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INTERVISTA A ORESTE SCALZONE - 24 MAGGIO 2000

E' così, ma noi non avevamo niente né detto né pensato né men che mai scritto o rintracciabile, contro lo sciopero della fame come forma legalitaria o radicale o non-violenta. A quegli altri dicevamo: "Ma scusate, i vostri miti irlandesi non lo fanno?" "Eh, ma per quelli è la disperazione, non possono fare altro" "E invece voi?". Ma il problema è che a noi non andava di fare uno sciopero della fame rivendicando il processo, il che era come dire che avallavamo la legittimità di tutto l'apparato, non solo lo stato, la sua giustizia ecc., ma anche l'emergenza, il rovesciamento dell'onere della prova. A Toni io dicevo: "Io non sto predicando, e mai l'ho fatto, di dire come Renato Salvadori; a me va bene quello che dice Victor Serge, come si è comportato, poi teorizzandolo, al processo alla Banda Bonnot, negare anche l'evidenza, se puoi." Quando Luigi Rosati si è difeso in modo mirabolante e gli contestavano i volantini, forse che io l'ho criticato? "Questo volantino, Nuclei Territoriali..." "Questo me l'hanno dato a un'assemblea all'università": ma facevamo sempre così noi, i brigatisti non erano d'accordo. Quando poi discutevamo a Palmi, Renato mi diceva (ma parlava di sé, non di loro): "Ma non è che hai torto, non è vero che è una morale: è che per fare questo tipo di modello che segui tu bisogna essere molto sofisti, al limite colti, ma il compagno semplice si imbobina, allora è meglio aver dato veste ideologica a quello che non dice niente così non sbaglia, non fa errori contro se stesso." Poi è diventata un'ideologia, ma è disastrosa, il caso di Franceschini l'ho già fatto. Ma qui ci sono persone che, quando è finito tutto, al processo Moro-cinque, hanno deciso nemmeno di difendersi, come dicono loro non è che hanno smesso di rivendicarsi come BR, quello restava: hanno poi deciso di ammettere (ma non nel senso degli ammittenti che poi ne hanno chiesto i benefici, è un caso particolare, di alcune e alcuni condannati poi nella Moro-cinque) semplicemente uno (e ci credo, o comunque non ho motivi per contestarlo) perché così hanno potuto scagionare alcuni che erano proprio incastrati a torto, poi un po' (ma non mi pare gravissimo) perché gli avvocati avevano loro detto che a quel punto l'inncocentismo totale veniva preso come una tale provocazione (come accade un po' per Sofri poi) e refrattarietà, tale che se c'era una speranza di avere trent'anni invece che l'ergastolo si giocava su questo. Ho mai fatto questioni morali? Quello che mi turba è che invece ho sentito dire alle persone che hanno fatto così e che venivano attaccate da altri, che erano turbati: "Va bé, ma tanto si era deciso in collettivo che non revocavano gli avvocati..." e per loro era come se quello fosse stato come aver lì consumato un tradimento. Quando mai io e Lauso Zagato avevamo questo tipo di idee? Però dicevo: "Toni, se ti accusano di un fatto specifico e circostanziato, io consiglio (come ti dice l'ultimo ladro astuto) di parlare il più tardi possibile per dire la tua; ma quando il tempo è venuto puoi opporre un alibi, vero o falso che sia. Ma se ti accusano di aver costruito un progetto insurrezionale lungo dieci anni non ci sono alibi: l'unica cosa è dirgli: "no, l'onere della prova è il tuo, non sei il mio confessore né il signor Dio, e non sono io che ti devo dire se sono terrorista o no, perché questo è antigiuridico: sei tu che mi devi portare le tue prove, e ci vedremo a Filippi, cioè al processo". E questo non te la giocano che ti sei comportato come Renato Salvadori o Gallinari." Non me l'hanno giocata, e io poi sono stato l'unico che non è mai stato accusato di appartenenza alle BR, e non per caso, perché avevo un atteggiamento talmente trasparente che come avrebbero fatto? Non c'era niente di cospirativo o di interpretabile come una doppiezza, né nel presente né nel passato, per cui potevano darmi l'ergastolo per altre cose, ma certo come brigatista era assolutamente impossibile presentarmici. Secondo me è anche per l'atteggiamento che avevo, non prendevo assolutamente distanza dalle BR. Questi erano discorsi che non è grave se uno non se li è pensati, ma se uno te li fa sarebbe meglio non fare schermo per orgoglio. Io non faccio obiezioni morali, semmai ne faccio sul peccato di orgoglio, ma ne potrei portare infinite di cose di questo genere, su ciò che hanno provocato piccoli spostamenti, ma questo sarebbe un'altra cosa e un altro libro.
Chiudendo per ora la parentesi, volevo dire che secondo me la linea sull'amnistia per tutti sta poi addirittura nei termini di una micropolitica si direbbe foucaultianamente (guarda un po', una biopolitica). Per anni mi dicevano che io ero prigioniero del passato o nostalgico, ma è illogico: se un'amica o un amico che ti vogliono bene ti dicono che sei nostalgico perché vai ad una manifestazione con i poliziotti, è illogico, è una contraddizione in termini. Se io fossi nostalgico di Terni, e stessi a Terni, per definizione, per la contraddizione che non consente, come potrei avere nostalgia del posto dove sono? Quindi, se io sto facendo una manifestazione del tipo di quelle che mi trovavo a fare nel '68, sarò l'ultimo ad essere nostalgico del '68, non ci penso nemmeno, o sbaglio, in buona logica? Prigioniero del passato: voi state a stabilire, per altro con delle storie ufficiali degne di Orwell, le differenze sul passato tra i terroristi e i buoni; io parlo dell'amnistia, e questa riguarda i corpi di oggi ed eventualmente di domani, è proprio una cosa a cui non gliene frega niente del passato. Mi potrai dire stronzo, ma perché prigioniero del passato? Mi pare che semmai lo sei tu. "Presenti il movimento come un monolite": io? no, io dico che era moltilite, che non era un bilite come dite voi, perché io non mi arrenderò mai a questo. Se mi chiedono (non un giudice, perché non lo dico per stile) io, a differenza (tanto questo non ha rilevanza penale) che alcuni intellettuali (per esempio, in epoche diverse, Sofri, Toni o il mio amico Piperno), non ho mai avuto un flash di essere affascinato dalle BR. Io ho fatto un articolo intitolato "Non abbiamo complessi", quindi ho sempre ritenuto, a differenza di altri, che non è che c'è la categoria della lotta armata, se no uno dice "facciamo politica e facciamo il partito unico di quelli che fanno politica" (sì, lo fanno in effetti); e se facciamo lotta armata, ognuno la farà sul programma suo e sulla cultura sua, o c'è una categoria del combattentismo? Io non ci ho mai creduto, sono sempre stato radicalmente a-brigatista, i brigatisti intelligenti lo sanno, mi hanno sempre rispettato e hanno sempre avuto fraternità per questo. C'è uno che poi si è salvato perché gli ho dato io un alibi (dovuto anche se fosse stato un cittadino): l'accusavano di aver ucciso Ruffilli, la portiera l'aveva già riconosciuto (perché riconoscerebbero chiunque), e qui sarebbe stato estradato diretto perché l'uccisione di Ruffilli è successiva all'entrata in vigore della convenzione di Strasburgo, mentre poi è stato prosciolto; in fondo si potrebbe sostenere che, come dice La Rochefocauld, ha il problema del debito, o come nel film di Renoir, è imperdonabile aver salvato qualcuno. Ma poi se lo incontrassi mi direbbe che sono sempre stato un anti-brigatista primario: non è vero nemmeno quello, ma sono sempre stato radicalmente a-brigatista, motivandolo in tempo reale, e dopo sono stato ultragarantista. Allora, è chiaro che Rossanda (questo c'è nel libro mio e di Paolo) per sostenere che era giusta la dissociazione (anzi allora si diceva l'innocentismo e io mi contrapponevo dando ragione ai Ferraioli ecc. nell'articolo "Una schermaglia garantista portata fino in fondo"), mi faceva il saltafosso dell'obiezione da sinistra (c'è nel libro e c'è su Il Manifesto): "Sei diventato un formalista giuridico? Lo dico sempre ai miei amici (Canosa ecc.) che non si fa la rivoluzione con le bandette" (giudici del lavoro che davano sempre ragione agli operai e facevano riassumere pure il garzone licenziato dal macellaio perché trovato a letto con la propria moglie, non c'era giusta causa). Per dirmi che era giusto l'innocentismo (che era l'anticamera della dissociazione, cioè di una sponda costituiva del dispositivo emergenziale, quindi critica dell'economia politica dell'emergenza o della dissocizione, non risentimento o giudizio morale) lei mi trattava da formalista giuridico. Le potrei dire adesso: ah, spiegavi a Canosa e stavi spiegando a Ferraioli (che poi sono invece loro ad essersi convertiti alle tue posizioni) che la rivoluzione non si fa con le bandette, ma perché invece ci sono stati momenti in cui hai flirtato con l'idea che la rivoluzione la facessero Borrelli e Di Pietro fateci sognare? "Il Manifesto" era anche solo neutrale, aventiniano o parlava d'altro quando si trattava di schierarsi tra Craxi e Di Pietro oppure di criticare il dispositivo? Non stavate tutti intruppati con i missini ecc., chi più chi meno, dietro questo infame sogno di Mani Pulite? Non scrivevate le battute sarcastiche "Oreste al Quirinale" quando io dicevo determinate cose a proposito di Cossiga? Io sostenevo: voi dite Curcio libero, ma c'è uno che è presidente della repubblica (quindi non è migliore, è solo che se ne può fregare perché tanto non deve fare carriera) che dice che Curcio bisogna liberarlo, questi non accetta di essere liberato per motivi di salute e il presidente della repubblica dice: "Ma il dottor Curcio sta benissimo, voglio fare un messaggio al parlamento per dire che questa deve essere una grazia politica, e d'altra parte voglio fare un messaggio al parlamento per dire che bisognerà fare una legge di amnistia o di indulto. Perché? Perché abbiamo detto tutti una menzogna all'epoca quando dicevamo che erano demoni e criminali, io per primo, ma io ero Ministro degli Interni, loro ci avevano dichiarato guerra e non si è mai visto un capo militare spiegare ai suoi uomini le ragioni del nemico il giorno prima della battaglia. Ma era una verità politica, cioè una menzogna in punto storico: ma adesso, vogliamo raccontarcela? Per me il comunismo, quando io e mio cugino Berlinguer abbiamo fatto scelte diverse, era una cosa terribile e grande, mi parlava di Rosa Luxemburg, di Lenin, e adesso lo zombi con i baffetti ci vorrebbe convincere che Lenin era un delinquente alla testa di un gruppo di ladri di polli? Quelli erano combattenti comunisti rivoluzionari, Moro l'aveva capito in quelle condizioni drammatiche, ma in fondo io dico delle cose che i miei amici del Partito Comunista e della sinistra dovrebbero sapere molto meglio di me e me ne vogliono perché le dico e loro non hanno nemmeno il coraggio di pensarle." Insomma, se il re viene al balcone con la corte e dice "Ci vedete? Siamo tutti nudi", Dario Fo possibile che non trovi spettacolare questa cosa? E Il Manifesto, quando uno dice che vuole aprire un dibattito sull'amnistia e che la grazia a Curcio è politica sbloccando la cosa e Martelli dice no, loro con sicuro istinto si schierano con Martelli. E poi quando alla fine Martelli tiene su la corda e Cossiga (che faceva il pazzo o magari lo era, ma viva i pazzi) dice: "Questa mattina ho fatto elaborare dai servizi giuridici della Presidenza della Repubblica quattro formule di grazia per il dottor Curcio: una come grazia tout court, una come grazia per motivi umanitari ecc. Io penso che sia politica, ma siccome la questione è bloccata li ho mandati alla controfirma del Guardasigilli, lui me li può rimandare su carta gialla, grigia, verdolina, firmata in alto, in basso, dove vuole" (queste sono cose che si trovano nelle emeroteche); voi dite: "No, Cossiga è un provocatore che vuol fare saltare tutto" e vi schierate con Martelli? Che poi Martelli dopo dovete metterlo tra quelli che stanno sospesi, come Giuliano Amato, come Del Turco, come Intini (cambusiere di Craxi, se è per questo, rispetto al vostro metodo). La demenza della demenza della demenza è un crimine totale se uno parla pubblicamente e la presenta come ragione. Chiusa questa parentesi sul metodo.

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