Ma secondo te questa trasformazione nei comportamenti portata dalle donne arrivate a questa soglia del 40% va di per sé in un senso altro rispetto alle compatibilità del sistema?
Secondo me sì, a meno che, insisto, il sistema non abbia dei processi di adattabilità così rapidi, come, devo dire, spesso ha e recentemente ha avuto; ma in generale credo che non sia molto compatibile almeno con il tipo di produttività che è richiesta fino adesso, poi più avanti non lo so. Io credo che siamo davanti a dei processi di trasformazione così rapidi che francamente ci sono dei momenti in cui mi pare che mi sfuggano addirittura. Io ci sono dentro fino al collo, se penso che nel giro di quindici anni sono passata da un sistema di scrittura a un altro sistema di scrittura con una velocità incredibile: ci abbiamo messo culture e secoli per passare da un sistema di scrittura ad un altro, e qui il mondo è passato da un sistema di scrittura ad un altro in quindici anni. Io dico quindici anni ma magari è stato un periodo più lungo, io ho cominciato nell'84 o '85 a usare il computer, però non è che fossi una delle ultime: adesso non posso farne a meno, con tutte le appendici che mi porto dietro e che attacco al computer, insomma io vivo ormai con questo sistema di comunicazione (infatti quando dico sistema di scrittura in realtà è proprio un sistema di comunicazione). Io mi ricordo (è vero che sono vecchia, ma non mi sento tanto vecchia) di aver visto la prima volta (e credo che fosse l'86 o '87) un fax partire e avevo le lacrime agli occhi vedendo questo foglio che mandava un articolo a Parigi a Toni (io ero appena tornata qui), e dicevo "là loro lo vedono subito, gli arriva su carta": vi giuro che avevo le lacrime agli occhi, avevano appena installato il fax qui in facoltà ed è stato uno dei primi che ho mandato. Insomma, c'è una rapidità di trasformazioni mostruosa, per cui è difficile dire "sicuramente le donne arrivano e cambieranno tutto": le donne possono arrivare e fare esattamente quello che pensano di fare rispetto al lavoro ma già il capitale ha cambiato tutte le sue esigenze. Non lo so, non so neanche se saranno i soggetti privilegiati del cambiamento: certo che quello che posso immaginare è veramente un soggetto che riesce a passare molto rapidamente dalla produzione alla riproduzione (anche di sé, difficilmente io parlo dei bambini), e soprattutto che riesce (e anche in questo le donne sono soggetto privilegiato) ad essere estraneo, a non identificarsi necessariamente con il mondo della produzione. Ho se si vuole l'idea dell'esule, di quello che sta fuori dalla sua patria, di quello che deve in qualche maniera inventarsi come vivere, cosa fare, che non ha radici: in questo senso io vedo anche il soggetto donna, ma potrebbero essere gli immigrati. Insomma, sicuramente non può che essere un soggetto che non ha ricordi, che non ha storia, che quindi non ha neanche niente da perdere. Se si pensa: saranno i sindacati la nuova forma organizzativa della classe? Dici no, perché loro hanno già perso, non è che abbiano da perdere. Certo che non potrà essere quel soggetto lì, il resto è un soggetto forse anche da costruire. Io credo ad esempio che i giovani incarnino molto questa idea di soggetto nuovo che ho in testa e che io dico sono le donne ma non necessariamente: è un soggetto che ha una consapevolezza di genere, cioè che ha una consapevolezza che il mondo è fatto di due e che due hanno una storia (che poi è storia sociale) diversa, che in qualche maniera dovremmo tentare di intersecare e farne forse una, o forse lasciarne due, o che siano interscambiabili, non ha importanza. E nello stesso tempo secondo me rappresentano anche il soggetto che si muove con molta facilità, che attraversa i confini, che se ha un luogo è un luogo ben definito ma che poi non è il luogo ideale, non ha la patria, non ha queste cose qui, e che più o meno è a casa sua un po' dappertutto: ecco, questa è l'idea dell'esule che non ha niente da perdere e che comunque può installarsi dappertutto, che ha questa facilità di comunicazione e di adattabilità critica. Perché è questa la condizione dell'esule normalmente, ed è quello che vedo io nelle donne quando assumono ruoli lavorativi, anche tradizionali per esempio, sono meno partecipative degli uomini, questo forse non è legato a inchieste che ho fatto, ma è proprio una conoscenza probabilmente epidermica e personale, però vedo ciò. Come questi comportamenti possano poi produrre forme organizzative queste non lo so, anche perché credo di avere delle grosse perplessità su tutte le forme organizzative usate finora in politica, lasciando perdere i partiti, ma anche la forma-partito proprio, il partito da costruire e queste cose qui, passando dai gruppi ai movimenti: tranne queste forme effimere che vedono forti comportamenti ma su obiettivi molto precisi (come ho detto dei comitati, io parlo di questi ma possono esserci tanti obiettivi diversi), mi pare che tutto il resto sia proprio destinato a morire, a non creare interesse, a non creare quella partecipazione collettiva sempre più densa che io ho visto su questo stesso territorio (insomma, le persone poi sono sempre uguali, quindi non è che possa dire "ah, forse a Milano era meglio", no, parlo sempre di Padova). Queste storie di Internet e di organizzazioni virtuali le guardo con molta curiosità ma mi convincono poco; io subisco più che esserci dentro un sacco di mailing-list, di comunicazioni virtuali, sono nella redazione di Multitudes e quindi sono dentro a Multitudes-info, ci sono certe lettere che neanche apro, non ho proprio tempo e siccome so che alcune cose proprio non mi interessano non le leggo. Dunque, non so bene se siano queste le nuove forme, Bifo ci crede, io un po' meno, anche perché io non credo a forme partecipative virtuali, cioè a un certo momento se non vengono fuori i corpi ci credo proprio poco, vedo già io come mi relaziono a queste strutture.
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