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INTERVISTA A MARIA GRAZIA MERIGGI - 21 APRILE 2000


Lenin, inoltre, si rende conto di alcuni limiti di Marx, di un'analisi tendenziale che, soprattutto oggi, si dimostra estremamente valida, ma che, probabilmente a causa di un eccessivo determinismo, non arrivava al discorso della soggettività.

Anche perché, per fortuna, ad un certo punto Marx è morto, come si è detto in una battuta. Quello di cui ci siamo liberati è un atteggiamento davvero da interpretazione dei testi sacri. Noi oggi ricordiamo sempre che se Marx scrive nel '48 o invece nel '64, quello che succede nel mondo in questo periodo ha un'importanza anche per quanto riguarda l'analisi dei suoi testi. E' importante datare sempre i discorsi, e anche, più modestamente, i nostri.


Prima hai parlato di un periodo in cui hai lavorato in un consultorio con alcune donne. Nel tuo percorso politico hai incontrato il movimento femminista? Secondo te, quali sono state le ricchezze, ma soprattutto i limiti dell'esperienza dei movimenti femministi? Cosa ne pensi di chi teorizza una femminilizzazione del lavoro come possibile forma di emancipazione della donna?

Sono due cose diversissime. Io personalmente non ho incontrato il movimento femminista fino a quella fase di cui ho parlato prima, che per me è stata di ripiegamento, ma questo è un limite mio e non del movimento femminista. Da un lato per me ha prevalso l'incontro con il movimento operaio, questa emozione di una soggettività che in qualche modo dava all'orizzonte dei miei problemi personali, che tutti abbiamo, una specie di ancoramento. Poi, questo riguarda come ognuna ha declinato la propria femminilità: io sono molto legata alla coppia, ho un mito della coppia perfetta (e infatti oggi sono sola). Può anche essere che vicende anche del tutto banali di vita o di formazione non mi abbiano mai fatto avvertire l'essere donna come un limite da superare, ma neanche come un orizzonte quasi ontologico in cui sprofondare. Io so che penserei e scriverei diversamente se fossi un uomo, anzi non potrei mai immaginarmi neanche lontanamente il contrario; però, questo è sempre stato come una gioia e un arricchimento della mia vita. Sono legata anche a degli aspetti più tradizionali del femminile, a una dimensione di alleanza nella coppia che non mi ha mai permesso di riprodurre dentro al rapporto uomo-donna quella scissione che c'è nel conflitto capitalistico, io non sono mai riuscita a vivere questa dimensione, è un mio limite però, perché per altri è stato molto creativo. Per esempio, io non sono riuscita a capire come mai Tronti all'improvviso, dopo la classe operaia rude razza pagana, ha scoperto lo spirito di scissione femminile. Lo posso vedere solo come una fedeltà esclusiva a un pensiero e a una pratica radicali. Certamente le donne hanno espresso una pratica di una radicalità straordinaria; sicuramente è vero che c'è un modo di fare politica delle donne particolare e peculiare. Ho l'impressione (ma questo ancora una volta è sulla bocca di tutti, non è che sto scoprendo grandi cose) che, per esempio, nelle organizzazioni armate le donne abbiano avuto un ruolo di grandissimo peso e prestigio, come ce l'hanno avuto nei momenti sempre di emergenza, come nella lotta armata partigiana, e come in fondo sono state molto presenti, in modo diverso perché non soggettivo, in momenti di rottura e di riclassificazione dei rapporti politici collettivi (nel '48, nella rivoluzione francese).
C'è una cosa che mi viene in mente. Le donne hanno avuto un ruolo centrale, sono state la classe operaia in moltissimi settori e per moltissimi decenni, anzi proprio venivano cacciati gli uomini con saperi artigianali per l'assunzione delle donne: molti degli atteggiamenti misogini di alcuni sindacati di mestiere sono dovuti a questo. I tipografi nel 1870 non vogliono che Vallardi assuma le donne, perché così abbatteva la tariffa; le donne (anche quelle che avessero raggiunto una maggiore qualificazione) non superavano mai una lira, una lira e mezza al giorno, quando un buon operaio tipografo poteva prenderne cinque o sei. Ovviamente veniva introdotto personale femminile proprio quando l'innovazione tecnica permetteva di usare personale meno qualificato. Quindi, le donne sono state corpo della classe operaia

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