>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

INTERVISTA A ORESTE SCALZONE - 24 MAGGIO 2000

Si potrebbe estendere il concetto di erotomania, perché sembra un gioco di specchi. Agamben una volta aveva fatto un seminario molto bello sul "Trattato sull'amicizia" di Aristotele, in cui ci sono i concetti di autofilia, eterofilia, e di come siano l'uno costitutivo dell'altro: se odi l'altro in realtà sotto c'è l'odio di te, per te stesso, lo scontento, il malcontento; e anche viceversa, sono reciprocamente costitutivi, e anche il contrario è reciprocamente costituito. La caccia viene prima della strega, è un dispositivo, quasi fosse una categoria dello spirito; viene prima il dispositivo del braccare e poi il capro espiatorio che ti trovi (la strega, l'eretico, l'ebreo, l'albanese) e spesso è reciproco. Questo orrore non è vero del diverso, l'orrore di quello che, essendo identico, mette in discussione la tua identità: troppo identico, come gli ebrei sefarad e gli arabo-palestinesi, come i greci e i turchi che in realtà mangiano la stessa cucina. Si dice che l'altro è il diverso: con il diverso è un rapporto di forza, è proprio l'identico che devi distruggere e annichilire. Il diverso è un qualcosa per cui in italiano e in francese non c'è la doppia parola, ma in latino e in tedesco sì, e Carl Schmitt questo lo sapeva bene: hostis, il nemico pubblico, e inimicus, il nemico privato. Sono due passioni diverse, il discorso cambia quando le metti assieme, quando pretendi che Berlusconi, che designi come il nemico pubblico, sia anche vissuto come il nemico privato, il traditore, quello che ha portato via la moglie di ciascuno. Noi abbiamo designato dei nemici pubblici, eravamo contrari all'omicidio politico non perché fossimo più buoni, forse sarebbe stato necessario anche escluderlo per etica, ma all'epoca lo escludevamo semplicemente perché pensavamo che gli esiti contino, anche eticamente, e che c'era più il tiranno personale, e che anche il tiranno diffuso non poteva configurarsi come una molecolarità di microtiranni, ed eravamo già in un mondo in cui il capitalista è funzionario del capitale, come sosteneva Marx. Il quale a un certo momento diceva che il comunismo libererà anche il capitalista; non era un volo lirico o umanitario, intendeva dire quello che poi il trontismo ha molto messo in chiaro e che all'inizio stupiva: prima la classe operaia, poi il capitale. Uno si chiedeva cosa volesse dire, e invece sì. Sociologicamente (si prenda nel taylorismo) il denominatore comune che fa della classe operaia un denominatore compatto è visibile, si taglia con il coltello, nei paesi anglosassoni veste alla stessa maniera, con una sua divisa diversa, con il berretto invece che con la bombetta; e la massa umana, prima schiava, contadina, vagabonda, che poi può essere messa in una situazione in cui si trasforma nell'operaio, esiste per così dire in natura, la virtualità della forza-lavoro sociale esiste "in natura". Quindi, per riprendere la distinzione l'in sé e il per sé, una classe operaia in sé esiste; la borghesia è un concetto volatilissimo, si provi a definire la borghesia (per usare questo termine sul quale poi Gaspare De Caro aveva scritto un pezzo per decostruirlo completamente) in sé, nel senso dell'in sé e del per sé hegeliano. Per definizione è un ammasso di concorrenti l'uno contro l'altro; la borghesia (se vogliamo parlare di borghesia) deve essere prima per sé per poter essere in sé, o (detta in termini che non sono nostri) per poter avere una coscienza di classe, capire che le conviene coalizzarsi contro quei figli di una mignotta dei proletari, e che questo fa agio sul fatto di essere sempre in guerra con il tabaccaio vicino per la concorrenza. Deve passare per un livello di coscienza, non è "immediato". Uno mi può dire che anche tra i proletari sul mercato del lavoro c'è concorrenza, c'è quella tra l'offerta, quella tra la domanda, prima che si capisca che poi è più importante la concorrenza al dunque tra tutta l'offerta e tutta la domanda, questo non è immediato; poi sul mercato del lavoro la concorrenza può essere meno civilizzata e più feroce, uno è razzista, anche a Villa Literno ammazzano i neri perché non accettano di raccogliere le cassette di pomodori per mille lire. Sì, però voglio dire che per gli altri è proprio costitutivo, mentre questi quando poi li metti insieme è relativamente facile che scatti l'idea che hanno un denominatore comune. Dunque, prima la classe operaia (forse lì potremmo dire il proletariato o le classi dangerose) e poi il capitale; e così prima il rapporto di capitale e poi il borghese: prima logicamente, e non come ricostruzione necessariamente genealogica. Comunque è chiaro che, nel rapporto di capitale, storicamente si è secreta, prodotta società. La cosiddetta "borghesia" si concepisce come tale a partire o dalla cultura borghese, come diceva Asor Rosa in "Scrittori e popolo", cioè da un'autorappresentazione colta, che poi diventa morale, letteratura eccetera; oppure dal concepirsi come classe generale, come società. Un proletario in certe fasi ha abbastanza facilmente la coscienza "noi e loro, noi proletari, io sono un proletario"; è difficile che un borghese dica "io sono un borghese", dice "io sono la società", c'è un'autouniversalizzazione, si concepisce come società non come classe, quindi forzosamente come classe universale. E in realtà non ha un partito, e non ce l'ha storicamente, perché (a parte in America che va diversamente) il partito che crea la foma-partito è la socialdemocrazia tedesca, weberianamente proprio. Il partito del borghese è lo Stato. Senza Stato, senza cultura della borghesia, senza surrettizia autouniversalizzazione (per cui si concepisce come società, valori, la repubblica e tutto il resto) mi si vada a identificare la nozione di che cosa è questa borghesia, quella che i marxisti-leninisti parlano di borghesia e proletariato. E Tronti lo dice con una parola, a un certo momento rovesciando l'analisi: prima la classe operaia, poi il capitale. Sfido chiunque a sostenere se all'inizio non ci si chiedeva che cosa stesse dicendo.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.