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INTERVISTA A DARIO CORBELLA - 21 FEBBRAIO 2000


Negli anni '70 si sviluppò un ampio dibattito sulla terziarizzazione, da alcuni vista come un processo di proletarizzazione e da altri come un processo di cetomedizzazione: tendenzialmente abbiamo visto un sostanziale verificarsi della prima lettura. Ad esempio, per quanto riguarda il lavoro cosiddetto autonomo, vediamo come il formale possesso dei mezzi di produzione sposta in realtà la centralità dell'attenzione direttamente sul discorso del dominio; anche sull'autonomia, poi, viene giocato un grosso livello di mistificazione. Come vedi, in un'ottica ricompositiva, questo tendenziale processo di proletarizzazione?

Secondo me c'è un limite: da una parte il capitale spinge queste figure verso una tendenziale proletarizzazione, dall'altra ha però ancora degli spazi per gratificarle. Tutto sommato non si muore di fame, mettiamola così: si è sfruttati, però comunque si lavora. Per cui il processo dalla proletarizzazione alla presa di coscienza probabilmente richiede qualche passaggio ulteriore, tanto è vero che ancora molti, che pure sono oggettivamente in condizioni di subordinazione al modo di produzione capitalistico, vivono però nell'illusione dell'indipendenza, proprio perché il capitale ha ancora margini di "privilegi" da poter spendere, almeno all'interno della metropoli imperialista. Tuttavia, tendenzialmente queste figure saranno sempre di più spinte verso una proletarizzazione e un peggioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro. Ciò avverrà, da una parte, per la necessità del capitale di controllare sempre più strettamente tutto il ciclo della produzione, da quella materiale a quella immateriale, e dall'altra anche per le crisi, che imporranno al capitale di ristrutturarsi continuamente e, quindi, di appesantire sempre di più le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori in generale.


LA COSTRUZIONE DELLA SOGGETTIVITA' POLITICA ANTAGONISTA
Cosa significa per te la categoria della soggettività? Qual è l'importanza che tu attribuisci al discutere di questo nodo?


Io credo nel ruolo della soggettività come figura di avanguardia nei confronti della classe, credo nella soggettività innanzitutto come memoria, stimolo al suo mantenimento. Penso che la soggettività abbia il compito di approfondire sempre di più la propria preparazione teorica e capacità di analisi per svolgere il ruolo, da una parte, di memoria e, dall'altra, di potenziale avanguardia nel momento in cui le condizioni di crisi del modo di produzione capitalistico dovessero metterci in una condizione di scontro di classe maturo a livello della messa in discussione del potere capitalistico. Però, rispetto agli anni '70, penso che sia da evitare qualsiasi scorciatoia di tipo soggettivistico, quelle che allora ci hanno portato a misurarci su noi stessi e non sulla maturità della classe e dello scontro di classe.



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