Altro che rieducativo, il carcere va distrutto!
Nel carcere di Cremona stanno accadendo dei fatti.
Fra rivolte collettive ed individuali, tentati suicidi ed evasioni, cazzotti alle guardie ed incendi nelle gabbie, i prigionieri stanno dimostrando con la loro generosità e la loro forza
che è possibile ribellarsi contro le proprie condizioni di reclusione e contro chi decide la lunghezza delle catene.
I media parlano solamente dei piagnistei degli aguzzini in divisa, noi vogliamo dare voce ai prigionieri e alla loro lotta.
Quale rieducazione attraverso la segregazione?
Perchè rieducare con l’obiettivo di obbedire a questa società e alle sue leggi?
Per liberarsi dai ricatti dell’esistente bisogna liberare sé stessi da ogni gabbia!!
NO CIE
NO OPG
NO CARCERE
PRESIDIO SOTTO LE MURA DEL CARCERE DI CREMONA
VENERDI’ 27 MARZO ORE 18
IN SOLIDARIETA’ CON I DETENUTI IN LOTTA
Sono passati quasi cinque anni dal nostro arresto in Svizzera, quando ad un posto di blocco sul passo dell’Albis, nel Canton Zurigo, venne rinvenuto nell’auto su cui viaggiavamo dell’esplosivo, alcune bombole di gas propano, taniche di benzina e diverse copie di uno scritto rivendicativo a firma Earth Liberation Front Switzerland. Obiettivo dell’attacco rivendicato negli scritti era il “Binning and Rohrer Nanotechology Center”, una struttura allora in costruzione, di proprietà dell’ IBM e in collaborazione con l’ETH, il Politecnico federale di Zurigo.
Il processo si tenne un anno e mezzo dopo il nostro arresto con tre accuse a nostro carico: atti preparatori punibili di incendio intenzionale; occultamento e trasporto di materie esplosive; commercio non autorizzato (importazione) di esplosivi. Le richieste di pena formulate dal procuratore federale Hansjörg Stadler, tra i 3 anni e 4 mesi e i 3 anni e 8 mesi vennero ampiamente accolte dal giudice federale Walter Wütrich, la quale corte confermò tutti i capi d’accusa ad eccezione del traffico (importazione) illecito di esplosivi, accusa dalla quale fummo assolti.
Parallelamente, la procura di Torino aveva da subito dato avvio ad un’indagine a tutto tondo intorno alle cartucce di esplosivo che gli svizzeri ci trovarono addosso, con l’obbiettivo di poterne determinare la provenienza. Ad indagine conclusa, le accuse a nostro carico ipotizzate dal pm Enrico Arnaldi Di Balme, sono pure tre: atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, detenzione e trasporto in luogo pubblico di esplosivi e ricettazione per l’esplosivo, accuse tutte aggravate dalla finalità di terrorismo.
In questi 5 anni passati, la nostra analisi del presente ha solo continuato a confermarsi e, conseguentemente, il nostro sentire anarchico ed ecologista non ha potuto che rafforzarsi. Le nano – biotecnologie sono gli ultimi sentieri battuti dalla corsa del sistema capitalista tecno-industriale al saccheggio e alla devastazione della Terra. Sentieri che, come tutti quelli precedenti (si pensi all’era dell’industrializzazione), presentano come miracoli cio’ che, possiamo facilmente immaginare, in futuro è destinato a trasformarsi in incubo.
Tecnologie che nascono dal cambio di visione del mondo che l’era informatica ha portato con se, soppiantando la visione meccanicista delle leve e degli ingranaggi con una visione matematica fatta di bits d’informazione in cui la realta’ tutta deve poter rientrare in un logaritmo. Una visione nuova che si e’ affermata perche’ meglio risponde alle esigenze del sistema. Affermandosi, ha schiuso alla scienza delle possibilità fino ad ora pressoche’ inimmaginabili per adempiere a quel compito che i tempi e l’autofagia del sistema le richiedono con sempre piu’ impellenza: riuscire ad appropiarsi di ogni cosa nell’universo per scomporla nei suoi piu piccoli, infinitesimali componenti, nei suoi “bits”. Ovvero, arrivare ad ottenere una qualche unità di base universale, attraverso la quale gli scienziati possano ridurre tutto l’esistente ad un grado sufficiente d’interscambiabilita’ ed equivalenza, affinchè in seguito, con l’ingegnerizzazione di questa nuova (perche prima inaccessibile) materia prima, ogni cosa di questo universo diventi fruibile alle necessità del dominio. Queste tecnologie sono dunque per il sistema un pilastro su cui rifondare i processi produttivi e di approvigionamento, fondamentali per la sua crescita. Una crescita che si vorrebbe senza fine in un pianeta saccheggiato già oltre ogni limite delle sue possibilità. E la convergenza delle scienze, cosi come con gli OGM, è l’ultima delle promesse di uno sviluppo che avrebbe dovuto risolvere la crisi ecologica a cui ci ha portati lo stesso progresso ecocida.
Come già detto in un precedente scritto, il “Binning and Rohrer Nanotechology Center” è stato reso operativo ed inaugurato pochi mesi prima del nostro processo in Svizzera. Da quasi tre anni a questa parte offre 950m2 di superficie alla collaborazione per la ricerca di base su nuovi materiali ed elementi di costruzione in scala nanometrica. Un luogo di ricerca che permetterà ai ricercatori, tanto di IBM che dell’ETH e di altri partner, di spingere la conoscenza, ma sopprattutto le possibilità di applicazione delle nanotecnologie, ben oltre, ma molto ben oltre, l’attuale impiego raggiunto tra cosmetici, pneumatici o spray nanotech. Cosi assicura il direttore della struttura, Matthias Kaiserswerth. Per noi, per quanto quelli di IBM o dell’ ETH si vantino di avere tra le mani un laboratorio unico al mondo – e per certi aspetti hanno pure ragione – la realtà è che i luoghi dentro cui si sta spingendo l’ingegnerizzazione e la manipolazione del vivente e del pianeta sono molti e, soprattutto, sono un po’ ovunque. Dai centri di ricerca delle multinazionali alle università, dai poli scientifici alle istituzioni di ricerca sovranazionali, un mondo che si muove in parallelo alla realtà che viviamo, e che sulla nostra testa progetta e costruisce il futuro che ci verrà imposto e i cui lineamenti già li abbiamo sotto gli occhi. Un mondo che ha un nome e un indirizzo.
Negli anni abbiamo sempre più sentito l’urgenza di provare a costruire lotte contro questo sviluppo, partendo proprio dalla comprensione della sua imprescindibilità per il sistema, oltre che per la nocività che gli sviluppi bio e nanotecnologici rappresentano. Nocività, e conviene chiarirlo, non in quanto danno alla salute umana, problema ambientale, ma in quanto rapporto tra potere e tecnologia che si traduce in rimodellamento\sostituzione\distruzione degli ecosistemi e del vivente. Un concetto di nocività ben più ampio e che si ricollega a filo diretto all’unica vera nocività rappresentata dal sistema stesso. Un’urgenza che continuiamo a sentire e per cui, davanti a questo salto in avanti che il sistema tecnologico ed industriale sta compiendo, rimaniamo convinti di come questa si debba tradurre in una critica necessariamente radicale e che non possa prescindere dal contesto sociale e economico, di cui queste nocività sono il prodotto e per cui sono necessarie. Critica che a sua volta sappia trasformare i fiumi d’inchiostro e le parole, necessarie per esprimerla e svilupparla, in lotta e azione diretta. Rimaniamo dunque ancora convinti/e della necessità di sviluppare lotte ecologiste radicali per contrastare questo sviluppo tecno-industriale mortifero, tracciando però come linea chiara quella di vedere nella lotta unicamente una reale possibilità per rimettere tutto in discussione, e non uno spazio in cui provare a ritagliarsi la propria parte nel teatrino politico o per offrire alternative “eco-sostenibili” al sistema.
Quello che vediamo è come i luoghi del potere tecno-scientifico si stiano decentralizzando e molecolarizzando in una costellazione di interessi e progetti ultra specifici, nonostante poi tra loro siano sempre e necessariamente interconnessi. Intervenire e colpire là dove più nuoce è sempre meno evidente e facile da capire. Una continua fonte d’ispirazione in questo senso è rappresentata da chi, in tutto il mondo, continua a sentire l’urgenza della lotta, portando avanti progetti, campagne, mobilitazioni e lotte in difesa di quanto ci si sente parte, e di sabotaggio e attacco distruttivo contro quegli ingranaggi che compongono il sistema industriale tecno-scientifico, patriarcale e capitalista.
Mettersi in gioco attraverso la lotta, sappiamo bene che probabilmente, presto o tardi, significa dovere fare i conti con la repressione e da questo non si sfugge. Quello da cui pero’ si puo’ e anzi si deve sfuggire, è lasciare soli/e coloro che sono colpiti/e dalla repressione. Il sostegno ai/alle prigionieri/e e’ qualcosa a cui non si puo’ prescindere, e oltre alla solidarieta’ e supporto piu’ immediato, altrettanto importante e fondamentale e’ il dare seguito alle lotte per cui compagni/e stanno pagando.
Nel nostro caso, trovandoci fuori da quelle mura, abbiamo davvero apprezzato le energie di tanti/e che attraverso serate e iniziative negli ultimi mesi, oltre al calore del supporto piu’ immediato e necessario, hanno dato spazio al nostro caso ma, sopprattutto, alle tematiche su cui ci preme un confronto e il trasmettere il nostro sentire. Questo per noi rimane fondamentale.
Il 23 aprile e’ la data in cui e’ stata fissata l’udienza preliminare, dove si deciderà se verrà fatto o meno questo processo “déjà vu”. Da parte nostra, quello che sentiamo, non e’ tanto un interesse a richiamare l’attenzione sul nostro caso specifico, sul processo nei nostri confronti, quanto più la voglia di riuscire a trasformare questo momento in un’occasione, anche di mobilitazione, per rilanciare queste tematiche e il sentire che ci accomuna.
Mettere al centro non la repressione, ma l’agire senza delegare ad altri/e contro le bio e le nanotecnologie, contro il nucleare, contro ogni altra nocivita’ di questo sistema mortifero e in sostanza: contro questo presente di annientamento e devastazione.
Per la liberazione della Terra. Per la liberazione animale.
Billy, Costa, Silvia, Febbraio 2015
In vista del processo ci troviamo a sostenere numerose spese legali, chiediamo a tutte e tutti supporto con iniziative benefit e donazioni al conto corrente postale intestato a Marta Cattaneo codice IBAN: IT11A0760111100001022596116, specificare la causale: solidarietà a Silvia Billy Costa
Per contatti: info@resistenzealnanomondo.org
www.resistenzealnanomondo.org, www. silviabillycostaliberi.noblogs.org
Nella giornata di oggi 11 giugno, due compagni sono stati arrestati con l’accusa di devastazione e saccheggio in seguito al corteo antifascista del 24 Gennaio a Cremona.
Uno dei quali, Matteo nostro amico e compagno, da 5 anni studente universitario a Bologna.
Consapevoli che l’accusa nei confronti dei nostri compagni è solo uno strumento per reprimere le lotte politiche e sociali, la nostra arma per rispondere a questi continui attacchi repressivi è la solidarietà.
Per questo invitiamo tutt* al presidio di solidarietà alle 19 in Piazza Verdi, per rivendicare la sua libertà e ribadire i valori dell’antifascismo.
L’ANTIFASCISMO NON SI ARRESTA!
MATTEO LIBERO, LIBER* TUTT*!
Ascolta l’intervento di Valerio un amico di matteo e Leggi l’articolo di Radio Onda D’Urto.
“Questa mattina al passeggio faceva un freddo cane, c’era un vento forte e gelato e per un attimo ho pensato a come sarebbe stato bello se il vento mi avrebbe fatto volare fino all’altra parte del muro di cinta. In certi giorni in carcere, per stare meno peggio, devi abbandonare sia la paura che la speranza perchè ormai è troppo tardi sia per l’una che per l’altra”
Carmelo Musumeci
dal carcere di Padova
Mezzora d’aria è un programma radiofonico che parla di esistenze rinchiuse, dentro o fuori le prigioni.
Parla di un carcere che va abbattuto, assieme alla società che l’ha costruito.
Vogliamo rompere il silenzio per andare oltre i muri, contro indifferenza e sopprusi, per far incrociare percorsi che tendano alla libertà.
21 Marzo:
h.20 Cena benefit per mezzoradaria. Menù vegetariano e traditional
25 Marzo
h.21 Presentazione di mezzoradaria. Dibattito su carcere e repressione
CREMONA – PRESIDIO SOTTO IL CARCERE
27 maggio 2016 – dalle 19.30
In solidarietà con i prigionieri in lotta e contro tutte le gabbie. Perché l’avventura sta nel liberarsi…
all’angolo di Via Palosca
Porta musica e qualcosa da leggere ai detenuti.
Lunedì 8 agosto, TUTTI AL CIE DI BRINDISI!
Rompiamo l’isolamento
I CIE sono le prigioni per gli stranieri destinati all’espulsione dall’Italia. Sono parte integrante del sistema di controllo, selezione e gestione del flusso di migranti che attraversa l’Europa. Sistema che rilasciando o negando un documento, decide chi può rimanere sul suolo europeo per ingrossare le fila degli sfruttati, e chi ne deve essere allontanato perché in sovrappiù. In pratica destinato a restarvi da clandestino, ancora più ricattabile e sfruttabile.
Dentro e fuori i CIE non sono mancate, negli anni, le lotte di chi vi è recluso e dei solidali che hanno ritenuto che contro tutto ciò vada presa una posizione: i CIE vanno abbattuti, per la libertà di tutti.
Uno fra i CIE attualmente in funzione è a Brindisi, isolato nelle campagne di contrada Restinco.
Nell’ultimo mese, dal suo interno, direttamente dai reclusi, sono giunte numerose testimonianze di violenze e abusi. Pare che chi protesta per le umilianti condizioni di detenzione – se le minacce non bastano a dissuaderlo – viene prelevato con la forza dalle guardie, portato in un cortiletto lontano dagli altri compagni di prigionia e pestato in gruppo.
Contro l’isolamento, contro ogni prigione, in solidarietà con gli immigrati reclusi:
Presidio al Cie
di Brindisi-Restinco
Lunedì 8 agosto ore 18.00
(ore 16.00 appuntamento a Lecce, villa Matta occupata, via San Nicola 1)
Durante il Lecce HC Festival (5 e 6 agosto) ci ritaglieremo uno spazio per discutere e confrontarci su detenzione amministrativa, CIE, hotspot e lotta alle frontiere.
Nemici delle frontiere – Lecce
Il 21 maggio 2019 due compagni, Robert e Beppe, e una compagna, Natascia, sono stati arrestati con
l’accusa di aver inviato, nel 2017, tre pacchi esplosivi a due PM della procura di Torino, Sparagna e
Rinaudo, e a Santi Consolo, all’epoca direttore del DAP di Roma. L’operazione è stata denominata
“Prometeo”.
Hanno subìto continui trasferimenti. Destinati alle sezioni di Alta Sicurezza, nella maggior parte dei
casi sono stati rinchiusi in carceri nelle quali sono presenti reparti destinati al 41bis. Come Natascia,
inizialmente assegnata alla sezione di AS2 a L’Aquila dove la quasi totalità delle persone sono
recluse in regime di 41bis, noto per le estreme condizioni di isolamento e privazione.
Il nostro compagno Beppe è passato dal carcere di Opera a Milano, da Alessandria e da Rossano.
Da quest’ultimo ha chiesto il trasferimento per avvicinamento e per incompatibilità con gli altri
detenuti.
Ed ecco che la provocazione degli organi di stato addetti alla repressione si è manifestata e Beppe è
stato rinchiuso nel carcere di Pavia, ma nella “sezione protetti” destinata a infami, ex sbirri,
stupratori, pedofili. Vi vengono rinchiusi anche transessuali, ma quando ne facciano esplicita
richiesta.
L’obiettivo è quello di tenerlo sempre più isolato e di cercare di fiaccarne lo spirito.
Non ci stanno riuscendo e noi saremo sotto le mura del carcere di Pavia per sostenerlo e per portare
un saluto solidale.
*25 GENNAIO*
*CORTEO A SARONNO*
*CONTRO LA SORVEGLIANZA SPECIALE*
*CONTRO LA REPRESSIONE*
* RIPRENDIAMOCI LE STRADE*
*CONTINUIAMO A LOTTARE*
A distanza di cinque anni la Questura di Varese mette in atto un nuovo
tentativo di affibbiare questa misura infame a un nostro compagno, in un
periodo in cui la repressione si fa sempre più asfissiante.
Misure analoghe sono appena state date ad altre persone in Italia per
gli stessi motivi: aver lottato con caparbietà contro le ingiustizie che
questo mondo crea.
Oltre ad essere un attacco alla vita e agli affetti sia individuali che
collettivi, questa misura è l’ennesimo tentativo di alzare il tiro della
repressione. Punire con la sorveglianza speciale chi lotta contro
miseria e sfruttamento significa privarlo della propria vita, isolarlo e
punirlo per le idee che mette in pratica quotidianamente.
Il messaggio è forte e chiaro: i binari sono ben tracciati per ciascuno
di noi e se scegliamo di deviare il percorso siamo fuori dai giochi.
Scegliamo di non accettare tutto ciò!
Mettiamo in atto una solidarietà attiva nei confronti di tutte le
persone che si trovano quotidianamente strette fra le maglie
della repressione.
* CONTRO LA SORVEGLIANZA SPECIALE*
* CONTRO LA REPRESSIONE*
* RIPRENDIAMOCI LE STRADE*
* CONTINUIAMO A LOTTARE*
* CORTEO A SARONNO*
* 25 GENNAIO*
* Ore 14:30 P.zza San Francesco*