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INTERVISTA A LAPO BERTI - 12 LUGLIO 2000


Quindi, tutta l'esperienza di Classe Operaia, che si conclude nel '65-'66, per chi vi ha partecipato (di nuovo parlo per me, ma credo che valga non solo per me) è stata molto importante sotto tutti e due gli aspetti: dal punto di vista della maturazione intellettuale, dell'acquisizione di strumenti critici, di lettura del marxismo, e dal punto di vista della prova pratica, del mettere alla prova e cominciare a saggiare il significato della militanza. Si tenga presente che allora militanza o la facevi dentro il PCI o non la facevi, quindi era un'esperienza completamente nuova per chiunque, perché il fatto che un po' di gente senza nessuna tessera, senza nessuna etichetta se non un giornale si presentasse davanti alle fabbriche affermando che si stava occupando degli operai e dal punto di vista degli operai, era una cosa abbastanza grossa, anche se il fenomeno in sé era piccolo e limitato. Dunque, fu un'esperienza molto importante, io posso dire tranquillamente che mi ha segnato, forse le tracce ci sono anche ora; intellettualmente mi hanno segnato (sembro saltare molto di palo in frasca) questa esperienza dell'operaismo e del rapporto con Tronti da un lato e dall'altro all'università l'esperienza con Enzo Paci e la fenomenologia, che poi ho abbandonato perché io abbandonai abbastanza rapidamente l'università (facendo una cazzata, ma quello l'ho scoperto solo parecchio tempo dopo). Ci sono dunque i sedimenti intellettuali che da un lato ha prodotto l'esperienza di Classe Operaia e dall'altra questa esperienza precoce della fenomenologia; precoce perché io ho frequentato il corso di Paci il primo anno che lo faceva, era alla Statale a Milano, era morto Banfi e lui era subentrato, quindi anche lì c'era un po' un clima pionieristico, e questo precede la storia di Classe Operaia ovviamente, stiamo parlando del '58. Queste due esperienze, tutte un po' sulla frontiera, anche se molto diverse tra di loro per contenuto e anche implicazioni intellettuali, sono rimaste un poco sempre come poli: non mi sono mai posto il problema di conciliarle perché probabilmente era un'impresa disperata, però erano due poli di esperienza intellettuale che mi hanno sempre influenzato molto.
Dopo le cose cambiano di parecchio. Alla chiusura di Classe Operaia, come ben si sa, ci fu la decisione di proseguire l'intervento politico e di procedere verso l'organizzazione, ci fu una rottura con Tronti, che invece considerava chiusa l'esperienza di Classe Operaia sotto tutti i profili e quindi non vedeva alcun modo di riprenderla, anche se inizialmente mi sembra di poter dire che Mario seguì con un qualche interesse la nascita di Potere Operaio. Dopo di che c'è stata l'esperienza di Potere Operaio, che io mi sono fatto dall'inizio alla fine, fino al famoso convegno di Rosolina per intendersi. Sarebbe lungo parlarne. Come giudizio complessivo, anche questa per me è stata un'esperienza importante, però molto meno sul piano intellettuale devo dire, sono stati sicuramente minori gli stimoli. Lì c'era la leadership intellettuale di Toni Negri, però io non posso dire che il pensiero di Toni Negri ha avuto su di me e sulla mia esperienza un'influenza analoga a quella che ha avuto quello di Tronti. L'esperienza di Potere Operaio io me la sono vissuta appunto tutta, me la sono vissuta da militante, anche da responsabile dell'organizzazione per alcuni settori, però con un crescente disagio. Non ho condiviso tutta una serie di passaggi, quelli diciamo verso l'organizzazione spinta, la centralizzazione, poi tutto l'inizio di discussione sulle problematiche della lotta armata e quant'altro: non li ho mai condivisi perché tutto sommato il mio impianto restava quello operaista e vedevo in quelli un'evoluzione dove l'operaismo non c'entrava più niente, anzi veniva buttato a mare. Io non condividevo la valutazione di Tronti che l'operaismo avesse chiuso interamente il suo ciclo e aderii a Potere Operaio con l'idea che quello fosse un modo per portare avanti, anche se in maniera diversa e in termini differenti, l'esperienza operaista, cosa che, se fossi stato un po' più intelligente politicamente, avrei dovuto capire che non era così già dopo poco tempo; alcuni più intelligenti di me lo capirono rapidamente, come Sergio Bologna ad esempio. Forse non è tanto un problema di intelligenza, se ne può parlare anche di questo: a parte la battuta io non credo di essere stato più stupido di Sergio, penso di avere avuto un'idea diversa del ruolo della militanza e quindi di essere rimasto attaccato al pezzo fino alla fine, anche quando non condividevo quasi più niente di quello che Potere Operaio faceva, perché prima di tutto veniva l'impegno sul piano pratico.

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