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INTERVISTA A ORESTE SCALZONE - 24 MAGGIO 2000 |
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Rischio sempre di voler vaccinare il discorso dal malinteso sempre in agguato, che non è grave che ti scambia per un altro e fa torto a te, ma che si occulta e si fa schermo a capire la congettura che stai avanzando, quindi non la può nemmeno refutare. Vorrei vaccinarmi da questo e dire tutto davvero in una sola parola (mi illumino di immenso, veni vidi vici) ma è come perseguire l'halef e per perseguirlo passare per il suo contrario, la biblioteca di Babele, il continuamente ricominciato, la verbalizzazione infinita, cronologica sul piano della cronopatia, del consumo della vita, del fatto che alla fine tutto questo può terminare in niente, in metri cubi di metri cubi di fogli, cassette di registratore e di video, margini di giornale ("Cosa fa tuo padre?" "Scrive sui giornali" "Ah, è giornalista?" "No, no, scrive sui pezzi bianchi dei giornali" "Dove?" "Su Le Monde, Repubblica..."), e poi ho dei quaderni, quadernetti ecc. E' un meccanismo mentale, e per definizione non potrò mai rileggerli, perché poi è un inevaso che aumenta sempre, ma in fondo quando proprio devo tirare fuori una cosa, tanto non li rivedrò mai, però mi serve per metabolizzare le cose, non è proprio perduto, e poi se è perduto cosa ci posso fare?, anche Linus si tirava dietro una coperta inutile. Però, c'è un senso in questa cosiddetta follia, e poi a volte c'è un senso proprio banale. Sono arrivati due giovani, amici di amici, vagamente compagni, e vogliono fare un video: me li ha proprio imposti Luigi Rosati, così che lui poi pensava di sfilarsi. Sono arrivati in pieno compleanno di Lucia e io ho detto di fare una cosa tipo Truman show, loro mi vengono dietro e riprendono, tanto era un mese che dovevo andare sempre a cose interessanti. Allora abbiamo fatto dei pezzi di Truman show ed erano affascinati; poi in macchina mi ponevano domande pregnanti come le vostre, e se io gli chiedevo perché non la filmassero invece di pormele in macchina, loro mi dicevano "e dopo?", "ma cosa ve ne frega, non è mica la pellicola che costa, la accantonate, può servire a me". Sembravano quasi stizziti: "oppure potete montarla voi e tirarne fuori tre minuti da sette ore, mica vi sto a dire niente, lo so benissimo che non potete prendere tutto, però a me può servire come riscaldamento: pretendi che mi siedo qui e vuoi che ti dica tutte frasi sublimi e concise, una dietro l'altra?". Perché sembra la luna nel pozzo? I giornalisti americani, quelli mitizzati, fanno così: prima stanno appresso ad uno per due mesi con il taccuino, così la domanda che mi facevano era pertinente. Con voi c'è il fatto che conosciamo la materia, ma se no un altro ti chiede delle cose che implicano che gli spieghi la rava e la fava, perché non c'è un medium: come fai a dirglielo in una frase? Loro resistevano a questa cosa: come fai a non applicare una cosa psicanalitica? Capivano che io ero strabico, e invece è come il bambino che ti dice "leggimi una favola", mica gli puoi dare la fotocopia. Ma è un problema personale di totemizzazione; perché a loro che fastidio gli dava? Ho fatto una cosa al Louvre di tre ore, sono rimasti affascinati, hanno detto: "Abbiamo provato a montarla per sedici minuti, ma ci dispiace tagliarla: potresti rifarla?"; si sbobinano tutto e mi indicano le cose che interessano loro, così facevano i giornalisti americani, a loro cosa gliene frega se io mi tengo queste cassette semplicemente per calmare l'ansia dell'amnesia come metafora della morte, o se magari ho l'idea che tra cinque anni si può mettere tutto su internet? Ci metti materiale clinico, e se invece è solo stolto non fa male a nessuno. Quindi, questa è una follia dal punto di vista dell'economia personale magari mia o di Lucia, è una cronopatia, ma è banale, a me sembra di essere un tipo di buon senso, perché poi ha anche delle analogie che esistono sulla faccia della terra. Insomma, ho imparato questa cosa che è un dispositivo juke-box, giuro che non l'ho fatto apposta, sembro quel personaggio di Cervantes che qualsiasi cosa gli dicessero rispondeva "non dico di no, ma perché". Penso (ma se uno mi dimostra che non è vero non è che vada in crisi o in depressione per questo) che ci sia anche il fatto che, se vale la pena di comunicare qualcosa come pulce nell'orecchio da mettere in giro, ha una sua singolarità, non mi interessa l'inedito, quand'anche tutte le cose che dico (come penso) mi sembrerebbe strano che non fossero state già dette, magari sono state dette passando per dei percorsi e non sono comunicate o recepibili a quella studentessa di ieri che diceva "ma allora la filosofia è una cosa che parla della vita". Non sto facendo l'apologia dell'esperienza pratica o dei Truman show contrapposti al sapere rigoroso o letterale, io dico solo che mi sa che c'è un qualcosa complementare con tante altre cose più importanti in ciò che io penso di mettere in pratica. Se uno questa cosa la pubblicasse così, magari corredandola con note e sottotitoli, poi se uno la vuole prendere per un delirio puro che male fa? Ma secondo me c'è un qualcosa che funziona presentandola così, e magari facendoci una cosa cartografica di legenda, perché propone in qualche modo non voglio osare dire un metodo, ma un modo di fare sul falso, il vero, l'approssimazione, la veridizione. Io, forse traumatizzato da alcune cose tipo il caso Feltrinelli, l'avevo visto una settimana prima, conoscevo quelli che c'erano assieme, ho sempre tentato di dirla, al funerale (che si vede nel film di Bellocchio) ecc., la verità di questa cosa, e Potere Operaio la approssimò titolando "Un rivoluzionario è caduto": era così, voleva chiamarsi Osvaldo, eravamo lì quando ha scelto questo nome. Gli unici che probabilmente capivano che era come dicevamo noi erano i poliziotti, pensa un po': quelli vedono uno che aveva scritto una lettera dicendo "parto in clandestinità perché qui c'è il golpe e il fascismo", tre anni dopo lo trovano vestito da guerrigliero, con una gamba tranciata, cosa devono pensare? Che è andato a prenderlo la CIA, come diceva il professor Maccacaro, Rossana Rossanda, l'Istituto Feltrinelli, la Fondazione Feltrinelli, Berlinguer e tutta l'intellighenzia di sinistra, salvo noi e basta? E noi, io e Piperno (mettendo un bemolle, perché non ci pronunciavamo su come era andata, se no ci avrebbero impalato) dicevamo che era quello che aveva fatto i GAP, che mi pare anche l'unico rispetto per la sua memoria.
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