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INTERVISTA A MARIA GRAZIA MERIGGI - 21 APRILE 2000


Hai già citato alcuni soggetti particolarmente importanti nel tuo percorso politico e culturale: quali sono i tuoi autori e le tue figure di riferimento, i cosiddetti numi tutelari?

Marx sicuramente, su di lui proprio non ho dubbi. Il Marx de "Il capitale" pubblicato, quello dei "Grundrisse" e moltissimo anche proprio il Marx storico. Cito l'Engels de "La formazione della classe operaia in Inghilterra", quello sociologico. Poi Hobsbawm e anche un grande incontro culturale con Thompson. Poi ho scoperto la storia della rivoluzione francese, quindi il farsi non puro, complicato di un proletariato. E' stato importante un incontro, non lungo, ma per alcune cose che mi ha detto Albert Soboul, il grande storico della rivoluzione francese. Sicuramente Tronti, è stato molto importante per me, così come la lettura di alcuni testi di Alquati, "Sulla Fiat", per esempio, e lo studio sugli studenti lavoratori ("Università di ceto medio"). Romano è stato molto importante, perché lui ha scritto (adesso forse si è un po' stufato) il percorrere una storia sociale, il farsi di nuovi ceti, anche cogliendo la soggettività politica per quella che era. Come già ho detto, è stato molto importante Stefano Merli. Poi mi sono ammaestrata da me.


Cosa diresti dovendo parlare, anche in senso critico, di Lenin? Oggi pochi ne parlano.

Io non mi sarei mai detta leninista. Il Lenin che ha scritto in connessione con il movimento operaio occidentale, per esempio il Lenin teorico dell'imperialismo, de "Lo sviluppo del capitalismo in Russia", è un grande teorico della Seconda Internazionale, è un grande studioso e ha scritto cose che tuttora io sottoscriverei. Ha colto meglio de "L'accumulazione del capitale" di Rosa Luxemburg la dinamica anche soggettiva immessa dall'imperialismo nella classe operaia. Tutto sommato, ha anticipato delle scoperte sulla nazionalizzazione delle masse non come processo compiuto, ma come tentativo di integrare attivamente la classe operaia che si andava scoprendo, cosa che poi, per esempio, ha studiato Mosse: io ovviamente non scriverei che Mosse e Lenin sono equiparabili, però in una conversazione a ruota libera direi che il Lenin militante del Partito Socialdemocratico russo è un grandissimo teorico e organizzatore. Tra l'altro, non bisognerebbe dimenticare che Lenin ha praticato l'inchiesta operaia. Poi, certamente, tutti sappiamo che era consapevole che costruire il socialismo in Russia voleva dire, prima di esso, costruire il capitalismo: il problema non è stato Lenin, ma è stato l'assumere il percorso della rivoluzione russa come un modello esportabile. Sto leggendo, anche attraverso un amico che li studia, Andrea Panaccione, le dolorose e complesse vicende dei menscevichi in Unione Sovietica. Non si trattava affatto dei moderati contro i radicali o soltanto dei legalitari contro i ribelli; ma erano in fondo dei militanti legati al mondo urbano e operaio che cercavano di tenere ferme le dinamiche anche democratiche, legate alle conquiste del movimento operaio in Occidente, una trasparenza del dibattito per esempio, una modernità anche nelle relazioni e nel costume, che però tentavano di stare dentro comunque al processo rivoluzionario. Quindi, io credo che il leninismo non possa essere espunto dalla nostra storia; poi, la colpa dell'ossificazione ed esproprio di soggettività, del culto del partito, non in quello di massa ma nel partito di avanguardie, non mi induce fino a espungere Lenin da una storia che appartiene al movimento operaio e alla storia del comunismo. Io lo storicizzerei, il problema del leninismo è stato di diventare un modello; citare Lenin senza dire a che data ha scritto i testi o, peggio ancora, in che data ha fatto delle scelte militanti, è una cosa che è stata fatta e ciò vuol dire impedirsi qualsiasi analisi. Lo stesso vale anche per la Luxemburg, tutti questi erano dei militanti e delle persone immerse continuamente nei fatti, che non guardavano solo alla contraddizione in ultima istanza, ma anche a quelle secondarie, quindi è lì che vanno assunti o espunti. Io espungerei dalla storia del movimento operaio solo quelle figure che poi sono diventate autoritarie, ad esempio il socialfascismo, Doriot, quelle figure un po' come Bossi, che si dice fosse iscritto al PCI, quelle derive dal classismo al nazionalismo. Quello sì, francamente mi sembra un'ombra inquietante di molte figure, episodi o periodi del movimento operaio. Invece per il leninismo il discorso è tutt'altro, la nostra vita stessa sarebbe diversa senza il leninismo, avremmo altre categorie anche critiche.

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