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INTERVISTA A ORESTE SCALZONE - 24 MAGGIO 2000 |
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Autonomia. In Potere Operaio io ero ritenuto un ottimo divulgatore, pensa che destino, Toni diceva che ero il miglior giornalista rivoluzionario. Non facevo parte dei cattivi maestri, ero un allievo rispetto alla teoria operaista; però avevo questa passione (e una passione diventa sempre un po' una virtù, con anche un certo talento se una cosa appassiona) per spiegare l'operaismo ai fessi, per esempio a Cecco Bellosi (che non è fesso, ma che era un marxista-leninista irrequieto), perfino ai maoisti, insomma intendo dire ai compagni. Magari a mia sorella o, molto peggio, a un maoista, perché le mie sorelle non avevano pregiudizi, mentre per i maoisti bisognava togliere quelli prima di poterli fare accedere ad altro: come dice José Bergamin, l'analfabeta è un grande terreno, anzi bisogna stare attenti a non manipolare, invece quello che è acculturato, come Michele Serra, è forse irrecuperabile. Folena, Veltroni sono poi un misto tra i due, questi sono i decerebrati; a Rutelli forse qualche cosa gliela racconta la moglie che già è fessa, come possiamo accertare ogni giorno nella sua rubrica lettere, ma secondo me è una luce di intelligenza rispetto al marito. Lenin diceva: "Rosa delle volte vola come un'aquila e delle volte come una papera", ma Rutelli proprio vola neanche come una ranocchia, ma come una tartaruga antipatica; però è un belloccio, e forse poveraccio è così perché gli hanno sempre talmente dato del bello che gli uomini che sono invidiosi devono pensare che non può che essere fesso, lo si pensa delle donne, figurarsi gli uomini degli uomini, basta che uno abbia la sfortuna di essere bello e lo collocano a fesso per definizione, e alla fine spesso ci diventa. In questo mio lavoro di traduttore facevo dei paginoni su che cosa è Potere Operaio, proprio divulgativi ma non volgarizzatori: io sono convinto che Marx era soddisfattissimo di Cafiero, che ha fatto l'edizione "Il compendio del Capitale", e come divulgatore è stato più felice di Marx ed Engels stessi nel "Manifesto del partito comunista", che è un infortunio. Che fosse un infortunio quei due lo hanno scritto due anni dopo, dicendo: "Ci sono molti punti che abbiamo scritto così perché ce lo hanno commissionato"; e soprattutto nella prefazione alla ristampa del '70 Marx ed Engels (io tendo a dire Marx, perché abbiamo questo conto anti-engelsista, ma delle volte è per facilità) dicono che l'avrebbero dovuto riscrivere da capo. C'è la botta arrogante, dicendo che per esempio tutti i passaggi sui socialisti utopistici e i comunisti critico-utopistici sono da togliere perché quelli ormai sono spariti, quindi sparerebbero sulle ambulanze; ma soprattutto c'è il capitolo che citano sempre gli anti-comunisti (Montanelli, Barbara Spinelli...), e i comunisti (con la c del copyright, movimento comunistocratico) quello insegnavano. Lo stesso Marx di Montanelli è nelle scuole di partito, anche il povero amico mio fraterno Feltrinelli in fondo aveva questa idea di Marx: quelle stupidaggini del passaggio sul programma, che sono ambigue, poi la formula dittatura del proletariato. Quello voleva dire che la dittatura del proletariato è la dittatura di nessuno, non che veramente facciamo la dittatura di quelli con la tuta blu; meno male che erano i preti che li rappresentavano, perché se poi fossero stati al potere proprio quelli con la tuta blu, la forza-lavoro sociale come capitale variabile, te lo raccomando Sergio Bologna, le immagini, la società dei soli operai, il capitalismo nella produzione e il socialismo nella distribuzione, l'egualitarismo verso il basso... mamma mia!, secondo me sarebbero stati ancora peggio che Stalin e Beria, almeno quello aveva fatto il seminarista. Se tu tiri fuori "chi non lavora non mangia" (che non lo tirano fuori, e che oggi è una frase manifestamente genocidiaria, che era stata pensata dal populismo degno di De Amicis), poi sei responsabile. "Agnelli e Pirelli ladri gemelli" noi non lo dicevamo perché non eravamo proudhoniani. Marx diceva a Proudhon: "Ma scusi, per definire il furto bisogna che prima sia definita la proprietà", come fa essere ladro uno? Si costituisce come ladro di che? Dopo, se per una facilità di fare i volantini, scrivi "la proprietà è un furto", poi non ti devi arrabbiare, l'avrà inventata Proudhon, ma tu l'hai usata. Nelle rotte dei transatlantici un decimo di grado di svisamento provoca dei disastri, e anche nella parole. Poi naturalmente gli ossessi, di parte a volte anarchica, o solzenicsiana eccetera, vedono il delitto di apologia del capitale della modernità, che è una lettura che ci può essere, il fascino del capitale che spacca, rompe eccetera. Il terzomondista che oggi è etnoculturalista e finisce di rischiare di trovarsi con Zyrinowski o con il GIA, dice che lui lo dice per denunciare, come Foscolo dice di Machiavelli, "che alle genti svela di che lacrime grondi e di che sangue"; ma cosa te ne frega? Non credo che Marx fosse un nostalgico delle tradizioni popolari e dell'età dell'oro, però non è nemmeno un apologeta: descrive la potenza, e quindi sembra affascinato. E poi comunque, anche se fosse un apologeta, che cosa te ne frega? Non è un problema di morale delle intenzioni; Carl Schmitt è più apologeta di quello che è, eppure a mio parere è un formidabile strumento rivoluzionario. Ma cosa ce ne frega? A me interessa poco, Marx descrive cosa quando dice che tutto verrà industrializzato e i contadini finiranno? Quello che è oggi l'America, dove qualche anno fa c'era l'1,8% della popolazione attiva che produce una produzione agroalimentare strepitosa; non è che sia un programma, ma c'è la paranoia di certe correnti anarchiche, di certi neo-tolstojani e della propaganda liberale che dicono che quello teorizzava il genocidio dei contadini. A me non interessa, quand'anche l'avesse teorizzato sono cavoli suoi, del suo confessore e del suo Dio; però, francamente Marx prevedeva, descriveva in anticipo. Comunque resta che, se una cosa crea tutti questi equivoci, un po' di responsabilità la porta. Avrà avuto della gente che insisteva, ci sono le lettere di Marx in cui il sarto Weitling dice che bisogna fare un manifesto (non so se addirittura è legato con il "Manifesto") e Marx gli risponde: "Signor Weitling, ma qui non ho finito di capire," (era probabilmente l'epoca in cui scriveva a Engels che lavorava giorno e notte, voleva finire) "qui bisogna capire delle cose, è inutile che diamo delle parole d'ordine al popolo". Weitling diceva: "Ma la gente chiede, vuole scendere in piazza", e Marx: "Signor Weitling, cercare di capire le cose non ha mai fatto male a nessuno, non è mai morto nessuno". Alle sue insistenze, Marx dice: "La differenza tra me e lei è che lei è un politico, mentre io sono un comunista". Poi io sono sempre stato su tutte le prime barricate, quindi mi si potrebbe dire che predico bene e razzolo male; no, dico che il problema è che a furia di dirti, come i giornalisti, che devi parlare breve, semplice, chiaro e nel linguaggio detto comune o corrente, io dico che questo è un groppo di double bynde. E poi cosa vuol dire? Mi si dice che uno parla per telegrammi o per aforismi geniali; E=mc2 (a supporre che sia non dichiarato caduco tra un paio di anni dalla scienza ufficiale) comunque ce ne sarà voluto per arrivarci, e poi non è nel linguaggio corrente, perché io ad esempio non capisco che cosa vuole dire. Oppure "mi illumino di immenso", bello, ma chissà quanto lavorio c'è sotto; o "conosci te stesso", magari ci vuole un secolo per selezionare una frase così, e poi li chiamano geni quelli che le dicono. Se no hai gli spot, ma infatti è il pensiero di Berlusconi; e poi anche lì c'è del lavoro per coniare queste stronzate degli slogan ("chi vespa mangia la mela"...), poi dallo spot arrivi al subliminale. E poi la parola performativa è complicata, perché fuoco se lo dici a uno della strada per chiedergli un accendino non è niente, ma se lo dici ad un sergente di un plotone di esecuzione è pesante, e se un bambino che, invece che "il re è nudo", dice "al fuoco" in un locale gremito ci possono essere quindici morti calpestati. I Bignami sono pericolosi, e io trovo che il "Manifesto del partito comunista" è un po' un Bignami.
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