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INTERVISTA A LAPO BERTI - 12 LUGLIO 2000 |
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Da qua cosa si vede? Non voglio assolutamente fare un corso accelerato di politica ed economia della concorrenza, ma questo vale un po' per tutte le legislazioni che nel mondo si sono poste il problema: fondamentalmente ci si pone il problema di colpire i cartelli, cioè gli accordi più o meno segreti che si fanno tra imprese per dividersi il mercato, tenere alti i prezzi ecc., quindi per non farsi la concorrenza. Dunque, uno degli oggetti è questo, colpire i cartelli, quindi questo vuol dire scoprirli, dimostrare in tribunale che esistono, costringerli a smontarli e far loro pagare multe salate: lo stiamo tentando di fare con i petrolieri, abbiamo dato 600 miliardi di multa perché secondo noi siamo riusciti a dimostrare che le grandi società petrolifere avevano costituito un cartello per governare il mercato a loro piacimento. Quindi, la prima cosa sono i cartelli. La seconda cosa è quando grandissime imprese, che occupano una posizione esorbitante su un determinato mercato, sono di gran lunga i principali produttori su un determinato mercato, usano questa loro posizione per mettere in atto tutta una serie di pratiche che impediscono ad altri di entrare in quel mercato, oppure di mettere sul mercato prodotti a prezzi più bassi e concorrenziali: questo è quello che, in linguaggio della concorrenza, si chiama abuso di posizione dominante ed è un'altra delle cose che noi colpiamo. L'ultima cosa di cui si occupa l'Autorità per la concorrenza è che quando due società si fondono tra di loro per fare una società unica devono prima chiederci il permesso, ovviamente al di sopra di una certa soglia, se lo fanno due negozietti qui accanto non devono assolutamente chiedere il nostro permesso, c'è una soglia che è determinata da un livello di fatturato che è indicato esplicitamente. Quando due società che stanno al di sopra di questo livello si fondono tra di loro devono venire da noi e chiederci il permesso di attuare questa fusione, oppure quando una società ne compra un'altra, perché noi dobbiamo valutare se l'entità che nasce da questa fusione o da questo acquisto può essere pericolosa perché troppo grande e può impedire ad altri di operare e quindi mantenere il mercato sufficientemente libero e competitivo. Sono queste le cose di cui ci occupiamo. Ci si rende conto di che cosa significa occuparsi di queste cose per un paese in cui appunto i cartelli sono addirittura la norma, al punto tale che c'era una cultura giuridica per cui bisognava addirittura razionalizzarli: noi, dal punto di vista della concorrenza, consideriamo i consorzi come cartelli, però i consorzi sono protetti dalla legge in Italia, quindi una cultura giuridica precedente a quella della concorrenza non ci vedeva nulla di male nel fatto che le aziende si mettessero d'accordo tra di loro per fare quello che gli pareva ai danni dei consumatori, questa era una cosa che non veniva mai presa in considerazione prima. Quindi, hai un paese che dovresti rovesciare come un calzino perché cartelli veri o mascherati esistono a tutti i livelli e in tutti gli ambiti. L'altra cosa sono le posizioni dominanti: in un paese in cui fino a poco tempo fa erano pochissimi i gruppi industriali, i gruppi economici che dominavano, ci si può rendere conto anche di cosa vuol dire stare a valutare ogni volta quando questi nelle cose che fanno abusano del potere e quindi infrangono la legge.
Certo, è un lavoro enorme, colossale da fare, in cui questo organismo tutto sommato è un pigmeo, poi si tenga conto che questo è un organismo comunque, siccome siamo in Italia, frutto di spartizioni partitocratiche, quindi comunque con valenze politiche, immagino che ognuno avrà i suoi suggeritori; però, nonostante tutto questo è un organismo che sta dentro, e agisce a mio modo di vedere positivamente, questi con processi di mutamento che incidono e che stanno incidendo anche sui rapporti di potere. Da questo punto di vista è un processo secondo me molto importante, anche se portato avanti (per quello che abbiamo già enumerato) in maniera molto carente e difettosa, ed era il motivo che utilizzavo dieci anni fa per dichiararmi entro certi limiti a favore anche dei processi di privatizzazione, perché anche i processi di privatizzazione sono in realtà processi che incidono su costellazioni di potere date, le scombinano; poi, per il modo in cui vengono realizzate, ne riprodurranno delle altre che magari piaceranno ancora meno di quelle precedenti, però resta il fatto che per la prima volta in questo paese da quando esiste si scombinano costellazioni di potere in maniera sostanziosa. Ciò non è mai avvenuto, è sempre avvenuto tutto per passaggi molto leggeri, molto concordati, molto guidati, non si è mai sbaraccato come in parte si sta facendo ora.
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