NON SI TRATTA SOLO DI CRONACA
Tra sabato 3 e domenica 4 novembre due persone sono decedute nel carcere di Velletri.
La morte di un 50enne è stata una morte annunciata. Dicono infatti che la causa fosse un malore, ma le sue condizioni fisiche erano da tempo ufficialmente incompatibili con la detenzione. Dopo di lui è morto un ragazzo di 33 anni, ufficialmente suicida. Questa versione però non convince chi lo conosceva. Nelle fredde cronache di giornale, il portavoce di uno dei sindacati delle guardie penitenziarie, sempre pronti a dichiarare quanto tempestivi siano i soccorsi da loro prestati in queste situazioni, oltre che a lamentare la carenza di personale, lo descriveva come una persona che “Dal primo momento del suo ingresso nel penitenziario ha sempre mostrato un comportamento arrogante e poco collaborativo”.
Nelle carceri le condizioni si fanno giorno dopo giorno sempre più difficili, se non drammatiche. Il numero delle persone detenute aumenta vertiginosamente e ad oggi siamo arrivati quasi a 60.000 persone. 60.000 persone, non numeri!
Le condizioni sociali le viviamo tutti e tutte noi sulla nostra pelle. Le conosciamo bene e sappiamo quanto l’aria si sia fatta irrespirabile per chi non ha la fortuna di essere nato con la camicia. Per tutta quella grandissima maggioranza di persone che la vita se la deve sudare, improvvisando lavori, condizioni abitative nonché di garanzie per la propria salute.
Ci hanno educato a rivolgere la nostra rabbia contro chi sta come noi o vive condizioni simili alle nostre se non peggiori. Una guerra tra poveri che è utile solo ed esclusivamente a garantire l’opulenza dei potenti, di quelli che sono nati con quella camicia oppure che, con cinica avidità e sulla pelle di altre persone, sono riusciti a cucirsela addosso.
La chiamiamo “guerra tra poveri” e serve a far volgere lo sguardo altrove, a non dirigerlo verso i veri responsabili di questo stato di immiserimento.
Chi decide i tagli economici, chi decide di dichiarare guerre e di portarle avanti, chi incarcera e reprime, chi ci costringe a correre, affannarci, a rinunciare a quanto di bello c’è nel vivere?
Sono venditori ambulanti, prostitute e i poveri, mandati via con misure come il Daspo dai centri vetrina delle città?
Siamo davvero convinti che le persone immigrate siano il nemico numero uno, perché incolpate di rubare il lavoro o le abitazioni agli italiani?
E chi, in un modo o in un altro non ci sta, corre il rischio di incappare nelle strette maglie della repressione.
Se ti va bene, se riesci a sopravvivere in condizioni a volte drammatiche, se mostrerai di essere collaborativo e non arrogante accettando la punizione, se la pena inflitta non sarà “fine pena mai”, un giorno ne verrai fuori.
E tutto ricomincerà. Forse con ancor più fatica o forse con maggiore rabbia da indirizzare nel modo più giusto.
Oppure sarai un numero per sempre: vivo o morto, ma solo un numero.
BASTA CON LE GALERE!
BASTA MORTI IN CARCERE!
IL CARCERE UCCIDE!
Domenica 2 dicembre ore 15
Presidio al carcere di Velletri
SP – Cisterna Campoleone, 97
Solidarietà a tutti i detenuti e tutte le detenute e ai loro familiari!