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INTERVISTA A LAPO BERTI - 12 LUGLIO 2000 |
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Si pensi alla vicenda e al ruolo di Mediobanca in questo paese, è servita sempre ad attutire tutto, a gestire tutto, ad evitare gli scontri, a ricomporre tutto in famiglia, purché gli assetti di potere rimanessero quelli. Io devo dire che, fin da quando mi occupai di privatizzazioni nel '90, e poi anche quando me ne sono rioccupato di recente (un paio di anni fa ho pubblicato un volumetto sul tema), mi è sembrato sempre che si trattasse di valorizzare in primo luogo questo aspetto, la valenza politica delle privatizzazioni in quanto processo che incide sugli assetti di potere dati. E siccome gli assetti di potere che erano dati in Italia fino a non molto tempo fa hanno creato sfracelli in questo paese, secondo me c'era una priorità che consisteva nello smantellare questi assetti di potere, qualunque fosse la cosa che poi ne sarebbe risultata. Certo poi li si giocava e si gioca la partita politica: se tu hai qualche voce nel gioco politico puoi cercare questi processi di portarli in una direzione piuttosto che in un'altra, però intanto apri la partita, apri il gioco. E le privatizzazioni si prestavano e si sono prestate (in misura molto minore di quella che io avrei auspicato) a essere questo: lo sono state solo in parte perché i soliti noti sono riusciti a tenere ferme le mani anche su quello, e questo grazie anche alla sinistra, alla "intelligenza" e al "coraggio politico" della sinistra.
Negli ultimi anni, soprattutto all'interno del dibattito sul cosiddetto postfordismo, si è molto parlato dell'epocale ridimensionamento quando non della scomparsa dello Stato-nazione: secondo lei come si va riconfigurando il ruolo dello Stato e degli organi di potere e decisionali sovranazionali?
Secondo me è uno degli aspetti della crisi generale e delle difficoltà che si stanno vivendo. Lo Stato-nazione sta finendo per tante ragioni, era un tema su cui avevo cominciato a riflettere già quando con Aldo Bonomi ci occupavamo di sviluppo locale, di regionalismi ecc.; già allora anche solo occupandosi di quella tematica era facile vedere come il contesto in cui era opportuno ragionare era un contesto europeo, un contesto in cui diventavano tendenzialmente protagoniste le regioni ed entrando in conflitto con lo Stato tra l'altro. Qui c'è di nuovo un altro elemento che se si vuole porta a spiegare la Lega e il leghismo, quindi non solo con un trucidismo di Bossi ma con ragioni reali, di fondo, che stanno dentro i mutamenti economici e politici. Quindi, lo Stato-nazione non è più in grado di rapportarsi alla complessità e alla dimensione dei processi, anche perché appunto le aree economiche rilevanti tendono a essere sovranazionali; gli Stati non riescono a ricollocarsi dentro queste aree più ampie con una loro funzione, anzi come vediamo in Europa forse l'unica cosa buona che fanno è quella di cedere sovranità ai livelli superiori. Proprio nella misura in cui lo Stato nazionale vive anche e consapevolmente una sorta di eutanasia, cedendo sovranità ai livelli superiori, si creano inevitabilmente spazi per formazioni politiche a livello inferiore, comunque entra in tensione questo mondo, e lo Stato non governa più questi processi. Quindi, secondo me questo è il processo che attualmente stiamo vivendo già da parecchio tempo.
Quello che tuttora manca è la capacità di governo dei processi o (perché forse a quel livello parlare di governo è dire troppo) capacità di mediazione tra i processi ai livelli sovranazionali, perché l'Europa ancora non c'è da questo punto di vista: è una grande cosa, è una cosa contraddittoria, è una cosa che, come tutte le unioni, è nata prevalentemente sul terreno economico, non conosco un'unione che sia nata su un altro terreno in tutta la storia, però è rimasta troppo a lungo solo un'unione economica e quindi soffre del fatto che non ci sia stata la capacità di integrarla con una vita politica e sociale più articolata di quella che abbia ora. Poi soprattutto mancano sedi e organismi adeguati a livello mondiale. L'economia ormai (come appunto sappiamo senza bisogno di usare la parolaccia mondializzazione) è un'economia che per grosse parti e settori ha di per sé natura globale, planetaria, gli operatori si muovono avendo questo in mente, le grandi imprese ma non solo quelle si muovono sapendo che il loro terreno è il mondo, e in questo mondo non ci sono organismi in grado di fronteggiare i processi che vengono scatenati da questa interazione tra grandi operatori. Si stanno facendo delle cose ma produrranno risultati troppo tardi.
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