Come è stato possibile ridurre il pensiero, i saperi e le conoscenze a merce? Questo è il punto, ma noi ancora non ci rendiamo conto del fatto che i saperi e le conoscenze possono diventare una merce che può essere venduta e comprata, e che quindi il cervello umano è escluso da questo processo, o che appunto partecipa soltanto in maniera subordinata. Perché in realtà i marxisti, non so perché, non hanno letto il Terzo Libro de "Il capitale" e pensano che il capitale cominci con il capitalismo industriale: non è così, nel Terzo Libro si parla del capitale commerciale e della produzione di merci. Quindi, quel D-M-D' è il movimento del capitale commerciale. Certo, nel modo di produzione capitalistico il capitale commerciale diventa subordinato al capitale industriale, ma prima non era così, prima il capitale commerciale ha dominato almeno a partire dal VI secolo a.C. e forse anche prima, comunque dall'Età del Ferro, cioè è questa che rende a buon mercato gli strumenti di lavoro e quindi le terre prima non coltivabili diventano coltivabili, decade l'Egitto, decade la Mesopotamia, perché ormai gran parte delle terre che prima non erano coltivabili lo diventano con gli strumenti; questo significa produzione artigianale, significa i Fenici prima e i Greci poi, significa il denaro, significa il commercio, significa il capitale commerciale. Dunque, si afferma il capitale commerciale: certo, non è il capitale industriale perché al capitale commerciale non interessa il modo in cui vengono prodotti questi beni, possono essere prodotti in qualunque modo, li può produrre l'artigiano, il piccolo contadino, lo schiavo. Il capitale commerciale non si interessa dei due estremi, cioè di chi li produce e di chi li compra: si interessa della mediazione e sfrutta i diversi potenziali produttivi nei diversi paesi. Ma il capitale commerciale mercifica, quindi per la prima volta si conia la moneta, il denaro circola e dunque è possibile la merce. Ora, il fatto che la merce arriva sulla scena mondiale è un fenomeno epocale, è l'inizio della civiltà. Sono stati scritti fiumi di inchiostro su questo problema, ma noi a questo punto dobbiamo occuparcene almeno per quello che è: siamo in una fase che ha superato il capitalismo industriale, e quindi forse sarebbe bene considerarlo da un punto di vista storico, cioè che cosa è stato il capitalismo industriale, proprio per capire che fase stiamo attraversando, e che cosa c'era prima del capitalismo industriale. Insomma, questo è il punto. La verità è che la mercificazione comincia allora, merce e denaro. Non era diventato merce il lavoro umano, o meglio, lo era diventato nella forma degli schiavi, perché essi erano una delle merci che si commerciavano. Ma il lavoro nella forma dello schiavo (tralasciamo questo capitolo) non porta al capitalismo industriale; ciò che dà l'avvio al capitalismo industriale è che il lavoro viene liberato, quindi si trova moltissimo lavoro, cioè esso circola, prima lo schiavo non circolava se non nella forma limitata appunto della schiavitù, non era possibile rendere schiavi uomini atti alle armi, quindi bisognava uccidere tutti gli uomini, rendere schiavi le donne e i bambini, era molto difficile tenere a bada gli schiavi, quindi anche questa fu una ragione per cui non decollò nulla allora. Il lavoro liberato, cioè la mercificazione del lavoro, dà inizio al capitalismo, questa è la caratteristica che fa nascere il capitalismo, la liberazione duplice di cui parla Marx, cioè lo si libera dalla servitù dalla gleba e dalle corporazioni, però viene liberato di ogni oggettività, gli si levano i pascoli, gli si leva la terra, viene separato dai mezzi di sostentamento. Quindi, ci sono masse enormi di braccia che cercano lavoro e il capitale decolla. Ora, che cosa fa nella terza fase? Quindi, prima c'era la mercificazione delle cose, dunque dei prodotti, poi c'è la mercificazione del lavoro che si aggiunge, e poi c'è la mercificazione del pensiero, del lavoro intellettuale: questa mi pare la caratteristica di questa fase.
Ma come è stato possibile mercificare il pensiero? Il pensiero nasce insieme alle merci e al denaro, nasce lì, nasce in Grecia, in parte anche in Cina perché anche lì ci furono il denaro e le merci; comunque, la fase significativa è proprio quella. Il pensiero nasce lì e mima l'astrazione che è la merce e il denaro: le idee di Platone che altro sono se non la riproduzione a livello dei concetti di ciò che quelli avevano in tasca, il denaro? Ma poi tutta la filosofia greca è così. Cos'è l'essere di questo del tal oggetto? E' lui stesso? No, è un'altra cosa, è il suo valore, cioè quanto costa, il denaro con il quale posso scambiarlo: questo è il vero essere del tal oggetto, e così via. Cioè il pensiero astratto nasce quando i Greci hanno in tasca l'astrazione reale delle merci. Su questa storia c'è forse il libro più bello della filosofia del '900 che è Horkhaimer-Adorno "La dialettica dell'Illuminismo", dove questo problema della reificazione del pensiero è affrontata secondo me in un modo insuperato.
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