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> Postcapitalismo o ipercapitalismo?
(pag. 2)

> General intellect e soggettività rivoluzionaria
(pag. 3)

> Capacità umane comprate dal padrone
(pag. 4)

> Funzioni della mente umana
(pag. 5)

> Peculiarità del sistema capitalistico
(pag. 8)

> Capitalismo postindustriale?
(pagg. 8-9)

> Informatizzazione dell'industria o industrializzazione dell'informatica?
(pag. 9)

> Processo di produzione dell'informazione
(pag. 9)

> Invenzione e appropriazione capitalistica
(pag. 10)

> Un punto di vista di classe
(pag. 10)
INTERVISTA A ENZO MODUGNO - 18 GENNAIO 2001

In questo discorso si colloca poi l'identificazione del general intellect come soggettività rivoluzionaria, confondendo così la composizione tecnica con la composizione politica di classe, modo di vedere che appartiene a tutta la tradizione pcista e socialcomunista.

L'equivoco nasce da questo: c'è una pagina dei "Grundrisse" dove Marx in sostanza fonda il comunismo sulla capacità del general intellect. Allora, il discorso qual è? Il discorso di Marx è questo: se il mezzo di produzione diventa il cervello umano, perché è un general intellect per quello che effettivamente produce, se noi ce l'abbiamo nella testa, la separazione tra lavoratore e mezzo di produzione cade. Quindi, questo era un modo di Marx per pensare ad un eventuale passaggio. Per gli ex potoppini questa cosa si è realizzata, cioè è vero, è il cervello umano ormai il mezzo di produzione: questo è un punto di vista che gira, il capitale intellettuale, invece a me pare tutto il contrario. Faccio un salto. Il nuovo capitale (chiamiamolo così), processo storico naturalmente, non è che si inventi da un giorno all'altro, insomma è un lungo processo storico che porta finalmente ad una macchina che sostituisce il cervello umano: certo, non è l'intelligenza artificiale come l'hanno pensata, però sostituisce già il cervello umano in funzioni decisive, cioè la memoria e il calcolo logico, questo già basta al capitale per fare una serie di operazioni affinché si possano produrre cose che prima non era possibile fare, che prima soltanto il cervello umano poteva fare. Quindi, il cervello umano in realtà viene sostituito, c'è una separazione tra il sapere e le conoscenze e il cervello umano. Altro che mezzo di produzione, il cervello umano ormai è un vecchio arnese che può servire soltanto accanto ad una macchina che fa il calcolo logico, che possiede una memoria, cioè può servire la macchina. Ma ormai il cervello umano di per sé è totalmente inaffidabile, è come far fare gli spilli a mano invece che a macchina: se ne fanno pochi, fatti male e costano molto. Ormai le operazioni che le macchine per pensare senza cervello possono fare bastano e avanzano per scatenare le forze produttive, come si era detto prima; tanto che ormai qualunque addetto alla macchina informatica opera con un grado di facilità e di precisione che nessun sapere accumulato avrebbe potuto dare allo scienziato più alto. Quindi, questo significa che possono svolgere il lavoro che prima svolgevano solo alcuni scienziati addestrati con un lungo tirocinio, possono svolgere praticamente tutto con un'enorme diffusione dei saperi e delle conoscenze, il che non vuol dire inventare saperi e conoscenze, vuol dire anche riprodurli da dove ci sono già. Dunque, non ha fondamento credere che sia il cervello umano il mezzo di produzione e che quindi le nuove tecnologie siano liberatorie, perché in fondo sono solo degli strumenti, avrebbero il posto non della vecchia macchina ma degli strumenti in mano agli artigiani, una sorta di nuovo artigianato che usa le tecnologie informatiche come se fossero strumenti. E quindi lo strumento aderisce al cervello umano, e quindi sarebbe possibile il lavoro liberato. A me pare che questa sia una visione fantastica che non ha nessun riscontro con la realtà, anche perché nuove tecnologie significa un'enorme concentrazione di capitale fisso, ciò è quello che questi compagni non riescono a capire, ossia pensano che un personal computer basti per produrre ricchezza: non è affatto così, per produrre ricchezza è necessaria un'enorme concentrazione di capitale fisso come mai ce n'è stato bisogno nella storia del capitalismo. Cioè, è necessario mettere insieme un sistema di macchine, informatiche e non, e di uomini perché tutto questo sistema possa diventare produttivo e quindi possa fare profitti. Fare profitti oggi è la cosa più difficile che esista, il vecchio capitale non è più capace, infatti è già stato messo da parte. Si pensi alla Fiat che con l'illusione pantecnologica credeva di poter sostituire gli operai con i robot, aveva più robot di ogni altra fabbrica di automobili al mondo e poi andava malissimo: perché? Perché mettere insieme e gestire queste nuove macchine è molto difficile, è appunto un processo storico che porta a questa cosa qui: non cambia solo il robot in fabbrica, cambia il managment, cambia la società, cambia l'istruzione, cambia la formazione, cambia il consumo, cambia tutto. Quindi, o si cambia tutto oppure è inutile mettere i robot in fabbrica. Insomma, voglio dire che questi compagni a me pare che non colgano queste cose essenziali, veramente mi si stringe il cuore quando leggo certe cose, che sono anche belle, come "Neuromagma" di Bifo, e però poi vanno a incagliarsi sempre in questo problema: lui ad ogni pagina si meraviglia di come non ci sia ancora stata la liberazione. Altro che liberazione...

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