo del femminismo istituzionale, che poi puntualmente mettono in pratica diligentemente queste cose con i risultati che invece le cose non funzionano mai bene per noi. E io proprio non capisco perché.

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