Niente è definitivo e straordinario, però si pensi allora al salario minimo garantito che noi neanche ce lo sogniamo adesso, si pensi oggi a tutte le forme di reddito che in qualche maniera si può costruire anche se non si chiama reddito di cittadinanza, comunque le forme di allocacion che in qualche modo danno sostegno, si pensi al fatto che il 70-80% delle famiglie francesi sostanzialmente non paga tasse: sono cose che da noi qui sono miracoli. Si pensi alle donne immigrate che fanno un sacco di figli e hanno delle allocacion che permettono alla famiglia tutto sommato di vivere finché i bambini hanno 6-7 anni; noi ci rifiutiamo di chiamarlo reddito di cittadinanza, è una forma molto controllata quella attraverso la quale si dà, però intanto ce l'hanno e ce l'avessimo noi poi potremmo partire per altre cose. Se avessimo avuto la consapevolezza di muoverci per le riforme forse non avremmo fatto tutto quello che abbiamo fatto. E' buffo, ci sono dei momenti in cui penso che la nostra incoscienza rispetto ai risultati di tutto questo grande movimento dentro il quale c'eravamo anche noi, tutto sommato ci ha portato a fare del buon riformismo, cioè ha costretto le istituzioni a confrontarsi con delle trasformazioni migliori di quelle che avrebbero prodotto senza questa spinta. Infatti, per esempio adesso che non c'è più questa spinta così apparentemente irrazionale, senza grandi movimenti ondulatori nelle società, io ho come l'impressione che qui in Italia non si riesca a fare riforme. Suppongo che gli eletti (parlamentari, dirigenti politici o come si vuole chiamarli) siano mediamente gli stessi, non nel senso che sono gli identici nomi ma che hanno mediamente la stessa intelligenza, la stessa capacità: eppure non si produce una riforma che abbia un senso adesso in Italia, tranne che devo vedere più approfonditamente questa della scuola, mi rendo conto che trasforma molto però voglio capire un po' meglio. E' vero che non essendoci questa interlocuzione (il che mi sembra la cosa più drammatica che noi stiamo vivendo adesso, mi pare particolarmente in Italia, perché per quel poco che so negli altri paesi si fa già un pochino di più) con la società civile, essendoci veramente un non ascolto, un distacco, una non comunicazione, o forse da parte della cosiddetta società civile un disgusto, un rifiuto, non essendoci comunque nessun rapporto ciò impedisce a questo paese in qualche maniera di avere connotazioni almeno "moderne", non parlo certo di grandi trasformazioni rivoluzionarie. E ogni atteggiamento che in qualche maniera riporta al dialogo (ma in realtà potrebbe essere anche scontro, è irrilevante), comunque alla comunicazione, viene così facilmente dimenticato. Penso a tutti gli interventi anche dei giovani qui dei centri sociali o in generale, adesso da un anno a questa parte io sono iscritta ai Verdi, non so se ho fatto bene o male, sono consigliere nazionale ma vorrei dimettermi, quindi forse è un errore: qui ci siamo iscritti tutti con i centri sociali, non è che abbia deciso io in realtà, se non mi iscrivevo per me era meglio. Quello che i centri sociali stanno facendo qui, con Bionova, con Tebio, questa partecipazione molto attiva e capace di imporre, poi viene assorbita da un dialoghetto istituzionale, alla Pecoraro Scanio insomma, che non ha proprio la capacità di essere produttivo di elementi nuovi di scontro, anche di rifiuto, di qualsiasi cosa. E' come se non ci fossero più idee circolanti e quelle tre che vengono fuori venissero immediatamente utilizzate per fare qualcosa, tanto poi poco si può fare perché i parametri sono altrove, sono già determinati chissà dove a livello europeo, a livello internazionale, a livello globale, a livello universale o quello che si vuole: dunque, tanto nessuno si può muovere e quindi poco si fa.
La ricchezza secondo me era questa grande capacità di essere nel futuro, cioè di vedere le trasformazioni in atto e quindi ovviamente essere nel futuro. L'analisi che vedeva come centro della società l'operaio-massa quando è stata iniziata era quasi avveniristica e gli avvenimenti, cioè le trasformazioni del modo di produrre, ci hanno superato troppo rapidamente. Una cosa che devo ascrivere invece alle donne è questa capacità di cogliere gli elementi globali della giornata lavorativa e della forma relazionale che questa ha: forse anche lì senza grandi lucidità espositive, però legando questo proprio all'esperienza quotidiana secondo me hanno dato grandi elementi di comprensione per le trasformazioni poi del fare lavoro complessivo
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